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— Chi è là? — urlò, agitando febbrilmente la torcia intorno a sé. — Chi è là?

— Sono io! — gridò in risposta Sua Eccellenza, in tono ancora più sprezzante. — La smetta di tremare!

— Chi? Lei? Che diavolo! — Il raggio si fermò su Sua Eccellenza. — Ah! Sikorski! Dovevo immaginarlo!…

— Sposti la torcia, — ordinò Sua Eccellenza, riparandosi il viso con il palmo della mano.

— Lo sapevo che era un suo scherzetto! — urlò il vecchio Bromberg. — L’avevo capito subito chi c’era dietro questa storia!

— Sposti la torcia, se no gliela rompo! — gridò ancora più forte Sua Eccellenza.

— La prego di non strillare con me! — urlò Bromberg, ma spostò il raggio di luce. — E non osi di avvicinarsi alla mia cartella!

Sua Eccellenza si alzò e gli si avvicinò.

— Non si avvicini! — berciò Bromberg. — Non sono un ragazzo. Si vergogni! È anziano anche lei!

Sua Eccellenza gli si avvicinò, gli levò di mano la torcia e la poggiò sul tavolo più vicino, con il riflettore rivolto verso l’alto.

— Si segga, Bromberg, — disse. — Dobbiamo parlare.

— Queste sue conversazioni… — bofonchiò Bromberg, ma si sedette.

Stranamente, ora era assolutamente calmo. Un vecchietto arzillo e rispettabile. Secondo me, addirittura allegro.

4 giugno dell’anno 78. Isaak Bromberg. Lotta fra i due vecchi di ferro

— Proviamo a parlare con calma, — propose Sua Eccellenza.

— Proviamo, proviamo! — rispose vivacemente Bromberg. — Ma chi è quel giovanotto che puntella la parete accanto alla porta? Si è munito di guardia del corpo?

Sua Eccellenza non rispose subito. Forse, aveva intenzione di mandarmi via: «Maksim, sei libero» e, ovviamente, me ne sarei andato. Ma mi sarei offeso, e Sua Eccellenza questo lo capiva. Del resto, penso che facesse anche altre considerazioni. In ogni caso, mosse leggermente il braccio nella mia direzione e disse:

— È Maksim Kammerer, collaboratore del COMCON. Maksim, questo è il dottor Isaak Bromberg, storico della scienza.

Mi inchinai e Bromberg annunciò subito:

— Lo sapevo. Ovviamente, aveva paura di non farcela con me da solo, Sikorski… Si sieda, si sieda, giovanotto, si metta a suo agio. Per quanto conosco il suo capo, la nostra conversazione sarà lunga…

— Siediti, Mak, — disse Sua Eccellenza.

Mi sedetti sulla ben nota poltrona per i visitatori.

— Allora, sto aspettando le sue spiegazioni, Sikorski. Che cosa significa quest’imboscata?

— Vedo che si è spaventato molto.

— Che assurdità! — si infiammò subito Bromberg. — Che sciocchezza! Grazie a Dio, non sono un pauroso! E se c’è chi mi può far paura, Sikorski…

— Ma si è messo a strillare come un’aquila e ha fatto cadere talmente tanti mobili…

— Senta un po’, se di notte in un edificio assolutamente vuoto…

— Non c’è ragione di andare di notte in edifici assolutamente vuoti…

— In primo luogo, non è affar suo, Sikorski, dove vado e quando ci vado! In secondo luogo, quando ci potrei andare? Di giorno non mi fanno entrare. Di giorno qui fanno degli strani lavori, organizzano stupidi cambi degli oggetti esposti… Senta, Sikorski, lo ammetta: è opera sua, chiudere l’accesso al museo! Avevo assolutamente bisogno di rinfrescarmi la memoria su certi fatti. Vengo qui. Non mi fanno entrare. Non fanno entrare me! Un membro del comitato scientifico del museo! Telefono al direttore: di che si tratta? Il direttore, il carissimo Grant Chocikjan, è in un certo senso un mio allievo… Ma lui non può farci nulla, l’ha promesso! Gliel’hanno chiesto persone stimabilissime, e lui ha promesso! Sarebbe troppo sapere chi è che gliel’ha chiesto? Forse, un certo Rudolf Sikorski? No! No! Nessuno ha mai nemmeno Sentito il nome di Rudolf Sikorski! No, a me non la si dà a bere! Ho capito subito chi c’è dietro le quinte! Però vorrei proprio sapere, Sikorski, perché ormai da un’ora buona se ne sta zitto e non risponde alle mie domande? Perché ha combinato tutto questo, le chiedo? La chiusura del museo! Un infame tentativo di sottrarre al museo pezzi che gli appartengono! Imboscate notturne! E chi è stato, se lo porti il diavolo, ad interrompere l’elettricità? Non so cosa avrei fatto, se non avessi avuto la torcia sul bioplano. Mi sono fatto un bernoccolo proprio qui, vi portasse il diavolo! E ho fatto anche cadere qualcosa! Spero di tutto cuore — voglio sperare! — che si tratti solo di un plastico… E preghi Iddio, Sikorski, che sia solo un plastico, perché se si trattasse di un originale, allora me lo dovrà rimettere a posto lei! Fino all’ultimo pezzettino. E se man casse un pezzettino, allora dovrebbe andare a cercarlo fin su Tagora…

Gli mancò la voce, e cominciò a rantolare dolorosamente, battendosi il petto con i pugni.

— Avrò prima o poi delle risposte alle mie domande? — sibilò irato, cercando di riprender fiato.

Sedevo come a teatro, e tutto mi sembrava più che altro comico, ma quando guardai Sua Eccellenza rimasi di stucco.

Sua Eccellenza, il Nomade, Rudolf Sikorski, quel blocco di ghiaccio, quel monumento di granito ricoperto di brina al Sangue freddo e all’Autocontrollo, quel meccanismo dal funzionamento impeccabile per carpire informazioni, era paonazzo fino al cocuzzolo, respirava pesantemente, serrava e disserrava convulsamente i pugni ossuti e coperti di lentiggini, e le sue famose orecchie erano in fiamme e si contraevano spaventosamente. E ancora si controllava ma, probabilmente, sapeva lui solo quanto gli costasse.

— Vorrei sapere, Bromberg, — disse con voce soffocata, — perché le servivano proprio i detonatori.

— Ah, lei vorrebbe saperlo! — sibilò velenoso il dottor Bromberg e si chinò avanti, fissando Sua Eccellenza così da vicino che per poco il suo lungo naso non si trovò fra i denti del mio capo. — E che cosa vorrebbe ancora sapere? Forse le interessa la mia sedia? Oppure di cosa ho parlato poco tempo fa con Pilguj?

Sentire nominare Pilguj in questo contesto non mi piacque. Pilguj si occupava di biogeneratori, e il mio reparto ormai da due mesi si occupava di lui. Comunque, a Sua Eccellenza il nome di Pilguj entrò da un orecchio e uscì dall’altro. Anche lui si fece avanti, e con tanto impeto che Bromberg fece appena in tempo a scostarsi.

— Della sua sedia se ne occupi lei! — gridò. — Io invece vorrei sapere perché si permette di introdursi nel museo e perché allunga le zampe sui detonatori, sebbene le sia stato detto con chiarezza che per i prossimi giorni…

— Lei si permette di criticare il mio comportamento? Ah! Sikorski! Accusare me di scasso! Vorrei sapere come ha fatto lei ad entrare in questo museo! Beh? Risponda!

— Non è pertinente, Bromberg!

— Lei è uno scassinatore, Sikorski! — annunciò Bromberg, puntando verso Sua Eccellenza il lungo dito. — Lei si è spinto fino allo scasso!

— È lei che si è spinto fino allo scasso, Bromberg! — sbottò Sua Eccellenza. — Lei! Le è stato detto con assoluta chiarezza e inequivocabilmente: l’ingresso al museo è vietato! Qualsiasi persona normale al suo posto…

— Se una persona normale si scontra con la solita attività segreta, è suo dovere…

— È suo dovere far funzionare il cervello, Bromberg! È suo dovere capire che non vive nel Medioevo. Se si imbatte in un mistero, in un segreto, non è certo per il capriccio di qualcuno e nemmeno per cattiva volontà…

— Sì, non è un capriccio e non è Cattiva volontà, ma la sua sbalorditiva disinvoltura, Sikorski, la sua ridicola, veramente medioevale, idiotamente fantastica convinzione che stia proprio a lei decidere che cosa deve essere segreto e che cosa no! Lei è ormai vecchio, Sikorski, ma ciò nonostante non ha ancora capito che fare così è profondamente amorale!…

— È ridicolo parlare di morale con una persona che pur di soddisfare il suo puerile senso di protesta arriva allo scasso! Lei non è solo vecchio, Bromberg, lei è un misero vegliardo, nella seconda infanzia!…

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