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— Oh, meraviglioso. E che aspetto ha quel Firka?

Roic trafficò per un attimo sulla consolle e fece apparire un’inquadratura a figura intera ottenuta dalle telecamere della Rudra.

L’uomo era alto, di un pallore malsano, capelli scuri rasati quasi a zero, con il risultato di sembrare dei licheni su un masso. Naso grande, orecchie piccole, un’espressione lugubre su un volto che sembrava di gomma… in effetti, appariva molto teso, con gli occhi circondati da occhiaie scure. Braccia e gambe lunghe e magre: una casacca informe o un poncho nascondevano i dettagli del suo corpo. Le mani e i piedi erano particolarmente grandi, e Miles ingrandì l’immagine per poterli osservare meglio. Una mano era coperta da un guanto con le punte delle dita tagliate, ma l’altra era nuda e mezza sollevata, e si distinguevano chiaramente le membrane interdigitali fra le lunghissime dita. Ai piedi portava dei flosci stivali legati alle caviglie, ma si vedeva che erano lunghi il doppio di un piede normale, e quindi era possibile che in acqua potesse allargare le dita dei piedi, formando una specie di pinna per nuotare velocemente.

Gli tornò in mente la descrizione che gli aveva fatto Ekaterin dello strano passeggero che aveva fermato lei e Bel il primo giorno che erano usciti: Aveva delle mani e dei piedi lunghissimi e molto stretti. Avrebbe dovuto far vedere a Bel quell’immagine prima possibile.

Miles lasciò che il video proseguisse. Il tizio camminava in modo strano, sollevando e riappoggiando quei piedoni un po’ come un clown.

— Da dove viene? — chiese Miles a Roic.

— I suoi documenti, sempre che siano autentici, dimostrano che è un cittadino di Aslund. — Roic lo disse con un’espressione d’incredulità.

Aslund era un pianeta vicino a Barrayar, un mondo agricolo, molto povero, in un vicolo cieco spaziale che si diramava dal Mozzo di Hegen.

— Uhm, quasi a casa nostra.

— Non lo so, Milord. Alla Stazione Graf è sbarcato da una nave proveniente da Tau Ceti, che è arrivata qui il giorno prima di quello in cui la nostra flotta avrebbe dovuto partire. Ma chissà se il suo viaggio è cominciato proprio da Tau Ceti.

— Scommetto di no. — Miles cercò di ricordare se ci fosse un mondo acquatico da qualche parte, ai margini del complesso iperspaziale, dove i coloni avevano scelto di modificare e adattare all’ambiente i propri corpi invece che piegarlo alle loro esigenze, ma non gliene venne in mente nessuno. Poteva anche darsi che Firka fosse un esperimento, o un prototipo di qualche tipo. Ma nessuna delle due ipotesi era compatibile con l’origine su Aslund. Anche se poteva essere un immigrato… Miles prese mentalmente nota di chiedere a ImpSec un controllo sulla provenienza di quell’individuo in occasione del primo contatto, anche se la risposta sarebbe arrivata troppo tardi per essergli di aiuto. O, almeno, sperava di avere risolto quel pasticcio e di essere partito prima del ritorno del rapporto.

— In origine ha cercato di salire sull’Idra, ma non c’era posto — aggiunse Roic.

— Ah! — O forse avrebbe dovuto dire, Eh?

Miles si appoggiò allo schienale della sedia, chiudendo gli occhi e ragionando… ponendo che quello strano individuo avesse avuto qualche contatto con Solian prima che il tenente scomparisse. Ponendo che si fosse procurato, in qualche modo, un campione del sangue di Solian, forse casualmente, come era capitato a lui con quello di Dubauer. Ma che ragione avrebbe avuto di correre dei rischi per sintetizzare il sangue di Solian e sparpagliarlo per tutta la stiva di carico e fuori dal portello?

La scomparsa di Solian era già stata considerata come diserzione dai suoi superiori. Non c’era bisogno di coprire niente: se fosse stato un assassinio, a quel punto era già il delitto perfetto dal momento che l’indagine stava per essere chiusa.

A meno che non si volesse incastrare qualcuno. Quest’ultima era un’ipotesi interessante, ma se così fosse stato, a quel punto sarebbe già stato individuato e accusato un innocente. E se quell’innocente fosse stato lo stesso Firka, la cosa aveva tutta l’aria di un depistaggio.

Miles non poteva concepire che tutta quella messinscena fosse stata orchestrata per coprire una diserzione. Salvo che si trattasse di una diserzione coperta di ImpSec. Ma, per quanto ne sapeva, Solian apparteneva alla Sicurezza del Servizio, non a ImpSec: era un poliziotto, non una spia o un agente segreto. Eppure… un ufficiale brillante, leale, altamente motivato e ambizioso, che si trovasse in qualche complesso imbroglio, forse non avrebbe atteso ordini dall’alto per seguire una pista promettente. Come Miles ben sapeva.

Naturalmente, correre rischi di quel tipo poteva portare a finire morti ammazzati, e anche questo Miles lo sapeva.

Ma, a prescindere da quelle supposizioni, cosa significava quell’esca costituita dal sangue che avrebbe certamente riportato l’attenzione sulla scomparsa di Solian, invece di farla passare per una diserzione?

Be’, per prima cosa avrebbe avuto l’effetto di ritardare la partenza della flotta. Ma poi c’erano anche i problemi derivati dall’incidente occorso a Corbeau e a Garnet Cinque. Troppe cose per essere considerate fortuite.

Chiese avvilito a Roic: — Suppongo che tu non abbia trovato una bella e nitida inquadratura del nostro uomo-rana che porta fuori una mezza dozzina di contenitori da un litro.

— No, Milord, non in modo così evidente. Però a un certo punto è andato avanti e indietro con dei pacchi, all’interno dei quali avrebbe potuto nascondere qualunque cosa.

Le cose diventavano sempre più confuse.

— Hanno chiamato dagli alberghi? Sono tornati Dubauer e Firka?

— No, Milord. Nessuna chiamata.

Miles chiamò entrambi gli alberghi per accertarsi: nessuno dei due era ancora ritornato. Mezzanotte era passata da oltre quattro ore, infatti erano le 04,20, secondo il giorno di ventiquattr’ore della Terra che era stato mantenuto nello Spazio Quad anche dopo generazioni, da quando gli antenati avevano lasciato il mondo d’origine.

Dopo aver chiuso la comunicazione, Miles sbottò: — Ma dove sono andati per tutta la notte?

Roic scrollò le spalle. — A questo punto non li aspetterei di ritorno prima di colazione.

— Il nostro uomo-rana, forse, ma ti garantisco che il ba non è andato in cerca di compagnia femminile. Non c’è niente di ovvio in questa storia. — Miles attivò ancora il pannello di chiamata.

Invece del Capo Venn, comparve l’immagine di una donna quad nell’uniforme grigio scuro della Sicurezza contro lo sfondo radiale dell’ufficio di Venn. Miles non seppe riconoscere le sue mostrine, ma gli sembrò un tipo di grado piuttosto elevato.

— Buongiorno — salutò educatamente. — Dov’è il Capo Venn?

— A dormire, spero. — L’espressione sul volto della donna sembrava suggerire che avrebbe fatto fedelmente del suo meglio perché la situazione non cambiasse.

— In un momento come questo?

— Ha già fatto un doppio turno e mezzo ier… — Lo guardò meglio, e sembrò riconoscerlo solo allora. — Oh. Lord Ispettore Vorkosigan. Sono il supervisore del terzo turno del Capo Venn, Teris Tre. Posso fare qualcosa per lei?

— L’ufficiale responsabile del turno di notte, eh? Molto bene. Sì, grazie. Vorrei disporre l’arresto e l’interrogatorio, possibilmente sotto penta-rapido, di un passeggero della Rudra. Si chiama Firka.

— Vuole sporgere una denuncia penale?

— Tanto per cominciare, è un testimone. Ho scoperto delle circostanze che mi inducono a sospettare che sia coinvolto con il sangue trovato sul pavimento della stiva, che ha dato origine a questo pasticcio. E devo dare una conferma ai miei sospetti.

— Signore, qui non possiamo arrestare e drogare chi vogliamo. Abbiamo bisogno di un’accusa formale. E se chi transita sul territorio quad non è d’accordo di sottoporsi a un interrogatorio, dovremmo ottenere l’ordine di un giudice per utilizzare il penta-rapido.

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