Quando la porta si chiuse dietro di loro, Teris Tre annunciò: — Il poliziotto che ieri sera ha fatto da scorta al portomastro Thorne ha riferito di essere stato congedato quando sono arrivati al Giunto e hanno incontrato Garnet Cinque.
— Al… cosa? — chiese Miles. — Quando? E perché?
La donna guardò Venn, il quale le fece cenno di continuare. — Il Giunto è uno dei principali incroci di corridoi sul lato a caduta libera, con una postazione di trasferimento della Linea a bolle, vicino a un giardino pubblico… in molti si incontrano lì, dopo la fine del turno di lavoro. Thorne potrebbe essersi trattenuto con Garnet Cinque per conversare.
— Sì? Sono amici, mi pare.
Venn si agitò in quello che Miles riconobbe come un momento d’imbarazzo, e disse: — Sa per caso quanto siano amici? Non volevo discuterlo di fronte a quella povera ragazza angosciata. Ma a Garnet Cinque, si sa, piacciono i terricoli, e un ermafrodita betano è, dopo tutto, un ermafrodita betano. Spiegazione semplice, alla fine.
Una mezza dozzina di proteste indignate attraversarono la mente di Miles, per venire immediatamente scartate. Nessuno si aspettava che conoscesse Bel così bene. Non che qualcuno che conosceva bene Bel sarebbe stato sconvolto dalle delicate insinuazioni di Venn… No. Bel poteva essere di gusti sessuali eclettici, ma non era da lui tradire la fiducia di Nicol. Almeno, così era un tempo. Ma tutti cambiamo.
— Può chiedere al Capo Watts — disse per prendere tempo. Poi si accorse che Roic ruotava gli occhi e muoveva il mento in direzione della comconsolle di Venn. Miles continuò senza perdere un colpo: — Meglio ancora, chiami Garnet Cinque. Se Thorne è lì, il mistero è risolto. Se no, potrebbe quanto meno dirci dove si era diretto. — Cercò di non decidere quale delle due prospettive lo avrebbe disturbato di più. La memoria dei chiodi che gli passavano sopra la testa gli faceva desiderare la prima ipotesi, nonostante Nicol.
Venn aprì una delle mani superiori, dandogli con riluttanza ragione, e si girò per introdurre con una delle mani inferiori una stringa nella sua comconsolle. Il cuore di Miles fece un salto quando il volto sereno e la voce nitida di Garnet Cinque si materializzarono, ma era solo un programma di risposta automatica. Venn inarcò le sopracciglia; lasciò un breve messaggio con la richiesta che lo richiamasse prima possibile, e chiuse la comunicazione.
— Potrebbe semplicemente essere ancora addormentata — disse Teris Tre.
— Mandate qualcuno a casa sua per controllare — suggerì Miles con voce tesa. Poi, ricordando che in teoria avrebbe dovuto usare un tono diplomatico, aggiunse: — Se non vi dispiace, naturalmente.
Teris Tre, che aveva l’aria di chi vede il suo letto allontanarsi rapidamente, uscì. Miles e Roic tornarono da Nicol, che rivolse loro un’occhiata ansiosa mentre fluttuavano di nuovo nella sala d’attesa. Miles esitò prima di riferirgli quello che aveva visto la scorta di Bel.
— Ti viene in mente una ragione per cui si sarebbero dovuti incontrare? — le chiese.
— Un sacco — rispose Nicol senza riserve, confermando il segreto giudizio che Miles aveva già dato. — Sono sicura che da Bel voleva notizie del guardiamarina Corbeau. Se ha incrociato Bel mentre tornava a casa, di sicuro ha colto l’occasione di chiedergli qualcosa. O forse voleva solo qualcuno con cui sfogarsi. La maggior parte dei suoi amici non vedono di buon occhio la sua storia d’amore, dopo l’attacco dei barrayarani e l’incendio.
— D’accordo, questo può spiegare la prima ora. Ma non il resto. Bel era stanco. E poi cosa può essere successo?
Nicol aprì tutte e quattro le mani, impotente. — Non riesco a immaginarlo.
L’immaginazione di Miles era anche troppo attiva. Ho bisogno di dati, maledizione stava diventando il suo mantra privato. Lasciò che Roic continuasse a conversare con Nicol e, sentendosi un poco egoista, si appartò in un angolo della sala per chiamare Ekaterin.
La sua voce era assonnata, ma allegra. Gli disse che non l’aveva svegliata, e che stava proprio per alzarsi. Si scambiarono un paio di carezze verbali che non erano affari di nessun altro, poi le raccontò quello che aveva scoperto in seguito ai pettegolezzi che aveva ascoltato riguardo le perdite di sangue dal naso di Solian, cosa che le fece molto piacere.
— Allora, dove sei adesso? Hai fatto colazione? — chiese.
— La colazione dovrà attendere. Sono nel Quartier Generale della Sicurezza. — Esitò. — Bel Thorne è sparito ieri sera, e sto organizzando le ricerche.
Ekaterin accolse quella notizia in silenzio, poi esclamò: — Oh! Anche questo!
— Sì, come se non bastassero gli altri problemi.
— Roic è con te, vero?
— Oh, sì. E anche i quad mi hanno messo alle calcagna una scorta armata.
— Bene. — Sospirò. — Bene.
— La situazione qui si sta facendo sempre più confusa. Potrei essere costretto a mandarti a casa, ma abbiamo ancora quattro giorni per decidere, comunque.
— Be’. Ne parleremo quando sarà il momento.
Fra il desiderio di Miles di non allarmarla e quello di Ekaterin di non distrarlo troppo, la conversazione iniziò a zoppicare, e dopo un po’ Miles rinunciò al confortante suono della sua voce per permetterle di andare a lavarsi, vestirsi e far colazione.
Si chiese se lui e Roic avrebbero dovuto accompagnare Nicol a casa, e dopo, forse, mettersi a percorrere sistematicamente la Stazione nella speranza di fare un incontro fortuito. Quello sì che era un piano tattico da ultima spiaggia, se mai ne avesse uno. Roic avrebbe avuto una crisi di nervi, perfettamente giustificabile, se glielo avesse suggerito. Ah, ma sarebbe stato proprio come ai vecchi tempi. Se solo ci fosse stato modo di aiutare la fortuna…
La voce di Teris Tre arrivò dal corridoio. Santo Cielo, ma quella donna non sarebbe mai andata a letto? — Sì, sono qui.
Nello stesso momento sentì dire: — Devo vedere Lord Vorkosigan!
Miles riconobbe la voce femminile, tagliente e un po’ ansimante di Garnet Cinque. La bionda indossava uno stropicciato corpetto rosso. I suoi occhi, enormi e cerchiati di scuro, guizzarono. — Nicol, oh, Nicol! — Si precipitò dalla sua amica e la strinse in una frenetica stretta a tre braccia, con il quarto, immobilizzato, che tremava.
Nicol, perplessa, ricambiò l’abbraccio, ma poi si allontanò e le chiese con apprensione: — Garnet, hai visto Bel?
— Sì. No. Non ne sono sicura. Questa è una follia. Credevo che ci avessero storditi entrambi, ma quando sono rinvenuta Bel non era più lì. Pensavo che si fosse ripreso prima di me e fosse andato a chiedere aiuto, ma la squadra della Sicurezza… — fece un cenno alla sua scorta — dice di no. Tu non hai notizie?
— Rinvenuto? Un momento… chi vi ha stordito? Dove? Stai bene?
— Ho un mal di testa orribile. Ha usato una specie di spray, freddo come il ghiaccio. Non ho sentito odore, ma aveva un gusto amaro. Ce l’ha spruzzato in faccia. Bel mi ha gridato: ’Non respirare, Garnet!’ ma io non ce l’ho fatta; dovevo prendere fiato. L’ho sentito afflosciarsi, e poi tutto mi è scivolato via. Quando mi sono svegliata, stavo tanto male che per poco non ho vomitato!
Sia Nicol che Teris Tre le espressero la loro solidarietà. Miles intuì che quella era la seconda volta che la poliziotta sentiva il racconto, ma non perse la concentrazione.
— Garnet — interruppe Miles — per favore, fai un bel respiro, calmati e comincia dall’inizio. Un poliziotto ha riferito di averti visto ieri sera con Bel nel Giunto. È così?
Garnet Cinque si strofinò il volto pallido con le mani superiori, inspirò e sbatté gli occhi; sul viso verdastro tornò un po’ di colore. — Sì, l’ho incontrato alla fermata della Linea a bolle. Volevo sapere se… se era stato deciso qualcosa riguardo a Dmitri.
Nicol annuì, tristemente.
— Siamo andati a sederci e abbiamo preso del tè alla menta. Speravo che mi dicesse qualcosa, ma eravamo lì da cinque minuti quando Bel è stato distratto da un paio di persone che entravano nel locale. Uno era un quad che lui conosceva, della squadra dei Moli e Portelli… Bel mi ha detto che lo stava tenendo d’occhio, perché sospettava che ricettasse roba rubata dalle navi. L’altro era un terricolo molto strano.