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Sentii un rumore alle mie spalle. Non mi voltai. Quello cui stavo assistendo era più importante di qualsiasi rumore. Le accuse che Drew e Miranda si stavano scagliando reciprocamente erano le stesse famose domande con cui avevo lottato da quando avevo visto il Depuratore Cellulare a Washington: chi dovrebbe controllare la tecnologia radicale? Solo che loro ne stavano facendo un’arma privata, come gli innamorati sanno rendere qualsiasi cosa un’arma privata.

E, senza ombra di dubbio, la tecnologia è darwiniana. Si diffonde. Si evolve. Si adatta. La più pericolosa spazza via quella meno adeguata.

L’ECGS aveva sperato di impedire che la tecnologia radicale cadesse nelle mani sbagliate. Ma Huevos Verdes erano le mani "giuste": le mani che utilizzavano la nano-tecnologia per rafforzare gli esseri umani, non per distruggerli. Questo era ciò che l’ECGS non riusciva ad ammettere. Non era compito loro giudicare, sostenevano: dovevano soltanto applicare la legge. Forse avevano ragione.

Qualcuno però, da qualche parte, in qualche momento, doveva giudicare, altrimenti saremmo finiti in una pura giungla darwiniana, tradotta in byte e assemblatori.

Quelli di Huevos Verdes avevano giudicato. Io, non convocando l’ECGS una seconda volta, lo avevo fatto insieme con loro. Non esisteva un modo chiaro per sapere se uno di noi aveva ragione.

Mi resi conto di tutto ciò, con quella tipica chiarezza che sopraggiunge in un momento di crisi corporea, mentre osservavo Drew Arlen e Miranda Sharifi farsi a brandelli nei freddi boschi.

Egli disse: — Tu non hai il diritto di portare avanti questo progetto. Non lo hai mai avuto. Non più di Jimmy Hubbley…

Lei ribatté: — Doveva trattarsi di "noi" non di "tu". Tu eri parte di tutto ciò.

— Non più.

— Perché sei caduto nelle mani di qualche scienziato pazzo. Dio, Drew, paragonare Jimmy Hubbley a "noi"…

— Allora sapevi di lui. E mi hai lasciato laggiù tutti questi mesi.

— No! Sapevamo della controrivoluzione, ma non specificatamente dove ti trovassi…

— Non ti credo. Avresti potuto trovarmi. Voi Super sapete fare tutto, no?

— Pensi che ti stia mentendo?

— Sì — rispose Drew. — Penso che tu stia mentendo.

— Ma "non" lo sto facendo. Drew… — Fu un grido di pura angoscia. Non riuscii a fissarla in volto.

— Avresti anche potuto fermare il disgregatore di duragem, vero? Sapevate che veniva da un laboratorio sotterraneo. Ma avete permesso che esso incoraggiasse il crollo sociale perché spianava meglio la strada al vostro progetto. Per i "vostri" piani. Non è vero, Miranda?

— Sì. Avremmo potuto bloccare il disgregatore.

— E non me lo hai detto.

— Avevamo paura… — si bloccò.

— Paura di cosa? Che lo avrei detto a Leisha? Alla stampa? All’ECGS?

Lei disse, con voce più calma: — Che è esattamente quello che hai fatto. Alla prima occasione che hai avuto. Ti abbiamo cercato, Drew, ma non siamo onnipotenti. Non c’era modo di sapere in quale bunker, dove… E nel frattempo tu hai agito esattamente come Jon, Nick e Christy avevano detto avresti fatto, hai tradito il progetto chiamando l’ECGS.

— Perché ho cominciato a pensare da solo. Di nuovo. Finalmente. E non è questo ciò che vogliono i Super, vero? Voi volete pensare per tutti noi e volete che noi vi obbediamo, senza porre domande. Perché voi sapete sempre cosa è meglio, non è così? Dio, Miranda, ma non ti "sbagli" mai?

— Sì — rispose lei. — Mi sono sbagliata su di te.

— Non sarà ancora per molto un problema per te.

Lei gridò: — Avevi detto di amarmi!

— Non più.

Continuarono a fissarsi. Non riuscivo a leggere il volto di Drew. Quello di Miranda si era fatto di pietra, le sue lacrime erano svanite. Aveva occhi che parevano laser.

Disse: — Io amavo "te". E tu non hai sopportato il fatto di essere inferiore. Ecco qual è il vero motivo del tuo tradimento. Jon aveva ragione. Non riesci davvero mai a capire. Nulla.

Drew non rispose. Il vento si alzò, sollevando un odore di acqua fredda. Dalla quercia caddero altre foglie. La betulla fremette. C’era sempre più rumore alle mie spalle. Non mi voltai.

Un agente dell’ECGS disse: — È in arresto, Miranda Sharifi, per violazioni a…

Lei gridò, proprio come se l’agente non avesse nemmeno parlato: — Non posso farci niente se so di più e penso meglio di te, Drew! Non posso fare a meno di essere quella che sono!

Egli ribatté, con voce instabile ma furiosa, nello stesso modo in cui fanno gli uomini quando sanno di apparire deboli: — Chi dovrebbe controllare la tecnologia…

— Merda! — esclamò qualcuno. Mi voltai. Billy stava seduto a terra, abbacinato, tenendosi le mani sul petto. Il rumore era stato provocato da lui e Annie, che avevano trascinato fuori Lizzie ancora in stato di incoscienza, dal bunker sotterraneo, luogo che non comprendevano e di cui dovevano avere paura. O forse Annie aveva portato Lizzie su per i gradini e l’agente con la mano bruciata aveva aiutato Billy. L’agente era accanto al vecchio e anch’egli appariva abbacinato. Ma non c’era proprio nulla di sconcertante riguardo a Billy. L’uomo stava seduto nel fango ghiacciato, un vecchio con un corpo che sarebbe diventata la macchina più efficiente del pianeta a livello biologico; mi accorsi che anche lui si rendeva conto di che cosa stava guardando. Billy Washington, il Vivo. Il suo sguardo da vecchio grinzoso si spostava da Drew a Miranda, sulla seconda con adorazione, notai, quindi di nuovo a Drew, poi a Miranda. — Merda — esclamò ancora una volta e nel suo tono di voce erano presenti mille strati, indecifrabili. — Tu stai discutendo, tu, su chi dovrebbe controllare questa tecnologia… ma non capisci che non importa "chi dovrebbe" controllarla? Quello che importa è solo "chi può". — Appoggiò la mano grata e nodosa sulla sagoma rannicchiata di Lizzie, che giaceva nel fango, col piccolo volto tranquillo, fresco e umido mentre la febbre letale calava.

16

Diana Covington — Albany

Non ci fu nulla da confiscare in qualità di prova. Giunsero altri aerei e Drew fece uso dei codici che facevano apparire la porta all’estremità del bunker. Architettai qualcosa per poter essere presente. La sicurezza era organizzata in modo caotico, eccetto che per Miranda Sharifi elettro-ammanettata alla betulla, con gli agenti che la fissavano come se si aspettassero un’ascensione antigravitazionale, albero e tutto il resto. Forse era così. Miranda, però, permise di essere catturata. Tutti compresero perfettamente che questo era ciò che stava accadendo: lei lo permise.

Nessuno, tuttavia, inclusa me, capì il perché.

Dietro alla porta del bunker non c’era nulla. Perfino le sterili pareti di fortificazione che erano state probabilmente lì si stavano autoconsumando a causa della stessa nano-tecnologia che le aveva costruite. C’era solamente una serie di tunnel stipati di terra e caverne che si estendevano fin dentro la montagna, pericolose da esplorare senza un equipaggiamento adeguato perché le pareti di terriccio si sgretolavano e minacciavano di franare all’interno. Era impossibile stabilire quanto fosse estesa la rete di caverne/tunnel. Era impossibile stabilire quelle fra loro che erano state nano-distrutte o rimosse prima del crollo. "Miri, stanno arrivando; Miri, non puoi…"

Cercai le sottili siringhe nere con le quali noi quattro eravamo stati iniettati, ma tutto quello che vidi fu una macchia nera sciolta, come cera di candela metallica, sul pavimento in fondo ai gradini dove erano stati stesi Billy e Lizzie.

Ci fu dell’altro e avvenne, incredibilmente, quasi come un ripensamento.

Prima, però, uno degli agenti mi arrestò. — Diana Arlene Covington, lei è in stato di arresto per violazioni del Codice degli Stati Uniti, Articolo 18, Comma 1510, 2381 e 2383.

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