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Dirk annuiva. «Ho visto un paio di Hruun durante i miei viaggi. Le altre razze sono quasi estinte, non è vero?».

«Può darsi», disse Vikary. «Ho osservato a lungo le illustrazioni che avevo trovato ed ogni tanto ritornavo a guardarle. C’era qualcosa che mi disturbava. Alla fine riuscii ad intrawedere la verità. Gli Hruun, i dattiloidi ed i githyanki… ogni razza conservava l’aspetto delle cariatidi che sono poste davanti agli ingressi di ogni granlega Kavalari. Capito Dirk? Erano i demoni dei nostri miti!».

Vikary si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza, continuando a parlare con voce piana e controllata e dimostrando il proprio eccitamento nel solo atto di andare su e giù. «Quando Gwen ed io ritornammo su Alto Kavalaan, io esposi la mia teoria, basata sulle vecchie leggende, sul ciclo dei Demoncanti del grande poeta-avventuriero Jamis-Leone Taal e sulla banca di dati dell’Accademia. Traduci tutto in termini storici: la colonia di Cavanaugh era, con le sue città, sulle pianure ed eseguiva operazioni minerarie. Gli Hrangani livellano le città con delle bombe nucleari. I sopravvissuti vivono solo in profondi rifugi, altrimenti nelle miniere. Per appropriarsi del pianeta, gli Hrangani fanno atterrare anche dei contingenti delle loro razze-schiave. Poi se ne vanno e non ritornano più per un secolo. Le miniere diventano le prime granleghe, altre sono costruite in seguito, scavate profondamente nella pietra. Dato che le città non ci sono più, i minatori si orientano verso un tipo di cultura che garantisce la sopravvivenza. Per innumerevoli generazioni combattono contro le razze-schiave e tra di loro. Ad un certo momento, ecco che sorgono delle mutazioni umane, tra le rovine radioattive delle città…».

A questo punto Dirk scattò in piedi. «Jaan», disse.

Vikary smise di camminare, si voltò e corrugò la fronte.

«Sono stato maledettamente paziente», disse Dirk. «Capisco che queste sono cose che a te interessano moltissimo. È il tuo lavoro. Ma io voglio delle risposte e le voglio subito». Alzò una mano e conteggiò le domande sulle dita. «Chi è Lorimaar? Che cosa voleva? E perché io devo essere protetto da lui?».

Anche Gwen si alzò. «Dirk», disse lei. «Jaan si limita a fornirti le informazioni base che ti servono per capire. Cerca di non…».

«No!», Vikary la fece zittire con un cenno della mano. «No, t’Larien ha ragione, io mi entusiasmo un po’ troppo quando parlo di queste cose». Poi disse a Dirk: «Allora ti risponderò direttamente. Lorimaar è un Kavalar assai tradizionale, talmente tradizionale che è fuori posto anche su Alto Kavalaan. È una creatura di un’altra epoca. Ti ricordi l’altra mattina, quando ti ho dato la spilla e sia io che Garse esprimemmo preoccupazione per la tua salute al calar del giorno?».

Dirk annuì. Sollevò una mano e toccò la piccola spilla, strettamente attaccata al suo colletto. «Sì».

«Lorimaar alto-Braith ed altri del suo tipo erano il motivo per cui noi eravamo preoccupati, t’Larien. Le ragioni non sono facili da spiegare».

«Permetti», disse Gwen. «Dirk, ascolta. I Kavalari altolegati, la gente delle granleghe, si sono sempre rispettati l’uno con l’altro attraverso i secoli… Be’, hanno combattuto e guerreggiato, a tal punto che una ventina di granleghe e di coalizioni sono andate distrutte completamente e sono rimasti solo quattro grandi gruppi, che sono le granleghe attuali. Comunque si riconoscevano l’un l’altro come esseri umani, soggetti alle regole dell’altaguerra ed al codice duellesco dei Kavalari. Ma c’erano altri, sai… gente solitaria delle montagne, gente che abitava al di sotto delle rovine delle città, agricoltori. Si tratta di idee — mie e di Jaan — ma il punto è che questa gente effettivamente esiste, sopravvissuti al di fuori dei campi minerari. Bene, gli altolegati non riconoscono questi sopravvissuti come autentici uomini e donne. Vedi, Jaan ha lasciato qualcosa fuori da tutta questa storia… Oh, insomma, calmati. Lo so che era una storia lunga, ma era importante. Tu ti ricordi di quelle tre ragazze-schiave degli Hrangani che corrispondevano ai demoni del mito Kavalar? Bene, l’unico problema era che c’erano tre razze-schiave, ma c’erano quattro tipi di demoni. I demoni più cattivi e pericolosi erano i falsuomini».

Dirk aggrottò la fronte. «Falsuomini? Lorimaar mi ha chiamato falsuomo. Pensavo che volesse dire qualcosa come non-uomo, più o meno».

«No», disse Gwen. «Non-uomo è un termine comune, mentre falsuomo è usato solo su Alto Kavalaan. Cambia-aspetto, li chiama la leggenda, licantropi e mentitori. Possono assumere qualsiasi forma, ma assumono preferibilmente quella di uomini e cercano di infiltrarsi nelle granleghe. Una volta dentro, travestiti da uomini, possono colpire in segreto ed uccidere.

«Questi altri superstiti — gli agricoltori, le famiglie delle montagne, i mutanti, gli sfortunati, gli altri esseri umani che stavano su Cavanaugh — questi erano i falsuomini, i licantropi. Loro non potevano arrendersi, perché le regole dell’altaguerra per loro non venivano applicate. I Kavalari li sterminarono, mai credendo che potessero essere umani. Erano considerati degli animali alieni. Dopo parecchi secoli, quelli che erano rimasti venivano cacciati per sport. Gli uomini delle granleghe cacciano sempre a due a due, teyn-e-teyn, in modo che ognuno dei due possa giurare sull’umanità del compagno quando fanno ritorno».

Dirk pareva atterrito. «E questa cosa va ancora avanti?».

Gwen si strinse nelle spalle. «Raramente. I Kavalari moderni ammettono lo sbaglio dei loro antenati. Ancor prima che ritornassero i viaggi spaziali, Ferrogiada e Rossacciaio, le coalizioni più progressiste, avevano bandito la caccia ai falsuomini. I cacciatori avevano un’usanza. Quando non volevano uccidere immediatamente un falsuomo, per una ragione qualsiasi, ma lo volevano tenere come loro preda personale per più tardi, lo segnavano come korariel e nessun altro lo poteva toccare, pena la possibilità di essere sfidato a duello. I Ferrogiada ed i Rossacciaio allora, andarono fuori a prendere tutti i falsuomini che potevano, li sistemavano nei villaggi e cercavano di riportarli ad un buon grado di civiltà, perché nel frattempo erano diventati selvaggi. Tutti quelli che prendevano venivano detti korariel. Ci fu anche una breve altaguerra per queste cose, Ferrogiada contro Scianagate. Vinse Ferrogiada e korariel assunse il nuovo significato di proprietà protetta».

«E Lorimaar?», domandò Dirk. «Che cosa c’entra lui?».

Lei sorrise maliziosamente; per un secondo gli fece venire in mente Janacek. «In ogni cultura ci sono cose dure a morire, cose credute vere, dogmatiche. Braith è la più conservatrice delle coalizioni e per lo meno un decimo di loro — secondo le stime di Jaan — crede ancora nei falsuomini. Si tratta soprattutto di cacciatori, che vogliono crederci a tutti i costi. Sono quasi tutti dei Braith. Lorimaar ed il suo teyn, oltre ad un pugno di altri kethi sono qui per cacciare. Il gioco è più vario che non su Alto Kavalaan e non c’è nessuno che li obblighi a seguire certe regole del gioco. Infatti qui non ci sono regole. I patti in vigore per il festival sono caduti parecchio tempo fa. Lorimaar può uccidere chiunque».

«Anche gli esseri umani», disse Dirk.

«Se riescono a trovarli», disse lei. «Larteyn ha venti abitanti, credo… ventuno con te. Noi ed un poeta chiamato Kirak Rossacciaio Cavis, che abita su di una vecchia torre d’osservazione ed un paio di regolari cacciatori di Scianagate. Gli altri sono Braith. Cacciano i falsuomini e fanno altri giochi quando non riescono a trovare dei falsuomini. Una generazione più vecchia di quanto è Jaan, per lo più, e sono tutti assetati di sangue. Non sanno niente delle vecchie cacce, tranne le storie che hanno sentito nella loro granlega e forse qualche uccisione illecita di uomini che hanno visto sulle Colline Lameraane. Conoscono solo le leggende. Tutti quanti sono pieni di tradizioni e di frustrazioni».

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