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Gwen sorrise.

«E la cosa continua? Nessuno fa niente?».

Jaan Vikary incrociò le braccia. «Ti devo fare una confessione t’Larien», disse in tono grave. «Ti abbiamo mentito, ieri. Garse ed io, quando tu ci avevi chiesto perché fossimo qui. Per la verità, sono stato io a mentirti. Garse ti aveva detto per lo meno una parziale verità… dobbiamo proteggere Gwen. Lei è una che viene da altri mondi, non è una Kavalar ed i Braith la ucciderebbero volentieri dichiarandola un falsuomo, se non avesse la protezione di Ferrogiada. Lo stesso vale per Arkin Ruark, che non sa niente di tutto questo, nemmeno che ha la nostra protezione. Eppure è così. Anche lui è korariel di Ferrogiada.

«Comunque la ragione per cui siamo qui va al di là di queste motivazioni. Era una cosa vitale per me lasciare Alto Kavalaan nel momento in cui l’ho fatto. Quando ho assunto i miei aitinomi ed ho pubblicato le mie teorie, sono immediatamente diventato assai potente nel consiglio degli altolegati ed anche molto odiato. Molti uomini di religione hanno considerato un insulto personale la mia affermazione che Kay Ferro-Fabbro era una donna. Fui sfidato sei volte, solo per quel motivo. Nell’ultimo duello Garse uccise un uomo, mentre io ferii il suo teyn in malo modo, sicché non potrà mai più camminare. Non volevo che una cosa del genere continuasse. Pareva che qui a Worlorn non ci fossero nemici. Alle mie sollecitazioni, il consiglio di Ferrogiada assegnò il progetto ecologico a Gwen.

«Però, nello stesso tempo, venni a conoscenza delle attività di Lorimaar quaggiù. Lui aveva già guadagnato il suo primo trofeo e ne era giunta voce a Braith e quindi a noi. Garse ed io discutemmo della cosa e decidemmo di por fine a questa attività. La situazione è estremamente esplosiva. Se i Kimdissi venissero a sapere che i Kavalari stanno di nuovo dando la caccia ai falsuomini propagherebbero la notizia a tutti i mondi esterni. Non corre molta simpatia tra Kimdiss ed Alto Kavalaan, come tu certo saprai. Noi non temiamo i Kimdissi, che hanno aderito ad una religione e ad una filosofia di non-violenza, come anche gli Emereli. Altri mondi del Margine sono più pericolosi. I Lupani sono sempre in movimento, erratici; i Toberiani possono por termine ai loro commerci se sanno che i Kavalari cacciano i loro turisti pelandroni. Forse anche Avalon si rivolterebbe contro di noi, se tali notizie dovessero arrivare al di là del Velo e noi saremmo banditi dall’Accademia. Questo è un rischio che non possiamo correre. Lorimaar ed i suoi amici non se ne curano ed i consigli delle granleghe non possono farci niente. Non hanno alcuna autorità qui e solamente i Ferrogiada si preoccupano un po’ di quello che capita su di un mondo morente a parecchi anni luce di distanza. Sicché Garse ed io siamo da soli a combattere contro i cacciatori di Braith.

«Fino ad adesso non siamo ancora giunti ad un conflitto aperto. Viaggiamo in lungo ed in largo, visitiamo tutte le città, a cercare quelli che ancora abitano su Worlorn. Tutti quelli che troviamo li facciamo diventare korariel. Ne abbiamo trovati pochi… un bambino che viveva allo stato selvaggio, abbandonato durante il festival, alcuni Lupani che andavano attorno a Città di Haapala, un cacciatore di ferrocorni di Tara. A tutti ho dato un segno della mia stima», sorrise, «una piccola spilla di ferro fatta a forma di banscea. È una specie di segnale di preavviso, che serve a far capire ad un cacciatore che è troppo vicino a qualcosa che non deve cacciare. Se toccassero qualcuno che indossa la mia spilla, uno dei miei korariel, sarebbe un’offesa meritevole di un duello. Lorimaar può blaterare ed arrabbiarsi fin che vuole, ma non farebbe mai un duello con noi. Sarebbe la sua fine».

«Capisco», disse Dirk. Allungò una mano verso il colletto, aprì la piccola spilla di ferro e la gettò sul tavolo tra i resti della loro colazione. «Be’, è una cosa simpatica, ma ti puoi riprendere la tua spilla. Io non appartengo a nessuno. Ho badato a me stesso per tanto tempo e posso continuare a badare a me anche adesso».

Vikary si incupì. «Gwen», disse, «non lo puoi convincere che sarebbe più sicuro se…».

«No», disse lei decisa. «Apprezzo ciò che stai tentando di fare, Jaan, tu lo sai. Ma capisco ciò che prova Dirk. Non piace nemmeno a me di essere protetta e rifiuto di essere considerata proprietà». La sua voce fu secca, decisa.

Vikary la fissò senza speranza. «Benissimo», disse. Raccolse la spilla che Dirk aveva scartato. «Ti devo dire qualcosa t’Larien. Siamo stati più fortunati dei Braith a trovare la gente, perché noi abbiamo cercato nelle città, mentre loro vanno a cacciare nelle foreste, in quanto sono rimasti irrevocabilmente schiavi delle vecchie abitudini. È ben raro che riescano a trovare qualcuno nelle foreste. Fino ad adesso non hanno mai capito ciò che facevamo Garse ed io. Ma questa mattina Lorimaar alto-Braith è venuto da me assai rattristato perché il giorno prima erano usciti lui ed il suo teyn per seguire il loro gioco e non erano riusciti a giocare.

«La loro preda era un uomo che indossava un aeroscooter e volava da solo sulla montagna». Sollevò la spilla a forma di banscea. «Senza di questa», disse, «ti avrebbe costretto ad atterrare o ti avrebbe abbattuto a colpi di laser, ti avrebbe rincorso in mezzo alla foresta e finalmente ti avrebbe ucciso». Si mise la spilla in tasca, fissò significativamente Dirk per un minuto e se ne andò.

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«È stata una sfortunata eventualità che tu ti sia imbattuto in Lorimaar stamattina», disse Gwen quando Jaan se ne fu andato. «Non c’era nessuna ragione per immischiarti in questa faccenda e speravo di doverti risparmiare tutti i cupi dettagli. Spero che considererai queste informazioni confidenziali quando lascerai Worlorn. Lascia che siano Garse e Jaan a preoccuparsi dei Braith. Non c’è nessun altro che ci possa fare qualcosa, comunque, tranne che parlare della cosa e fare delle maldicenze sugli innocenti che stanno su Alto Kavalaan. E soprattutto, non parlarne ad Arkin! Lui detesta i Kavalari ed in un attimo potrebbe arrivare su Kimdiss». Si alzò in piedi. «Per il momento, suggerirei di parlare di argomenti più piacevoli. Abbiamo pochi momenti da trascorrere insieme; posso farti da guida turistica per poco, perché poi devo ritornare al mio lavoro. Non c’è ragione per permettere a quei macellai di Braith di rovinarci i pochi giorni che abbiamo».

«Come vuoi tu», rispose Dirk, ansioso di farle piacere, ancora scosso dall’intera faccenda di Lorimaar e dei falsuomini. «Hai in mente qualcosa?».

«Ti potrei condurre di nuovo nelle foreste», gli disse Gwen. «Cambiano e cambiano continuamente. Ci sono centinaia di cose affascinanti da vedere nei boschi: laghi pieni di pesci più grandi di noi, montagne che sono nidi di insetti più grandi di questa casa, mentre gli insetti sono più piccoli di un’unghia; poi c’è un’incredibile sistema di caverne che è stato scoperto da Jaan dall’altra parte delle montagne… Jaan è uno speleologo nato. Comunque direi che per oggi è meglio andarci piano. È inutile versare altro sale nelle ferite di Lorimaar, altrimenti lui ed il suo teyn ci cacceranno lo stesso e Jaan si troverà nei guai. Oggi ti farò vedere le città. Anche loro hanno un fascino ed una macabra bellezza. Come ha detto Jaan, Lorimaar non ha ancora pensato ad andare a cacciare lì».

«Va bene», disse Dirk, con scarso entusiasmo.

Gwen si vestì in fretta e lo condusse fino al tetto. Gli scooter aerei erano ancora là dove li avevano lasciati loro il giorno prima. Dirk si piegò per prenderli, ma Gwen gli prese di mano le sottili strisce di metallo e le gettò sui sedili di dietro della manta grigia. Poi prese gli stivali da volo e le apparecchiature di controllo e le buttò davanti. «Oggi niente scooter», disse lei. «Dovremo fare un percorso troppo lungo».

Dirk annuì, poi tutti e due piroettarono al di sopra delle ali dell’auto e si misero sui sedili anteriori. Il cielo di Worlorn gli dava l’impressione di star tornando da una spedizione e invece stava partendo.

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