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— Sono andati verso il centro del sistema, in profondità nel pozzo gravitazionale. Forse volevano girare attorno ai soli e avvicinarsi a uno dei punti di salto nascondendo la propria traiettoria, non lo so. Però mi sembrava verosimile.

— Avevate solo un passeggero? — chiese Miles.

— Già.

— Raccontami qualcos’altro su di lui.

— Non c’è molto da dire. Si teneva sulle sue, mangiava sempre in cabina. A me non ha parlato affatto. Doveva parlare con Firka, perché Firka era quello che sistemava le cose nel manifesto di carico. Quando abbiamo raggiunto il primo punto di salto barrayarano e la relativa ispezione, la provenienza era stata modificata. E anche il passeggero era qualcun altro, a quel punto.

— Ker Dubauer?

Venn fece un sussulto nel sentirgli nominare quel nome, ma non osò interrompere il flusso di Gupta. L’infelice anfibio stava confessando a Miles tutti i suoi guai.

— No, non ancora. Deve essere diventato Dubauer durante la sosta su Komarr. Non l’ho rintracciato basandomi sulla sua identità, in ogni caso. Era troppo bravo per quello. Ha messo nel sacco anche i barrayarani.

In effetti. A quanto pareva un agente cetagandano del massimo calibro era appena passato attraverso la principale stazione di commercio di Barrayar come se fosse uno sbuffo di fumo. ImpSec avrebbe avuto un infarto all’arrivo di quel rapporto. — Come hai fatto a rintracciarlo qui, allora?

La prima espressione lontanamente simile a un sorriso passò su quel volto gommoso. — Ero l’ufficiale di macchina. L’ho seguito attraverso la massa del suo carico. Era molto particolare, quando più tardi sono andato a esaminarla.

Il sorriso sinistro divenne uno scuro cipiglio. — Quando abbiamo lasciato lui e le sue slitte sulla postazione di trasferimento komarrana, sembrava contento. Era perfino cordiale. Per la prima volta ha stretto la mano a tutti e ci ha consegnato il premio per averlo portato a destinazione senza problemi. A Gras-Grace ha perfino dato un buffetto su una guancia, e le ha sorriso con quel suo modo dolciastro. Lei si è limitata a sorridere invece di dargli un pugno sul naso, ma ho visto che c’era mancato poco. Così ce ne siamo andati. Hwelet e io volevamo prenderci una licenza e spendere un po’ dei soldi del premio, ma Gras-Grace ha detto che avremmo potuto festeggiare più tardi. Firka ci ha fatto notare che l’Impero barrayarano non era un posto in cui fosse prudente restare troppo a lungo. — Fece una risata distratta che non aveva nulla a che fare con il divertimento, e fu in quel momento che Miles si accorse che le sue labbra si erano gonfiate. Dunque quella sua reazione, quando Miles aveva premuto il test dermico alla sua pelle, non era stata una finzione. Miles soppresse un brivido. Mi dispiace. Mi dispiace.

— Eravamo partiti da Komarr da sei giorni, e avevamo passato il salto per Pol, quando sono iniziate le febbri. Gras-Grace lo ha capito per prima, dal modo in cui sono cominciate. È sempre stata la più in gamba di noi. Quattro piccole pustole rosa, come morsi di insetto, sul dorso delle mani di Hewlet e Firka, e sulla sua guancia, e sul braccio dove il bastardo cetagandano mi aveva toccato. Si sono gonfiate fino a essere grosse come uova, e hanno cominciato a pulsare, ma non quanto ci pulsava la testa. Ci volle solo un’ora. La testa mi faceva così male che non potevo quasi vedere. Gras-Grace, che non stava molto meglio, mi ha aiutato ad arrivare alla mia cabina, in modo che potessi immergermi nella mia vasca.

— Vasca?

— Mi ero costruito una vasca nella mia cabina, con un coperchio che potevo chiudere dall’interno, perché la gravità su quella vecchia nave non era affidabile. Era molto comoda per riposare, una specie di letto d’acqua. Potevo stiracchiarmi, e voltarmi. Aveva un buon sistema di filtraggio dell’acqua, che era sempre bella pulita, e ossigeno che entrava da una bocchetta, con delle belle luci colorate. E musica. Mi manca la mia vasca. — Sospirò.

— Tu… sembri avere anche dei polmoni. Trattieni il fiato sott’acqua, o cosa?

Gupta scrollò le spalle. — Ho dei muscoli a sfintere nel naso, nelle orecchie e nella gola che si chiudono automaticamente quando passo da una respirazione all’altra. È sempre un momento un po’ fastidioso, il passaggio; a volte sembra che i miei polmoni non vogliano saperne di smettere di funzionare. Ma non posso stare nella vasca per sempre, o finisco per orinare nell’acqua che respiro. È così che è successo quella volta. Ero rimasto nella vasca per… ore, non so quante. Non ero lucido, stavo troppo male. Ma alla fine avevo bisogno di orinare, così sono stato costretto a uscire.

«Per poco non sono svenuto quando mi sono alzato in piedi. Ho vomitato sul pavimento. Ma potevo camminare e sono riuscito ad arrivare al bagno. La nave era ancora in moto, potevo sentire tutte le vibrazioni attraverso i piedi, ma per il resto, tutto silenzioso. Nessuno parlava o litigava o russava, niente musica. Avevo freddo ed ero bagnato. Mi sono messo una vestaglia… era una vestaglia di Gras-Grace. Me l’aveva data poiché diceva sempre che avevo freddo perché i miei progettisti mi avevano dato geni di rana. Per quanto ne so, potrebbe anche essere vero.

«Poi ho trovato il suo corpo… — Si fermò. Lo sguardo che prima sembrava assente, si intensificò. — Circa cinque passi più in giù nel corridoio, vidi la sua treccia, che galleggiava sul… almeno, penso che fosse un corpo. La grandezza della pozza sembrava più o meno giusta. Puzzava come… che diavolo di morbo uscito dall’inferno può liquefare le ossa?

Prese fiato, e continuò con voce malferma.

— Firka era riuscito ad arrivare in infermeria, ma non gli era servito a niente. Sgocciolava dalla cuccetta e puzzava anche peggio di Gras-Grace. E fumava.

«Hewlet… o quel che restava di lui, era nella sua postazione di pilota. Non so come fosse riuscito ad arrampicarsi lassù, forse gli dava conforto. I piloti sono un po’ strani. Il casco da pilota gli teneva fermo il teschio, ma il suo volto… la sua faccia… stava scivolando giù. Forse aveva tentato di mandare una chiamata di emergenza. Aiuto. Biocontaminazione a bordo. Ma forse no, perché non arrivò mai nessuno. Più tardi ho pensato che avesse semplicemente detto troppo, e chi avrebbe potuto salvarci era rimasto alla larga di proposito. Perché mai qualcuno doveva rischiare la vita per dei contrabbandieri jacksoniani, della feccia. Meglio morti, così si risparmia la spesa e la seccatura di un processo.

Miles temette che stesse per tacere, esausto. Ma c’era ancora molto, e disperatamente importante, da sapere… Azzardò un tentativo. — E così, eri bloccato su una nave alla deriva con tre cadaveri in dissolvimento e senza pilota. Come hai fatto a cavartela?

— La nave… la nave non mi serviva più, non senza gli altri. Che i bastardi di finanziatori se la tenessero, con tanto di biocontaminazione. Tutti i nostri sogni erano morti. Poi, però, ho pensato che ero il loro erede. Se fossi stato al loro posto, avrei avuto piacere che tenessero le mie cose. Perciò ho raccolto tutto quello che era di valore, contante, gettoni di credito… Firka ne aveva un mucchio, e tra le sue cose ho trovato tutti i nostri documenti di identità. Gras-Grace, be’, lei probabilmente tutto quello che aveva guadagnato lo aveva perso al gioco, o speso per comprare giocattoli, o in qualche modo se lo era lasciato sfuggire dalle mani. Il che a lungo andare la rendeva più furba di noi. Riguardo a Hewlet, il suo denaro se lo era bevuto.

«Ma ce n’era abbastanza per arrivare fino all’altro capo del complesso iperspaziale, se ci stavo attento. Abbastanza da raggiungere quel bastardo cetagandano, che con un carico così pesante, non avrebbe viaggiato tanto veloce.

«Ho messo tutto in una capsula di salvataggio, dopo aver decontaminato ogni cosa, me stesso compreso, per una dozzina di volte, per togliermi di dosso quell’orribile sapore di morte. Non ero… non ero al mio meglio, ma non ero del tutto fuori di testa. Una volta nella capsula, non è stato difficile. Sono progettate per portare in salvo la gente; seguono automaticamente i fari locali. Tre giorni dopo mi ha raccolto una nave di passaggio. Ho raccontato che la nostra nave si era disintegrata… e loro non hanno voluto approfondire la cosa, soprattutto quando hanno capito che era una nave jacksoniana. A quel punto avevo smesso di piangere. — Agli occhi ora gli brillavano delle lacrime. — Naturalmente non ho fatto cenno al morbo biologico che ci aveva contaminato, o mi avrebbero buttato fuori bordo. Mi hanno sbarcato alla prima stazione di trasferimento iperspaziale Poiana. Lì ho evitato gli ispettori e sono salito sulla prima nave che ho potuto trovare diretta a Komarr.

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