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Uno strano rumore rombante si avvicinò da dietro la curva del corridoio. Silver gridò, buttandosi su di un fianco contro la parete del corridoio.

— Oh, mi dispiace! — esclamò Zara, sfrecciando accanto a loro sdraiata a pancia in giù su di un basso carrello trasportatore, che spingeva con tutte e quattro le mani. Frenare si dimostrò più difficile che accelerare e Zara si fermò vicino a Silver con uno schianto.

Inorridito, Leo balzò per aiutarla, ma Zara si era già districata e stava sedendosi allegramente. Anche il carrello trasportatore era intatto.

— Guarda, Silver — disse Zara, voltando il carrello sottosopra, — ruote! Mi chiedo come vincano l’attrito! Senti, non sono neppure calde!

— Zara! — esclamò Leo. — Perché sei scesa dalla nave?

— Volevo vedere che aspetto aveva una toilette dei terricoli — rispose Zara, — ma su questo livello non ne ho trovate. Tutto quello che ho trovato è stato uno stanzino pieno di detersivi, e questo — batté con una mano sul carrello. — Posso smontare le ruote per vedere cosa c’è dentro?

— No! — ruggì Leo.

Lei sembrò molto seccata. — Ma io voglio sapere!

— Portalo con te — suggerì Silver — e smontalo più tardi. — I suoi occhi guizzarono su e giù lungo il corridoio, e Leo si sentì un po’ rinfrancato dal fatto che almeno una delle quad sembrava condividere il suo senso di urgenza.

— Sì, più tardi — convenne, per tagliare corto. — Adesso andiamo. - Afferrò il carrello e, con una mossa autoritaria, se lo mise sotto il braccio, per scoraggiare altri esperimenti. I quad, rifletté, non sembravano avere un’idea molto chiara del concetto di proprietà privata. Probabilmente era dovuto alla vita trascorsa in uno spazio abitativo comune, con la sua rigida ecologia. Nello stesso senso anche i pianeti, in effetti, erano ambienti in comune, solo che le dimensioni assai maggiori allentavano talmente i sistemi da mascherare la cosa.

Abitudini di pensiero, davvero. Eccolo a preoccuparsi del furto di un carrello, quando stava progettando il più grande colpo spaziale della storia dell’umanità. Ti fu sul punto di mandare tutto a monte quando scoprì quale fosse il resto dell’incarico che gli avevano riservato. Ma prudentemente, Leo aveva evitato di scendere nei particolari finché il rimorchiatore non si era trovato già a metà strada diretto all’Habitat.

— Lei vuole che io sequestri la supernave! — gridò Ti.

— No, no — lo blandì Leo. — Lei è qui solo in qualità di consigliere. Saranno i quad ad impadronirsi della nave.

— Ma la salvezza della mia pelle dipende dal fatto che loro ci riescano o no…

— Allora le suggerisco di offrire buoni consigli.

— Oh, dèi!

— Il suo guaio, Ti — lo istruì gentilmente Leo, — è che le manca esperienza come insegnante. Se ne avesse, avrebbe fede nel fatto che le persone più impensate possono fare le cose più incredibili. Dopo tutto, lei non è nato sapendo pilotare un’astronave a balzo… eppure il destino di molte vite è dipeso dal fatto che lei ci riuscisse la prima volta e tutte le altre volte. Adesso sa come si sono sentiti i suoi istruttori. Questo è tutto.

— Come si sentono gli istruttori?

Leo abbassò la voce e fece una smorfia. — Terrorizzati. Assolutamente terrorizzati.

Un secondo rimorchiatore, stipato di carburante e di provviste per il lungo viaggio, era in attesa all’attracco proprio accanto a loro quando arrivarono all’Habitat. Leo resistette alla fortissima tentazione di prendere in disparte Ti e di imbottirgli le orecchie con suggerimenti e consigli per la missione. Ahimé, la loro esperienza nelle azioni criminali di furto era assolutamente identica… cioè uguale a zero, anche se la quantità di anni per cui la moltiplicavi era diversa.

Uscirono galleggiando dal portello, ed entrarono nel modulo di attracco, dove trovarono parecchi quad ad attenderli ansiosi.

— Ho modificato altre saldatrici, Leo — gli comunicò Pramod in modo pleonastico, visto che tre delle sue quattro mani erano impegnate a stringere al petto l’improvvisato arsenale. — Sono cinque: una a testa per ognuno di noi.

Claire, che fluttuava accanto a lui, guardava le armi affascinata e inorridita al tempo stesso.

— Bene, consegnale a Silver, le custodirà lei fino a quando il rimorchiatore non sarà arrivato al corridoio — disse Leo.

E, afferrandosi agli appigli, si diressero verso l’altro portello. Zara si infilò all’interno per iniziare i controlli preliminari.

Ti la seguì nervosamente con lo sguardo, torcendo il collo. — Partiamo subito?

— Il tempo è il fattore critico — rispose Leo. — Non abbiamo più di quattro ore prima che alla Stazione di Trasferimento si accorgano della tua scomparsa.

— Non dovrebbe esserci una riunione informativa… o qualcosa del genere?

Anche Ti, osservò con piacere Leo, aveva delle difficoltà a sciogliere completamente i movimenti in caduta libera. Be’, il fatto di saltare o di venire spinti, dopo l’impulso iniziale non avrebbe fatto una gran differenza.

— Avrete quasi ventiquattro ore per stabilire un piano di attacco, accelerando fino a gravità uno per metà del viaggio e poi rallentando per il resto del tragitto. Silver si affiderà alla conoscenza che lei possiede delle supernavi. Abbiamo già discusso vari sistemi per sfruttare il fattore sorpresa, e Silver la metterà al corrente.

— Oh, viene anche lei?

— Silver — lo informò gentilmente Leo, — ha il comando.

Il viso di Ti passò attraverso tutta una serie di espressioni, fissandosi infine sull’incredulità. — Tutto a monte. Faccio ancora in tempo a tornare indietro e prendere la mia nave…

— E quella - lo prevenne Leo, — è precisamente la ragione per cui Silver è al comando. La cattura dell’astronave da carico sarà il segnale della sollevazione dei quad qui sull’Habitat. E quella sollevazione sarà anche la loro sentenza di morte. Quando la GalacTech scoprirà di non controllare più i quad, si spaventerà al punto di tentare di sterminarli tutti con un’azione di forza: la fuga deve essere assicurata prima di fare la prima mossa. La nave che dovete catturare è da quella parte. — E Leo indicò con la mano. — E posso fare affidamento su Silver perché se ne ricordi. Lei — e fece un piccolo sorriso, — non è peggiore degli altri.

A quelle parole Ti si arrese, anche se a malincuore.

Silver, Zara, Siggy, un quad particolarmente robusto di nome Jon che indossava la divisa dell’equipaggio dei rimorchiatori, e infine Ti. Cinque persone pigiate in una nave che era stata costruita per un equipaggio di due, e comunque non progettata per passarci una notte. Leo sospirò. Le supernavi portavano due persone, un pilota e un meccanico. Cinque contro due non era male, ma Leo avrebbe voluto poter aumentare ancora di più le probabilità in favore dei quad.

In fila indiana, percorsero il tubo flessibile per entrare nel rimorchiatore. Silver, che era l’ultima, si fermò per abbracciare Pramod e Claire che erano rimasti per vederli partire.

— Riavremo Andy — mormorò a Claire, — vedrai.

Claire annuì e la abbracciò con forza.

Poi Silver si voltò verso Leo, che stava fissando con aria dubbiosa il tubo in cui erano entrate le sue reclute.

— Pensavo che i quad sarebbero stati il punto debole di questa operazione di sequestro — commentò con aria nervosa Leo, — ma ora non ne sono più così sicuro. Non lasciarti mettere i piedi in testa da Ti, eh, Silver? Non lasciare che ti scoraggi. Dovete farcela.

— Lo so. Ci proverò, Leo… perché hai pensato che Ti fosse innamorato di me?

— Non so… eravate così intimi… forse è stato il potere della suggestione, tutti quei romanzi.

— Ti non legge romanzi, lui legge I Ninja delle Stelle Gemelle.

— Tu non eri innamorata di lui? Al principio, almeno?

Lei corrugò la fronte. — Era eccitante infrangere le regole insieme a lui. Ma Ti è… be’, è Ti. L’amore che leggi nei libri… ho sempre saputo che non era davvero reale. Quando mi guardavo in giro, e osservavo i terricoli, nessuno era così. Immagino di essere stata stupida ad amare tanto quelle storie.

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