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Ma io non ci credevo più, io.

Siamo entrati nel caffè. Doveva essere troppo tardi per il pranzo e troppo presto per la cena ma il caffè era pieno di gente. Stavano appendendo bandierine e festoni di sintoplastica per una serata di scommesse su una corsa di scooter. I tavolini erano stati spostati per creare capannelli e lo spazio per un ballo. L’odore del cibo del nastro trasportatore ci ha colpito nello stesso momento che ci ha colpito il caldo e giuro di avere visto le lacrime negli occhi di Stan Mendoza.

Tutti si sono zittiti quando siamo entrati.

Jack ha detto: — Chi è il sindaco qui?

— Sono io — ha risposto una donna. — Jeanette Harloff. — Aveva circa cinquant’anni, magra con i capelli argentati e grandi occhi azzurri. Il genere di Vivo che si può prendere in giro dicendo che ha modificazioni genetiche segrete anche se si sa che non è vero. È solo una cosa che la gente dice. La gente sa essere maledettamente stupida. Forse però era quello il motivo perché quella donna era sindaco. Nessuno le avrebbe permesso di essere semplicemente l’una e l’altra cosa.

Jack le ha spiegato chi eravamo e che cosa volevamo. Tutti quanti nel caffè sono stati a sentire. Qualcuno ha spento l’Olo-terminale. Si poteva sentire camminare anche un topino.

Jeanette Harloff ci ha esaminato, con estrema attenzione. I grandi occhi azzurri apparivano freddi. Alla fine, però ha detto: — La ferrovia a gravità principale è rotta ma abbiamo una rotaia e quella funziona. C’è un altro carico di cibo in arrivo per domani. Possiamo realmente fidarci del nostro Congressista. Avremo sempre cibo, noi. Prendete quello che vi serve.

Jack Sawicki ha abbassato lo sguardo a terra, lui, come se si vergognava. Tutti ci vergognavamo. Non so per che cosa. Eravamo cittadini Vivi, dopotutto.

Il sindaco e due uomini ci hanno aiutato a caricare due lettighe con tutto quello che c’era sul nastro trasportatore del cibo. Jeanette Harloff voleva che rimanevamo per la notte in albergo ma abbiamo detto tutti di no, noi. Tutti avevamo in mente la stessa cosa. La gente a casa era affamata a East Oleanta: bambini, mogli, madri, fratelli e amici, tutti con lo stomaco che brontolava e dolorava, tutti con quello sguardo sofferente negli occhi. Preferivamo tornare indietro subito anche dopo che si era fatto buio piuttosto che sentire quegli stomaci o vedere quelle facce nelle nostre menti. Ci siamo cacciati in gola il cibo della catena mentre caricavamo le lettighe, lo abbiamo cacciato nelle giacche, nei cappelli e nei guanti. Eravamo gonfi come donne incinte, noi. La gente di Coganville guardava in silenzio. Alcuni hanno lasciato il caffè con gli occhi fissi al pavimento.

Io volevo dire: anche noi avevamo fiducia nella nostra Congressista. Una volta.

C’era solo una determinata quantità di cibo pronta per la catena. Le lettighe ne potevano reggere di più. Quando esso è finito ci siamo dovuti fermare e aspettare che i robot della cucina ne preparavano ancora. In tutto quel periodo di tempo nessuno ha parlato con noi eccetto Jeanette Harloff. Nessuno.

Quando siamo usciti ci stavamo portando via una gran quantità di cibo. Guardandolo, sapevo che non sarebbe stato così tanto quando c’erano tutte quelle persone affamate di East Oleanta da nutrire. Dovevamo tornare il giorno dopo o doveva tornarci qualcun altro. Nessuno lo ha detto a Jeanette Harloff. Non sono riuscito a capire se lei se n’era già resa conto.

Il cielo aveva l’aspetto di quando dice che la maggior parte della giornata è passata. Stan Mendoza e Scotty Flye, i più giovani e forti hanno trascinato per primi le lettighe. Le guide erano plasti-spugna curvata, più liscia di quanto non poteva essere qualsiasi tipo di legno. Scivolavano con facilità sulla neve. Questa volta, almeno, avevamo il vento alle spalle.

Dopo una mezz’ora Judy Farrell ha detto: — Non possiamo nemmeno parlare col paese vicino tramite terminale, noi. Possiamo parlare con Albany o con un qualsiasi politico Mulo e otteniamo con facilità le informazioni, ma non possiamo col paese più vicino per dire che siamo senza cibo.

Jim Swikehardt ha detto: — Non lo abbiamo mai chiesto. Più divertente balzare semplicemente sulla ferrovia a gravità. Ti dà qualcosa da fare.

— E mantiene la gente separata — ha detto Ben Radisson ma non arrabbiato, solo come uno che non ci aveva mai pensato prima. — Dovevamo chiedere, noi. — Dopo quello, nessuno ha più detto niente.

Scese le tenebre il freddo si è fatto tagliente come il dolore. Riuscivo a sentire il posto vuoto nel petto dove ci soffiava attraverso il vento. Faceva un rumore dentro di me che potevo sentire fino nelle orecchie. Le luci a energia-Y facevano il tracciato illuminato a giorno ma il freddo era una cosa oscura che ci girava attorno come un animale con la rabbia. Mi sembrava che le gambe erano due ghiaccioli, pronte per spezzarsi.

Eravamo quasi arrivati. Non restava più di un chilometro e mezzo da fare. Poi si è sentito lo scoppio di una fucilata e il giovane Scotty Flye è caduto riverso, morto.

Nel giro di un minuto ci erano addosso. Ne ho riconosciuto la maggior parte anche se sapevo il nome solamente di due di loro: Clete Andrews e Ned Zalewski. Piccoli delinquenti. Dieci o dodici che venivano da East Oleanta, Pilotburg e Carter’s Fall, arrivati prima che la ferrovia a gravità si rompeva e rimasti bloccati lì. Urlavano e strillavano come se era un gioco. Hanno assalito Jack, Stan e Bob e io li ho visti cadere tutti e tre anche se Stan era un omone e Bob faceva il pugile. I delinquenti non hanno sprecato altre pallottole. Avevano i coltelli.

Ho premuto la scatoletta nera sulla cintura.

Il solletico c’era e anche lo scintillio. Un delinquente mi è balzato addosso e io l’ho sentito colpire il solido metallo. Ecco che rumore faceva. Riuscivo a sentire ogni cosa, io. Judy Farrell gridava e Jack Sawicki gemeva. Gli occhi del delinquente sotto il passamontagna si sono spalancati.

— Merda! Questo vecchio stronzo ha uno scudo!

Mi hanno colpito in tre. Solo che non ero io, ma un sottile strato durissimo a un centimetro di distanza da me, come se ero una tartaruga in un guscio impenetrabile. Non mi potevano toccare, soltanto spingere e battere contro il guscio. Alla fine il primo delinquente ha strillato qualcosa privo di parole e ha spinto il guscio così duramente che io sono rotolato giù dal margine del tracciato in un piccolo argine, ammassando neve come i pupazzi di neve che faceva rotolare Lizzie. Qualcosa nel ginocchio ha fatto crac!

Quando sono riuscito a tornare barcollando fino al tracciato della ferrovia a gravità, i delinquenti stavano scomparendo nei boschi, trascinando le lettighe.

Solamente Scotty era morto. Gli altri erano conciati male, specialmente Jack e Stan. Ferite da taglio e teste rotte e non avrei potuto dire cos’altro. Nessuno riusciva a camminare. Mi sono trascinato per l’ultimo chilometro e mezzo attraverso la neve. Alcuni uomini di East Oleanta mi sono venuti incontro a metà strada, proprio quando pensavo che non potevo riuscire a procedere oltre. Avevano sentito il colpo di fucile.

Sono andati verso gli altri. Qualcuno, non so chi, mi ha portato da Annie. Non ha detto niente del fatto che avevo uno scudo personale da Mulo. O forse a quel punto l’avevo spento. Non riesco a ricordarlo, io. Tutto quello che ricordo è di avere ripetuto in continuazione: — Non gli fate male, voi! Non gli fate male! — C’erano sei tramezzini nella tasca della mia giacca. Per Lizzie, Annie e la dottoressa Turner.

Non si è fatto tutto nero, come ha detto in seguito Annie. Tutto è diventato rosso, con lampi di luce nel ginocchio così brillanti che ho pensato che mi ammazzavano.

Ovviamente non lo hanno fatto. Quando il rosso è sparito era già il giorno dopo e io ero steso sul letto di Annie con lei addormentata al mio fianco. La dottoressa Turner era china su di me e mi faceva qualcosa al ginocchio.

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