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Seguirono pochi minuti di cortese conversazione… auguri formali per la buona salute dell’Imperatore di Cetaganda e delle sue imperatrici; domande un poco più spontanee su conoscenti comuni… ma furono di nuovo interrotti quando le luci di un’altra navetta comparvero nella vasta oscurità prima dell’alba. Il governatore si voltò di nuovo a guardare. Miles ne approfittò per osservare la folla silenziosa di uomini haut e di bolle delle dame haut sparse come petali bianchi sul pendio della collina. Sembravano appena muoversi, ma Miles avvertì, più che sentire, un sospiro incresparsi tra di loro, e la tensione farsi più forte.

Questa volta la navetta s’ingrandì, le sue luci si fecero più brillanti mentre attraversava rombando il lago, che ribollì nella sua scia. Roic, nervosamente, si accostò a Miles ed Ekaterin, guardando la navetta che incombeva su di loro.

Sulle fiancate, delle luci formavano sulla fusoliera il motivo di un uccello urlante in smalto rosso, lucente come una fiamma. Il veicolo atterrò sui sostegni che apparivano come zampe distese, leggero come un gatto, e si stabilizzò, mentre gli scricchiolii e i gemiti delle lamiere surriscaldate che si contraevano sembravano chiassosi nel silenzio sospeso.

— È ora di alzarsi — Miles sussurrò a Ekaterin, e fece atterrare il suo flottante. Lei e Roic lo aiutarono a mettersi in piedi, per poi farsi avanti sull’attenti. L’erba tagliata corta, sotto le suole dei suoi stivali, dava la sensazione di un morbido e spesso tappeto; il suo profumo era umido e muscoso.

Un ampio portello si aprì, e una rampa si distese, illuminata dal basso da un bagliore pallido e diffuso. Per prima scesse la bolla di una dama haut, il suo campo di forza non era opaco come gli altri, ma trasparente come una garza. All’interno, era visibile la sua sedia flottante vuota.

Miles chiese a Ekaterin sottovoce: — Dov’è Pel? Credevo che questa faccenda l’avesse concepita lei.

— La cerimonia è in onore della consorte di Rho Ceta, morta sulla nave — rispose lei con un sussurro. — L’haut Pel sarà la prossima a scendere. Sarà lei ad accompagnare i nascituri al posto della defunta consorte.

Miles aveva incontrato una decina d’anni prima la donna assassinata. Di lei ricordava ben poco, salvo una nube di capelli color cioccolata che le scendeva a cascata intorno al corpo, la sua stupefacente bellezza mimetizzata in una schiera di altre donne haut di pari splendore, e una fiera dedizione ai suoi doveri. Ora, quella sedia flottante che era stata sua, sembrò tristemente ancora più vuota.

Fu seguita da un’altra bolla, poi altre ancora, e donne ghem e serve ba. La seconda bolla si avvicinò al gruppo del governatore haut, divenne trasparente e poi si spense. Pel nel suo abito bianco sedeva regalmente nella sua sedia flottante.

— Generale ghem Benin, come è suo compito, la prego di trasmettere la gratitudine dell’Imperatore haut Fletchir Giaja a questi stranieri che ci hanno riportato a casa le speranze delle nostre Costellazioni.

Parlava in tono normale; Miles non vide i microfoni, ma una leggera eco proveniente dalla conca erbosa gli disse che le sue parole venivano trasmesse a tutti i presenti.

Benin, con parole formali di cerimonia, consegnò a Bel un alto onore cetagandano, un documento legato con un nastro, stilato di propria mano dall’Imperatore, con lo strano nome di Brevetto della Casa Celeste. Miles conosceva dei nobili ghem cetagandani che avrebbero venduto le proprie madri per essere inclusi nella Nota dei Brevetti dell’anno: ma non bastava così poco per essere ammessi. Bel abbassò il suo flottante perché Benin potesse metterle in mano il cartiglio infiocchettato, e per quanto i suoi occhi luccicassero d’ironia, rispose mormorando un ringraziamento all’assente Fletchir Giaja, e per una volta tenne il suo senso dell’umorismo sotto controllo. Probabilmente l’erm era ancora così esausto da faticare a tenere alta la testa.

Miles ammiccò, e represse un ampio sorriso, quando Ekaterin fu chiamata dal generale ghem Benin e insignita di un simile onore infiocchettato. Anche il suo evidente piacere non era del tutto privo di un filo d’ironia, ma rispose con un ringraziamento elegantemente formulato.

— Milord Vorkosigan — disse Benin.

Miles si fece avanti, stranamente con una certa apprensione.

— Il mio imperiale signore, l’Imperatore haut Fletchir Giaja, mi ricorda che la vera sensibilità nell’offrire doni prende in considerazione i gusti del destinatario. Mi incarica quindi solo di trasmetterle la sua personale gratitudine, nel suo proprio Respiro e Voce.

Primo premio: l’Ordine del Merito cetagandano. Quanto era stata imbarazzante quella medaglia, dieci anni prima. Secondo premio: due Ordini del Merito cetagandani? Evidentemente no. Miles trasse un sospiro di sollievo. — Ringrazi da parte mia il suo imperiale signore.

— Anche la mia imperiale signora, l’Imperatrice haut Rian Degtiar, Ancella del Nido Celeste, mi ha incaricato di trasmetterle la sua gratitudine, nel suo proprio Respiro e Voce.

Miles si inchinò ancora più profondamente. — In questo sono al suo servizio.

Benin indietreggiò; l’haut Pel si fece avanti. — Davvero. Lord Miles Naismith Vorkosigan di Barrayar, il Nido Celeste la chiama.

Era stato avvertito, e ne aveva discusso con Ekaterin. Dal punto di vista pratico, non aveva senso rifiutare quell’onore; il Nido Celeste doveva già avere almeno un chilo della sua carne in qualche archivio privato, raccolta non solo durante la sua degenza lì, ma anche in occasione della sua memorabile visita a Eta Ceta molti anni prima. Quindi, con solo una leggera stretta allo stomaco, si fece avanti e lasciò che un servo ba gli arrotolasse una manica e porgesse il vassoio con lo scintillante ago da campionatura all’haut Pel.

La mano bianca dalle lunghe dita di Pel gli infilò personalmente l’ago nella parte carnosa dell’avambraccio: era così sottile che la sua puntura non lo infastidì neppure. Quando lo ritrasse, una sola gocciolina di sangue si formò sulla sua pelle, e venne asciugata dal servo. Pel depose l’ago nel suo congelatore, poi lo sollevò per un momento di proclamazione ed esibizione pubblica, quindi lo chiuse e lo ripose in uno scomparto della sua sedia.

L’indistinto mormorio della moltitudine nell’anfiteatro non sembrava di indignazione, anche se forse c’era una sfumatura di meraviglia. Il più alto onore cui un cetagandano potesse aspirare, ancora più alto dell’assegnazione di una sposa haut, era quello di avere il proprio genoma formalmente raccolto nella banca genetica del Nido Celeste, per futura scomposizione, accurata analisi e forse integrazione selettiva delle parti approvate nella generazione successiva della razza haut.

Miles, abbassandosi la manica, mormorò a Pel: — Probabilmente è cultura, non natura, sa.

Le sue labbra squisite si strinsero per formare silenziosamente il suono: — Shh.

La scintilla di tetro umorismo nei suoi occhi venne di nuovo velata come attraverso la nebbia del mattino quando riattivò il campo di forza. Il cielo a oriente, al di là del lago e delle colline, si stava schiarendo. Spirali di nebbia si increspavano sopra le acque, e la sua superficie liscia cominciava a colorarsi di un grigio-acciaio riflesso dalla luminescenza che precedeva l’alba.

Un silenzio più profondo avvolse l’assembramento di haut mentre dal portello della navetta scendevano, sospese nell’aria, file e file di rastrelliere di replicatori, guidati dalle donne ghem e dai servi ba. Una Costellazione dopo l’altra, gli haut furono chiamati da Pel per ricevere i propri replicatori. Anche il governatore di Rho Ceta lasciò il gruppetto di dignitari per unirsi al proprio clan, e Miles si rese conto che dopotutto il suo umile inchino di poco prima non era stato assolutamente ironico. La folla vestita di bianco lì riunita non era tutto l’insieme della razza haut residente su Rho Ceta, ma solo quelli che avrebbero ricevuto il frutto degli incroci genetici di quell’anno.

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