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— Che? — esclamò Sereng, un ingegnere. Tutti gli sguardi si fissarono sul comandante.

— Quello che abbiamo a bordo è uno dei primi modelli, e costava il prodotto annuale di un pianeta, più o meno. Naturalmente, lo costava 27 anni fa, tempo planetario, quando abbiamo lasciato la Terra. Oggi li costruiscono in modo relativamente economico; sono equipaggiamento standard per le navi della Marina; e nel corso normale degli avvenimenti, una nave, automatica o con equipaggio umano, arriverebbe qui da voi per darne uno alla vostra colonia. Anzi, in realtà si tratta di una nave dell’Amministrazione, con equipaggio umano, che è già in viaggio e che arriverà qui tra 9,4 anni terrestri, se ricordo bene.

— Come potete dirlo? — chiese qualcuno, dando così l’imbeccata al comandante Yung, che rispose con un sorriso: — L’ho saputo per mezzo di un ansible; l’apparecchio di bordo. Signor Or, è stato il vostro popolo a inventare lo strumento; forse desiderate spiegarlo a quelli di noi che non hanno familiarità con il termine.

Il Cetiano non si addolcì.

— Non cercherò di spiegare il principio di funzionamento dell’ansible ai presenti — disse. — Il suo effetto può essere espresso semplicemente: la trasmissione istantanea di un messaggio, superando qualsiasi distanza. Uno dei due elementi deve essere situato su un corpo di grande massa, l’altro può trovarsi in un punto qualsiasi del cosmo. Fin dal suo arrivo in orbita, la Shackleton è stata in quotidiana comunicazione con la Terra, che ora dista ventisette anni-luce. Il messaggio non richiede cinquantaquattro anni per la trasmissione e la risposta, come nel caso di uno strumento elettromagnetico. Non richiede tempo. Non c’è più lo iato temporale tra i pianeti.

— Non appena siamo usciti dalla dilatazione temporale della navigazione ultra-luce e ci siamo immersi nello spazio-tempo, qui, abbiamo fatto, si potrebbe dire, una telefonata a casa — continuò il comandante, con la sua voce pacata. — E ci è stato riferito ciò che è accaduto nel corso dei ventisette anni da noi trascorsi in viaggio. Rimane lo iato temporale per i corpi solidi, ma non per l’informazione. Come voi signori potete capire, ciò è altrettanto importante per noi, intesi come specie interstellare, quanto lo fu il linguaggio stesso, all’inizio della nostra evoluzione. Avrà lo stesso effetto: rendere possibile una società.

— Io e il signor Or abbiamo lasciato la Terra ventisette anni fa, come Legati per i nostri rispettivi governi, Tau II e Hain — disse Lepennon. La sua voce era ancora civile e gentile, ma da essa era fuggito ogni calore. — Quando siamo partiti, si parlava della possibilità di costituire una sorta di lega tra i mondi civili, ora che la comunicazione era possibile. La Lega dei Mondi oggi esiste. Esiste da diciotto anni. Io e il signor Or siamo ora Emissari del Consiglio della Lega, e perciò abbiamo taluni poteri e talune responsabilità che non avevamo quando abbiamo lasciato la Terra.

I tre dell’astronave continuavano a dire queste cose: esiste un comunicatore istantaneo, esiste un supergoverno interstellare… Credeteci o no. Erano in combutta, e mentivano. Il pensiero attraversò la mente di Lyubov; lui lo valutò, decise che era un sospetto ragionevole, ma privo di giustificazioni, un meccanismo di difesa, e rinunciò a esso. Alcuni dei militari, però, abituati a dividere in compartimenti il loro modo di pensare, specialisti nell’autodifesa, avrebbero accettato senza esitazione quel sospetto, così come lui l’aveva rifiutato. Dovevano pensare che chiunque rivendicasse di possedere una nuova, improvvisa autorità fosse un bugiardo o un cospiratore. Un riflesso non meno condizionato di quello di Lyubov, al quale era stato insegnato a tenere aperta la propria mente, lo volesse o no.

— Dobbiamo accettare tutto… tutto questo sulla vostra semplice parola, signore? — disse il colonnello Dongh, con dignità e trepidazione; infatti, troppo ottuso di mente per compartimentizzare in modo chiaro, sapeva di non dover credere a Lepennon, Or e Yung, ma credeva alle loro parole e ne era allarmato.

— No — disse il Cetiano. — Non ce n’è più bisogno. Una colonia come questa doveva credere a ciò che le dicevano le navi di passaggio e messaggi radio ormai superati. Ora non dovrete più credere. Potete controllare. Intendiamo darvi l’ansible destinato a Prestno. Abbiamo dalla Lega l’autorità di farlo. Autorità ricevuta, naturalmente, per mezzo di ansible.

"La vostra colonia, qui, è molto mal messa. Peggio di quanto mi fossi raffigurato dai vostri rapporti. I vostri rapporti sono molto incompleti; la censura o la stupidità devono essere state all’opera. Ora, comunque, voi avrete l’ansible, e potrete parlare con la vostra Amministrazione Terrestre; potrete chiedere ordini, per sapere come procedere.

"Dati i profondi cambiamenti che sono avvenuti nell’organizzazione del Governo Terrestre da quando noi siamo partiti, vi raccomando di mettervi subito in contatto. Non ci sono più scuse per agire in base a ordini superati dal tempo; non ci sono più scuse per l’ignoranza; per l’autonomia irresponsabile."

Acido, il Cetiano, e, come il latte, acido rimaneva. Il signor Or si stava comportando da prepotente, e il comandante Yung avrebbe dovuto farlo star zitto. Ma poteva davvero? Che grado aveva un "Emissario del Consiglio della Lega dei Mondi"? Chi comanda, qui, si chiese Lyubov, e anche lui provò un brivido di paura. Gli era tornato il mal di capo, sotto forma di un senso di costrizione, una sorta di stretta fascia, serrata intorno alle tempie.

Fissò, all’altro capo del tavolo, le mani bianche dalle dita lunghe di Lepennon, che giacevano immobili, la destra sulla sinistra, sul legno nudo e lucido del tavolo. La pelle bianca era un difetto per i gusti estetici di Lyubov, formatisi sulla Terra, ma la serenità e la forza di quelle mani gli piacevano.

Per gli Hainiti, si diceva, la civiltà veniva in modo naturale. L’avevano da tanto tempo. Vivevano la vita socio-intellettuale con la grazia di un gatto che va a caccia in un giardino, con la sicurezza di una rondine che insegue l’estate sul mare. Erano esperti. Non avevano mai bisogno di posare, di fingere. Essi erano ciò che erano. Nessuno sembrava accomodarsi altrettanto bene entro la pelle dell’uomo. A eccezione, forse, dei piccoli ometti verdi? I creechie devianti, nani, iper-adattati, stagnanti, che altrettanto assolutamente, altrettanto onestamente, altrettanto serenamente erano ciò che erano…

Un ufficiale, Benton, chiedeva a Lepennon se lui e Or fossero su quel pianeta come osservatori per la (esitò) Lega dei Mondi, e se rivendicassero l’autorità di…

Lepennon lo interruppe educatamente: — Siamo osservatori, qui, privi del potere di comando, solo autorizzati a fare rapporto. Voi continuate a dover rispondere solamente al vostro governo sulla Terra.

Il colonnello Dongh disse, sollevato: — Allora non c’è nulla di sostanzialmente diverso…

— Voi dimenticate l’ansible — intervenne Or. — Vi istruirò sul suo funzionamento, colonnello, non appena sarà terminata questa seduta. Quindi potrete consultarvi con la vostra Amministrazione Coloniale.

— Poiché il vostro attuale problema è piuttosto urgente — disse il comandante Yung — e poiché la Terra è ora un membro della Lega e potrebbe avere cambiato qualche punto del Codice Coloniale negli ultimi anni, il suggerimento del signor Or è giusto e opportuno. Dovremmo essere molto riconoscenti al signor Or e al signor Lepennon per la loro decisione di dare a questa colonia terrestre l’ansible destinato a Prestno. La decisione è stata vostra, io non posso che unirmi. Ora resta solo da prendere un’ultima decisione, e questa devo prenderla io, servendomi come guida del vostro giudizio. Se voi pensate che la colonia sia in imminente pericolo di ulteriori e più massicci attacchi da parte dei nativi, io posso trattenere qui la mia nave per una settimana o due, come arsenale difensivo; posso anche evacuare le donne. Ancora nessun bambino, vero?

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