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«Ora avremo una dimostrazione dalla mia sorprendente chiaroveggenza. Dov’è lui?»

«Be’, è proprio per questo che sono rimasto tanto stupito di vederti.»

Galeni, che fino a quel momento aveva tenuto le braccia conserte, appoggiò una mano alla fronte, per sostenere la testa; Miles non riuscì a leggere il movimento delle labbra… forse stava contando fino a dieci. «Perché, Ivan?» chiese il capitano e attese.

«Mio Dio… non è già partito per Barrayar, vero?» intervenne agitato Miles. «In questo caso dobbiamo fermarlo…»

«No, no» disse Ivan. «Sono stati i locali. È per questo che qui siamo così sottosopra.»

«Dov’è lui?» ringhiò Miles afferrando il cugino per bavero della giacca con la mano sana.

«Calmati! È quello che sto cercando di dirti!» Guardò la mano di Miles, con le nocche tanto strette che erano diventate bianche. «Sì, sei proprio tu, eh? La polizia locale è arrivata qui un paio d’ore fa e ti ha arrestato… ha arrestato lui. Be’, non proprio arrestato, ma avevano un ordine di carcerazione, che ti impediva di lasciare Londra. Tu… lui era frenetico, perché questo significava che avresti perso la nave. Dovevi imbarcarti questa sera. Ti hanno notificato l’ordine di comparizione a testimoniare davanti al tribunale municipale, per accertare se esistevano prove sufficienti per un’accusa formale.»

«Accusa per cosa! Cosa stai blaterando, Ivan!»

«Be’, ecco, è per questo che la faccenda è complicata. Chissà come, gli è andato in corto il cervello e si sono messi in testa… sono venuti e hanno arrestato te, il tenente Vorkosigan, per sospetto concorso in tentato omicidio. Sei sospettato di aver ingaggiato quei due sicari che hanno cercato di assassinare l’ammiraglio Naismith allo spazioporto la settimana scorsa.»

Miles si mise a girare in tondo, pestando i piedi. «Ah. Ah. Arrrgh!»

«L’ambasciatore sta sfornando note di protesta a tutto spiano. Naturalmente, non abbiamo potuto spiegargli perché si sbagliavano.»

Miles afferrò Elli per il gomito. «Non lasciarti prendere dal panico.»

«Io non sono in preda al panico» gli fece notare la donna. «Sto guardando te che ti fai prendere dal panico… è molto più divertente.»

Miles si passò una mano sulla fronte. «Va bene, va bene. Partiamo dal presupposto che non tutto è perduto. Supponiamo che il ragazzo non si sia lasciato prendere dal panico, che non sia crollato. Ancora. Supponiamo che abbia inalberato tutta la sua arroganza aristocratica e gli abbia rifilato solo un mucchio di no comment. Dovrebbe riuscirgli a meraviglia, perché secondo lui è così che si comporta un Vor. Piccolo bastardo. Supponiamo che li tenga a bada.»

«Va bene, supponiamo» disse Ivan. «E allora?»

«Se ci sbrighiamo, possiamo salvare…»

«La tua reputazione?» chiese Ivan.

«Suo… fratello?» azzardò Galeni.

«I nostri fondoschiena?» disse Elli.

«L’ammiraglio Naismith» terminò Miles. «È lui quello in pericolo, adesso.» Incontrò lo sguardo di Elli e nei suoi occhi vide accendersi una luce preoccupata. «La parola chiave è Copertura,come in saltata… o, ma è solo una possibilità, assicurata per sempre.»

«Lei ed io» proseguì indicando Galeni, «dobbiamo darci una ripulita. Ci incontreremo qui tra un quarto d’ora. Ivan, porta un panino… due panini. Verrai con noi come scorta.» Ivan era molto dotato per quella parte. «Elli, tu guiderai la macchina.»

«Guidarla dove?» chiese Quinn.

«Al tribunale. Andiamo a salvare quel povero e incompreso tenente Vorkosigan. Il quale, grato, verrà con noi, che lo voglia o no. Ivan, è meglio che tu porti anche una siringa con due dosi di tolizone, insieme a quei panini.»

«Frena un attimo, Miles» disse Vorpatril. «Se l’ambasciatore non è riuscito a farlo uscire, come ti aspetti che ci riusciamo noi?»

«Non noi: l’ammiraglio Naismith» disse Miles con un sorriso.

Il Tribunale di Londra era un edificio di cristallo nero vecchio di due secoli. Esempi di architettura simile svettavano qua a là in un distretto di stile ancor più antico, a testimonianza dei bombardamenti e degli incendi della Quinta Sommossa Civile. Sembrava che lì la ristrutturazione urbana fosse in attesa di altri disastri. Londra era sovraffollata, pareva un mosaico compresso di ère contrastanti, dove i londinesi si abbarbicavano testardi ai frammenti del loro passato; c’era persino un comitato che si proponeva di salvare gli orrendi resti in disfacimento degli edifici del tardo ventesimo secolo. Miles si chiese se tra mille anni anche Vorbarr Sultana, attualmente in folle espansione, avrebbe avuto lo stesso aspetto, o se invece avrebbe cancellato del tutto la sua storia nella corsa alla modernizzazione.

Nell’affollato atrio del Tribunale si fermò per aggiustarsi l’uniforme da ammiraglio dendarii. «Ho un aspetto rispettabile?» chiese a Quinn.

«La barba ti fa sembrare, uhm…»

Miles l’aveva solo spuntata in tutta fretta. «Distinto? Più vecchio?»

«Sofferente per i postumi di una sbronza?»

«Ah.»

Entrarono tutti e quattro nel tubo di salita e si diressero al novantasettesimo piano.

«Stanza W, cubicolo 19» li informò il pannello della reception dopo aver consultato gli archivi.

Nel cubicolo 19 trovarono un terminale riservato della Europol e un essere umano in carne ed ossa, un giovanotto dall’aria seria.

«Ah, investigatore Reed» lo salutò Elli con un sorriso gioioso mentre entravano, «ci rivediamo.»

L’investigatore Reed era solo. Miles si schiarì la gola per soffocare un inizio di panico.

«L’investigatore Reed ha l’incarico di far luce su quello spiacevole incidente allo spazioporto, signore» spiegò Elli, scambiando quella tossettina per una richiesta di presentazione e assumendo immediatamente un tono formale. «Ammiraglio Naismith, permetta che le presenti l’investigatore Reed.» Poi, rivolto a Miles: «Abbiamo avuto una lunga chiacchierata in occasione la mia ultima visita qui.»

«Capisco» disse Miles assumendo un’espressione educata e neutra.

Reed invece lo stava fissando a bocca spalancata. «Incredibile! Allora lei è davvero il clone di Vorkosigan!»

«Io preferisco pensare a lui come al mio fratello gemello» ribatté Miles, «con cui ho perso i contatti. In genere preferiamo tenerci il più possibile lontani l’uno dall’altro. Così gli ha parlato.»

«A lungo, ma non ha collaborato molto.» Reed spostò lo sguardo incerto da Miles e Elli ai due barrayarani in uniforme. «Un ostruzionista. Molto sgradevole, a dir la verità.»

«Lo immaginavo: lei gli ha pestato i piedi. È molto sensibile per quello che riguarda me, preferisce che non gli si rammenti della mia imbarazzante esistenza.»

«Ah, e perché?»

«Rivalità tra fratelli» temporeggiò Miles. «Nella carriera militare ho fatto più strada di lui. Lui lo considera un affronto, una macchia nei suoi successi più che commendevoli…» Dio, fa che qualcuno mi dia un’imbeccata… Lo sguardo di Reed si stava facendo molto attento.

«Venga al punto, ammiraglio Naismith, per favore» intervenne Galeni.

Grazie! «Certo. Investigatore Reed… non fingerò che vi sia amicizia tra me e il tenente Vorkosigan, ma come siete giunti alla fantasiosa conclusione che sia stato lui a organizzare quel tentativo di assassinio così mal riuscito nei miei riguardi?»

«Non si trattava di un caso facile. I due supposti killer» e gettò un’occhiata ad Elli, «erano una pista morta, quindi abbiamo dovuto seguire altri indizi.»

«Non Lise Vallerie, per caso? Ammetto di essere colpevole di averla leggermente fuorviata. Un tentativo di umorismo poco tempestivo, temo. È un difetto…»

«Che tutti noi dobbiamo sopportare» mormorò Elli.

«Ho trovato i suggerimenti della signorina Vallerie interessanti, ma non conclusivi» disse Reed. «In passato ho avuto modo di accertare che è una scrupolosa investigatrice, a tutti gli effetti! Inoltre non è ostacolata da certe regole procedurali che ostacolano il mio lavoro. E molto sollecita a fornire argomenti interessanti.»

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