Vidi, a quel punto, un modo per utilizzare la sua diversità.
— Lizzie ti piacerebbe stringere un patto con me? Mi guardò con aria circospetta.
— Se tu mi dici quello che io voglio sapere io ti aiuterò a imparare tutto quello che posso sul funzionamento delle macchine.
Il volto di Lizzie cambiò. Sobbalzò alle mie parole come il piccolo promettente piranha che era.
— Me lo hai promesso. Vicki, io ti ho sentito, io, e quella era una promessa. Hai detto che mi aiuterai a scoprire tutto quanto su come funzionano le macchine!
— Ho detto "tutto quello che posso". Non tutto.
— Ma me lo hai promesso, tu.
— Sì, sì, l’ho promesso. Ma in cambio tu devi rispondere a tutte le domande che io ti faccio.
Rifletté un istante tenendo la testa piegata di lato, con le sedici treccine annodate di rosa che si diramavano in direzioni differenti. Non notò alcuna trappola di rilevante importanza. — D’accordo.
— Lizzie, hai mai sentito parlare dell’Eden?
— Nella Bibbia?
— No. Qui, vicino a East Oleanta.
A dispetto del nostro accordo, lei esitò. Le dissi: — Anche tu hai fatto una promessa.
— Ho sentito Billy e la mamma, io, che ne parlavano. La mamma diceva che l’Eden non esiste per niente se non nella Bibbia. Billy, invece, lui diceva che non era tanto sicuro, lui. Ha detto che forse era un posto nelle montagne o nei boschi che i Muli non conoscono e che magari i Vivi ci potrebbero lavorare, loro. Pensavano che stavo dormendo.
Un luogo che i Muli non conoscono. Il che significava, per East Oleanta, i Muli al governo, praticamente l’unico genere che una cittadina come quella aveva mai occasione di vedere.
— Billy se ne va mai da solo nei boschi? Senza la tua mamma?
— Oh, sì, gli piace, a lui. La mamma non se ne andrebbe mai nei boschi. È troppo grassa. — Lizzie disse quest’ultima frase come fosse un dato di fatto; per qualche strano motivo pensai improvvisamente a Desdemona che mi strappava via il braccialetto di latta senza alcun senso di colpa o sotterfugio.
— Ci va spesso? Quanto tempo sta via?
— Ci va ogni due mesi, lui. Per cinque o sei giorni. Solo che adesso si sta facendo un po’ troppo vecchio, lui, dice la mamma.
— Significa che non ci andrà più?
— No, ci andrà settimana prossima, lui. Le ha detto che ci deve andare a meno che non si rompe qualcosa di importante e poi lui ha paura di lasciarci qui da sole, lui. Noi però abbiamo il cibo. — Indicò le patetiche pile di cibo sintetico privo di gusto che stava marcendo nei secchi posti negli angoli della casa.
— La settimana prossima quando?
— Martedì.
Lizzie sapeva tutto, ma che cosa sapeva Billy? Sapeva dove si trovava Miranda Sharifi?
— A che ora parte Billy quando se ne va nei boschi?
— La mattina molto presto. Vicki, come farai a insegnarmi tutto sulle macchine, tu? Quando possiamo cominciare, noi?
— Domani.
— Oggi.
— Devi ancora guarire. Hai avuto la polmonite, sai. Sai che cos’è?
Scosse la testa. Gli stupidi nastrini rosa ballonzolarono. Se fosse stata figlia mia le avrei legato le treccine con micro-fibre.
Se fosse stata mia figlia? Cristo.
— La polmonite è una malattia provocata da batteri che sono piccole macchine viventi che vengono distrutte all’interno del tuo corpo da altre piccole macchine viventi studiate per farlo. Ed è proprio da lì che cominceremo domani. Se possiedi i codici giusti esistono programmi cui puoi accedere sul terminale dell’albergo dove le persone vanno raramente… — Per la prima volta mi venne in mente che Annie avrebbe vigorosamente obbiettato a questo programma educativo. Avrei dovuto istruire Lizzie in piena notte.
— Quali codici? — Gli occhi della ragazzina erano scintillanti e acuminati come aghi in carbonio.
— Te li mostrerò domani.
— Io ho già riprogrammato, io, la porta di servo-entrata al caffè per potere entrare io e la mamma. Io le capisco le cose sul terminale dell’albergo. Dimmi soltanto un pochino "come"…
— Ciao, Lizzie.
— Dimmi solo come…
— Ciao!
Mentre chiudevo la porta lei stava nuovamente smembrando il robot per pelare le mele.
Nelle successive sei settimane, Lizzie passò tutto il suo tempo libero al terminale dell’albergo, accedendo al software educativo dell’immenso sistema bibliotecario pubblico dei Muli. Compariva nell’albergo a ore strane, la mattina presto con i capelli bagnati, provenendo dai bagni, o al tramonto, nei momenti in cui, io sospettavo, Annie pensava stesse giocando con le sue amichette Carlena e Susie, un paio di stupide fringuelle. Lizzie scompariva altrettanto repentinamente, un fuorilegge che fuggiva dalla scena del crimine scolastico per presentarsi a rapporto per pranzo o per andare in chiesa. Non sapevo se si connettesse anche in piena notte o no: io ero, giudiziosamente, addormentata. Imparava a una velocità strabiliante, non appena aveva da imparare qualcosa di importante. Non controllavo i programmi cui accedeva e commentavo soltanto quando aveva domande da pormi. Dopo il primo giorno si tuffò a capofitto sui sistemi di computer, teoria e applicazioni. Nel giro di una settimana mi mostrò come aveva riprogrammato un robot-pulitore funzionante perché ballasse, combinando, accelerando e mettendo in sequenza i normali movimenti. Quell’aggeggio roteava nella mia lugubre camera d’albergo come se avesse una crisi epilettica metallica. Lizzie rideva così forte che cadde dal letto e continuò a farlo anche sul pavimento, con le braccia conserte sullo stomaco e, ancora una volta, quello sgradito qualcosa mi si rigirò nel petto, caldo come sangue.
Nel giro di un mese aveva terminato i primi due anni di software scolastico secondario, accreditato dall’Associazione Educativa Americana, sulla scienza informatica.
Dopo sei settimane mi aveva mostrato allegramente come aveva fatto a entrare nelle banche dati dell’Impresa Haller. Sbirciai da sopra le sue spalle, chiedendomi se il software di sicurezza della Haller non avrebbe rintracciato l’intrusione fino a East Oleanta, dove non sarebbe dovuto esistere nessuno in grado di effettuare intrusioni nelle banche dati. L’ECGS monitorava forse le irruzioni industriali?
Cominciavo a essere paranoica. Doveva esserci un quarto di milione di teenager esploratori di reti che ficcavano il naso nelle banche dati delle imprese solo per il gusto di fare un colpo tecnologico.
Ma quei ragazzini erano Muli.
— Lizzie — dissi — basta con le intrusioni in rete. Mi dispiace, tesoro, ma è pericoloso.
Serrò le labbra, una sospettosa piccola Annie. — Pericoloso come?
— Potrebbero rintracciarti, venire qui e arrestarti. E mandarti in galera.
I suoi occhi neri restarono sbarrati. Aveva un certo rispetto per l’autorità, quanto meno per il potere. Una codarda piccola Annie.
— Prometti — dissi io, implacabile.
— Lo prometto, io!
— E sai cosa ti dico? Domani andrò ad Albany e ti comprerò un computer portatile e una biblioteca di cristallo. C’è sopra molto più di quello a cui tu non possa accedere da qui. Non crederai a ciò che potrai imparare a fare. — E un’unità portatile non poteva essere rintracciata. Avrei potuto utilizzare il conto di "Darla Jones" che l’alto costo di una biblioteca di cristallo e un’unità compatibile avrebbe praticamente prosciugato. Forse avrei fatto meglio ad andare più in là di Albany per l’acquisto. Forse a New York.
Lizzie mi fissò, per una volta tanto, senza parole. La boccuccia rosata disegnò una piccola O. Mi abbracciò quindi forte, sapeva di sapone distribuito dal deposito, con la voce soffocata dal mio collo.
— Vicki… una biblioteca di cristallo… oh, Vicki…
Per te. Non dissi altro. Non potevo.
Anthony, che era venuto prima di Russel e dopo Paul, mi aveva detto una volta che non esisteva ciò che veniva chiamato istinto materno e nemmeno quello paterno. Si trattava di propaganda intellettuale mirata a spingere gli umani verso una responsabilità che in effetti non volevano, ma che non potevano ammettere di non volere. Era un tour de force di pubbliche relazioni privo di genuina forza biologica,