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CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Prima cosa da fare: sigillare l’area biocontaminata.

Roic fece per avvicinarsi al baccello, ma fu bloccato dalla mano alzata del suo capo, tuttavia riuscì a osservare all’interno e sgranò gli occhi.

Miles attivò il comunicatore da polso per mettersi in contatto con Venn. I pochi secondi di attesa mentre il programma cercava Venn sembrarono un’eternità. Finalmente, si sentì la sua voce irritata: — Qui parla Venn. Cosa c’è ancora, Lord Vorkosigan?

— Abbiamo trovato il portomastro Thorne. È intrappolato in un baccello nella sezione motori. Sembra confuso e sofferente. Credo che ci troviamo di fronte a un’emergenza da biocontaminazione a livello estremo, quello di un’epidemia da guerra biologica. Dove siete voi adesso?

— Nella stiva di carico numero Due. La Sigillatrice e il giudice sono con me.

— Nessuno ha tentato di lasciare o entrare nella nave da quando siamo saliti a bordo? Lei non è sceso?

— No.

— Lei comprende la necessità di mantenere l’isolamento fino a che non sapremo esattamente con che cosa abbiamo a che fare?

— Perché? pensa che sia tanto pazzo da voler infettare la mia stessa Stazione?

— Benissimo, Venn. Vedo che la pensiamo nello stesso modo. Avverta le autorità mediche del suo distretto. A ciascuno il suo. Da parte mia ho intenzione di riferire la situazione all’ammiraglio Vorpatril e richiedere assistenza medica. Presumo che la Stazione Graf abbia i suoi protocolli di emergenza.

— Che attiverò appena mi libererà il canale.

— D’accordo. Appena sarà possibile, ho anche intenzione di far staccare il collegamento con la Stazione e spostare la nave a una certa distanza dall’ormeggio, tanto per stare sul sicuro. Se volete essermi di aiuto, lei o la Sigillatrice avvertite il controllo traffico, anche per permettere l’arrivo di uno shuttle da parte di Vorpatril. Nel frattempo… vi invito caldamente a sigillare tutti i portelli, da dove vi trovate fino a questa sezione, almeno fintanto che non ne sapremo di più. Trovate i controlli atmosferici dell’astronave e vedete se potete metterli in circolazione interna. Le comunicherò più tardi che cosa ho deciso di fare con questo maledetto baccello. Grazie per la collaborazione.

Chiuse la comunicazione e fissò angosciato la parete sottile che lo divideva da Bel. Quanto era efficace contro la contaminazione biologica quel guscio creato per altri scopi? Una nuova, orrenda idea di dove cercare Solian, o meglio, quel po’ di materia organica viscosa che ormai doveva restare del tenente, si presentò all’immaginazione di Miles.

Quel pensiero portò una nuova speranza ma anche una nuova preoccupazione. Se Solian fosse stato nascosto a bordo di quella stessa nave, quando i passeggeri e l’equipaggio erano Uberi di muoversi dentro e fuori la nave, significava che il suo corpo non aveva infettato nessuno. Forse si trovava dentro un baccello ripiegato e nascosto alla vista… allora lasciare Bel isolato nel baccello sarebbe stato perfettamente sicuro per tutti.

Tutti tranne, naturalmente, per Bel.

Non era chiaro se il periodo di incubazione dell’infezione fosse programmabile, anche se quello che Miles stava vedendo suggeriva che lo fosse. Sei giorni per Gupta e i suoi amici. Sei ore per Bel? Comunque era certo che una volta attiva, la malattia o l’arma, qualunque cosa fosse, aveva ucciso i jacksoniani nel giro di poche ore. Quanto tempo restava a Bel prima che un qualsiasi intervento diventasse inutile? Ore, minuti? O forse era già troppo tardi?

D’altra parte, se Gupta era sopravvissuto, anche per Bel c’era qualche speranza. Tieni duro, resisti, ragazzo.

Chiamò il canale di emergenza dell’ammiraglio Vorpatril, il quale rispose immediatamente. — Lord Vorkosigan? La squadra medica ha raggiunto la Stazione quad pochi minuti fa. Dovevano già essere lì. Non si sono ancora fatti vedere?

— Forse sono già arrivati, ma io adesso mi trovo sulla Idris, con l’armiere Roic, la sigillatrice Greenlaw, il Capo Venn, e il giudice Leutwyn. Abbiamo ordinato di sigillare la nave. A quanto pare abbiamo a bordo un caso di biocontaminazione. — Ripeté quello che aveva detto a Venn, aggiungendo qualche altro dettaglio.

Vorpatril imprecò. — Devo mandare una capsula per prelevarla, Milord?

— Assolutamente no. Se qui c’è in giro qualcosa di contagioso, cosa che non è ancora certa ma non possiamo escludere, sarebbe già troppo tardi.

— Le manderò immediatamente la squadra di esperti.

— No, dannazione. Faccia venire quelli che stanno già lavorando con i quad su Gupta. Potrebbero aver scoperto perché lui è sopravvissuto. E che vengano con le tute anticontaminazione di livello Cinque. Nessuno poi potrà uscire da questa nave prima di aver bloccato questa cosa.

O finché la malattia non li uccideva tutti… Miles ebbe la visione della Idris trascinata al largo e abbandonata, tomba intoccabile di tutti coloro che si trovavano a bordo. Un sepolcro maledettamente costoso, se questa era una consolazione. Aveva già affrontato la morte, e almeno una volta aveva perso, nonostante questo, però, l’orrore e la solitudine di quel destino gli fece venire un brivido. Questa volta non avrebbe potuto ricorrere a una criocamera.

— Solo volontari, ci siamo capiti, ammiraglio?

— Benissimo — rispose Vorpatril cupamente. — Me ne occupo subito, Lord Ispettore.

— Benissimo. Vorkosigan chiude.

Quanto tempo sarebbe occorso a Vorpatril per mettere assieme la squadra di volontari e tutto il loro complesso equipaggiamento? Più di mezz’ora, almeno.

Oltre al fatto che fosse geneticamente modificato, che cos’aveva di diverso Gupta rispetto ai suoi compagni?

Se era per il fatto che respirasse attraverso delle branchie… ma Bel non aveva branchie, quindi quello non era un aiuto. La sua vasca? Acqua fresca, che gli passava tra le membrane, attraverso le branchie sottili, raffreddandogli il sangue… possibile che lo sviluppo di quell’infernale principio di dissolvimento corporeo fosse sensibile al calore?

Un bagno di acqua gelata? Appena quell’idea gli saltò in mente, le sue labbra si stirarono in un sorriso feroce. Era un modo poco tecnologico, ma veloce, di abbassare la temperatura corporea, su questo non c’era dubbio. Grazie, Ivan.

— Milord? — fece Roic, incerto, mal interpretando la smorfia di Miles.

— Presto, Roic, dobbiamo correre come disperati. Vai in dispensa e controlla il ghiaccio. Se non ce n’è, fai partire qualunque macchina abbiano per farlo a piena potenza. Poi incontriamoci in infermeria. — Doveva muoversi in fretta, ma questo non voleva dire che doveva farlo stupidamente. — Potrebbero esserci delle tute anticontaminazione laggiù.

A giudicare dall’espressione che era apparsa sul volto di Roic, l’armiere non stava seguendo il ragionamento di Miles, tuttavia seguì di corsa il suo capo lungo il corridoio. Salirono di due livelli, dove si trovavano la cambusa, l’infermeria e le aree ricreative. Più a corto di fiato di quanto volesse rivelare, Miles fece cenno a Roic di andare per la sua strada e galoppò verso l’infermeria. Una pausa frustrante mentre componeva il codice, poi fu ammesso nel piccolo locale.

L’equipaggiamento era modesto: trovò due sistemi di contenimento biologico di livello Tre. Quello era un ambulatorio per piccoli interventi, ma per altre operazione chirurgiche serie o ferite gravi il malato sarebbe stato trasportato sulle navi militari di scorta, che possedevano ospedali attrezzati. In uno dei bagni vide una vasca per trattamenti di sterilizzazione, poi nell’infermeria trovò una gran quantità di armadietti pieni di equipaggiamento di emergenza. Li aprì tutti bruscamente. C’era il sintetizzatore di sangue, altri oggetti misteriosi e inquietanti forse destinati a pazienti donne, una barella a levitazione per il trasporto dei malati, e infine, sistemate in piedi in un armadietto, trovò due tute per la biocontaminazione. Una era troppo grande per Miles, l’altra troppo piccola per Roic.

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