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— E chi li curerà? — disse la donna-capo di Berre. — Le loro donne sono tutte morte. Peccato per loro. Povere brutte creature… sono dei grossi ragni nudi, ugh!

— Sono uomini, uomini, come noi, uomini — disse Selver, con voce stridula e tagliente come un coltello.

— Oh, mio caro Padron dio, lo so, voglio solo dire che sembrano ragni — disse la vecchia donna, accarezzandogli la guancia. — Sentite, voialtri, Selver è consumato a causa di tutto questo andare avanti e indietro tra Endtor ed Eshsen, sediamoci un po’ a riposare.

— Non qui — disse Selver. Erano ancora nelle Terre Tagliate, tra ceppi e pendii erbosi, sotto il cielo nudo. — Quando saremo sotto gli alberi… — Inciampò, e coloro che non erano dèi lo aiutarono a camminare lungo la strada.

7

Davidson

Davidson mise a buon frutto il registratore a nastro del maggiore Muhamed. Qualcuno doveva fare una registrazione degli avvenimenti di New Tahiti, una storia della crocefissione della Colonia Terrestre. In modo che quando le navi fossero giunte dalla Madreterra, potessero apprendere la verità. In modo che le future generazioni potessero conoscere di quanto tradimento, di quanta codardia e follia fossero capaci gli umani, e di quanto coraggio contro la sorte più avversa.

Durante i suoi momenti liberi, poco più di brevi momenti, da quando aveva assunto il comando, registrava l’intera storia del Massacro di Campo Smith, e aggiornava il resoconto per quanto riguardava New Java, e anche per l’Isola del Re e la Centrale, come meglio poteva, in base ai messaggi confusi e isterici che erano le uniche notizie che riuscisse a ottenere dal Quartier Generale della Centrale.

Ciò che era esattamente successo laggiù, nessuno l’avrebbe mai saputo: eccetto i creechie, poiché gli umani cercavano di nascondere i loro stessi tradimenti ed errori. Ma le grandi linee erano chiare, però. Una banda organizzata di creechie, guidata da Selver, era stata fatta entrare nell’Arsenale e negli hangar, e poi era stata sguinzagliata con dinamite, bombe a mano, fucili e lanciafiamme per distruggere totalmente la città e massacrare gli umani.

Era stato un lavoro organizzato da qualcuno all’interno, e il fatto che il Quartier Generale fosse stato il primo edificio a scoppiare lo dimostrava. Lyubov, naturalmente, c’era implicato… e i suoi piccoli amichetti verdi gli si erano mostrati grati esattamente come ci si poteva aspettare, tagliandogli la gola come agli altri.

Almeno, Gosse e Benton affermavano di averlo visto morto, il mattino dopo il massacro. Ma in realtà si poteva prestar fede a uno di loro? Era pressoché certo che qualsiasi umano rimasto in vita alla Centrale dopo quella notte fosse più o meno un traditore. Un traditore della propria razza.

Le donne erano tutte morte, affermavano. La cosa era abbastanza brutta, ma, quel ch’era peggio, non c’era motivo di crederlo. Era facile per i creechie prendere prigionieri nei boschi, e non c’era niente di più facile che catturare una ragazza spaventata che scappava da una città in fiamme. E i piccoli diavoli verdi non avrebbero preso prigioniera una ragazza umana per fare esperimenti su di lei?

Dio solo sapeva quante donne erano ancora vive nelle tane dei creechie, legate sottoterra in uno di quei loro buchi puzzolenti, e toccate e palpate e calpestate e svergognate dai sudici, pelosi, piccoli uomini scimmia. Non si riusciva neppure a pensarlo. Ma, per Dio, a volte occorre pensare anche alle cose da cui il pensiero si ritrae.

Un elicottero dell’Isola del Re aveva fatto scendere ai prigionieri della Centrale una ricetrasmittente, il giorno dopo il massacro, e Muhamed aveva registrato tutte le comunicazioni con la Centrale a partire da quel giorno. La più incredibile era una conversazione tra lui e il colonnello Dongh.

La prima volta in cui l’aveva ascoltata, Davidson aveva strappato il nastro dalla bobina, e l’aveva bruciato. Ora si pentiva di non averlo conservato, per la sua documentazione, come prova perfetta della totale incompetenza degli Ufficiali Comandanti, sia alla Centrale che a New Java.

Aveva ceduto al proprio sangue bollente, distruggendolo. Ma come si poteva starsene seduti ad ascoltare la registrazione del colonnello e del maggiore che discutevano la resa totale ai creechie, si accordavano di non fare rappresaglie, di non difendersi, di consegnare tutte le loro armi pesanti, di andarsi tutti a spremere insieme in un fazzoletto di terra scelta per loro dai creechie, una riserva concessa loro dai generosi conquistatori, le piccole bestie verdi.

Era incredibile. Alla lettera: incredibile.

Probabilmente il vecchio Din-Don-Dan e Mu-Muu non erano in realtà traditori intenzionali. Erano semplicemente impazziti, avevano perso coraggio. Era stato quel dannato pianeta a farglielo perdere. Occorreva una personalità molto forte, per potergli resistere.

C’era qualcosa nell’aria, probabilmente il polline di tutti quegli alberi, che agiva forse come una sorta di droga, che prendeva gli ordinari esseri umani e li faceva diventare altrettanto stupidi, altrettanto fuori contatto con la realtà, quanto i creechie. Poi, essendo così inferiori di numero, essi diventavano una facile preda per quelle scimmie.

Era un vero peccato che fosse stato necessario eliminare Muhamed, ma Mu-Muu non avrebbe mai accettato i piani di Davidson, questo era chiaro; ormai era troppo lontano dalla realtà. Chiunque, ascoltando quell’incredibile registrazione, sarebbe stato d’accordo con Davidson. Perciò era stato meglio sparargli prima che veramente si accorgesse di ciò che stava accadendo: ora nessuna vergogna avrebbe macchiato il suo nome, a differenza del nome di Dongh e degli altri ufficiali rimasti in vita alla Centrale.

Dongh non aveva più parlato alla radio negli ultimi giorni. Di solito parlava Juju Sereng, del Settore Ingegneria. Davidson un tempo frequentava Juju, e lo aveva sempre creduto un vero amico, ma ormai non ci si poteva più fidare di nessuno. E Juju era un altro asiatico.

Era davvero strano che un numero così grande di asiatici fosse sopravvissuto al Massacro di Centralville; di tutti coloro con cui aveva parlato, l’unico non asiatico era Gosse. Lì a Java, i cinquantacinque uomini fedeli che rimanevano dopo la riorganizzazione erano in prevalenza eurafricani, come lui, con qualche africano e qualche afrasiatico, ma nessun puro asiatico.

Il sangue si vede, in fin dei conti. Non potevi essere pienamente umano se non avevi nelle vene un po’ di sangue proveniente dalla Culla dell’Uomo. Comunque, questo non gli avrebbe impedito di salvare quei poveri bastardi gialli della Centrale; era solo per spiegare il loro crollo morale sotto tensione.

— Ma non capisci in che razza di pasticcio vuoi metterci, Don? — Juju Sereng aveva domandato con la sua voce piatta. — Abbiamo sottoscritto una regolare tregua con i creechie. E abbiamo ordini diretti, dalla Terra, di non interferire con i nativi e di non compiere rappresaglie.

"E poi, come diavolo potremmo fare rappresaglie? Ora che tutti i ragazzi della Terra del Re e della Centrale Meridionale sono qui, siamo pur sempre meno di duemila… e quanti ne hai con te a Java, circa sessantacinque uomini, vero? Credi davvero che duemila uomini possano vincere tre milioni di nemici intelligenti, Don?"

— Juju, bastano cinquanta uomini per farlo. È questione di volontà, di abilità, e di armi.

— Balle! Il fatto è, Don, che è stata sottoscritta una tregua. E se viene infranta, siamo spacciati. È quella tregua a tenerci a galla, ora. Forse, quando la nave tornerà da Prestno e vedrà ciò che è successo, decideranno di spazzare via i creechie. Non lo sappiamo.

"Ma sembra veramente che i creechie intendano rispettare la tregua: dopotutto si è trattato di uria loro idea, e dobbiamo rispettarla anche noi. Possono spazzarci via semplicemente in base al loro numero, in qualsiasi momento, così come hanno fatto a Centralville. Laggiù ce n’erano migliaia. Non riesci a capirlo, Don?

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