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Non sapevo che Linda amasse le stelle, che desiderasse studiare astronomia. Forse voleva anche andare nello spazio, come volevo io. No, come voglio. Se il trattamento funzionasse, forse potrei… Il solo pensiero m'impietrisce, mi gela di felicità… e poi devo muovermi. Mi alzo e mi stiro, ma non basta.

Eric sta scendendo dal trampolino quando entro nella palestra. Stava rimbalzando al suono della Quinta Sinfonia di Beethoven, che però è troppo forte per quello su cui voglio pensare. Eric mi saluta con un cenno e io cambio musica, facendo scorrere le varie possibilità finché mi fermo sulla suite orchestrale della Carmen. Sì, è la musica adatta.

Ho bisogno di questa effervescenza, di questa esplosione di ebbrezza. Rimbalzo sempre più in alto, sento la deliziosa leggerezza della caduta libera prima di avvertire la compressione dei muscoli, ugualmente meravigliosa, che si preparano a darmi lo slancio per rimbalzare ancora più in alto. Gli opposti sono la stessa cosa in direzioni diverse. Azione e reazione. Gravità e… non so quale sia l'opposto di gravità, ma l'elasticità del trampolino ne crea uno. Numeri e schemi mi volteggiano nella mente, formandosi, sciogliendosi, riformandosi.

Ricordo quando avevo paura dell'acqua, della sua instabilità, di come ondeggiava e si spostava appena la toccavo. Ma ricordo la gioia esplosiva di quando finalmente riuscii a nuotare, di quando mi resi conto che l'acqua continuava a essere instabile, però io potevo ugualmente stare a galla e muovermi nella direzione che preferivo. Ricordo quando avevo paura della bicicletta, della sua imprevedibilità e mancanza di equilibrio; e poi la stessa gioia quando imparai a guidarla, a usare la mia volontà per vincere la sua tendenza al caos. Anche adesso ho paura, più di prima, perché capisco di più… potrei perdere tutti gli adattamenti che mi sono costruito e allora non mi rimarrebbe niente… ma se riesco a cavalcare quest'onda, questa bicicletta biologica, allora sarò incomparabilmente più ricco.

Le mie gambe si stancano. Eseguo rimbalzi sempre più bassi, più bassi ancora, e infine mi fermo.

La compagnia non vuole renderci sciocchi e inefficienti, non vuole distruggere la nostra mente: vuole usarla.

Io non voglio essere usato. Voglio essere io a usare la mia mente per quello che desidero fare.

Penso che potrei voler provare questo trattamento. Non devo farlo per forza, non ne ho bisogno: sto bene anche come sono. Ma credo di cominciare a desiderarlo perché forse, se cambierò, se sarà secondo la mia idea e non quella di altri, allora forse potrò imparare ciò che desidero e fare ciò che voglio. Non si tratta di una cosa soltanto, ma di tutte le cose insieme, di tutte le possibilità. "Non sarò lo stesso" mi dico, abbandonando il conforto della gravità, volando fuori delle sue certezze nell'incertezza della caduta libera.

Uscendo dalla palestra mi sento più leggero in ambedue i modi, ancora in gravità meno che normale, ancora più pieno di luce che d'ombra. Ma la gravità ritorna quando penso di dire ai miei amici cosa mi dispongo a fare. Credo che a loro non piacerà più di quanto piaccia agli avvocati del Centro.

20

Il signor Aldrin viene a dirci che la compagnia non accetta di fornirci il trattamento Lungavita per ora, benché non è escluso… e lui tiene a sottolineare che questa è solo una possibilità… che acconsenta ad assistere quelli di noi che vorranno sottoporvisi dopo il presente trattamento, se esso avrà successo. — È troppo rischioso sottoporsi contemporaneamente a tutti e due — spiega. — E poi se qualcosa non dovesse funzionare la sua durata sarebbe più lunga.

Credo che dovrebbe dirlo chiaro e tondo: se il trattamento dovesse causare danni maggiori, noi subiremmo un grosso peggioramento delle nostre condizioni e la compagnia dovrebbe mantenerci più a lungo. Ma io so che le persone normali non parlano mai chiaro.

Non parliamo tra di noi dopo che lui è uscito. Gli altri mi guardano, ma nessuno dice niente. Spero che Linda accetti comunque il trattamento. Lei mi chiede se sono sicuro di ciò che faccio. Non sono sicuro, sono soltanto abbastanza sicuro. Poi chiamo il signor Aldrin e glielo dico. Anche lui chiede se sono sicuro. — Sì — dico, e poi chiedo: — Lo farà anche suo fratello? — Ho pensato spesso anche al fratello.

— Jeremy? — Pare sorpreso. — Non lo so, Lou. Dipende da quanto numeroso sarà il gruppo. Non so poi se accetterebbero anche estranei. In questo caso potrei chiederglielo. Se lui potesse vivere da solo, essere più felice…

— Non è felice? — domando.

Il signor Aldrin sospira. — No, Lou, non è felice. È molto… molto handicappato. I dottori… e i miei genitori… ha bisogno di molte cure e non ha mai imparato a parlare bene. — Credo di capire. Suo fratello è nato troppo presto, prima del trattamento che ha aiutato me e tanti altri. Probabilmente Jeremy si trova nelle condizioni in cui mi trovavo io quando ero piccolo.

— Spero che il nuovo trattamento sia efficace — dico. — E spero che possa far qualcosa anche per lui.

Il signor Aldrin emette un suono che non capisco, quindi risponde con voce rauca: — Grazie, Lou. Sei… sei un uomo buono.

Non sono un uomo buono. Sono solo un uomo come lo è anche lui, ma sono contento che lui pensi che sono buono.

Tom, Lucia e Marjory sono riuniti in salotto quando arrivo. Stanno parlando del prossimo torneo. Tom mi guarda.

— Lou… hai deciso?

— Sì — dico. — Lo farò.

— Bene. Dovrai riempire questo modulo di partecipazione…

— No, non parlavo di questo. — Mi rendo conto che lui non poteva sapere che mi stavo riferendo ad altro. — Non parteciperò a quel torneo… — Parteciperò mai ad altri tornei? Il mio io futuro vorrà ancora tirare di scherma? Si può tirare di scherma nello spazio? Sarebbe difficile, penso, in caduta libera.

— Ma avevi detto… — dice Lucia, poi il suo viso cambia, appare come appiattito dalla sorpresa. — Oh… vuoi dire… che hai deciso di accettare il trattamento?

— Sì — rispondo. Guardo Marjory. Sta guardando Lucia. Poi guarda me, poi ancora Lucia. Non ricordo se ho parlato a Marjory del trattamento o no.

— Quando? — chiede Lucia.

— Comincerò lunedì — spiego. — Ho molto da fare. Dovrò trasferirmi in clinica.

— Stai male? — chiede Marjory, che è diventata pallida. — Qualcosa non va?

— Non sono malato — dico. — C'è un trattamento sperimentale che può farmi diventare normale.

— Normale! Ma, Lou, tu stai benissimo come sei. A me tu piaci come sei. Non c'è bisogno che tu diventi esattamente come gli altri. Chi ti ha messo in testa questa idea? — Sembra in collera. Non so se lo sia con me o con qualcuno che secondo lei mi ha detto che devo cambiare. Ma le dirò tutto.

— È cominciato perché il nostro capo il signor Crenshaw voleva eliminare la nostra unità — dico. — Lui sapeva di questo trattamento, e diceva che avrebbe fatto risparmiare denaro.

— Ma questa… questa è costrizione. È illegale. Non può fare una cosa simile…

È davvero arrabbiata adesso, le sue guance diventano alternativamente rosse e poi pallide. Ciò mi fa desiderare di abbracciarla. Ma non sarebbe appropriato.

— È cominciato così — dico. — Però tu hai ragione: lui non ha potuto fare ciò che diceva di voler fare. Il signor Aldrin, il nostro supervisore, ha trovato il modo di fermarlo. — Io ne sono ancora sorpreso. Ero sicuro che il signor Aldrin non ci avrebbe aiutati. Ancora non capisco cos'abbia fatto per ostacolare il signor Crenshaw e fargli perdere il posto ed essere scortato dalle guardie con le sue cose in una scatola. Riferisco ciò che ha detto il signor Aldrin e gli avvocati nella riunione. — Adesso però io voglio cambiare — concludo.

Marjory tira un respiro profondo. Questo mi piace molto: il davanti della sua camicetta si tende. — Perché? — domanda con voce più calma. — Non è a causa di… a causa di… di noi? Di me?

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