Литмир - Электронная Библиотека

— È in contatto con la loro radio di bordo, signore. Ma non so dirle se l'abbiano spenta.

— Ci proverò. — Miles fece un lungo respiro. — Ammiraglio Oser! Inverta immediatamente la rotta e torni alla Triumph. Siamo in una situazione pericolosa, e lei sta andando dritto nella zona del fuoco. Rientrate, e io personalmente vi garantisco l'incolumità.

Tung venne accanto a lui e scosse il capo. — Sta cercando di raggiungere la Peregrine. Che Dio lo maledica, se perdiamo quella nave il nostro schema difensivo potrebbe crollare.

Miles gli indicò lo schermo tattico. — No, non credo. Abbiamo tenuto la Peregrine più indietro proprio perché la sua affidabilità era incerta.

— Sì, ma se la Peregrine ci lascia posso dire il nome di altri tre capitani che faranno lo stesso. E se perdiamo quattro navi…

— I Rangers decideranno che la situazione è troppo dura, malgrado i loro comandanti vervani, e allora saremo messi molto male. Sì, è vero. — Miles continuò a guardare lo schermo tattico. — Santo cielo, non credo che ce la farà. Guarda! … Ammiraglio Oser! Mi sente?

— Oh, Cristo! — Tung tornò a sedersi al suo posto. Quattro incrociatori leggeri cetagandani stavano stringendo su un lato della Flotta Dendarii, mentre un quinto puntava dritto verso il suo centro, evidentemente in cerca di uno scontro ravvicinato in cui far uso della lancia gravitazionale. Fu quest'ultimo che di passaggio sparò con un'arma al plasma contro la navetta, distante non più di quindicimila chilometri. Sullo schermo ci fu una scintilla. Nient'altro che una scintilla.

— Non sapeva che i cetagandani stavano attaccando. Se n'è accorto solo dopo la fuga — mormorò Miles. — Buon piano, cattiva scelta di tempo… ma avrebbe potuto invertire la rotta, invece ha deciso di tentare… — Oser aveva fatto il suo gioco e perso. Lo si poteva considerare un argomento consolante?

I cetagandani non spinsero l'attacco alle estreme conseguenze, com'era prevedibile, e venti minuti dopo si ritirarono di nuovo. Il conto delle perdite fu leggermente a favore dei Dendarii. Tre astronavi degli invasori furono danneggiate e una completamente distrutta. I canali radio dei Dendarii e dei Rangers erano intasati dalle voci frenetiche delle squadre di rilevamento danni. Nessuna nave era andata perduta, ma quasi tutte avevano incassato colpi a bordo: motori fuori uso, impianti elettrici in cortocircuito, griglie gravitazionali sconnesse, sistemi d'arma coi sensori bruciati, forti cali di potenza negli accumulatori. L'elenco era lungo. Il prossimo attacco sarebbe stato molto più devastante.

Possono permettersi di perdere tre navi per ognuna delle nostre. Se continuano a ricevere rinforzi e a venirci addosso, l'esito è ormai scontato, rifletté freddamente Miles. A meno che non arrivino rinforzi anche per noi.

Trascorsero le ore, mentre i cetagandani riorganizzavano la loro formazione. Miles lasciò la sala tattica un paio di volte per cercare di rilassarsi nella stanza di riposo, ma era troppo teso per riuscire a concedersi gli stupefacenti pisolini istantanei di Tung, della durata di quindici minuti esatti. E sapeva che l'eurasiatico non fingeva quella flemma per rinfrancare il morale degli altri; nessuno avrebbe russato in quel modo disgustoso solo per finta.

Il teleradar a lunghissima portata dava la possibilità di vedere i rinforzi cetagandani in uscita dal loro corridoio di transito, a molte centinaia di milioni di chilometri di distanza. Dovevano fare un ampio giro, perché numerosi astrocaccia vervani di stanza su un pianeta esterno continuavano a insidiare le loro navi più piccole. Quello era il tempo che avevano deciso di prendersi. Più i cetagandani aspettavano, più il loro numero cresceva. Anche se davano modo ai difensori di riparare i danni. Sicuramente a bordo della nave ammiraglia cetagandana il computer tattico aveva generato una curva di probabilità per stabilire l'optimum dell'intersezione Noi/Loro, e l'attesa era calcolata su quella stima. Se soltanto i vervani fossero stati più aggressivi nell'attaccare quella colonna di rinforzi dalla loro base planetaria…

E dopo quella pausa tornarono. Tung studiava i suoi monitor, aprendo e chiudendo i pugni inconsciamente ogni volta che le sue mani non dovevano correre sui comandi per chiedere dati, inserire ordini, correggere le loro mosse, anticipare quelle dell'avversario. Le dita di Miles a tratti echeggiavano i movimenti delle sue, teso com'era nello sforzo di comprendere i pensieri di Tung e assorbire ogni dettaglio. Il loro quadro della situazione era pieno di falle dovute ai danni dei sistemi di avvistamento o di trasmissione-dati delle altre navi. I cetagandani furono a distanza di tiro e lo spazio si riempì di raggi d'energia ardente e di scariche radioattive che facevano crepitare gli strumenti. Le due formazioni si mescolarono… un'astronave dendarii esplose in una nuvola di detriti semifusi. Un'altra, con la centrale di tiro distrutta, cercò di portarsi fuori dalla zona dello scontro. Tre navi dei Rangers furono annientate una dopo l'altra… lo svolgimento della battaglia era rapido e allucinante.

— Squalo Tre a rapporto — gridò una voce al di sopra del caos che intasava i canali radio, facendo sobbalzare Miles sulla poltroncina. — Tenete sgombra l'uscita del corridoio di transito. Ripeto, sgombrate l'uscita!

— Non adesso! — ringhiò Tung. Ma cominciò a organizzare una manovra per coprire il ristretto volume di spazio alle loro spalle, in modo che le astronavi nemiche fornite di lance a esplosione fossero indotte o costrette ad attaccare lungo percorsi più esterni. Quelle cetagandane che Miles vedeva nelle vicinanze parvero quasi esitare, rizzare gli orecchi e guardarsi attorno mentre Squalo Tre continuava a trasmettere: «Sgombrate l'uscita!» I Dendarii dovevano essere alle strette, sul punto di ritirarsi balzando nel corridoio di transito… un'insperata opportunità di sfondare il loro fronte difensivo e penetrare…

— Che diavolo è quello? — ansimò Tung, quando una massa molto voluminosa e per il momento non identificabile apparve allo sbocco del vortice e accelerò all'istante. Guardò il display del teleradar e sbatté le palpebre. — È troppo grossa per essere così veloce. È troppo veloce per essere così grossa.

Miles riconobbe il suo profilo energetico appena il simulatore tattico ne costruì un'immagine grafica. Dio mio, che bestia. Non si può negare che abbiano fatto una nave da battaglia! - È il Principe Serg. I rinforzi dell'Impero di Barrayar sono arrivati. — Gli sfuggì un fischio fra i denti. — Non ti avevo forse promesso che…

Con lo sguardo inchiodato allo schermo tattico Tung imprecò, stupefatto. Altre navi, appartenenti alle Forze Spaziali di Pol e alla Marina di Aslund, uscirono dal vortice a brevi intervalli e si allinearono rapidamente in formazione. Una formazione d'attacco, non difensiva.

Il varco che si aprì nello schieramento cetagandano fu come un gemito di stupore. Una delle loro navi più grosse deviò contro il Principe Serg sparando furiosamente gragnuole di missili e raggi al plasma, e fu spaccato in due tronconi quando dall'incrociatore da battaglia scaturì una lancia gravitazionale di portata tripla di quelle cetagandane. Quello fu il primo colpo mortale.

Il secondo arrivò via radio su tutte le frequenze: l'intimazione agli aggressori cetagandani di arrendersi o di essere distrutti dalle navi dall'Alleanza del Mozzo Hegen, nel nome di sua Altezza Imperiale Gregor Vorbarra e del Conte Aral Vorkosigan, comandanti della flotta unita.

Per un momento Miles pensò che Tung fosse sul punto di cadere dalla poltroncina. Poi l'eurasiatico indicò lo schermo e gridò, deliziato: — Aral Vorkosigan… lui qui? Morte e maledizione! — Poi abbassò la voce, quasi parlando fra sé: — Come saranno riusciti a farlo tornare in azione? Diavolo, magari potrò conoscerlo di persona!

86
{"b":"119910","o":1}