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— La base lunare — disse lei.

— Esatto. La civiltà. Dove non è necessario girare armati, e vivere nel terrore di fare brutti incontri.

— Ma ce l'abbiamo anche qui, un mondo così. È quello che Douglas ha creato per noi.

— Sì… con la forza, con le armi, tradendo chi si fidava di lui.

Angela fremeva ma si dominò, e preferì cambiare argomento. — Parlami della colonia lunare. Com'è la vita lassù?

Anche Alec riuscì a dominare l'ira che stava per sopraffarlo. — Si vive in pace. Le persone si comportano come esseri umani, non come animali feroci. La forza di gravità non è così pesante come qui. Ci si sente leggeri, chiunque è in grado di saltare e ballare.

— Ballare? — ripeté Angela.

Non sa neanche cosa significhi, pensò Alec e proseguì:

— In superficie si può ammirare la vera bellezza. Sì, anche la Terra è bella, selvaggia, imprevedibile e così via… ma sulla Luna ci si impiega un giorno intero per guardare il sorgere del sole. E le stelle… e la Terra stessa, sospesa in cielo, azzurra, splendida. Si può camminare per chilometri e chilometri in qualsiasi direzione senza mai incontrare nessuno, soli con tutto l'universo che ti osserva…

— Mi sembra un posto molto solitario…

— No, è bellissimo. Dopo i terremoti del perigeo, dagli sfiatatoi dei ghiacciai escono i gas. Nelle rocce c'è biossido di zolfo che tinge di rosa il vapore… e tu lo vedi salire e disperdersi come un fantasma che fugge dalla tomba.

Angela rabbrividì — A me non sembra tanto bello.

— Aspetta a dirlo finché non l'avrai visto. Verrai lassù con me, ricordi?

— No…

Alec si chinò verso di lei: — Dio, come sei bella! Facciamo l'amore?

Lei non sembrò sorpresa. — Non è tanto semplice, Alec.

— Cosa?

— Se Douglas scopre…

Lui si tirò indietro. — Tieni più a lui che a me.

— No, non è questo. Alec, io non conto niente per te. Non seriamente. Tu sei capace di amarmi e di ingannarmi subito dopo.

— Anche tu ti sei comportata così con me.

— Perché sapevo come la pensavi. Non credere di essere riuscito a ingannarmi per un solo minuto.

— E allora perché hai fatto l'amore con me?

— Perché — rispose lei, — perché mi avevi salvato, ed ero spaventata e tu eri gentile… no, avevi ucciso quei due… oh, al diavolo! Non lo so. L'ho fatto perché ne avevo voglia.

— E adesso non ne hai più voglia?

— No… Cioè sì.

Alec impiegò un attimo a raccapezzarsi, poi sospirò e disse: — E allora perché stiamo qui a discutere?

— Non capisci proprio niente, vero? — disse lei scuotendo la testa. — Niente di niente.

Ma si alzò, lo prese per la mano e lo condusse in camera da letto.

Alec si svegliò ai primi albori. Angela gli stava rannicchiata addosso, con la testa nell'incavo del suo braccio. Giacevano sul materasso, coperti dal sacco a pelo. Alec guardò la luce del giorno che andava schiarendo, attraverso la finestra della stanza.

— Hai intenzione di restare? — chiese piano Angela.

— Eh? Credevo che dormissi.

Lei gli sorrise: — E' un pezzo che sto pensando.

— A occhi chiusi?

— Hai intenzione di restare qui, alla base?

— Posso forse scegliere? Sono prigioniero.

Scostandosi un po', Angela disse: — Oh, non preoccuparti per questo. Douglas voleva solo che tu venissi qui senza tanto fracasso. Se vuoi andartene, non te lo impedirà. Ti vuole bene, sai.

— Col cavolo che mi vuol bene.

— Non dire fesserie. Te ne vuole, eccome.

E allora perché ci ha lasciato?, si chiese Alec. Che genere di amore è il suo?

— E allora? — chiese lei.

— Cosa?

— Hai intenzione di restare?

— Se me ne andassi verresti con me?

— No. Non potrei.

— Perché lui ha bisogno di te più di quanto ne abbia io.

— Non fare lo sciocco! — rise Angela. — Douglas non ha bisogno di me. Non ha bisogno di nessuno, all'infuori di una sola persona.

— Che sarebbe?

— Tu.

— Non farmi ridere!

Angela si mise a sedere tirando su le ginocchia fino a toccare il mento. La coperta le scivolò di dosso, e Alec rabbrividì, non per il freddo ma perché la fragile bellezza del suo corpo lo turbava.

— Guarda — disse lei. — Perché non…

— Sto guardando…

Lei gli prese la mano che stava per toccarla. — No, non ora. Devi renderti conto di alcune cose. Douglas è vecchio…

— Ha solo cinquantacinque anni.

— Sono molti quando si vive come ha vissuto lui — continuò Angela con la massima serietà. — Ha bisogno di aiuto. Del tuo aiuto. Per questo ti ha portato qui. Era entusiasta perché sei riuscito a cavartela da solo da Oak Ridge a qui. Non faceva che parlarne.

— Me l'immagino.

— Vuole che tu ti unisca a lui, che lo aiuti a mettere d'accordo la colonia lunare con lui e i suoi. Voi due insieme potreste costruire una vera civiltà che unisca Terra e Luna. Ma se siete nemici…

— Adesso ascoltami tu — la interruppe bruscamente Alec. — Douglas ci ha abbandonato. Non parlo solo di me e di mia madre, ma di centinaia di uomini, donne e bambini che dipendevano da lui, avevano fiducia in lui. Ha rubato i materiali fissili che ci erano indispensabili. Senza di essi moriremo tutti. E lui non ce li vuol dare.

— Sì che ve li darà! Basta che tu acconsenta ad aiutarlo.

— Aiutarlo a diventare un secondo Gengis Khan? Può aspettare un pezzo!

— Non capisci?…

— Ti sbagli! Capisco molto più e molto meglio di te.

— No, Alec — insisté Angela. — Sbagli. Sbagli su un mucchio di cose.

Invece di rispondere, lui si alzò. Il pavimento era gelido.

— Dove vai?

— Torno nel mio alloggio.

— No, non ancora. — Allungò una mano per toccargli una gamba. Lui si voltò e cadde in ginocchio sul materasso.

— Non devi andartene adesso — sussurrò Angela. — E piantala di tenere il broncio. I rapporti fra te e tuo padre non hanno niente a che fare con noi due

Davvero?, pensò Alec. Non ti comporti così per costringermi a restare, o magari per convincermi a diventare un alleato di Douglas?

Ma sebbene la pensasse così, non disse niente mentre Angela lo attirava a sé nel caldo del letto.

19

Per Alec fu facile inserirsi nella routine della vita quotidiana della base.

Le foglie continuarono a cadere, l'erba diventò brunastra e friabile. Il vento soffiava sempre da nord o da ovest, ed era tanto freddo e tagliente da infiltrarsi anche negli abiti più pesanti. Il cielo si fece grigio e le giornate si accorciarono. Il sole non saliva mai molto alto sull'orizzonte e la luna era invisibile dietro la coltre delle nubi. Un uragano violentissimo finì di spogliare gli alberi, scoperchiò alcuni tetti e strappò diversi rami. L'alloggio di Alec rimase asciutto, anche se per parecchi giorni mancarono il riscaldamento e l'elettricità. La casa di Angela invece fu allagata, ma poi tutto tornò alla normalità.

Il tempo era bello e secco. Le giornate fredde, corroboranti. Le notti polari. Alec dormiva quasi sempre da Angela. Se anche Douglas ne era al corrente, non ne fece parola, sebbene pranzassero spesso a casa sua con Will Russo e gli altri.

Era un bel vivere. Le lotte e le traversie dell'estate erano lontane e tutti si preparavano al lungo inverno. Ogni giorno arrivavano carri e camion carichi di derrate dai villaggi, e tornavano indietro portando attrezzi, armi e munizioni fabbricati nelle officine della base.

Gli uomini che erano stati lontano a pattugliare e combattere contro le bande, tornarono a casa, e ci furono molte feste e perfino alcune rappresentazioni nel teatro della base. Alec le trovava piuttosto dilettantesche, ma Douglas, sempre seduto in prima fila, ci si divertiva moltissimo.

Will aveva portato una botticella di whisky che aveva trovato in una città abbandonata, e ne offrì a tutti. Anche Alec si ubriacò, una sera quando Will diede un ricevimento, e tutti erano allegri e cantavano. Solo Douglas non bevve e se ne andò presto. A un certo punto scomparve anche Angela.

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