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CAPITOLO TREDICESIMO

VALENTINE

— Ragazzini?

— Fratello e sorella. Si erano nascosti sotto cinque diversi strati di precauzioni difensive, nelle reti computerizzate dei video-giornali… lavorando per compagnie che pagano bene i loro articolisti. Per rintracciarli ci è voluta una maledetta quantità di tempo.

— Cosa stanno nascondendo?

— Potrebbe essere qualsiasi cosa. La più ovvia da nascondere, comunque, è la loro età. Il ragazzo ha quattordici anni, la femmina dodici.

— Chi di loro è Demostene?

— La ragazza. La dodicenne.

— Mi scusi. Non penso affatto che ci sia qualcosa di divertente, ma non ho potuto fare a meno di ridere. Tutto il tempo che abbiamo trascorso a roderci l’anima… tutta la fatica che stiamo facendo per convincere i russi a non prendere sul serio Demostene! Siamo arrivati al punto di portare Locke come prova che gli americani non sono tutti dei paranoici guerrafondai. E loro sono fratello e sorella. Due adolescenti!

— E il loro cognome è Wiggin.

— Ah! Una coincidenza?

— Il Wiggin è un Terzo. Loro sono il primo e la seconda.

— Ah, andiamo bene! Adesso i russi non crederanno mai e poi mai che…

— Che Demostene e Locke non sono affatto sotto il nostro controllo, come lo è il Wiggin.

— Che sia una cospirazione? Che qualcuno li stia controllando?

— Siamo riusciti a stabilire che non esiste nessun contatto fra questi due adolescenti e qualsiasi adulto che potrebbe dirigerli.

— Questo non significa che qualcuno non abbia escogitato un sistema in cui non avete potuto penetrare. È difficile convincersi che due ragazzini…

— Ho avuto un colloquio con il colonnello Graff, quando è tornato dalla Scuola di Guerra. È sua ferma opinione che nulla di quanto hanno fatto i due ragazzini era al di là delle loro capacità. Queste sono virtualmente uguali capacità di… del Wiggin. Soltanto il loro carattere è diverso. Ciò che lo ha sorpreso, tuttavia, è l’orientamento dei due personaggi pubblici: Demostene è infatti la ragazza, non c’è dubbio, però Graff dice che lei fu rifiutata dalla Scuola di Guerra perché era troppo pacifica, troppo conciliante, e soprattutto troppo capace di empatia.

— L’esatto contrario di Demostene.

— Mentre il ragazzo ha l’anima di uno sciacallo.

— Non è stato Locke a esser premiato di recente come «il giornalista americano di più larghe vedute»?

— È difficile capire cosa sta succedendo. Ma Graff ha raccomandato, e io sono d’accordo, di lasciarli fare. Senza smascherarli. L’ordine è di non fare nessun rapporto, salvo una nota in cui si dichiara che Locke e Demostene non hanno contatti esteri né con gruppi interni, a parte i legami pubblicamente dichiarati nei loro articoli.

— In altre parole, dichiararli innocui e lasciargli mano libera.

— So che Demostene sembra pericoloso, forse perché lui, o lei, ha un seguito così vasto. Ma ritengo significativo il fatto che il più ambizioso dei due ha scelto di essere moderato. Comunque non fanno che discorsi. Hanno influenza, ma nessun potere.

— Da quanto ne so io, influenza è sinonimo di potere.

— Se dovessero sgarrare troppo, potremmo smascherarli pubblicamente.

— Solo per pochi anni ancora. Più aspettiamo e più invecchiano, e allora desterà ben scarso stupore scoprire chi sono.

— Lei sa quali sono stati i movimenti delle truppe russe. C’è sempre la possibilità che Demostene abbia ragione. E in questo caso…

— Ci farà comodo avere Demostene all’opera. Va bene. Li terremo fra due guanciali di piume, per ora. Ma sorvegliateli. E io, naturalmente, dovrò lambiccarmi il cervello per tenere tranquilli i russi.

A dispetto della sua apprensione, per Valentine era un divertimento essere Demostene. Quasi ogni video-giornale della nazione riportava ora la sua colonna, ed era soddisfacente vedere il denaro accumularsi nei conti a cui attingeva sotto falsa identità. Di tanto in tanto lei e Peter, a nome di Demostene, facevano a certi candidati e a certe organizzazioni delle donazioni accuratamente calcolate: abbastanza denaro da far notare la cosa, ma non abbastanza da far sospettare al candidato che si volesse comprare il suo voto. Lei riceveva una tale mole di corrispondenza che la Calnet doveva dirottargliela su una segreteria, la quale rispondeva a quella di routine. Le lettere più interessanti le arrivavano da uomini politici di statura nazionale e anche internazionale, talvolta ostili, talaltra amichevoli, ma sempre miranti a influenzare diplomaticamente le vedute di Demostene. Queste lei e Peter le leggevano insieme, ridacchiando al pensiero che gente come quella stesse, senza saperlo, scrivendo a due ragazzini.

A volte, però, se ne vergognava. Suo padre leggeva regolarmente Demostene; ignorava Locke o, se mai l’aveva letto, non ne parlava. A pranzo non di rado elargiva loro punti di vista che Demostene aveva espresso nel suo articolo di quel giorno. Peter ne rideva sotto i baffi: — Vedi? Questo dimostra che l’uomo della strada ha bisogno che gli dicano quale opinione deve avere. — Ma Valentine si sentiva umiliata per suo padre. Se mai venisse a sapere che ho scritto io gli articoli di cui ci parla, e che non credo a metà di quelle cose, la rabbia e la vergogna lo ucciderebbero.

A scuola rischiò di combinare un guaio quando la sua insegnante di storia incaricò ogni studente di scrivere un saggio critico sulle vedute di Demostene e di Locke espresse in due dei loro primi articoli. Valentine dimenticò la prudenza e fece un brillante lavoro di analisi. Come risultato, dovette sudare per dissuadere il preside dal far pubblicare il saggio da uno dei videogiornali della stessa California Network. Peter s’infuriò selvaggiamente. — Sembrava uscito dalla penna di Demostene! Vuoi rovinare tutto? Piuttosto faccio fuori Demostene definitivamente. Tu non sai cos’è l’autocontrollo!

Se dava in escandescenze per cose da poco, Peter la spaventava ancor di più quando smetteva di parlarle. L’episodio accadde quando Demostene fu invitato a far parte del Comitato Presidenziale per l’Educazione al Futuro, un gruppo onorario che in realtà non faceva niente, ma lo faceva splendidamente. Valentine avrebbe supposto che Peter l’avrebbe presa come un’altra vittoria, ma così non fu. — Rifiuta — le disse.

— Perché dovrei? — si oppose lei. — Non si tratta di un lavoro, e hanno perfino detto che rispettando il ben noto desiderio d’anonimato di Demostene potrò limitarmi a partecipare con interventi scritti. Questo darà un peso autorevole alla persona di Demostene, e…

— E ti godrai l’idea d’essere riuscita a ottenerlo prima di me.

— Peter, non si tratta di te e di me, ma di Demostene e Locke. Noi li abbiamo costruiti. Non sono veri. E poi questo invito non significa che Demostene gli piaccia più di Locke, ma soltanto che ha una più vasta base di consenso popolare. Tu sapevi che sarebbe stato così. L’hai progettato per solleticare gli umori di tutti gli antisovietici e gli sciovinisti del mondo occidentale.

— La cosa non doveva funzionare a questo modo. Era Locke quello destinato a diventare autorevole e rispettato.

— Lo è. Il rispetto delle persone intelligenti non ha a che vedere con le manovre governative per accontentare le masse. Peter, non prendertela con me se ho fatto fin troppo bene quello che volevi.

Ma l’ira di lui durò molti giorni, e il suo mutismo costrinse Valentine a scrivere diversi articoli senza consultarlo. Probabilmente in quell’occasione Peter fu convinto che la colonna di Demostene avesse perduto mordente, ma anche se così fu nessuno parve notarlo. E la sua acrimonia dovette peggiorare quando vide che lei non veniva piangendo a chiedergli aiuto. Ma Valentine era stata Demostene ormai troppo a lungo per aver bisogno che le si dicesse cos’avrebbe pensato Demostene su questo o quell’argomento.

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