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Miles ci pensò sopra. — Non lo so nemmeno io.

Gli occhi di Ekaterin brillarono come se celassero una sorpresa. Miles la seguì mentre apriva una borsa dalla quale tirò fuori un vestito nuovo di pesante stoffa di un azzurro che si accompagnava meravigliosamente ai suoi occhi: era una tuta confezionata con un materiale vellutato molto arricciato ai polsi e alle caviglie, tanto che i pantaloni sembravano delle maniche. Se la tenne contro il corpo.

— Ti piace? — chiese con una certa apprensione.

— Questa sì che è nuova — disse Miles con approvazione.

— Grazie, e così posso essere all’ultima moda in un campo gravitazionale e opportunamente vestita in caduta libera. — Appoggiò il vestito sulla cuccetta, accarezzando delicatamente la stoffa serica.

— Devo arguire che Bel abbia evitato qualunque contrattempo sgradevole riguardo al fatto che sei barrayarana, mentre eravate fuori assieme?

Ekaterin si raddrizzò. — Be’, io non ho avuto alcun problema. Bel è stato avvicinato da un tipo dall’aspetto molto strano… aveva le mani e i piedi più lunghi che abbia mai visto. C’era qualcosa di strano anche nel suo torace, come se fosse sproporzionatamente grande. Mi sono chiesta se fosse una modifica genetica o chirurgica. Suppongo che qui, alla periferia del Complesso Iperspaziale, si veda gente di tutti i tipi. Questo ha insistito con Bel per sapere quando sarebbe stato permesso ai passeggeri di tornare a bordo, riferendogli che girava la voce che ad alcuni di loro era stato concesso di sbarcare la merce. Bel gli ha risposto con molta fermezza che nessuno era stata autorizzato a tornare sulle navi da quando erano state messe sotto sequestro. Credo che fosse uno dei passeggeri della Rudra, preoccupato per la sua merce. Ha insinuato che temeva che i portuali quad frugassero o anche rubassero della merce, e la cosa ha irritato Bel.

— Lo immagino. — Fu d’accordo Miles.

— Poi quel tizio ha chiesto che provvedimenti avrebbero preso i barrayarani, e Bel gli ha risposto che avrebbe fatto meglio a fissare un appuntamento con te, tramite la Sigillatrice Greenlaw. Il tizio non è parso molto soddisfatto e stava per incalzarlo con altre domande, quando lui, infastidito, lo ha minacciato di farlo scortare al suo albergo dalla Sicurezza della Stazione e di metterlo agli arresti domiciliari se non la smetteva di insistere. E così lo ha liquidato.

— Buon per Bel. — Miles sospirò. — Credo che anch’io dovrò andare a parlare con Greenlaw, adesso.

— No, neanche per sogno — sbottò Ekaterin, con tono deciso. — Per tutto il giorno non hai fatto altro che stare con loro. Ti sei mai fermato, da questa mattina, per mangiare o riposarti un po’?

— Ehm… be’, no.

Ekaterin si limitò a sorridere. — Allora il suo prossimo impegno, mio caro Lord Ispettore, è una simpatica cena in compagnia di sua moglie e dei suoi amici. Bel e Nicol ci portano a mangiare fuori. E poi, andremo al balletto quad.

— Ah sì?

— Sì.

— Sì, forse hai ragione, suppongo che dovrò mangiare prima o poi, ma assentarmi nel bel mezzo di un caso, per, ehm, andare a divertirmi, non farà certo piacere a tutti quelli che si aspettano che risolva questo inghippo. A cominciare dall’ammiraglio Vorpatril e dal suo staff.

— Però farà piacere ai quad. Sono orgogliosissimi del corpo di ballo Minchenko, e non può che giovare alle tue relazioni se vedono che mostri interesse per la loro cultura. La troupe si esibisce solo un paio di volte la settimana, a seconda della stagione… ma hanno stagioni qui? Be’, diciamo del momento dell’anno… e quindi potremmo non avere una seconda occasione. — Sorrise con aria da cospiratrice. — In realtà i biglietti per lo spettacolo di questa sera erano esauriti, ma Bel ha chiesto a Garnet Cinque di muovere qualche sua conoscenza, e lei è riuscita a ottenere un palco. Naturalmente sarà con noi.

Miles sbatté le palpebre. — Lei vuole che io interceda per Corbeau, vero?

— È quello che penso. — Di fronte al naso arricciato di Miles, aggiunse: — Oggi ho scoperto qualcosa su di lei. È una persona famosa sulla Stazione Graf, una celebrità. L’aggressione della pattuglia barrayarana nel suo appartamento ha indignato la gente. Lei è un’artista, e rompendole il braccio le hanno impedito di lavorare per un bel po’. Oltre a essere stata un’azione demenziale, per i quad si è trattato di un insulto particolarmente offensivo.

— Oh, ma che meraviglia! — Miles si massaggiò le tempie: gli era venuto un forte mal di testa.

— Sì — continuò la moglie, — perciò ho pensato che se la gente vede Garnet Cinque che chiacchiera amichevolmente con l’inviato barrayarano, potrebbe giovare al tuo lavoro.

— Ah-ha! Speriamo che non se ne vada sbattendo furibonda la porta davanti al pubblico, dal momento che ancora non le posso promettere niente, per il suo Corbeau. È una situazione delicata, e il ragazzo è un testardo e non si comporta nel modo migliore per facilitarmi.

— A sentire Bel, è una donna intelligente. Non credo che Bel avrebbe organizzato quest’incontro se avesse pensato che potesse causare un disastro in pubblico; ma forse tu hai delle ragioni per pensarla in modo diverso?

— No…

— In ogni caso, sono sicura che sarai in grado di lavorarti senza problemi quella ragazza. Basta che tu sia affascinante come sai essere.

L’opinione che Ekaterin aveva di lui non era esattamente obiettiva. Grazie al cielo. — È tutto il giorno che cerco di affascinare i quad, e non mi sembra di avere avuto successo.

— Se dimostri chiaramente a qualcuno che ti piace, è molto difficile resistere alla tentazione di non ricambiare. E Nicol questa sera suona nell’orchestra.

— Oh. — Miles si raddrizzò. — Questo sì che vale la pena. — Ekaterin era un’astuta osservatrice; senza dubbio in quel pomeriggio aveva percepito vibrazioni che andavano molto al di là dell’assorbire la moda locale in fatto di abbigliamento. — Vada per il balletto quad. — Metterai il tuo vestito nuovo?

— È per quello che l’ho comprato. Si onorano gli artisti vestendosi bene per loro. Ora, mettiti l’uniforme. Bel passerà fra poco a prenderci.

— Farò meglio a restare in grigio. Ho la sensazione che sfilare in parata con un’uniforme barrayarana davanti ai quad, in questo momento, non sia una buona mossa diplomatica.

— Forse era così al Posto di Sicurezza, ma non c’è ragione di far vedere che apprezziamo la loro arte, se dobbiamo essere scambiati per semplici terricoli di passaggio. Stasera entrambi dovremo sembrare il più barrayarani possibile.

E farsi vedere in compagnia di Ekaterin valeva un bel po’ di punti, pensò, non tanto in fatto di propaganda, ma di semplice vanteria. Toccò soprappensiero la cintura dalla quale aveva tolto la spada. — Va bene. — Acconsentì.

CAPITOLO SESTO

Bel arrivò poco dopo al portello della Kestrel: indossava una casacca molto allegra, arancione con maniche blu decorate di stelle, pantaloni che terminavano a sbuffo alla caviglia e lasciavano intravedere la calzamaglia blu e pantofole coordinate di velcro. Sembrava che quella fosse la moda locale adottata sia dagli uomini sia dalle donne, che avessero o no le gambe, a giudicare dalla versione un po’ meno appariscente di Greenlaw.

In sua compagnia si recarono in un ristorante dall’atmosfera serena e tranquilla, nella parte dotata di gravità della Stazione, con la solita vetrata trasparente ampia quanto una parete che si apriva sulle stelle e sulle strutture del complesso. Di tanto in tanto un rimorchiatore o una capsula attraversava lo spazio stellato, rendendo la scena più interessante. Nonostante la gravità, che almeno teneva il cibo sui piatti, il luogo si adeguava ai canoni architettonici quad, e i tavoli avevano un pilastro centrale, di diversa altezza, in modo da sfruttare tutte e tre le dimensioni della stanza. I camerieri guizzavano per la sala usando i flottanti. Il posto piacque a tutti tranne che a Roic, il quale era costretto a piegare il collo nervosamente su e giù, qui e là, per prevenire eventuali pericoli che potessero giungere da tre dimensioni. Ma Bel, che oltre a essere di natura premurosa, era stato addestrato ai protocolli di sicurezza, gli procurò un sedile sopra il loro tavolo, da cui poteva tenere d’occhio l’intera sala. Così Roic poté sistemarsi sulla sua coffa e svolgere più tranquillamente la sua funzione di guardia.

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