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E fu così che a mezzanotte si ritrovarono a passeggiare in uno dei centri commerciali più alla moda, dove non solo le merci della Terra ma quelle di tutta la galassia erano a disposizione di chi aveva il danaro per comprarle. I passanti poi avrebbero fatto la gioia di uno studioso delle ultime tendenze della moda. Quell’anno erano tornate le piume, notò Miles e anche la seta sintetica, la pelle e le pellicce, in un revival dei tessuti naturali primitivi del passato. E la Terra aveva un passato così vasto a cui attingere. La giovane donna con quell’abito… be’, azteco-vichingo, e il giovanotto in piume e stivaloni stile 24° secolo che le dava il braccio, quei due attiravano davvero l’attenzione. Forse, dopo tutto, un basco dendarii non sarebbe stato eccessivamente antiquato e poco professionale.

Elli però, notò Miles con rammarico, non pareva godersi quella passeggiata: osservava i passanti con l’occhio di chi andava a caccia di armi nascoste e di movimenti improvvisi. Ma ad un certo punto si fermò, attratta sua malgrado dall’insegna di un negozio: PELLICCE COLTIVATE: UNA DIVISIONE DELLA BIOINGEGNERISTICA GALACTECH. Miles la sospinse all’interno.

Il negozio era spazioso ed elegante, segno inequivocabile dei prezzi che doveva praticare. Mantelli di volpe rossa, tappeti di tigre bianca, giacche di leopardo estinto, borsette, stivali e cinture in sgargiante lucertola tau cetana, panciotti in pelle di macaco bianco e nero… un olovideo trasmetteva senza sosta un programma in cui si spiegava che tutti quei materiali non provenivano dal massacro di animali vivi, ma dalle provette e dalle vasche di crescita della divisione S R della GalacTech. Venivano offerte persino diciannove specie estinte nel colore naturale. E per la collezione autunno-inverno, terminava il programma, pelle di rinoceronte arcobaleno e volpe bianca a tre quarti, nei colori pastello. Elli affondò le mani fino al polso in qualcosa che pareva un’esplosione di gatto persiano albicocca.

«Perde il pelo?» chiese Miles divertito.

«Assolutamente no» affermò il commesso. «Le pellicce coltivate della GalacTech hanno la garanzia di non perdere il pelo, non sbiadire o scolorire. Oltre ad essere resistenti allo sporco.»

Un largo taglio di setosa pelliccia nera si insinuò tra le braccia di Elli. «E questo cos’è? Non è certo una giacca…»

«Ah, quello è un articolo che va molto di moda, al momento» esclamò il commesso. «Si tratta dell’ultima novità in fatto di sistemi di feed-back biomeccanici. La maggior parte delle pellicce che vedete non sono altro che normali pelli conciate, ma questa… questa è una pelliccia viva. Questo modello può servire da coperta, copriletto o copripoltrona. La R D ne lancerà diversi tipi sul mercato, il prossimo anno.»

«Una pelliccia viva?» esclamò Elli inarcando deliziata le sopracciglia e il commesso si alzò sulla punta dei piedi in un’inconscia imitazione di quel gesto… il viso di Elli faceva sempre quell’effetto su chi non la conosceva.

«Proprio una pelliccia viva» ripeté, «ma senza i difetti dell’animale vivo: non perde il pelo, non mangia e…» tossicchiò discretamente, «e non ha bisogno della cassettina.»

«Aspetti un attimo» intervenne Miles, «se è così, non può definirlo "vivo": da dove trae energia, se non dalla scomposizione chimica del cibo?»

«Una rete elettromagnetica a livello cellulare raccoglie passivamente l’energia dall’ambiente circostante: dalle onde portanti degli olovideo e così via. E una volta al mese, se vi sembra che stia scaricandosi, potete ricaricarlo mettendolo per qualche minuto nel forno a microonde, al minimo. Ma la ditta non è responsabile dei danni che lo stesso compratore causa mettendo per sbaglio il programmatore del forno al massimo.»

«Tutto questo continua a non renderlo vivo» obiettò Miles.

«Le assicuro che questa coperta è stata creata incrociando i geni delle migliori specie di felis domesticus. Il nostro assortimento comprende anche il persiano bianco e il siamese "chocolate-point", nei colori naturali; abbiamo anche campioni di colori diversi, da adattare all’arredamento, in tutte le misure, che procuriamo su ordinazione.»

«Hanno fatto questo ad un gatto?» Miles osservò incredulo Elli che prendeva in braccio quell’enorme pelliccia senz’ossa.

«Lo accarezzi» disse il commesso a Elli.

La ragazza accarezzò la pelliccia e rise. «Fa le fusa!»

«Certo e inoltre ha un orientamento termotassico programmabile… in altre parole, vi si rannicchia addosso!»

Elli si avvolse da capo a piedi in quella pelliccia nera, che formò uno strascico simile a quello di una regina e poi strofinò la guancia su quel pelo setoso e lucente. «E che cosa si inventeranno, la prossima volta? Oh, ti viene voglia di strofinartelo tutto sulla pelle.»

«Davvero?» mormorò Miles in tono dubbioso. Ma poi ai suoi occhi si presentò l’immagine della deliziosa pelle di Elli che si strusciava su quella stoffa ronfante. «Davvero?» disse di nuovo, ma in tono completamente diverso, scoprendo i denti in una smorfia sorridente. «Lo prendiamo» disse rivolto al commesso.

L’imbarazzo arrivò quando Miles tirò fuori la sua carta di credito e guardandola, si rese conto che non poteva usarla: era quella del tenente Vorkosigan, su cui era registrato il suo stipendio dell’ambasciata, che avrebbe potuto compromettere del tutto la sua copertura. Vedendolo esitare, Elli guardò al di sopra delle sue spalle e Miles inclinò la carta verso di lei, nascondendola nel palmo e i loro occhi si incontrarono.

«Ah, no… no» convenne Elli e prese il proprio portafoglio.

Avrei dovuto prima chiedere il prezzo, pensò Miles mentre uscivano dal negozio trascinandosi dietro quell’ingombrante fagotto nel suo elegante sacchetto di plastica color argento. Alla fine il commesso era riuscito a convincerli che non c’era bisogno di praticare buchi per l’aria nella confezione. Be’, Elli era rimasta incantata da quella pelliccia e non era certo il caso di perdere l’opportunità di accontentare Elli solo per imprudenza o orgoglio… e lui voleva accontentarla. Le avrebbe restituito i soldi in seguito.

Ma adesso dove potevano andare a provare il loro acquisto? Miles cercò di farsi venire un’idea mentre lasciavano il centro commerciale e si dirigevano verso la più vicina entrata della metropolitana. Non voleva ancora che la notte finisse. Non sapeva cosa voleva. No, sapeva perfettamente cosa voleva, solo non sapeva se poteva averla.

E sospettava che neppure Elli sapesse quanto si erano spinti lontano i suoi pensieri. Un interludio romantico era una cosa, ma il cambiamento di carriera che lui stava pensando di proporle (che bel modo di formulare la frase), avrebbe sconvolto la sua esistenza. Elli, nata nello spazio, che nei momenti di distrazione chiamava "mangiapolvere" tutti quelli che stavano a terra; Elli, che si era programmata una sua carriera; Elli, che camminava sulla terra con tutto l’ovvio disgusto di una sirena fuor d’acqua. Elli era un paese indipendente, Elli era un’isola… e lui era un’idiota e questa faccenda doveva risolversi prima o poi, o sarebbe scoppiato.

Lo spettacolo della famosa Luna della Terra, preferibilmente specchiata nell’acqua, avrebbe fatto al caso loro. Ma purtroppo in quel settore il vecchio fiume di Londra era stato incanalato sottoterra durante il boom edilizio del ventitreesimo secolo che aveva ricoperto con una cupola tutto ciò che non erano vertiginosi grattacieli spiraleggianti per preservare gli edifici storici. La quiete, qualche bel posticino tranquillo, non erano facili a trovarsi in una città di milioni di persone indaffarate.

La tomba è un posto tranquillo e riservato, ma nessuno, credo, ci ha mai fatto l’amore… I dolorosi flashback degli avvenimenti su Dagoola si erano diradati nelle ultime settimane, ma questo lo prese del tutto alla sprovvista mentre si trovava in un tunnel pubblico di discesa… Elli stava cadendo, strappata alla sua presa malsicura da un vortice maligno (un difetto di progettazione del sistema anti-gravità), per essere ingoiata dal buio…

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