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«No» rispose Miles. «Quello sarebbe stato facile.»

«Non vuoi molto, vero? Solo sconvolgere e risistemare da capo a piedi il resto della mia vita.»

«È un bene che tu abbia capito anche questo. Non si tratta solo di un matrimonio, ma anche di un lavoro a tempo pieno.»

«Su Barrayar. A terra.»

«Sì. Be’, ci potrebbe essere qualche viaggio.»

Seguì un lungo silenzio, poi Elli disse: «Io sono nata nello spazio, sono cresciuta in una stazione di trasferimento; ho lavorato per gran parte della mia vita adulta su di un’astronave. Il tempo che ho passato con i piedi davvero nella polvere può essere contato in mesi.»

«Sarebbe di certo un cambiamento» ammise Miles riluttante.

«E cosa ne sarebbe del futuro ammiraglio Quinn, mercenaria?»

«Presumibilmente… spero… troverà il lavoro di lady Vorkosigan altrettanto interessante.»

«Lasciami indovinare. Il lavoro di lady Vorkosigan non comprende il comando di una nave spaziale.»

«Permettere una carriera del genere comporta rischi per la sicurezza che farebbero inorridire persino me. Mia madre ha rinunciato al comando di un’astronave, nell’Esplorazione Astronomica Betana, per andare su Barrayar.»

«Stai dicendo che sei alla ricerca di una ragazza che assomigli alla mamma?»

«Dovrà essere in gamba, pronta, una persona assolutamente determinata a sopravvivere» spiegò Miles infelice. «Meno di questo… sarebbe la strage degli innocenti. Per lei, forse, e magari anche per i nostri figli insieme a lei. Le guardie del corpo, come ben sai, più di tanto non possono fare.»

Si guardarono. Il respiro di Elli si trasformò in un fischio lungo e sommesso, e il sorriso di lei, così diverso dall’espressione angosciata degli occhi, lo ferì come un pugnale. Non volevo farti del male… la cosa migliore che posso offrirti non dovrebbe addolorarti… è forse troppo, troppo poco… troppo orribile?

«Oh, amore» sussurrò lei «tu non pensi.»

«Penso un mondo di cose di te.»

«Ed è per questo che vuoi relegarmi per il resto dei miei giorni su una… perdonami, arretrata palla di polvere, che è da poco uscita dal feudalesimo, che tratta le donne come merce di scambio, come bestiame, che mi impedirà di mettere a frutto le abilità militari che ho imparato negli ultimi dodici anni, dal far atterrare una navetta fino all’interrogatorio con le droghe… mi spiace, non sono un’antropologa, non sono una santa… non sono pazza.»

«Non devi rispondermi di no subito» disse Miles con voce contrita.

«Oh, sì, che devo» ribatté lei, «prima che guardarti ancora mi faccia tremare le ginocchia. O il cervello.»

E cosa posso rispondere a questa affermazione, si chiese Miles. Se mi amassi sul serio, saresti felice di dedicare tutta la tua vita e la tua storia per amor mio? Ma certo: immolarsi a una vita come quella che le propongo non sarebbe il suo sport preferito. E questo la rende forte, la sua forza fa sì che io la voglia e siamo daccapo. «Il problema allora è Barrayar.»

«Certo. Quale femmina umana sana di mente si trasferirebbe di sua spontanea volontà sul quel pianeta? Con l’eccezione di tua madre, naturalmente.»

«Mia madre è eccezionale. Ma… quando lei e Barrayar si scontrano, è Barrayar che cambia. L’ho visto. Tu potresti essere una forza di cambiamento, come lei.»

«Conosco i miei limiti» rispose Elli scuotendo la testa.

«Nessuno conosce i propri limiti finché non li ha superati.»

«È naturale che tu la pensi così. Ma che rapporto c’è tra te e Barrayar, poi? Hai lasciato che ti sbattessero da una parte all’altra come… non ho mai capito perché non ti sei impadronito dei Dendarii e te ne sei andato. Potresti far funzionare la flotta molto meglio di quanto ha fatto Oser, persino meglio di Tung. Potresti diventare imperatore di un pianeta tuo, prima della fine.»

«Con te al mio fianco?» ribatté con un sorriso strano. «Stai davvero suggerendomi di imbarcarmi nella conquista della galassia con cinquemila uomini?»

«Almeno non dovrei rinunciare al comando» rispose lei ridacchiando. «No, sul serio. Se sei tanto ossessionato dall’idea di essere un soldato professionista, a cosa ti serve Barrayar? Una flotta mercenaria vede dieci volte più combattimenti di un esercito terrestre. Una palla di polvere vede la guerra forse una volta in una generazione, se è fortunata…»

«O sfortunata» puntualizzò Miles.

«Una flotta mercenaria, invece, la insegue.»

«Questo dato statistico è stato notato anche dall’alto comando barrayarano ed è una delle ragioni principali per cui sono qui. Ho avuto più esperienza di combattimento io, anche se su piccola scala, in questi ultimi quattro anni, di quanta ne abbiano avuta la maggior parte degli ufficiali imperiali negli ultimi quattordici. Il nepotismo funziona in modi strani.» Le fece scorrere un dito lungo la guancia. «Adesso ho capito: sei innamorata dell’ammiraglio Naismith.»

«Naturale.»

«Non di Lord Vorkosigan.»

«Sono seccata con Lord Vorkosigan. Ha per te ben poca considerazione, amore.»

Lui lasciò passare quella doppia allusione. Dunque il golfo che li divideva era più profondo di quanto si fosse reso conto. Per lei, era Lord Vorkosigan a non essere reale. Allacciò le dita sulla sua nuca e respirò il suo respiro mentre lei diceva: «Perché ti fai rovinare e complicare la vita da Barrayar?»

«Queste sono le carte che mi hanno assegnato.»

«Ma chi? Questo non l’ho capito.»

«Poco importa: il fatto è, che per me è molto importante vincere con le carte che mi hanno dato. Quindi, così sia.»

«Il tuo funerale» sussurrò lei con la bocca sulla sua.

«Mmmm.»

Elli si ritrasse leggermente. «Posso ancora saltarti addosso? Con molta cautela, naturalmente. Non ce l’avrai con me perché ti ho rifiutato? Rifiutato Barrayar, cioè. Non te, non potrei mai rifiutare te…»

Mi ci sto abituando, quasi non me ne accorgo più… «Devo mettere il broncio?» chiese in tono scherzoso. «Perché non posso avere tutto, allora non prendo niente e me ne vado con aria offesa? Spero che mi sbatteresti in corridoio a testa in giù se fossi così stupido.»

Lei rise. Se riusciva ancora a farla ridere, allora le cose non andavano poi così male. Se era Naismith che voleva, allora sarebbe stato ben felice di darglielo. Mezza pagnotta per mezzo uomo. Senza smettere di baciarsi, si inclinarono verso il letto. Era facile con Quinn, era lei a renderlo facile.

Quando ripresero a parlare dopo aver fatto l’amore, parlarono di lavoro. Miles non ne fu sorpreso. Tra una carezza e l’altra che minacciarono di trasformarlo in liquido che dal letto traboccava in una pozza sul pavimento, ascoltò il resto del rapporto di Elli sulle scoperte e le attività della polizia di Londra. A sua volta, lui la mise al corrente degli avvenimenti all’ambasciata e della missione che aveva affidato a Elena Bothari-Jesek. E pensare che in tutti quegli anni aveva creduto che ci volesse una sala conferenze per tenere un briefing. Non c’erano dubbi, si era imbattuto in un universo insospettato di stile di comando alternativo. Il sibaritico prendeva il sopravvento sul cibernetico.

«Altri dieci giorni» si lamentò Miles con la faccia nel materasso, «prima del probabile ritorno di Elena da Tau Ceti. E niente ci garantisce che torni portando con sé il denaro che manca, soprattutto se la somma è già stata spedita una volta. E nel frattempo la flotta dendarii se ne resta oziosa in orbita. Lo sai cosa ci servirebbe?»

«Un contratto.»

«Maledettamente giusto. Non sarebbe la prima volta che accettiamo contratti tappabuchi anche se siamo in servizio permanente per la Sicurezza Imperiale Barrayarana. Loro non ci trovano niente da ridire, perché la cosa dà un po’ di respiro alle loro finanze. Dopo tutto, meno tasse sono costretti a spremere dai contadini, e meno lavoro hanno sul fronte interno. È veramente strano che non abbiano mai pensato di trasformare la flotta dendarii in una macchina per produrre entrate. Avrei già spedito in giro i nostri procacciatori di contratti settimane fa, se non fossimo bloccati in orbita attorno alla Terra finché non si chiarisce quel pasticcio all’ambasciata.»

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