Corbeau attraversò le barriere anticontaminazione. Era vestito un po’ a casaccio con maschera e guanti monouso, oltre alla casacca medica e alle pantofole da ospedale. Miles si alzò a sedere, spinse via il vassoio e aprì con discrezione la sua casacca, lasciando che la ragnatela sbiadita di vecchie cicatrici da granata ad ago suggerisse silenziosamente qualcosa a Corbeau.
— Mi ha fatto chiamare, Milord Ispettore? — chiese Corbeau con un inchino.
— Sì. — Miles si grattò pensosamente il naso con la mano libera. — Allora, eroe. Hai davvero fatto un’ottima mossa per l’avanzamento della tua carriera.
— Non l’ho fatto per la carriera. O per Barrayar. L’ho fatto per la Stazione Graf, i quad, e per Garnet Cinque.
— E ne sono molto felice. Tuttavia, qualcuno vorrà appuntarti qualche medaglia. Collabora con me, e farò in modo che tu non le debba ricevere nell’abito in cui le hai guadagnate.
Corbeau gli rivolse un’occhiata interrogativa.
Cos’avevano quel giorno tutte le sue battute? Forse stava contravvenendo a qualche protocollo burocratico, confondendo le risposte degli altri?
Il tenente chiese, con una voce chiaramente poco invitante: — Cosa desidera che faccia, Milord?
— Preoccupazioni più urgenti, per usare un eufemismo, mi costringono a lasciare lo Spazio Quad prima di avere interamente completato la missione diplomatica che mi è stata affidata. Tuttavia, ora che la vera causa dei recenti disastri in questo posto è stata finalmente trovata, il seguito dovrebbe essere più facile. — E poi, non c’è niente di meglio per costringerti a delegare, della minaccia di una morte imminente. — È più che chiaro che ora Barrayar deve nominare un console a tempo pieno per i rapporti con l’Unione degli Habitat Liberi. Un giovane brillante che apprezza i quad — continuò Miles — e che si è guadagnato il loro rispetto e la loro gratitudine con il suo coraggio, e accetti un incarico lontano da casa, per almeno due anni. Sì, due anni. Un giovane così potrebbe essere nella posizione migliore per promuovere in modo efficace gli interessi di Barrayar nello Spazio Quad.
Miles non poteva vedere se la bocca di Corbeau si fosse spalancata per lo stupore, dietro la mascherina medica. Ma notò che i suoi occhi si erano illuminati.
— Non credo proprio — disse Miles — che l’ammiraglio Vorpatril si opporrebbe a distaccarti per questa missione. O per lo meno, a non dover avere a che fare con te nella sua struttura di comando dopo tutti questi… complessi eventi. Non che avessi intenzione di concedergli diritto di veto sui miei decreti di Ispettore, intendiamoci.
— Ma… ma non sono un diplomatico. Io ho studiato da pilota.
— Se hai superato l’addestramento da pilota iperspaziale militare, hai già dimostrato di saper imparare in fretta e prendere decisioni sicure e veloci che riguardano la vita di altre persone. Obiezione respinta. Naturalmente il consolato avrà un budget per assumere esperti che ti assistano nei problemi particolari, le leggi, l’economia delle tariffe portuali, gli affari commerciali e quant’altro. Ma ci si aspetta che tu impari abbastanza nel corso del tuo lavoro da giudicare se i loro consigli saranno benefici per l’Impero. E se, alla fine dei due anni, dovessi decidere di congedarti e rimanere qui, questa esperienza costituirà un grosso vantaggio per trovare un impiego nello Spazio Quad. Se dal tuo punto di vista, o da quello di Garnet Cinque, una donna molto assennata che non devi lasciar sfuggire, ci sono problemi con questa proposta, io di sicuro non li vedo.
— Ci… — Corbeau inghiottì — ci penserò. Milord.
— Ottimo. — E non si fa nemmeno mettere i piedi in testa troppo facilmente, bene. — Fai così. — Miles sorrise e lo congedò con un saluto; Corbeau se ne andò con circospezione.
Appena fu fuori portata di voce, Miles mormorò un codice nel suo comunicatore da polso.
— Ekaterin, amore? Dove sei?
— Nella cabina della Prince Xav. Un gentile attendente mi sta aiutando a trasferire la mia roba sulla navetta.
— Bene. Sono appena riuscito a sganciarci dallo Spazio Quad. Greenlaw è stata ragionevole, o per lo meno troppo esausta per continuare a discutere.
— La capisco perfettamente. In questo momento, credo che non mi resti un solo nervo funzionante.
— Non hai bisogno di nervi, solo della tua solita grazia. Appena puoi usare una comconsolle, chiama Garnet Cinque. Voglio nominare quell’eroico giovane idiota di Corbeau console locale di Barrayar, e fargli ripulire tutto questo pasticcio che devo lasciarmi alle spalle. Mi pare giusto: senz’altro ha contribuito a crearlo. E poi Gregor mi ha chiesto di assicurarmi che le navi barrayarane possano di nuovo attraccare qui in futuro. Ma il ragazzo tentenna. Quindi parla di questa proposta a Garnet Cinque, e convincila che per il bene di tutti Corbeau deve accettare.
— Oh! Che splendida idea, amore. Sarebbero una coppia perfetta, credo.
— Già. Lui ha la bellezza e uhm… lei il cervello.
— E lui ha il coraggio, vorrai dire. Credo che potrebbe funzionare. Devo pensare a che regalo di nozze mandargli, come ringraziamento personale.
— Regalo? Non so, chiedi a Nicol. Oh, a proposito di Nicol. — Miles diede un’occhiata alla figura della cuccetta accanto. Dopo avere comunicato il suo cruciale messaggio, Thorne era ricaduto in quello che Miles sperava fosse sonno profondo e non l’inizio di un coma. — Sto pensando che Bel avrebbe veramente bisogno di qualcuno che lo segua per prendersene cura. O prendersi cura delle sue cose. Spero che il Nido Celeste possieda una soluzione per la sua stessa arma, per forza deve averla! — Se arriviamo in tempo. — Ma questa malattia ha l’aria di richiedere un periodo di convalescenza poco piacevole se si è da soli. Non sto esattamente fremendo dal desiderio di provarlo in prima persona neppure io. Quindi chiedile se è disposta a venire. Potrebbe viaggiare sulla Kestrel con te, ti farebbe compagnia, in ogni caso.
E se né lui né Bel ne fossero usciti vivi, si potevano offrire sostegno reciproco.
— Senz’altro. La chiamerò subito.
— Richiamami quando sarai arrivata a bordo della Kestrel, amore. — Il più spesso possibile.
— Certo. — La sua voce esitò. — Ti voglio bene. Riposati un po’. Ne hai bisogno. La tua voce ha quel suono dal profondo del pozzo che prende quando… Ci sarà tempo. — Un lampo di determinazione attraversò la sua palpabile stanchezza.
— Non oserei mai morire. C’è una feroce dama Vor che ha minacciato di uccidermi se lo faccio. — Sorrise debolmente e chiuse la comunicazione.
Ciondolò per un po’, esausto e stordito, lottando contro il sonno che cercava di sopraffarlo, perché non sapeva se fosse il morbo infernale del ba che guadagnava terreno, e avrebbe potuto non svegliarsi. Notò un sottile cambiamento nei suoni e nelle voci che penetravano dalla sala esterna, mentre la squadra medica si preparava all’evacuazione. Dopo un po’, un infermiere venne a portar via Bel su una slitta a levitazione. Dopo un altro po’, la slitta fece ritorno, e Clogston in persona, con un altro infermiere, trasferì a bordo l’Ispettore Imperiale e tutto il suo armamentario di cianfrusaglie cliniche. Uno degli agenti dello spionaggio fece rapporto a Miles, durante una breve attesa nella sala esterna.
— Finalmente abbiamo trovato i resti del tenente Solian, Milord Ispettore. Quel che ne è rimasto. Pochi chili di… insomma. In un baccello corporeo, ripiegato e rimesso nel suo armadietto nel corridoio appena fuori dalla stiva dei replicatori.
— Va bene. Grazie. Portatelo con noi. Così com’è. Come prova, e per… è morto mentre faceva il suo dovere. Barrayar ha un debito d’onore con lui. Esequie militari. Pensione, famiglia sistemata, e quant’altro serva.
La sua slitta a levitazione si risollevò, e il soffitto dei corridoi della Idris scorse per l’ultima volta davanti ai suoi occhi offuscati.