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— Rocky, aiuto! — urlò Gaby. — Non conosco quelle canzoni. Canta più forte!

Con un colpo improvviso delle mani legate, Flauto spinse via Gaby.

— Prendilo! Non lasciartelo scappare!

— Ci provo. — Gaby gli corse dietro, cercò di fermarlo, ma il titanide era troppo forte. La colpì ancora, facendola rotolare a terra; poi si mise a mordere la corda che gli stringeva i polsi, e si liberò quasi subito.

— Rocky, cosa faccio? — urlò Gaby, disperata.

— Vieni qui a darmi una mano. Se provi ancora a fermarlo, quello ti ammazza. — Ormai era troppo tardi per fermare Flauto.

Quando si fu sciolto completamente dalle corde, partì alla carica verso Titantown, senza nemmeno voltarsi a guardarle. Scomparve dietro la cresta di una collina.

Gaby non parve rendersi conto che stava piangendo quando s’inginocchiò a fianco di Cirocco, né fece nulla per detergersi il sangue che le rigava il volto dove l’aveva colpita Flauto.

— Cosa posso fare?

— Non lo so. Toccala, accarezzala, fai tutto quello che ti passa per la mente e che possa servire a distogliere la sua mente dagli angeli.

Cornamusa si stava agitando, i denti serrati, il viso esangue. Cirocco le si appressò il più possibile, osando, mentre Gaby le legava strettamente le braccia dietro la schiena.

— Calma, calma — mormorava Cirocco. — Non c’è nulla da temere. Resterò qui con te finché tornerà la tua madre posteriore. Ti canterò le sue canzoni.

Gradualmente Cornamusa si quietò, nei suoi occhi tornò l’intelligenza che Cirocco vi aveva visto la prima volta che si erano incontrate. Era infinitamente meglio dell’animale impaurito di poco prima.

Dieci minuti dopo, scomparve anche l’ultimo angelo.

Cornamusa era madida di sudore come uno che si fosse iniettato eroina e in più si fosse anche riempito d’alcol.

Cominciò a ridacchiare mentre loro controllavano che gli angeli non tornassero. Cirocco gli si sdraiò a fianco, col viso vicino, tenendole abbracciata la testa e fu subito in allarme quando il titanide cominciò a muoversi. Ma non stava tentando di liberarsi dai legacci come aveva fatto poco prima. Era un movimento scopertamente sessuale. Diede un umido bacio a Cirocco.

— Vorrei essere un ragazzo — mormorò con voce impastata, da ubriaco. Cirocco guardò in giù.

— Gesù — mormorò Gaby. Il grosso pene del titanide era scivolato fuori dalla sua guaina e l’estremità pulsava contro la sabbia.

— Potrai essere anche una ragazza per te — cantò Cirocco — ma sei troppo come ragazzo per me.

Cornamusa trovò la cosa divertente. Grugnì e cercò ancora di baciare Cirocco ma non se la prese troppo quando Cirocco si tirò indietro.

— Ti farei troppo male — gorgogliò. — Ma questo è per le aperture posteriori, e tu non ne hai. Vorrei essere un maschio e avere un membro adatto a te.

Cirocco sorrise e l’ascoltò vaneggiare, ma i suoi occhi non sorridevano. Al di sopra della spalla di Cornamusa teneva d’occhio Gaby.

— Gaby — disse Cirocco, in inglese — se cercasse di liberarsi quando gli angeli tornano, prendi quel sasso e dalle un colpo in testa. Se scappa, è morta.

— Capito. Di cosa stavate parlando?

— Voleva fare all’amore con me.

— Con quel coso? Farei meglio a dargliela subito la botta.

— Non essere sciocca. Non corriamo rischi con lei. Se si liberasse, non ci vedrebbe neanche. Li senti? Stanno tornando.

— Li sento.

Ma quando gli angeli tornarono, fu tutto più facile. Le tapparono le orecchie, e lei non si agitò molto. Poi gli angeli scomparvero nel buio eterno del raggio alto sopra Rea.

Cornamusa si mise a piangere, quando la liberarono: il pianto a singhiozzi, disperato, di un bambino che non capisce cosa gli sia successo. Poi cominciò a lamentarsi che le facevano male le zampe e le orecchie. Cirocco le massagiò come poté.

Pareva non sapere bene cosa avesse fatto Flauto, ma non si mostrò rattristata quando le dissero che era corso in battaglia. Si mise a baciarle, a stringersi amorevolmente contro di loro, il che preoccupò un po’ Gaby. Cirocco dovette spiegarle che fra i titanidi i rapporti sessuali anteriori e posteriori erano due cose distinte. Gli organi frontali servivano a produrre uova semi-fertilizzate, che poi venivano trapiantate manualmente nella vagina posteriore e portate a piena fecondità dal pene posteriore.

Cornamusa era troppo ubriaca per riuscire a reggere Gaby e Cirocco. Furono loro a guidarla verso la città. Dopo un paio d’ore montarono in sella tutte e due.

Quando trovarono Flauto, Titantown era già in vista.

Il sangue era asciutto sul suo pelo blu. Una lancia gli usciva dal fianco, puntando dritto verso il cielo. Lo avevano mutilato.

Cornamusa s’inginocchiò accanto a lui e pianse, mentre Cirocco e Gaby smontavano e le si ponevano a fianco. Cirocco si sentiva la bocca amara. Era possibile che Cornamusa nutrisse rancore nei loro confronti? Avrebbe preferito morire con Flauto, o era solo un’idea tipica dei terrestri? I titanidi non provavano l’ebbrezza della battaglia; combattevano perché spinti da un istinto irresistibile. Cirocco li ammirava per la prima qualità, ma li compiangeva per la seconda.

Doveva gioire per chi aveva salvato o piangere per chi era caduto? Non poteva fare tutt’e due le cose, così pianse.

Cornamusa si rialzò, sembrava più affaticata di prima. E ha solo tre anni, pensò Cirocco. Ma non voleva dire nulla. Aveva l’innocenza di un umano della stessa età, ma per un titanide era già adulta.

Raccolse la testa tagliata di Flauto, la baciò, poi l’adagiò accanto al corpo. Non cantò niente. I titanidi non avevano canti per quei momenti.

Gaby e Cirocco le montarono in groppa. Cornamusa si avviò al trotto verso Titantown.

— Domani — disse Cirocco. — Partiamo per il mozzo, domani.

18

Cinque giorni dopo si stava ancora preparando alla partenza. C’era il problema di cosa e chi portare con sé.

Bill era fuori discussione, anche se lui non la pensava così. Lo stesso valeva per Agosto, che ormai parlava solo a monosillabi e passava tutto il suo tempo alle porte della città. Forse mettersi in viaggio le sarebbe servito, ma una sua crisi poteva compromettere l’esito della missione.

Calvin era da escludere perché aveva promesso di restare con Bill finché non si fosse ripreso completamente; poi sarebbe ripartito.

Gene doveva andare con lóro. Cirocco voleva tenerlo sotto controllo, lontano dai titanidi.

Restava Gaby.

— Non puoi lasciarmi qui — disse lei a Cirocco, con decisione. — Io ti seguirò.

— Non ci penso nemmeno a lasciarti, anche se ti sei infatuata di me e io non lo merito. Mi hai salvato la vita, e vorrei farti capire che non lo dimenticherò mai, anche se magari non ti ho ancora ringraziata.

— Non mi interessano i tuoi ringraziamenti. Voglio il tuo amore.

— Questo non posso dartelo, mi spiace. Il fatto è che per i primi cinquanta chilometri ci serviremo di Finefischio. Devi decidere tu.

Gaby impallidì, ma non si perse d’animo. — Ho deciso di venire.

Cirocco annuì. — È una tua libera scelta. Calvin dice che può portarci a livello della zona di tramonto. Gli aerostati non si spingono più in alto perché gli angeli non li hanno in simpatia.

— Allora siamo tu, io e Gene?

— Sì. Sono contenta che tu venga.

Avevano bisogno di parecchie cose, e Cirocco non sapeva esattamente come ottenerle. I titanidi usavano un sistema di baratto, ma i prezzi si basavano su una formula complessa in cui entravano i rapporti di parentela, la posizione in seno alla comunità, e il bisogno puro e semplice. Nessuno moriva di fame, ma gli individui del ceto sociale più basso ricevevano solo cibo, un tetto, e il minimo di ornamenti per il corpo, che i titanidi ritenevano solo leggermente meno importanti del cibo.

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