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Forme rosse acuminate, tese di ansia, si misero a sfrecciare attorno alla grata color porpora che non scompariva mai.

Sara/Miri chiuse la portiera. I finestrini, ovviamente, erano opachi. Spensi l’olo-visore. Potevano passare dei mesi prima che vedessi di nuovo Miri. Lei riusciva a scivolare dentro e fuori da East Oleanta, in effetti era arrivata a Washington proprio da lì, ma Drew Arlen, il Sognatore Lucido sulla sua carrozzella ultramoderna, seguito ovunque dall’ECGS, non poteva. Anche se fossi andato a Huevos Verdes, Nikos Demetrios, Toshio Ohmura o Terry Mwakambe potevano decidere che un collegamento schermato con East Oleanta rappresentasse un rischio troppo grande da correre per una semplice comunicazione personale. Avrei potuto non parlare con Miri per mesi.

Le forme rosse acuminate si calmarono un poco.

Mi versai un altro scotch. Quello a volte riusciva ad attutire le forme dell’ansia. Cercavo comunque di stare attento con quella roba.

Il videotelefono trillò con due squilli brevi. Due squilli significavano che chi chiamava non si trovava nella lista approvata, ma che il programma telefonico di Kevin Baker aveva deciso lo stesso che si trattasse di qualcuno che io potevo voler vedere. Non sapevo come facesse a deciderlo. "Logica confusa" aveva detto Kevin, cosa che non mi aveva creato alcuna forma nella mente.

Penso che in quel momento io avrei parlato semplicemente con chiunque. Eliminai tuttavia il video.

— Signor Arlen? È lì? Sono Elias Maleck. So che è molto tardi ma gradirei che mi concedesse qualche minuto del suo tempo, la prego. È estremamente urgente. Preferirei non lasciare un messaggio.

Aveva un aspetto stanco: erano le tre del mattino a Washington. Mi versai un altro scotch. — Video, acceso. Sono qui, dottor Maleck.

— Grazie. Voglio dirle subito che si tratta di una comunicazione schermata e che non viene registrata. Nessuno può sentirla a parte noi due.

Ne dubitavo. Maleck non aveva" la minima idea di che cosa potessero fare Terry Mwakambe o Toshio Ohmura. Anche se Maleck avesse vinto il premio Nobel per la Fisica e non per la Medicina, non lo avrebbe compreso. Maleck era un omone, di circa sessantacinque anni, non modificato in quanto ad aspetto fisico. Capelli grigi che si stavano diradando e stanchi occhi scuri. La pelle gli ricadeva in pieghe sui due lati del volto, ma le spalle erano ben squadrate. Lo avvertii come una serie di solidi cubi azzurro mare, infrangibili e puliti. I cubi si librarono davanti alla grata immobile.

— Non so precisamente da dove cominciare, signor Arlen. — Si passò una mano attraverso i capelli e i cubi azzurri acquistarono una sfumatura rossastra. Maleck era tesissimo. Sorseggiai il mio drink.

— Come ormai indubbiamente saprà, io ho votato contro il permesso di ulteriore sviluppo del brevetto di Huevos Verdes al Foro Federale per la Scienza e la Tecnologia. Le ragioni del mio voto sono chiaramente espresse nel giudizio di maggioranza. Ci sono tuttavia cose che un documento pubblico non può contenere, cose di cui vorrei avere il permesso di informare "lei".

— Perché?

Maleck fu franco. — Perché noi non abbiamo modo di parlare con Huevos Verdes. Accettano messaggi ma nessuna comunicazione a due vie. Lei rappresenta l’unico canale attraverso il quale io possa far pervenire informazioni sulla ricerca genetica direttamente alla signorina Sharifi.

Le forme nella mia mente si incresparono e si contorsero.

Dissi: — Come avete fatto a lasciare messaggi a Huevos Verdes? Come avete ottenuto il codice d’accesso per lasciare messaggi?

— Fa parte di ciò che voglio dirle, signor Arlen. Fra cinque minuti due uomini le chiederanno di entrare nella sua suite. Le vogliono mostrare qualcosa che si trova approssimativamente a una mezz’ora da Seattle in aereo. Lo scopo della mia chiamata è spingerla ad andare con loro. — Egli esitò. — Sono del governo. ECGS.

— No.

— Capisco, signor Arlen. È questo il motivo per cui l’ho chiamata, per dirle che non si tratta di una trappola o di un rapimento o di alcuna delle altre atrocità che io e lei sappiamo che il governo è in grado di fare. Gli agenti dell’ECGS la porteranno fuori città, la tratterranno circa un’ora e poi la riporteranno sano e salvo, senza averle inserito impianti, averla drogata, o averle fatto una qualsiasi altra cosa. Conosco quegli uomini "personalmente" e sono disposto a rischiare su questo la mia reputazione professionale. Sono certo che lei sta registrando la mia chiamata. Invii copie a chiunque voglia prima anche solo di aprire la porta della sua camera d’albergo. Ha la mia parola che verrà riportato sano e senza alterazioni. La prego di considerare che cosa sto mettendo io in gioco.

Ci riflettei. L’uomo mi riempiva di forme che non avevo provato da molto tempo: forme chiare e nitide, prive di implicazioni nascoste. Nulla a che vedere con le forme di Huevos Verdes.

Ovviamente, Maleck poteva essere completamente sincero e tuttavia venire usato.

Non so come il bicchiere di scotch, il quarto, era vuoto.

Maleck disse: — Se vuole ulteriore tempo per chiamare Huevos Verdes e ricevere istruzioni…

— No. — Abbassai la voce. — No. Andrò.

Il volto di Maleck mutò, si aprì, ringiovanendo di parecchi anni e risultando meno stanco di parecchie ore. (Una leggera pioggia pulente che cadeva sui cubi color azzurro.)

— Grazie — disse. — Non se ne pentirà. Ha la mia parola, signor Arlen.

Avrei scommesso qualsiasi cosa che lui, eminente Mulo, non aveva mai visto nessuno dei miei concerti.

Interruppi la comunicazione, ne inviai copie a Leisha, Kevin Baker, un fidato amico Mulo che avevo a Wichita. Il videotelefono squillò. Una volta. Ancora prima che rispondessi Nikos Demetrios apparve sul video. Non sprecò parole.

— Non andare con loro, Drew.

C’era un nuovo bicchiere di scotch nella mia mano. Era mezzo vuoto. — Era una chiamata schermata, Nick. Privata.

Lo ignorò. — Potrebbe essere una trappola, a dispetto di quello che dice Maleck. Potrebbero usarlo. Dovresti saperlo!

Dalla sua voce filtrava impazienza a dispetto di se stesso: lo stupido Dormiente aveva ancora una volta tralasciato l’evidente. Lo vidi come una sagoma scura con mille sfumature di grigio che dondolava in schemi indistinti che non avrei mai compreso.

— Nick, supponi che io voglia parlare a qualcuno in privato, qualcuno che io non voglio che tu stai a sentire, qualcuno che non fa parte, lui, di Huevos Verdes. Qualcun altro.

Nick mi fissò sbalordito. Fu a quel punto che mi sono accorto, io, di come stavo parlando. Linguaggio da Vivi. Avevo nuovamente il bicchiere vuoto. Il sistema dell’albergo disse cortesemente: "Mi scusi, signore. Ci sono due uomini che chiedono accesso alla sua suite. Gradisce un collegamento video?".

— Noo — dissi io. — Fai entrare gli uomini.

— Drew… — cominciò a dire Nick. Spensi la comunicazione. Non funzionò. Una specie di sovrapposizione da Super-Insonni. Ma non c’era niente che non potevano fare, loro?

— Drew! Ascolta, non puoi semplicemente… — staccai il terminale dall’unità di alimentazione a energia-Y.

Gli agenti dell’ECGS non sembravano agenti. Penso che non lo fanno mai, loro. Quarantina inoltrata. Belli come Muli. Cortesi come Muli. Probabilmente svegli come Muli. Ma se pensavano, loro, con parole da Muli, almeno quelle parole se ne uscivano una alla volta, non in gruppi o ammassi e biblioteche di stringhe.

Cadde la neve sulla grata color porpora, fredda e velata.

— Volete un goccetto, ragazzi?

— Sì — disse uno un po’ troppo in fretta. Mi stava assecondando. Mi dava però una sensazione quasi solida e quasi nitida come quella di Maleck. Questo mi confuse. Erano dell’ECGS, loro. Come potevano non sembrare ambigui?

— Ho cambiato idea — dissi io. — Andiamo subito, noi, dovunque mi volete portare. — Azionai la carrozzella verso la porta. Colpii lo stipite e mi feci male alle gambe.

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