La voce di Vorpatril, o meglio, il respiro pesante di Vorpatril, tornò finalmente a farsi sentire. L’ammiraglio sembrava avere esaurito le invettive. A Miles questo parve molto più preoccupante dei suoi precedenti muggiti.
— Milord. — Vorpatril esitò. La sua voce si abbassò fino a una specie di ringhio stordito. — Ho appena ricevuto ordini con Priorità Uno dal Quartier Generale. Devo radunare le mie navi, abbandonare la flotta commerciale komarrana e dirigermi verso Marilac alla massima velocità.
Non con mia moglie, amico, fu il primo pensiero di Miles.
Poi sbatté gli occhi, raggelato nella sedia.
L’altra funzione delle scorte militari che Barrayar forniva gratuitamente alle flotte commerciali era di mantenere una discreta presenza armata in tutto il Complesso Iperspaziale. Una forza che, in caso di emergenza, poteva trasformarsi rapidamente in una minaccia militare già pronta a intervenire nei punti strategici. Altrimenti un intervento di emergenza sarebbe stato troppo lento, se non diplomaticamente o militarmente impossibile, perché far arrivare una flotta dai pianeti di origine avrebbe richiesto molto tempo per attraversare i vari salti iperspaziali.
Il pianeta Marilac era un alleato di Barrayar posto all’esterno dell’Impero cetagandano nella complessa rete di salti che tenevano insieme il Complesso Iperspaziale. Rappresentava il secondo fronte, poiché la minaccia immediata e ravvicinata di Rho Ceta era considerata il primo fronte. I cetagandani avevano le linee di comunicazione e logistiche più brevi tra i due punti di contatto, ma la tenaglia strategica delle forze unite di Barrayar e Marilac riusciva a contenere qualsiasi mira cetagandana.
Quando Miles ed Ekaterin avevano lasciato Barrayar per il loro viaggio di nozze, i rapporti tra i due mondi e le rispettive sfere d’influenza erano più rilassati di quanto non fossero stati da anni. Cosa diavolo poteva avere cambiato la situazione così profondamente, e così in fretta?
Qualcosa ha messo in agitazione i cetagandani attorno a Rho Ceta gli aveva detto Gregor.
A pochi salti, da Rho Ceta, Gupta e i suoi amici contrabbandieri avevano scaricato uno strano carico vivo da una nave governativa cetagandana, una nave con una quantità di stravaganti contrassegni. E a bordo di quella nave c’era una sola persona, un solo sopravvissuto. Dopodiché la nave aveva virato, su una pericolosa rotta interna, verso i soli del sistema. E se quella traiettoria non fosse stata una curva a fionda? Se fosse stata un tuffo diretto, senza ritorno?
— Figlio di puttana — imprecò Miles.
— Milord? — disse Vorpatril. — Se…
— Zitto — scattò Miles.
L’ammiraglio non osò parlare.
Una volta all’anno, quello che la razza haut aveva di più prezioso lasciava il Nido Celeste. Otto navi, ognuna diretta a uno dei pianeti dell’Impero governato in modo tanto peculiare dagli haut. Ognuna di quelle navi era carica della nuova generazione di embrioni degli alti haut, rappresentanti i risultati geneticamente modificati e certificati di tutti i contratti di concepimento stabiliti con cura, l’anno precedente, tra i membri delle grandi costellazioni, i clan, le linee genetiche coltivate della razza haut.
Ogni carico di circa mille vite era accompagnato da una delle otto dame haut più importanti dell’Impero, le consorti planetarie che erano il comitato direttivo del Nido Celeste. Tutto assolutamente privato, assolutamente segreto, da non discutere con estranei.
Come mai un agente ba non poteva tornare indietro a prendere delle altre copie, se perdeva nel viaggio un tale carico di future vite haut?
Forse non era un agente. Forse era un traditore.
— In queso caso il crimine non è stato l’omicidio — borbottò Miles. — Il crimine è stato il rapimento.
Gli omicidi erano venuti dopo, in una sequenza sempre più frenetica, quando il ba aveva tentato di nascondere le proprie tracce. Ecco perché Gupta e i suoi amici erano destinati a morire; erano testimoni di una nave dirottata, prima di essere distrutta… Il governo cetagandano starà impazzendo per questa faccenda.
— Milord, va tutto bene? — chiese Roic.
La voce di Ekaterin arrivò con un sussurro intenso: — No, non lo interrompa, Roic. Sta pensando. E quando lo fa gli sfuggono questo genere di borbottìi, tutto qui.
Dal punto di vista del Giardino Celeste, una nave dei bambini del Nido Celeste era scomparsa su quella che avrebbe dovuto essere una rotta sicura verso Rho Ceta. Ogni squadra di salvataggio, ogni pedina segreta a disposizione dell’Impero cetagandano sarebbe stata coinvolta nell’indagine. Se non fosse stato per Gupta, la tragedia avrebbe potuto passare per un misterioso guasto che aveva fatto precipitare la nave verso un infuocato destino. Nessun sopravvissuto, nessun relitto, nessuna traccia da seguire. Ma Gupta c’era. E a ogni passo strascicato dei suoi lunghi piedi si lasciava dietro una pista di indizi.
Quanto lontano potevano essere i cetagandani, ormai? Troppo vicini per i gusti del ba, ovviamente. Era già un miracolo, che quando Gupta era apparso all’improvviso dietro la ringhiera dell’albergo, il ba non fosse morto per un attacco di cuore senza neanche bisogno dell’attentato. Ma la pista del ba, marcata da Gupta, portava dritta dalla scena del delitto al cuore del nemico Barrayar. Che cosa potevano pensare i cetagandani di tutto questo?
Be’, ora abbiamo un indizio, no?
— Bene — esalò Miles, con decisione. — Bene, ammiraglio. Registri quello che sto per dire. Il mio primo ordine come Voce dell’Imperatore è di revoca degli ordini che ha ricevuto dal Settore Cinque. E se non sbaglio era proprio quello che stava per chiedermi, giusto?
— Grazie, Lord Ispettore, sì — disse Vorpatril, riconoscente. — Normalmente, preferirei morire piuttosto che trascurare una chiamata di questo genere, ma… data l’attuale situazione, dovranno aspettare un po’. — Vorpatril non stava esagerando: ciò che aveva detto era un dato di fatto. — Non troppo a lungo, spero.
— Dovranno aspettare parecchio. Questo è il mio prossimo ordine come Voce dell’Imperatore: esegua una copia in chiaro di tutto, tutto, quello che avete registrato nelle scorse ventiquattr ’ore e la spedisca su un canale aperto, con la massima priorità, alla residenza imperiale, al comando centrale barrayarano, al Quartier Generale di ImpSec, e all’ufficio Affari Galattici di ImpSec su Komarr. — Prese fiato, e alzò la voce per sovrastare l’obiezione di Vorpatril: Copia in chiaro! In un momento come questo? — E, indirizzato dal Lord Ispettore Miles Vorkosigan di Barrayar all’urgentissima attenzione personale del generale ghem Dag Berlin, Capo della Sicurezza Imperiale, Giardino Celeste, Eta Ceta, personale, urgente, urgentissimo, e aggiunga queste parole: ’Per i capelli di Rian faccio sul serio, Dag’. Scriva esattamente questo.
— Cosa? — urlò Vorpatril, poi abbassò in fretta il tono per ripetere angosciato: — Se hanno ordinato un’adunata a Marilac può significare la guerra con Cetaganda! Non possiamo regalargli informazioni di questo genere sulle nostre posizioni e movimenti, e su un piatto d’argento!
— Ottenga anche dalla sorveglianza della Stazione Graf le registrazioni complete e non censurate dell’interrogatorio di Gupta e trasmetta anche quelle, con la massima velocità.
Un nuovo orrore scosse Miles, una visione simile a un delirio febbrile: la grandiosa facciata di Casa Vorkosigan, nella capitale barrayarana di Vorbarr Sultana, investita da una pioggia di fuoco al plasma, le sue antiche pietre sciolte come burro; vasi pieni di liquido pestilenziale che esplodevano in uno sbuffo di vapore che lasciava tutti i protettori della Casa ammucchiati in cumuli di cadaveri; due replicatori quasi maturi che si esaurivano, si spegnevano, si raffreddavano lentamente, mentre i loro minuscoli ospiti morivano per mancanza di ossigeno, annegati nel loro stesso liquido amniotico. Il suo passato e il suo futuro, distrutti insieme… E anche Nikki, sarebbe stato raccolto con gli altri bambini in un qualche frenetico salvataggio, o dimenticato, lasciato indietro per errore, fatalmente solo? Miles aveva immaginato di poter diventare un buon padre adottivo per Nikki, ora c’erano seri dubbi in proposito. Ekaterin, mi dispiace…