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— Il deposito non ha aperto un’altra volta! Per la seconda settimana di fila! Stiamo per fare a pezzi quel fottutissimo posto, io ho bisogno di un’altra coperta e di stivali, io!

— Oh — disse Billy e richiuse la porta.

— Billy — dissi io misurando le parole — chi altri sa che abbiamo stipato qui cibo e articoli del deposito?

— Nessuno oltre a noi quattro — rispose lui senza incrociare il mio sguardo. Si vergognava.

— Non dirlo a nessuno. Indipendentemente da quanto dicono di avere bisogno di questa roba.

Billy guardò con espressione impotente Annie. Sapevo che era dalla mia parte. East Oleanta, avevo scoperto, aveva una prospera economia di scambio che conviveva fianco a fianco con quella ufficiale dei Muli. Conigli scuoiati, ben arrostiti su un fuoco all’aperto venivano barattati con orribili arazzi fatti a mano o tute ricamate. Noci per giocattoli, narcotici per cibo. Servizi, che andavano dalla cura dei bambini al sesso, per impianti stereo o mobili in legno fatti a mano con gli alberi della foresta. Mi immaginavo Billy scambiare qualcuna delle cose che avevamo ammassato, ma non rischiare tutto lasciando sapere a qualcuno che l’avevamo. Non essendoci la possibilità che Lizzie ne avesse bisogno.

Annie era tutta un’altra storia. Sarebbe morta per Lizzie ma aveva in sé la partecipazione, l’equità e la conformità sconsiderata che creano il senso di comunità.

Mi stiracchiai. — Penso che andrò ad assistere alla liberazione del Centro di Distribuzione Beni Supervisore Distrettuale Aaron Simon Samuelson.

Annie lanciò un’occhiata acida, senza guardarmi direttamente. Billy che sapeva che ero equipaggiata sia con uno scudo personale sia con uno storditore disse tuttavia con espressione infelice: — Faccia attenzione. — Lizzie balzò in piedi. — Anche io ci vado, io!

— Tu chiudi il becco, ragazzina! Tu non andrai proprio da nessuna parte, tu, che è così pericoloso! — Annie, ovviamente. La rottura della ferrovia a gravità invalidava temporaneamente la forza contrattuale di Lizzie: la sua minaccia di andarsene.

Lizzie serrò le labbra così tenacemente che praticamente scomparvero. Non l’avevo mai vista farlo prima di allora. Era sempre la figlia di Annie. — Anche io ci vado, io!

— No, non lo farai — dissi io. — È troppo pericoloso. Ti racconterò io che cosa succede. — Lizzie si calmò, brontolando.

Annie non mi fu grata.

Una piccola folla, circa una ventina di persone, picchiava contro la porta in pietra spugnosa del deposito utilizzando un divano come ariete. Oziai un po’ dall’altra parte della strada, appoggiandomi contro un condominio color turchese e restai a osservare.

La porta cedette.

Venti persone lanciarono un grido collettivo e si precipitarono all’interno. Quindi venti persone lanciarono un altro grido, in questo caso furioso. Esaminai i cardini della porta. Erano stati di duragem, fatti a pezzi atomo dopo atomo dai disgregatori.

— Non c’è dentro niente!

— Ci hanno preso in giro, loro!

— Fottuti bastardi…

Sbirciai dentro. La prima stanza conteneva un bancone e un terminale. Una seconda porta conduceva al deposito in cui erano allineate scaffalature vuote, contenitori vuoti, ganci appesi vuoti dove sarebbero dovuti invece esserci tute, vasi, chip musicali, sedie, robot-pulitori e attrezzi. Avvertii un brivido scendere dal collo all’inguine, un vero e proprio brivido di eccitazione frammisto in modo misterioso a paura e stupore. Allora era vero. L’economia, la struttura politica, la crisi del duragem erano realmente così gravi. Per la prima volta da oltre cento anni, da quando Kenzo Yagai aveva inventato l’energia a basso costo e rimodellato il mondo, non c’era veramente abbastanza per andare avanti. I politici stavano conservando la produzione per le città in cui risiedeva un maggior numero di votanti, cancellando aree meno popolose ó meno facilmente raggiungibili che avevano un minor numero di votanti. East Oleanta era stata cancellata.

Non sarebbe arrivato nessuno ad aggiustare la ferrovia a gravità.

La folla ululò, bestemmiando: — Fottuti Muli! Dobbiamo fotterli tutti, noi! — Udii il fragore di scansie che venivano strappate dalle pareti: forse erano dotate di fissaggi fatti di duragem.

Mi incamminai rapidamente, ma con calma, verso l’esterno. Venti persone erano abbastanza per formare una folla di rivoltosi. Lo storditore spara soltanto in una direzione alla volta e uno scudo personale, anche se infrangibile, non impedisce a colui che lo indossa di essere trattenuto in un luogo senza acqua e viveri.

All’albergo o da Annie? Qualunque posto avessi scelto, sarei potuta dover restare lì per lungo tempo.

L’albergo aveva un terminale collegato in rete che avrei potuto usare per chiamare aiuto se avessi scelto bene il momento. L’appartamento di Annie era al margine del paese che, all’improvviso, mi sembrò un posto più sicuro del pieno centro. C’era anche cibo, porte i cui cardini non erano di duragem e un proprietario che mi era già ostile. Oltre a Lizzie.

Mi diressi velocemente da Annie.

A metà strada, Billy arrivò da dietro un angolo di un edificio, portando una mazza da baseball. — Svelta, dottoressa! Da questa parte, su!

Mi bloccai all’improvviso. Tutta la paura che era stata una specie di crescente eccitamento, scomparve. — Sei venuto per proteggere "me"?

— Da questa parte! — Stava respirando a fatica e le vecchie gambe gli tremavano. Gli appoggiai una mano sul gomito per sorreggerlo.

— Billy, appoggiati contro questa parete. Sei venuto per proteggere "me"?

Egli mi afferrò la mano e mi trascinò lungo un vicolo, lo stesso che i piccoli delinquenti usavano per oziare in modo creativo quando il clima era caldo. In quel momento sentii anch’io le grida che provenivano dall’estremità opposta della strada, dal deposito. Altra gente infuriata che strillava contro i politici Muli.

Billy mi condusse lungo il vicolo, dietro ad alcuni edifici, procedendo carponi attraverso quella che sembrava una minidiscarica di rottami di scooter, pezzi di sintoplastica, materassi e altra sgradevole immondizia di grandi dimensioni. Sul retro del caffè egli fece qualcosa alla servo-entrata utilizzata dai robot-spedizionieri: si aprì. Strisciammo all’interno della cucina automatizzata che era tutta indaffarata a preparare soia sintetica che assomigliasse a tutto il resto.

— Come…

— Lizzie — boccheggiò lui — anche prima che… che imparava qualche cosa… da lei — e nonostante l’incipiente attacco di cuore, percepii il suo orgoglio. Egli scivolò lungo la parete e si concentrò per respirare più lentamente. Il suo colore febbricitante si attenuò.

Mi guardai attorno. In un angolo si trovava un secondo piccolo ammasso di cibo, coperte e articoli di prima necessità. Mi bruciarono gli occhi.

— Billy…

Stava ancora cercando di tirare il fiato. — Nessuno sa di… di questo e così non penseranno, loro a cercarla qui.

Mentre avrebbero potuto farlo nell’appartamento di Annie. Le persone mi avevano visto con Lizzie. Lui non stava proteggendo me: stava proteggendo Lizzie dall’essere associata con me.

Dissi: — Adesso l’intero paese andrà alla Bastiglia?

— Eh?

Dissi: — L’intero paese farà una rivolta, spaccherà tutto alla ricerca di qualcuno da incolpare e ferire?

Sembrò sconcertato all’idea. — Tutti? No, certo che no. Quello che sente adesso sono solo le teste calde che non sanno nemmeno, loro, cosa fare quando c’è qualcosa di diverso. E le brave persone come Jack Sawicki, lui le organizzerà tutte in modo che le cose utili possono essere fatte.

— Per esempio?

— Oh — egli agitò una mano con espressione vaga. Il respiro gli era quasi tornato alla normalità. — Mettere via coperte per tutti quelli che ne hanno veramente bisogno. Dividere la roba che non arriverà più. È arrivato un carico di soia sintetica, a noi, proprio settimana scorsa: la cucina non resterà senza per un po’ anche se non ci saranno extra. Jack si assicurerà, lui, che la gente lo sa.

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