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Per la prima volta in vita sua Baley si sentì mordere dalla curiosità, una strana curiosità. Come vivevano gli Spaziali, veramente?

Con uno sforzo tornò a concentrarsi sul problema immediato. «Capisco dove vuoi arrivare» disse. «Il vostro dottor Sarton stava affrontando il problema dell’instaurazione di una cultura C/Fe anche sulla Terra e aveva trovato una via promettente. I nostri medievalisti, che sono gruppi ultra-conservatori, hanno avuto paura che potesse riuscire. Quindi l’hanno ucciso. Questo è il motivo che trasforma il caso in un complotto e impedisce di considerarlo l’opera di un maniaco isolato. Giusto?»

«Direi di sì, Elijah. Più o meno.»

Baley fischiò piano. Le lunghe dita ricominciarono a pichiettare sul tavolo. Poi scosse la testa: «Non c’è succo. Non c’è succo per niente».

«Scusami, non ti capisco.»

«Sto cercando di farmi il quadro. Un terrestre entra a Spacetown, raggiunge il dottor Sarton, lo uccide e se ne esce tranquillo. Non riesco a immaginarmelo. Credo che l’ingresso a Spacetown sia sorvegliato.»

R. Daneel annuì. «Possiamo dire con sicurezza che nessun terrestre sarebbe riuscito a passare illegalmente.»

«E quindi?»

«Quindi il problema non è semplice, se l’ingresso ufficiale è l’unica via per raggiungere Spacetown da New York.»

Baley guardò pensieroso il collaboratore. «Non ti capisco. Che io sappia è l’unica via d’accesso…»

«L’unica diretta.» R. Daneel aspettò un momento, poi disse: «Non mi segui, è così?».

«È così. Non ti capisco affatto.»

«Bene, se la cosa non ti offende cercherò di spiegare. Posso avere un pezzo di carta e uno scriptor? Grazie. Ora guarda qui, collega Elijah. Disegnerò un cerchio grande e lo chiamerò New York City. Ora, e in modo che i due cerchi si tocchino, ne disegnerò un altro che chiamerò Spacetown. Nel punto in cui si toccano disegnerò una freccia e la chiamerò Barriera. Esistono altri punti di collegamento, secondo te?»

Baley rispose: «Naturalmente no. Non ce ne sono altri».

«In un certo senso» disse l’automa «sono contento di sentirti dire questo. Corrisponde a ciò che mi è stato insegnato sulla mentalità terrestre. La Barriera è l’unico punto di contatto diretto. Ma sia la Città sia Spacetown sono aperte alla campagna in tutte le direzioni. È possibile che un terrestre abbia lasciato la città tramite una delle numerose uscite e sia arrivato a Spacetown attraversando la campagna, in un punto dove nessun ostacolo l’avrebbe fermato.»

La punta della lingua di Baley toccò il labbro superiore e per un momento restò lì. Poi disse: «Attraversando la campagna?».

«Sì.»

«Attraversando la campagna da solo

«Perché no.»

«A piedi?»

«Senz’altro. A piedi è molto difficile essere individuati. L’assassinio ha avuto luogo all’inizio della giornata lavorativa, quindi il viaggio dev’essere avvenuto prima dell’alba.»

«Impossibile! In questa Città non c’è nessuno che sarebbe disposto a uscire all’aperto, da solo.»

«So che sembra improbabile, e noi Spaziali ce ne rendiamo conto. Ecco perché sorvegliamo soltanto l’ingresso della barriera. Anche all’epoca dei Disordini la vostra gente attaccò solo da quella parte, che all’epoca era difesa da una parete d’energia; nessuno oserebbe lasciare la Città.»

«E quindi?»

«Il caso di cui ci stiamo occupando è insolito. Non si tratta del cieco attacco di una folla che segue la linea di minor resistenza, ma del tentativo organizzato di un piccolo gruppo che vuole colpire, deliberatamente, in un punto non sorvegliato. E questo spiega come un terrestre possa entrare a Spacetown, commettere un omicidio e andarsene indisturbato. L’assassino si è introdotto in un punto che nessuno sorvegliava.»

Baley scosse la testa. «Inverosimile. La vostra gente ha fatto qualcosa per confermare questa teoria?»

«Sì. Il tuo questore si trovava sul posto all’ora del delitto…»

«Lo so, me l’ha detto.»

«Questo, Elijah, è un altro esempio del tempismo dell’assassino. Il questore collaborava con il dottor Sarton da diversi anni, anzi, era l’uomo con cui il dottore aveva preso accordi per far entrare nella Città gli R. osservatori come me. L’appuntamento che avevano quel giorno riguardava questo problema. L’assassinio, ovviamente, ha interrotto l’esecuzione del piano; e il fatto che il questore di New York si trovasse a Spacetown in un momento simile ha accresciuto l’imbarazzo della Terra e nostro.

«Ma non è soltanto questo che volevo dire. Il questore era presente e noi gli abbiamo detto: "L’assassino dev’essere arrivato dalla campagna". Come te ci ha risposto: "Impossibile", o forse "Impensabile". Era sconvolto, e questo gli ha impedito di cogliere il punto essenziale. Tuttavia l’abbiamo costretto a verificare quella possibilità immediatamente.»

Baley riandò con la mente agli occhiali rotti del questore, e pur nel mezzo dei pensieri non certo rosei che gli affollavano il cervello, piegò la bocca in un sorriso. Povero Julius! Sì, l’incidente doveva averlo sconvolto. Ovviamente era impossibile far capire la situazione agli altezzosi Spaziali, che consideravano i difetti fisici come un disgustoso attributo dei terrestri non geneticamente selezionati. O meglio: era impossibile farlo capire a meno di non perdere la faccia, e a un questore la faccia serve. Bene, i terrestri dovevano fare quadrato: il robot non avrebbe mai saputo che Enderby era miope. Non da Baley, perlomeno.

R. Daneel continuò: «Abbiamo controllato una per una le varie uscite della Città. Sai quante ce ne sono, Elijah?»

Baley scosse la testa, poi azzardò: «Venti?».

«Cinquecentodue.»

«Cosa?»

«E originariamente erano molte di più. Cinquecentodue sono quelle che rimangono in funzione. La tua Città è cresciuta lentamente, Elijah, ma una volta si estendeva all’aria aperta e la gente non aveva paura di andare in campagna.»

«Certo, lo so.»

«Bene, quando venne sigillata fu lasciato aperto un certo numero di uscite. Cinquecentodue sono quelle che restano. Le altre sono bloccate, o ci hanno costruito sopra. Non ho contato, ovviamente, i punti d’atterraggio dei trasporti aerei.»

«Che avete scoperto?»

«Era una ricerca senza speranza. Non sono sorvegliate e non abbiamo trovato alcun funzionario che ammettesse di occuparsene o le considerasse sotto la sua giurisdizione. Abbiamo avuto l’impressione che molti non ne conoscessero nemmeno l’esistenza. Chiunque avrebbe potuto usarne una, rientrare e non essere scoperto.»

«C’è altro? L’arma del delitto è scomparsa, suppongo.»

«Infatti.»

«Indizi?»

«Nessuno. Abbiamo setacciato scrupolosamente il territorio intorno a Spacetown, ma i robot che lavorano nelle fattorie non valgono granché come testimoni. Sono poco più che macchine automatiche, quasi per niente umanizzate. E di uomini, in giro, non ce n’erano.»

«Capisco. E poi?»

«Dato che abbiamo fallito a Spacetown ci siamo detti che tanto valeva spostare le indagini all’altra estremità del bandolo, New York. Sarà nostro compito schedare gli eventuali gruppi sovversivi e cercare fra le organizzazioni di dissidenti…»

«Quanto tempo hai a disposizione?» chiese Baley.

«Il meno possibile ma tutto il necessario.»

«Bene» disse Baley pensieroso. «Vorrei che tu avessi un altro collaboratore, in questo pasticcio.»

«Io no» disse R. Daneel. «Il questore ha parlato in termini molto elogiativi della tua lealtà e abilità.»

«Carino da parte sua» replicò Baley, ironico. Poi pensò: "Povero Julius. Mi ha sulla coscienza e fa di tutto per aiutarmi".

«Non ci siamo limitati ad accettare le dichiarazioni del tuo superiore» disse R. Daneel. «Abbiamo controllato il tuo curriculum e abbiamo visto che ti sei pronunciato apertamente contro l’uso dei robot nel tuo Dipartimento.»

«Questo ti dà fastidio?»

«Nient’affatto. Le tue opinioni riguardano solo te. Ma è stato necessario analizzare attentamente il tuo quadro psicologico, e sappiamo che nonostante la tua avversione per gli R. lavorerai perfettamente con uno di loro, se lo considererai tuo dovere. Hai un’altissima attitudine alla lealtà e rispetto dell’autorità. È quello che fa per noi: il questore Enderby ti ha giudicato bene.»

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