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Gupta gridò a Venn, in preda al panico: — Non mi consegni ai komarrani! Mi dissezioneranno!

Venn, che si era illuminato all’offerta di Miles, diede al prigioniero un’occhiata esasperata.

Greenlaw intervenne: — Che cosa le fa pensare che il lavoro di quegli haut sia tanto sicuro, tanto controllato?

— Sicuro, no. Controllato, forse. — Quanto indietro doveva risalire per chiarire quale fosse il pericolo? Era vitale che i quad capissero, e gli credessero. — I cetagandani… hanno questa aristocrazia a due livelli che confonde terribilmente tutti gli osservatori militari non cetagandani. Al centro stanno i signori haut, che sono, in effetti, un gigantesco esperimento genetico per la produzione di una razza post-umana. Il lavoro è condotto e controllato dalle genetiste haut del Nido Celeste, il centro dove vengono creati e modificati tutti gli embrioni haut prima di venire rimandati alle loro costellazioni… nei loro clan, nelle loro famiglie… sui pianeti esterni dell’Impero. A differenza della maggior parte degli esempi che offre la storia, le dame haut non partono dal presupposto di aver già raggiunto la perfezione. Al momento, non credono ancora di avere finito il loro lavoro. Quando sarà finito… be’, chi lo sa che cosa succederà? Quali saranno i desideri e gli scopi di una vera razza post-umana? Nemmeno le dame haut osano immaginare i pensieri dei loro bis-bis-bis chissà che cosa nipoti. Dirò solo che tutto ciò li rende dei vicini piuttosto inquietanti.

— Non hanno già tentato di conquistare Barrayar? — chiese Leutwyn.

— Non erano gli haut. Si trattava dei signori ghem. La razza cuscinetto, se volete, fra gli haut e il resto dell’umanità. Si può pensare ai ghem come ai figli bastardi degli haut, solo che non sono bastardi. Gli haut fanno passare alcune linee genetiche ben selezionate ai ghem attraverso le mogli haut che gli accordano come trofei… è un sistema complicato. Ma i ghem sono il braccio militare dell’Impero, e sono sempre ansiosi di provare il loro valore ai padroni haut.

— I ghem li ho visti — disse Venn. — Passano di qua di tanto in tanto. Pensavo che fossero, be’, una specie di aristocrazia degenere. Dei parassiti. Che avevano paura di sporcarsi le mani. Nessuno di loro lavorava. — Fece uno sbuffo di disprezzo molto quad. — Ricordo di essermi chiesto fino a che punto i loro soldati li avrebbero sopportati.

— In apparenza, gli haut sembrano dominare i ghem esclusivamente attraverso una sorta di influenza morale. Perché i ghem vivono nell’ammirazione e nello stupore per la loro bellezza e intelligenza, e perché gli haut sono la fonte di tutta una serie di ricompense di status, che culminano nelle mogli haut. Ma in realtà… sospettiamo che gli haut abbiano a loro disposizione un arsenale biologico e biochimico che perfino i ghem trovano terrificante.

— Non ho mai sentito neppure ipotizzare che esista una cosa di questo genere — disse Venn, scettico.

— Oh, ci può scommettere.

— Perché non l’hanno usato su di voi barrayarani allora? — chiese Greenlaw.

— È un problema che è stato molto studiato dal mio governo. Prima di tutto, avrebbe messo in allarme tutti i vicini. L’Impero cetagandano a quanto pare non era pronto a fronteggiare un’alleanza di vicini tanto spaventati da arrivare a bruciare i loro pianeti per sterilizzare anche l’ultimo microbo. Ma, soprattutto, pensiamo che si sia trattato di una questione di fini. I ghem volevano il territorio e la ricchezza, la gloria personale che sarebbe seguita alla conquista. Le dame haut, semplicemente, non erano granché interessate. Non al punto da sprecare le loro risorse… non le risorse degli armamenti in sé, ma la reputazione, la segretezza, la minaccia silenziosa di una potenza che nessuno conosceva. I nostri servizi di spionaggio hanno scoperto almeno una mezza dozzina di casi, negli ultimi trent’anni, in cui si sospetta l’uso di armi biologiche haut e, in ogni caso, si era trattato di una faccenda interna cetagandana. — Guardò il volto preoccupato di Greenlaw e aggiunse quella che sperava non suonasse come una vuota rassicurazione: — Non c’è stata ulteriore contaminazione o contagio da quegli incidenti, a quanto ne sappiamo.

Venn si rivolse a Greenlaw. — Allora, portiamo il prigioniero in cella, o in una clinica?

Greenlaw non rispose per qualche momento, poi decise: — La clinica dell’Università della Stazione Graf. Dritto all’unità d’isolamento infettivi. Vogliamo i nostri migliori esperti, e prima possibile.

Gupta obiettò: — Ma così sarò un bersaglio! Io stavo dando la caccia al bastardo cetagandano, ma così lui mi troverà!

— Lo credo anch’io — confermò Miles rapido. — Dovunque decidiate di portare Gupta, il luogo dovrà essere tenuto assolutamente segreto. Il fatto stesso che sia stato arrestato dovrebbe essere taciuto… santo cielo, non avrete già diramato la notizia del suo arresto attraverso i notiziari, vero?

— Non formalmente — fece Venn, a disagio.

Ha ben poca importanza, pensò Miles. Dozzine di quad lo avevano visto mentre veniva trascinato al posto di polizia. E i quad che lo avevano preso, di certo si sarebbero vantati dell’impresa con tutti quelli che conoscevano. Ormai la notizia si era certamente diffusa.

— Vi invito caldamente, allora, a far circolare la notizia che è fuggito. Completa di bollettini in cui si chiede ai cittadini di tenere di nuovo gli occhi aperti per arrestarlo. Il ba che ha ucciso quattro persone per mantenere il suo segreto… sarebbe disposto a ucciderne cinquantamila.

— Una campagna di disinformazione? — Greenlaw strinse le labbra per la ripugnanza.

— La vita di tutti, a bordo della Stazione, potrebbe dipendere da questo. La segretezza è la vostra unica speranza di salvezza. E quella di Gupta.

— La mia gente è già al limite — protestò Venn. Rivolse a Greenlaw uno sguardo supplice.

Miles agitò una mano. — Avete delle guardie addestrate nelle procedure di biodifesa?

— Dovremmo ricorrere agli specialisti della Milizia dell’Unione — disse Greenlaw in tono deciso. — Farò la richiesta. Ma ci vorrà… del tempo, prima che arrivino.

— Intanto — disse Miles — io posso prestarvi del personale addestrato.

Venn fece una smorfia. — Ho un blocco di detenzione pieno di vostro personale, e non sono rimasto particolarmente impressionato dal loro addestramento.

Miles soppresse una smorfia d’ira. — Non quelli. Parlo del personale del corpo dei medici militari.

— Considererò la sua offerta — disse Greenlaw.

— Alcuni dei medici di Vorpatril hanno una notevole esperienza e anche una conoscenza specifica in questo campo. Se non volete lasciarci portare Gupta al sicuro su una delle nostre navi, almeno lasciate che vengano loro ad aiutarvi.

Greenlaw strinse gli occhi. — D’accordo. Accetteremo quattro volontari. Disarmati. Sotto la diretta supervisione e il comando dei nostri esperti medici.

— Benissimo — rispose Miles.

Per il momento era il miglior compromesso che poteva ottenere. La parte biologica del problema, per quanto terrificante, doveva essere lasciata agli specialisti; quella era al di fuori delle competenze di Miles, ma acchiappare il ba prima che potesse fare altri danni era un’altra cosa.

— Gli haut non sono immuni al fuoco di uno storditore. Io… raccomando — non poteva ordinare, non poteva pretendere, e soprattutto, non doveva mettersi a urlare — che informiate i vostri poliziotti che il ba… Dubauer… deve venire stordito a vista. Una volta abbattuto, avremo tempo di sistemare le cose.

Greenlaw scambiò uno sguardo con il giudice Leutwyn il quale, intuendo quello che voleva dire, confermò con voce tesa: — È contro i regolamenti tendere una simile imboscata a un sospetto che non stia commettendo un crimine, resistendo all’arresto, o fuggendo.

— Anche in caso di armi biologiche? — chiese Venn.

Il giudice deglutì. — Va bene, ma assicuratevi che i vostri poliziotti non manchino il primo colpo.

50
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