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«Ho trovato le tracce del bastardo cetagandano, e ho saputo che si era imbarcato con il suo carico su una nave della flotta komarrana che era appena partita, diretta qui. — Si guardò attorno, sbattendo gli occhi come sorpreso di trovarsi ancora circondato da quad.

— Com’è rimasto coinvolto in questa storia il tenente Solian? — Miles aveva atteso, con i nervi tesi, il momento di porre quella domanda.

— Avevo pensato che avrei semplicemente potuto aspettare il bastardo cetagandano appena fosse sceso dall’Idris, ma rimaneva sempre chiuso nella sua cabina. Allora ho provato a salire a bordo, ma non sono riuscito a passare attraverso i sistemi di sicurezza: non ero un passeggero e non possedevo nemmeno l’invito per far visita a qualcuno. Alla fine ho capito come fare: ho preso una cabina sulla Rudra. Così avrei potuto raggiungerlo, oppure, se la flotta fosse partita all’improvviso, stargli alle calcagna. Volevo ucciderlo di persona, per vendicare i miei compagni, ma poi decisi che lo avrei denunciato ai barrayarani accusandolo di essere una spia cetagandana. Feci in modo di incontrare l’ufficiale della Sicurezza dell’Idris mentre era nella stiva di carico. Gli dissi qualcosa, ma non credo che sulle prime mi abbia creduto, tuttavia andò a controllare. Ma non fece ritorno; deve essere incappato nel bastardo cetagandano. Mi dispiace per lui. Credo che sia finito sciolto come era successo a Gras-Grace e… — il racconto si interruppe in un singhiozzo.

— È stato allora che Solian ha perso sangue dal naso? Mentre era sulle tracce del cetagandano? — chiese Miles.

Gupta lo fissò. — Cosa sei, un veggente?

Scacco.

— Ma perché spargere il sangue finto sul pavimento della stiva?

— Be’… avevo sentito che la flotta stava partendo. Dicevano che quel povero disgraziato aveva disertato, e che avevano chiuso la pratica su di lui, come… come se non avesse una Casa o un Barone a difenderlo, e a nessuno importasse. Ma avevo paura che il bastardo cetagandano avesse organizzato un altro trasferimento nello spazio, così io sarei rimasto bloccato sulla Rudra, e lui se ne sarebbe andato. Allora ho tentato di riportare l’attenzione sull’Idris, e su quello che poteva esserci a bordo. Non pensavo che quei deficienti dei militari avrebbero attaccato la Stazione quad!

— C’è stata una concatenazione di circostanze — disse Miles, conscio degli ufficiali quad presenti. — Tu hai messo in moto degli eventi che non potevi immaginare dove avrebbero portato. — Sbatté le palpebre e si guardò attorno. — Ehm… ha delle domande da fare, Capo Venn?

Venn, che era ancora confuso dall’incredibile racconto che aveva udito, senza parlare scosse la testa da un lato all’altro.

Un giovane poliziotto quad, che Miles aveva appena notato entrare durante il soliloquio di Gupta, tese al suo capo un piccolo oggetto rilucente. — Signore, ho la dose di penta-rapido che aveva ordinato.

Venn lo prese e guardò il giudice Leutwyn.

Leutwyn si schiarì la gola. — Notevole. Credo, Lord Ispettore Vorkosigan, di aver visto per la prima volta un interrogatorio sotto penta-rapido condotto senza penta-rapido.

Miles guardò Gupta, che si era raccolto in posizione fetale a mezz’aria, e che tremava leggermente. Tracce di lacrime gli brillavano ancora negli occhi.

— Lui… voleva raccontare la sua storia a qualcuno. Lo voleva da settimane. È solo che non c’era nessuno in tutto il Complesso Iperspaziale di cui si potesse fidare.

— E ancora non c’è — disse il prigioniero con un singhiozzo. — Non montarti la testa, barrayarano. So che nessuno è dalla mia parte. Ma io ho mancato il colpo, e adesso lui mi ha visto. Ero al sicuro finché pensava che fossi finito sciolto come gli altri. Adesso, in un modo o nell’altro, mi raggiungerà. Ma se non lo posso uccidere io, spero che ci penserà qualcun altro.

CAPITOLO TREDICESIMO

Finalmente il Capo Venn parlò: — Ma allora… quel bastardo cetagandano avrebbe ucciso il vostro tenente Solian? Ma siamo sicuri che sia lo stesso Dubauer, che voleva farci arrestare ieri sera? Cos’è, un erm, un uomo, o cosa?

— O cosa — rispose Miles. — I miei medici hanno stabilito da un campione di sangue, che ho accidentalmente raccolto ieri, che Dubauer è un ba cetagandano. I ba non sono né maschi, né femmine, né ermafroditi, ma una… casta, credo sia il termine più appropriato, di servi senza genere, al servizio dei signori haut cetagandani. Specificamente, delle dame haut che governano il Nido, al centro del Giardino Celeste, la residenza imperiale su Eta Ceta. E che non lasciano mai il Giardino Celeste, con o senza i loro servitori ba.

E allora che cosa ci fa un ba qui fuori, eh? rifletté Miles.

— Sembra che quel ba si porti dietro un carico di mille replicatori uterini contenenti quelli che sospetto essere gli ultimi modelli di feti haut geneticamente modificati — continuò Miles. — Non so dove, non so perché, e non so per chi, ma se quest’uomo ci ha raccontato la verità, il ba ha già ucciso quattro persone per mantenere il suo segreto.

L’espressione di Greenlaw si era fatta rigida per l’orrore. Venn guardò Gupta, accigliato. — Allora sarà meglio diramare un ordine per il suo arresto.

— No! — gridò Miles, allarmato.

Poi spiegò in fretta: — Stiamo parlando di un agente cetagandano, probabilmente altamente addestrato che porta con sé armi biologiche sofisticatissime. Ed è già stressato dai ritardi che la flotta ha accumulato a causa di tutti i contrattempi. Ha appena scoperto che ha commesso almeno un grave errore, perché Gupta qui è ancora vivo e la cosa deve averlo scosso. Non possiamo mandargli contro un branco di civili allo sbaraglio. Nessuno deve avvicinarsi a lui, a meno che non sappia esattamente cosa fare.

— Ed è la sua flotta che ha portato quella creatura qui, sulla mia Stazione?

— Mi creda, se mai qualcuno dei miei avesse saputo, non sarebbe mai andato oltre Komarr. La flotta è stata ingannata: di questo sono sicurissimo.

Be’, non proprio sicurissimo, si disse: controllare quella categorica affermazione sarebbe stato un problema di altissima priorità per i servizi di controspionaggio, a casa.

Greenlaw guardò Gupta con sospetto. Tutti i quad presenti seguirono il suo sguardo. — È possibile che lui porti ancora addosso quell’infezione?

Miles prese fiato. — Possibile. Ma se è così, sarebbe già troppo tardi. Si è aggirato nella Stazione per giorni, ormai. Diavolo, se fosse contagioso, avrebbe seminato l’infezione lungo la rotta che tocca una mezza dozzina di pianeti attraverso il Complesso Iperspaziale.

E me. E la mia flotta. E forse anche Ekaterin.

— Vedo due ragioni di ottimismo. Uno, secondo la testimonianza di Gupta, il ba per contagiarli ha dovuto toccarli.

I poliziotti che avevano avuto contatti con il prigioniero si rivolsero sguardi apprensivi.

— E due — continuò Miles — se il morbo è frutto dell’ingegneria genetica del Nido Celeste, è probabile che sia severamente controllato, forse autodistruttivo. Le dame haut non amano lasciare in giro la loro spazzatura, perché chiunque ci possa frugare dentro.

— Ma io sono guarito! — gridò l’anfibio.

— Sì — disse Miles. — Perché qualcosa nel tuo genoma, e nella situazione in cui ti sei trovato, ha sconfitto l’infezione, o comunque l’ha controllata abbastanza a lungo da tenerti in vita oltre il suo periodo di attività. Metterti in quarantena ora sarebbe inutile, ma la priorità maggiore, subito dopo quella di fermare il ba, dev’essere di farti esaminare da una squadra di medici fino all’ultima cellula, per vedere se quello che hai avuto può salvare qualcun altro. — Miles prese fiato. — Posso offrire gli ambulatori e i medici della Prince Xav? I nostri uomini hanno un addestramento specifico per le armi biologiche cetagandane.

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