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In termini assoluti, comunque, Miles non era incline a prendersela poi tanto per il Massacro di Solstizio. In fin dei conti le atomiche cetagandane avevano raso al suolo la città di Vorkosigan Vashnoi, uccidendo non centinaia, ma migliaia di persone e non c’erano state manifestazioni violente per le strade contro quell’atto. Ma era stato proprio il Massacro di Solstizio ad eccitare l’opinione pubblica e a sollevarla; ed era stato Vorkosigan a meritarsi il soprannome di "Macellaio", con la M maiuscola e la parola di un Vorkosigan ad essere infangata. E tutte quelle circostanze trasformavano quell’avvenimento in un frammento molto personale di storia antica.

Trent’anni prima; Miles non era ancora nato. David Galen compiva quattro anni proprio nel giorno in cui sua zia, il Consigliere komarrano Rebecca Galen veniva fucilata in quella palestra sotto la cupola della città di Solstizio.

Il Comando Supremo Barrayarano aveva discusso da ogni punto di vista e senza peli sulla lingua la questione dell’ammissione del ventiseienne Duv Galeni nel Servizio Imperiale.

«… non me la sento di raccomandare l’ammissione» scrisse il capo della Sicurezza Imperiale Illyan in una nota privata indirizzata al Primo Ministro Conte Aral Vorkosigan. «Ho il sospetto che sia solo il senso di colpa a farti essere indulgente nei suoi confronti. E il senso di colpa è un lusso che non ti puoi permettere. Se stai covando il desiderio segreto di farti sparare nella schiena, ti prego, avvertimi con almeno ventiquattr’ore di anticipo, in modo che possa dare corso alle mie dimissioni. Simon.»

La nota di risposta era vergata con gli scarabocchi a zampe di gallina di chi ha le dita troppo grandi per qualunque penna, una calligrafia che Miles conosceva fin troppo bene. «… colpa? Forse. Ho fatto una ricognizione in quella palestra prima che il sangue avesse avuto il tempo di rapprendersi. Sembrava uno stagno. Ci sono particolari che si incidono per sempre nella memoria, ma ricordo in particolare Rebecca Galen per il modo in cui le hanno sparato. È stata uno dei pochi a morire guardando in faccia i suoi assassini. Dubito molto che la mia schiena correrà mai pericoli da parte di "Duv Galeni".

«E il coinvolgimento di suo padre nella Resistenza mi preoccupa ancor meno. Non è stato solo per noi che il ragazzo ha mutato il suo nome nella forma barrayarana.

«Ma se riusciremo a guadagnarci la lealtà di uno come lui, sarà la realizzazione di quello che ho sempre avuto in mente per Komarr. Con una generazione di ritardo, è vero, e dopo una lunga e sanguinosa deviazione, ma (visto che sei proprio tu a tirare in ballo questi termini teologici) una specie di redenzione. È naturale che abbia ambizioni politiche, ma mi permetto di pensare che siano più complesse e più costruttive del semplice assassinio.

«Rimettilo in quella lista, Simon e questa volta lasciacelo. Questa faccenda mi sfinisce e non voglio che si trascini oltre. Dagli la possibilità di correre e di darci una prova di sé, se riesce.»

La firma era il solito scarabocchio affrettato.

Dopo di ciò, il cadetto Galeni divenne la preoccupazione di ufficiali di rango molto più basso nella gerarchia imperiale, e il suo curriculum si trasformò in quello pubblico a cui anche Miles aveva avuto accesso prima.

«Il guaio di tutto questo» commentò Miles interrompendo il silenzio pesante che era sceso nella stanza durante l’ultima mezz’ora, «per quanto affascinante sia, non restringe le possibilità, anzi, le moltiplica, dannazione!»

Senza escludere, rifletté, neppure la sua teoria di appropriazione indebita e diserzione: in quelle note non vi era nulla che la smentisse, anzi la rendeva ancor più dolorosa se si fosse dimostrata vera. E il tentato assassinio allo spazioporto assumeva nuove e sinistre implicazioni.

«Potrebbe anche essere vittima di qualche normalissimo incidente» intervenne Vorpatril.

L’ambasciatore grugnì e si alzò in piedi. «Molto ambiguo; avevano ragione a negare l’accesso. Simili dettagli potrebbero pregiudicare la carriera di un uomo. Credo, tenente Vorpatril, che le chiederò di procedere e presentare una denuncia per scomparsa alle autorità locali. Riprotegga quel file, Vorkosigan.» Ivan seguì l’ambasciatore.

Prima di spegnere la consolle, Miles diede una scorsa ai documenti che riguardavano quell’indiretto riferimento al padre di Galeni. Dopo l’uccisione della sorella nel Massacro di Solstizio, Galen padre era diventato un attivista del movimento clandestino e tutte le sostanze rimaste a quella famiglia un tempo orgogliosa, dopo la conquista barrayarana si prosciugarono completamente all’epoca della violenta rivolta successa sei anni dopo. Secondo alcuni vecchi rapporti della Sicurezza Barrayarana, una parte di quelle ricchezze si era trasformata in rifornimenti, armi e denaro per l’esercito terrorista; e in seguito in bustarelle per visti d’uscita e passaggi fuori dal pianeta per i superstiti. Ma nessun passaggio fuori da Komarr per il padre di Galeni: l’uomo era saltato in aria con una delle sue bombe durante l’ultimo futile attacco al QG della Sicurezza Barrayarana. Insieme a lui, anche il fratello maggiore di Galeni.

Per essere sicuro, Miles fece un controllo incrociato e con suo grande sollievo, nei rapporti della Sicurezza dell’ambasciata, scoprì che non c’erano altri Galeni o loro parenti tra i profughi terrestri.

Certo, Galeni aveva avuto tutto il tempo, e la possibilità, di correggere i rapporti, in quei due anni.

Miles si massaggiò la fronte dolente. Galeni aveva quindici anni quando gli ultimi sussulti della Rivolta si erano spenti o erano stati soffocati. Troppo giovane, sperava Miles, per esservi stato coinvolto attivamente. E anche se vi era stato coinvolto, Simon Illyan lo aveva saputo e aveva comunque deciso di passarci sopra. Decise che quello era un capitolo chiuso, e spense la consolle.

Miles lasciò che fosse Ivan a tenere tutti i contatti con la polizia locale, anche se la storiella del clone che ormai circolava liberamente, lo metteva in parte al riparo dall’eventualità di incontrare le stesse persone mentre rivestiva i panni delle sue due identità, ma non era comunque il caso di rischiare. Senza dubbio la polizia sarebbe stata più all’erta e più sospettosa e non era certo intenzione di Miles trasformarsi in un criminale a due teste.

La polizia comunque sembrava prendere molto sul serio la scomparsa dell’addetto militare, fino al punto di accogliere la richiesta dell’ambasciatore di non divulgare la notizia alla stampa. Aveva gli uomini e le attrezzature per sbrigare tutto il lavoro di routine, come ad esempio controllare l’identità delle parti di corpo umano inspiegabilmente trovate nei bidoni dei rifiuti e via dicendo. Per quello che lo riguardava, invece, Miles si autonominò investigatore ufficiale per le ricerche all’interno dell’ambasciata. Ivan, diventato a quel punto l’addetto anziano, si ritrovò di colpo con tutto il lavoro di Galeni sulle spalle; e senza un briciolo di compassione, Miles glielo lasciò fare.

Passarono ventiquattr’ore che Miles trascorse quasi sempre alla consolle, spulciando i rapporti dell’ambasciata sui profughi komarrani. Sfortunatamente però, la quantità di informazioni ammassate dall’ambasciata era enorme e se mai c’era qualcosa di significativo era sepolto e mimetizzato sotto tonnellate di particolari irrilevanti. Era un lavoro troppo grande per un uomo solo.

Alle due del mattino, Miles cedette, chiamò Elli Quinn e scaricò tutta la faccenda sul Reparto Informazioni della flotta dendarii.

Scaricò è proprio la parola giusta: montagne di dati trasferiti via frequenza riservata dai computer dell’ambasciata alla Triumph in orbita. A Galeni sarebbero venute le convulsioni. Al diavolo Galeni; in fondo era colpa sua, perché era scomparso. Miles inoltre si guardò bene dal comunicarlo ad Ivan. La sua giustificazione legale se si fosse arrivati ad un confronto, era che i Dendarii erano "de facto" reparti militari barrayarani e di conseguenza si trattava di un trasferimento interno all’esercito imperiale. In linea tecnica. Miles aveva incluso anche tutti i file personali di Galeni. In questo caso, avrebbe potuto sostenere legalmente che l’accesso in codice serviva solo a proteggere lo stesso Galeni dai pregiudizi dei patrioti barrayarani, e i dendarii non erano barrayarani. O l’una o l’altra delle due giustificazioni doveva funzionare.

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