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— Per la miseria… — imprecò, lasciandosi trascinare nel corridoio; poi si rituffò dentro per prendere la cintura degli attrezzi. — Va bene, andiamo, andiamo.

Percorsero in fretta il labirinto dell’Habitat, rivolgendo sorrisi tirati e privi di espressione ai quad e ai terricoli che di volta in volta superavano nei corridoi. Finalmente, la porta con la familiare scritta «Idroponica D» si richiuse dietro di loro.

— Che cosa è successo? Come è potuta accadere una cosa simile? — le chiese Leo mentre sfioravano i canali di nutrizione dirigendosi verso l’estremità del modulo.

— L’altro ieri non mi hanno lasciato far visita a Claire, quando tu l’hai riportata qui con il traghetto, anche se in quel momento eravamo tutte e due in infermeria. Ieri ci hanno assegnato a squadre diverse, credo di proposito. Oggi ho scambiato il mio turno con quello di Teddie. — Dalla voce di Silver traspariva tutto il suo sconforto. — Claire mi ha detto che, quando non è in servizio, non la lasciano neppure entrare al nido per vedere Andy. Sono andata a prendere del fertilizzante dai magazzini per riempire i tubi di crescita ai quali stavamo lavorando e, quando sono tornata, il portello stagno stava cominciando a ruotare… — Se non avesse lasciato sola Claire… se solo non li avesse lasciati salire sul traghetto… se non li avesse traditi sotto l’influenza della droga della dottoressa Yei… se solo fossero nati terricoli… se solo non fossero nati affatto…

Il portello stagno in fondo al modulo non veniva mai usato, era lì in attesa di diventare la porta stagna del prossimo modulo che fosse stato aggiunto secondo le necessità. Silver premette il viso contro la finestrella e, con immenso sollievo, vide che Claire era ancora lì.

Ma continuava a gettarsi ora contro l’uno ora contro l’altro portello, con il viso sporco, macchiato di lacrime e di sangue e le dita rosse. Silver non era in grado di dire se avesse la bocca aperta perché cercava di respirare o se invece stava solo gridando, perché il suono non superava la barriera della porta, come un olovideo a cui fosse stato tolto il sonoro. La stessa Silver si sentiva soffocare da qualcosa che le stringeva il petto.

Leo guardò all’interno. Tese le labbra, scoprendo i denti in una smorfia inferocita e, pallido in viso, si voltò sibilando in direzione del meccanismo di chiusura, frugando nella cintura degli attrezzi. — Hai fatto proprio un bel lavoro, Silver…

— Dovevo fare qualcosa, e in fretta. Metterlo in corto circuito in questo modo era l’unico sistema per impedire all’allarme di suonare alla Centrale.

— Oh… — le mani di Leo ebbero un attimo di esitazione. — Allora non è stato un colpo alla cieca.

— Alla cieca? Nella scatola di controllo di un portello? — Lo guardò sorpresa e anche un po’ indignata. — Non ho più cinque anni!

— Effettivamente no — un sorriso di scusa gli illuminò per un attimo il viso teso. — Qualunque quad di sei anni sa una cosa simile. Le mie scuse, Silver. Quindi, il problema ora non è tanto di aprire il portello, quanto di farlo senza far scattare l’allarme.

— Sì, esatto — rispose ansiosa.

Leo controllò il meccanismo, guardò con aria esitante il portello stagno che vibrava per i colpi battuti dall’interno. — Sei sicura che Claire non abbia… bisogno di altro aiuto?

— Può anche aver bisogno di aiuto — scattò Silver, — ma non otterrebbe altro che la dottoressa Yei.

— Ah… giusto. — Il suo sorriso scomparve del tutto. Afferrò con le pinze due fili, collegandoli diversamente e poi, con un ultimo sguardo dubbioso alla porta, schiacciò una piastra all’interno del meccanismo.

La porta interna scivolò di lato e Claire cadde fuori, ansimando con voce rauca: — … lasciatemi andare, lasciatemi andare, oh, perché non mi avete lasciato andare… non posso sopportarlo… — Si raggomitolò in aria come una palla, nascondendo il viso.

Silver sfrecciò verso di lei, abbracciandola strettamente con tutte le braccia. — Oh, Claire! Non fare più queste cose. Pensa… pensa a come si sentirebbe Tony, costretto in quell’ospedale a terra, se gli dicessero…

— Ma che cosa importa? — domandò Claire con la bocca premuta contro la maglietta azzurra di Silver. — Non me lo lasceranno vedere mai più. Sarebbe meglio se fossi morta. Non mi lasceranno più vedere Andy…

— Sì — intervenne Leo, — pensa ad Andy. Chi lo proteggerà se tu non ci sarai più? Non solo oggi, ma la settimana prossima, l’anno prossimo…

Claire si sciolse dalla sua posizione raggomitolata ed esclamò ad alta voce: — Non me lo lasciano neppure vedere! Mi hanno buttato fuori dal nido…

Leo le afferrò le mani superiori. — Chi? Chi ti ha buttato fuori?

— Il signor Van Atta…

— Già, avrei dovuto saperlo. Claire, ascoltami. La risposta giusta a Bruce non è il suicidio ma l’omicidio.

— Davvero? — commentò Silver con rinnovato interesse. Persino Claire se ne uscì dalla propria disperazione quel tanto che bastava per fissare direttamente Leo negli occhi.

— Be’… forse non in senso letterale. Ma non devi permettere a quel bastardo di stritolarti. Ascolta, qui siamo tutti in gamba, giusto? Voi ragazzi siete in gamba… io stesso sono conosciuto per aver risolto un problemino o due, ai miei tempi… be’, allora dovremmo essere in grado di escogitare qualcosa per uscire da questo pasticcio, se ci proviamo. Non sei sola, Claire. Noi ti aiuteremo. Io ti aiuterò.

— Ma tu sei un uomo della Compagnia… un terricolo… perché dovresti…

— La GalacTech non è Dio, Claire. Non devi sacrificarle il tuo primogenito. La GalacTech o qualunque altra Compagnia è solo un modo, uno dei tanti modi che la gente ha di organizzarsi per svolgere un lavoro troppo impegnativo per una persona sola. Non è Dio, in fin dei conti, e non è neppure una creatura. Non ha una libera volontà di cui rendere conto. È solo un gruppo di gente che lavora. In fin dei conti, Bruce è solo Bruce, ci deve essere un modo per aggirarlo.

— Vuoi dire scavalcarlo? — chiese pensosa Silver. — Magari andando direttamente da quel Vice Presidente che era qui la settimana scorsa?

Lui esitò. — Be’… forse non da Apmad. Ma sono tre giorni che ci penso… non penso ad altro che al modo di far saltare in aria tutta questa maledetta faccenda. Ma voi dovete resistere, per darmi il tempo di escogitare… Claire, riuscirai a tener duro? Ci riuscirai? — E le strinse forte le mani.

Lei scosse il capo, dubbiosa. — Fa così male…

— Devi farcela. Ascolta, senti. Non c’è nulla che io possa fare qui a Rodeo, a causa delle particolari condizioni legali. Se si trattasse di un regolare governo planetario, giuro che mi indebiterei fino al collo per pagare un biglietto di viaggio a ognuno di voi, ma se si trattasse di un pianeta normale, non avrei neppure bisogno di farlo. Così come stanno le cose, la GalacTech ha il monopolio dei posti sulle navi a balzo: o si viaggia su navi della Compagnia o non si viaggia affatto. Quindi dobbiamo aspettare e guadagnare tempo.

«Ma tra non molto, solo pochi mesi, i primi quad lasceranno Rodeo per il primo vero contratto di lavoro. Lavoreranno trovandosi in una vera giurisdizione planetaria. I governi sono troppo grandi e potenti perché anche la GalacTech voglia averci a che fare. Sono sicuro… anzi, sicurissimo, che se trovo la sede legale giusta, non il pianeta di Apmad, naturalmente, ma ad esempio la Terra… la Terra è sicuramente il posto migliore, e poi io sono cittadino terrestre, potrò intentare un’azione legale in modo che veniate riconosciute come persone a tutti gli effetti. Probabilmente perderò il lavoro e mi ridurrò sul lastrico, ma si può fare. Non è precisamente il tipo di lavoro che avevo in mente per la mia vita… ma alla fine potrete svincolarvi dalla GalacTech.

— Ma ci vuole così tanto tempo — sospirò Claire.

— No, no, ritardare le cose lavora a nostro favore. I piccoli crescono ogni giorno di più. Quando la causa legale sarà stata discussa e approvata, sarete tutti pronti. Pronti per andarvene come gruppo… per farvi ingaggiare… trovare lavoro… perfino la GalacTech non sarebbe un cattivo datore di lavoro, se foste dei cittadini e degli impiegati con tutte le protezioni legali. Forse anche il Sindacato degli Spaziali vi accetterebbe, anche se questo potrebbe vincolarvi… be’, non ne sono sicuro. Se non vi vedono come una minaccia… comunque, qualcosa si troverà. Ma devi tener duro! Me lo prometti?

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