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«Ehm… che genere di informazioni ha lei in proposito, signore?»

Il capitano Galeni sollevò le mani con i palmi all’insù. «Non avevo mai sentito parlare di loro, se non vagamente, fino a quando lei non si è messo in contatto con noi, ieri. I miei archivi… gli archivi della sicurezza!… dicono solo tre cose di quell’organizzazione: primo, non vanno attaccati; secondo, qualunque richiesta di assistenza per emergenze deve essere accolta con assoluta celerità e terzo, per qualunque altra informazione devo rivolgermi al Quartier Generale della Sicurezza del Settore Due.»

«Oh, già, è vero» disse Miles. «Questa è solo un’ambasciata di classe due. Be’, le cose stanno in questi termini. I dendarii sono tenuti di riserva per le operazioni di massima segretezza che sono al di fuori delle competenze della Sicurezza Imperiale o per le quali qualunque collegamento diretto con Barrayar potrebbe rivelarsi politicamente imbarazzante. Dagoola era appunto entrambe queste cose. Gli ordini sono arrivati a me dallo Stato Maggiore Generale, dietro assenso e consiglio dell’Imperatore, attraverso il Capo della Sicurezza Imperiale Illyan. È una catena di comando molto breve; io sono il tramite e, si spera, l’unico collegamento possibile. Lascio il Quartier Generale Imperiale come tenente Vorkosigan e ricompaio in un posto qualunque come ammiraglio Naismith con un nuovo contratto. Partiamo, portiamo a termine la missione che ci è stata affidata e poi, almeno dal punto di vista dei dendarii, io svanisco misteriosamente come sono comparso. Dio solo sa cosa pensano che io faccia nel tempo che non sono con loro.»

«Ci tieni davvero a saperlo?» chiese Elli con un luce maliziosa negli occhi.

«Più tardi» mormorò Miles, sottovoce.

Il capitano batté qualcosa sulla consolle e consultò il display. «Niente di tutto questo è negli incartamenti ufficiali. Ventiquattro anni… non è un po’ giovane per il suo grado… ehm… ammiraglio?» Il tono era secco e lo sguardo che rivolse all’uniforme dendarii ironico.

Miles cercò di ignorare il tono di voce. «È una lunga storia. È il commodoro Tung, un ufficiale dendarii con parecchia anzianità, il vero cervello di tutta la mascherata, io mi limito a recitare un ruolo.»

Elli spalancò gli occhi, con espressione oltraggiata e Miles, con uno sguardo severo, cercò di obbligarla al silenzio. «Tu fai parecchio di più che limitarti a recitare una parte» obiettò ugualmente lei.

«Se il solo collegamento è lei» riprese Galeni corrugando la fronte, «allora chi diavolo è questa donna?» Il modo in cui aveva formulato la domanda faceva di Elli, se non proprio un non-individuo, di sicuro un non-soldato.

«Certo, lei ha ragione, signore. Ma in caso di emergenza ci sono tre dendarii che conoscono la mia vera identità e il comandante Quinn, che fin dall’inizio era a conoscenza di tutta la mascherata, è una delle tre. Illyan in persona mi ha ordinato di essere sempre scortato da una guardia del corpo ed è il comandante Quinn ad assumersi questo ruolo tutte le volte che cambio identità. Ho in lei la più completa fiducia.» Accidenti a te e al tuo sguardo ironico: qualunque cosa tu possa pensare di me, devi rispettare i miei uomini!

«E da quanto va avanti questa faccenda, tenente?»

«Oh… sette anni, vero?» chiese Miles guardando Elli.

Il luccichio negli occhi di lei aumentò. «Sembra appena ieri» esclamò in tono soave. Pareva che anche Elli trovasse difficile ignorare le inflessioni di voce del capitano, ma Miles sperava che riuscisse a controllare comunque il suo tagliente senso dell’umorismo.

Il capitano si esaminò le unghie e poi fissò Miles con uno sguardo penetrante. «Bene, tenente, mi rivolgerò alla Sicurezza del Settore Due. E se vengo a scoprire che questa è un’altra delle burle da signorotto Vor, le giuro che farò tutto quanto è in mio potere perché abbia quello che si merita, chiunque sia suo padre.»

«È tutto vero, signore. Le do’ la mia parola di Vorkosigan.»

«Appunto» mormorò Galeni tra i denti.

Infuriato, Miles fece un profondo respiro… e in quel momento riconobbe da dove veniva l’accento di Galeni. «Lei è… komarrano, signore?»

Il capitano assentì con un cenno del capo, che Miles ricambiò rigido. Elli gli diede di gomito. «Che diavolo…»

«Più tardi» rispose Miles sottovoce. «Politica interna barrayarana.»

«Avrò bisogno di prendere appunti?»

«È probabile.» E a voce alta: «Devo mettermi in contatto con i miei superiori effettivi, capitano Galeni. Non so neppure quali siano i miei prossimi ordini.»

Galeni sporse in fuori le labbra e ribatté in tono tranquillo: «Io sono uno dei suoi superiori effettivi, tenente Vorkosigan.»

E anche piuttosto seccato di essere stato tagliato fuori dalla sua catena di comando, giudicò Miles. Con le buone, adesso… «Naturalmente, signore. Quali sono i miei ordini?»

Galeni strinse brevemente le mani, in un gesto frustrato, mentre la bocca assumeva una piega ironica. «Immagino che dovrò registrarla nel mio personale, mentre aspettiamo delle spiegazioni. Terzo assistente militare.»

«Scelta ideale, signore, grazie» disse Miles. «L’ammiraglio Naismith in questo momento ha un disperato bisogno di scomparire. I cetagandani hanno messo una taglia sulla mia… la sua testa, dopo Dagoola. Sono due volte fortunato.»

Fu la volta di Galeni a irrigidirsi. «Sta scherzando?»

«Ho avuto quattro morti e sedici feriti dendarii, per questo» ribatté Miles rigido. «Non lo trovo divertente.»

«In questo caso» disse cupo il capitano, «si consideri confinato all’interno dell’ambasciata.»

E perdere così l’occasione di vedere la Terra? Miles espresse la sua riluttanza con un sospiro. «Sissignore» convenne poi in tono spento. «A patto che il comandante Quinn possa essere il mio collegamento con i dendarii.»

«E perché deve mantenersi ancora in contatto con i dendarii?»

«Sono la mia gente, signore.»

«Mi sembrava che avesse detto che è quel tale commodoro Tung il vero capo.»

«In questo momento si trova a casa in licenza. Ma tutto quello di cui ho bisogno prima che l’ammiraglio Naismith si dia alla macchia, è semplicemente pagare alcuni conti. Se lei fosse in grado di anticiparmi le spese, potrei dichiarare chiusa la missione.»

Galeni sospirò e le sue dita danzarono sulla consolle e poi si fermarono. «Assistenza con assoluta celerità. Bene. Mi dica, quanto le serve?»

«All’incirca diciotto milioni di marchi, signore.»

Le dita di Galeni rimasero paralizzate a mezz’aria. «Tenente» disse in tono controllato, «quella somma è più di dieci volte il bilancio annuale di questa ambasciata. Parecchie decine di volte il budget di questo dipartimento!»

Miles allargò le braccia. «Spese operative per 5000 effettivi e tecnici, più undici navi per oltre sei mesi, più le perdite delle apparecchiature e dell’equipaggiamento… su Dagoola abbiamo perso un’infinità di equipaggiamento… stipendi, vettovaglie, abbigliamento, carburante, spese mediche, munizioni, riparazioni… posso mostrarle tutte le distinte e i tabulati, signore.»

«Non ne dubito» ribatté Galeni appoggiandosi allo schienale. «Ma sarà il Quartier Generale di Settore ad occuparsene, a questo punto. Non abbiamo neppure a disposizione fondi di quel genere, qui.»

Miles si mordicchiò l’interno dell’indice. «Oh.» Già, oh… ma non si sarebbe lasciato prendere dal panico. «In questo caso, signore, posso chiederle di mettersi in contatto con il QG del Settore il più presto possibile?»

«Mi creda, tenente, considero il suo trasferimento ad un altro ufficiale comandante una priorità assoluta.» Si alzò. «Vi prego di scusarmi. Attenda qui.» E uscì dall’ufficio scuotendo la testa.

«Che diavolo è questa faccenda?» sbottò Elli. «Ero sicura che avresti cercato di fare a pezzettini quel tizio, capitano o non capitano, e invece di colpo ti fermi. Che cosa c’è di tanto magico nell’essere komarrano, e dove si comprano?»

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