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Pregò che lei si ricordasse di portare quel body nero.

«Il mio volo è stato posticipato», lo informò Sara, interrompendo le sue fantasticherie con la realtà.

«Cosa?» chiese lui, fermandosi in riva al canale, incapace di nascondere la delusione.

«Mi hanno dirottato su un volo KLM. Arriverò alle ventidue.»

Gray aggrottò le sopracciglia. Voleva dire cancellare la prenotazione al St. Gertruds Kloster, un ristorante a lume di candela, nei sotterranei del monastero medievale. Aveva dovuto prenotare il tavolo con una settimana d’anticipo.

«Mi spiace», disse Sara, riempiendo il silenzio.

«No… non ti preoccupare. Basta che arrivi. È l’unica cosa che conta.»

«Lo so. Mi manchi tanto.»

«Anche tu.»

Gray scosse la testa per la goffaggine della sua risposta. Aveva ben altro nel cuore, ma le parole si rifiutavano di uscire. Perché era sempre così? A ogni incontro, il primo giorno dovevano superare una certa formalità, una goffa timidezza. Era facile fantasticare di ritrovarsi immediatamente l’una tra le braccia dell’altro, ma la realtà era diversa. Nelle prime ore erano soltanto estranei con un passato in comune. Certo, si sarebbero abbracciati, baciati, avrebbero detto le cose giuste, ma l’intimità più profonda richiedeva qualche tempo, le ore necessarie per aggiornarsi a vicenda sulle loro vite al di là e al di qua dell’Atlantico. Ma soprattutto cercavano di ritrovare il loro ritmo, quella cadenza e quel calore che avrebbero acceso le fiamme della passione.

E ogni volta Gray temeva che non l’avrebbero ritrovata.

«Come sta tuo padre?» chiese Sara, cominciando i primi passi di quella danza.

Lui fu contento della digressione, anche se non necessariamente dell’argomento scelto. Ma almeno aveva buone notizie. «Sta molto bene. Ultimamente i sintomi si sono stabilizzati, soltanto qualche momento di confusione ogni tanto. Mia madre è convinta che il miglioramento sia dovuto al curry.»

«Al curry?»

«Esatto. Ha letto in un articolo che il curcumino, il pigmento giallo del curry, ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie e forse contribuisce anche a sciogliere le placche amiloidi attribuibili al morbo di Alzheimer.»

«Suona davvero promettente.»

«Perciò ora mia madre mette il curry ovunque. Anche nelle uova strapazzate che mio padre mangia a colazione. La casa ha lo stesso odore di un ristorante indiano.»

La dolce risata di Sara illuminò quella mattina tetra. «Almeno adesso cucina.»

Gray non poté trattenere un sorriso. Sua madre, professoressa di biologia alla George Washington University, non era mai stata nota per le sue doti di casalinga. Era sempre stata troppo impegnata a costruirsi una carriera, il che era diventato una necessità dopo che il padre di Gray era rimasto invalido in un incidente industriale, quasi vent’anni prima. Di recente, la famiglia aveva dovuto affrontare un nuovo problema: lo stadio iniziale del morbo di Alzheimer che aveva colpito il padre. La madre di Gray si era presa un breve periodo di congedo dall’università per occuparsi del marito, ma sembrava che fosse sul punto di ritornare a insegnare. Dato che le cose andavano così bene, era un momento propizio per Gray per fuggire da Washington per quel breve viaggio.

Prima che potesse replicare a Sara, il cellulare gli segnalò un’altra chiamata in arrivo. Gray controllò l’ID del chiamante. Dannazione…

«Sara, ho una chiamata in arrivo dal comando centrale. Devo rispondere, mi spiace.»

«Ah, va bene, allora ti lascio andare.»

«Aspetta, Sara. Il tuo nuovo numero di volo?»

«Volo KLM quattro zero tre.»

«Ricevuto. Ci vediamo questa sera.»

«A questa sera», gli fece eco lei prima di riagganciare.

Gray premette il tasto rapido per attivare l’altra chiamata. «Pierce.»

«Comandante Pierce.» L’accento smozzicato del New England identificò subito la persona all’altro capo della linea come il vice direttore della Sigma Force, Logan Gregory, che rispondeva esclusivamente al direttore, Painter Crowe. Con le sue consuete maniere sbrigative, Logan non sprecò parole. «Ci sono nuove voci che potrebbero essere collegate alla sua ricerca a Copenhagen. L’Interpol riferisce di un improvviso aumento dell’interesse per l’asta di oggi.»

Gray aveva attraversato un altro ponte. Si fermò di nuovo. Dieci giorni prima un database della National Security Agency aveva segnalato una serie di scambi sul mercato nero, tutti relativi a documenti storici appartenuti a scienziati dell’epoca vittoriana. Qualcuno stava raccogliendo manoscritti, trascrizioni, documenti legali, lettere e diari di quell’epoca, molti dei quali avevano seguito percorsi loschi da un proprietario all’altro. Normalmente, tutto ciò sarebbe stato poco interessante per la Sigma Force, che si concentrava su problematiche di sicurezza globale, ma il database della NSA collegava parecchie di quelle vendite a fazioni di organizzazioni terroristiche. E i flussi di denaro di quelle organizzazioni erano sempre esaminati a fondo.

Eppure non aveva senso. Se da una parte c’era una crescita del mercato di quei documenti storici, come investimenti speculativi, quella non era la sfera d’azione consueta della maggior parte delle organizzazioni terroristiche. Ma, d’altra parte, i tempi stavano cambiando.

In ogni caso, la Sigma era stata coinvolta per indagare sugli offerenti coinvolti. L’incarico di Gray consisteva nell’ottenere tutte le informazioni possibili sull’asta a inviti che si sarebbe tenuta nel pomeriggio. Ciò comportava, fra le altre cose, condurre ricerche sui diversi oggetti di particolare interesse messi all’asta da collezionisti locali e negozi di quella zona. Perciò aveva trascorso gli ultimi due giorni facendo visita alle librerie polverose e agli antiquari più affermati, nei vicoli di Copenhagen. L’aiuto maggiore l’aveva avuto in un negozio a Højbro Plads, di proprietà di un ex avvocato della Georgia. Grazie all’aiuto del concittadino espatriato, Gray era pronto. Il suo piano quella mattina era di passare al vaglio la sede dell’asta e piazzare qualche microcamera vicino a tutte le entrate e le uscite. All’asta, Gray avrebbe semplicemente osservato gli acquirenti e, se possibile, ne avrebbe ripreso il volto. Un incarico minore, ma, se serviva ad ampliare il database dei pesci piccoli nella guerra al terrorismo, tanto di guadagnato.

«Che cosa ha agitato le acque?» chiese Gray.

«Un nuovo articolo. Ha attratto l’attenzione di numerosi degli offerenti su cui stiamo indagando. È una vecchia Bibbia, appena messa in vendita da un privato.»

«E che cos’ha di tanto entusiasmante?»

«Secondo la descrizione dell’articolo, la Bibbia in origine apparteneva a Darwin.»

«Charles Darwin, il padre dell’evoluzionismo?»

«Esatto.»

Gray picchiettò una nocca sul parapetto di mattoni. Un altro scienziato dell’epoca vittoriana. Mentre rifletteva su quel fatto, studiava il ponte vicino.

Il suo sguardo si posò su un’adolescente che indossava un maglione blu scuro con la cerniera, col cappuccio in testa. Diciassette o diciotto anni, il viso pulito, la pelle color caramello. Indiana? Pakistana? Aveva lunghi capelli neri, almeno a giudicare da quell’unica treccia spessa che spuntava da un lato del cappuccio. Portava uno zaino verde sulla spalla sinistra, come molti altri studenti.

Ma Gray l’aveva già vista, quella ragazza: l’aveva vista attraversare il primo ponte. I loro occhi s’incrociarono per un attimo, a cinquanta metri di distanza. Lei distolse lo sguardo troppo in fretta. Una mossa poco accorta.

Lo stava seguendo.

Logan proseguì: «Ho caricato l’indirizzo del venditore nel database del suo telefono. Dovrebbe avere abbastanza tempo per parlarci prima dell’asta».

Gray diede un’occhiata all’indirizzo che compariva sullo schermo, localizzato in una cartina topografica. A otto isolati di distanza, appena fuori dalla Strøget, l’area pedonale che attraversava il cuore di Copenhagen. Non era molto lontano.

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