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"Il più forte e completo di questi stimoli è la posizione stesa a terra, sulla schiena, con gli occhi chiusi, la testa voltata in modo da offrire in pieno la gola. Io credo che un Athshiano appartenente alla cultura locale trovi impossibile ferire un nemico che abbia assunto quella posizione. Che debba fare qualcosa d’altro per dare sfogo alla sua collera o al suo impulso aggressivo… Quando tutti insieme vi hanno steso a terra, capitano, forse Selver si è messo a cantare?

— A fare che?

— Cantare.

— Non so.

Blocco. Arresto. Lyubov stava per alzare le spalle e rinunciare, quando il Cetiano disse: — Perché, signor Lyubov?

La più simpatica caratteristica del temperamento Cetiano, che di solito era piuttosto acido, era la curiosità: una curiosità intempestiva e inesauribile; un Cetiano moriva pregustandosi la morte, per la curiosità di sapere quel che veniva dopo.

— Vedete — disse Lyubov — gli Athshiani usano una sorta di canto ritualizzato per sostituire la lotta fisica. Anche in questo caso si tratta di un fenomeno sociale universale che potrebbe avere un fondamento fisiologico, sebbene sia molto difficile dimostrare che qualcosa sia "innato", "istintivo", nel comportamento degli esseri umani. Comunque, tutti i primati superiori di questo pianeta mostrano competizioni vocali tra due maschi: un mucchio di ululati e di fischi; il maschio dominante può finire col dare all’altro uno spintone, ma di solito si limitano a passare un’ora o due a cercare di superarsi l’un l’altro come potenza di suono.

"Gli Athshiani stessi vedono la somiglianza tra queste abitudini e le loro gare di canto, che si svolgono anch’esse tra maschi; ma, come essi stessi osservano, le loro gare non sono solamente dei modi per liberarsi dell’aggressività, ma anche una forma d’arte. Vince l’artista migliore. Mi chiedevo se Selver avesse cantato al di sopra del capitano Davidson, e, nel caso avesse cantato effettivamente, se l’avesse fatto perché non poteva ucciderlo o perché preferiva la vittoria senza spargimento di sangue. Queste domande sono divenute tutt’a un tratto urgenti."

— Dottor Lyubov — disse Lepennon — che efficacia hanno questi mezzi per indirizzare verso altri oggetti l’aggressività? E si tratta di comportamenti universali?

— Tra gli adulti, sì. Così affermano i miei informatori, e tutte le mie osservazioni lo hanno confermato, fino a due giorni fa. Stupro, aggressione con violenza, omicidio virtualmente non esistono fra di loro. Ci sono incidenti, ovviamente. E ci sono gli psicotici. Ma sono pochi.

— Che cosa fanno dei loro psicotici pericolosi?

— Li isolano. Alla lettera. Su piccole isole.

— Gli Athshiani sono carnivori, danno la caccia agli animali?

— Sì, la carne è il loro principale alimento.

— Meraviglioso — disse Lepennon, e la sua pelle bianca divenne ancora più pallida per il puro entusiamo. — Una società umana con un’efficace barriera contro le guerre! E quale ne è il costo, dottor Lyubov?

— Non ne sono certo, signor Lepennon. Forse il cambiamento. Sono una società statica, stabile, uniforme. Non hanno storia. Sono perfettamente integrati, e completamente non-progressisti. Si potrebbe dire che, così come la foresta in cui vivono, hanno raggiunto uno stadio di massimo sviluppo. Ma con questo non intendo dire che siano incapaci di adattamento.

— Signori, tutto ciò è molto interessante, ma riguarda un argomento un po’ troppo specialistico, e forse siamo un po’ fuori del contesto che qui desideravamo chiarire…

— No, scusatemi, colonnello Dongh, forse questo può essere il punto importante. Dicevate, dottor Lyubov?

— Be’, mi chiedo se non ci stiano dimostrando la loro adattabilità, ora. Adattando il loro comportamento a noi. Alla Colonia Terrestre. Per quattro anni si sono comportati con noi nello stesso modo in cui si comportano tra loro. Nonostante le differenze fisiche, hanno riconosciuto in noi dei membri della stessa specie, uomini come loro. Però, noi non abbiamo risposto nel modo in cui avrebbero dovuto rispondere i membri della loro specie. Noi abbiamo ignorato le risposte, il diritto e l’obbligo della non violenza. Abbiamo ucciso, violato, disperso e messo in schiavitù gli umani locali, distrutto le loro comunità e abbattuto le loro foreste. Non sarebbe affatto strano se avessero deciso che non siamo umani.

— E che pertanto possiamo essere uccisi, come gli animali, sì, sì — disse il Cetiano, godendosi quella logica; ma invece la bianca faccia di Lepennon era rigida come il marmo.

— Schiavitù? — domandò.

— Il capitano Lyubov esprime le sue opinioni personali e le sue teorie — disse il colonnello Dongh — e io sento il dovere di far rilevare che le considero probabilmente erronee, e che io e lui abbiamo già discusso in precedenza questo tipo di cose, anche se esse non riguardano il presente contesto.

"Noi non abbiamo schiavi, signore. Alcuni dei nativi svolgono un utile ruolo nella nostra comunità. I Corpi di Lavoro Autoctono Volontario tanno parte di tutti i nostri accampamenti, a eccezione di quelli provvisori. Abbiamo personale estremamente limitato per svolgere il nostro compito, ci occorrono operai e impieghiamo tutti quelli che possiamo avere, ma non su una base che possa venire chiamata schiavitù, no di certo."

Lepennon stava per dire qualcosa, ma lasciò la parola al Cetiano, che si limitò a dire: — Quanti di ciascuna razza?

Gosse rispose: — Duemilaseicentoquarantun terrestri, oggi. Io e Lyubov valutiamo che la popolazione degli indigeni locali sia di circa tre milioni.

— Avreste dovuto considerare questi dati statistici, signori, prima di alterare le tradizioni locali! — disse Or, con una risatina antipatica, sebbene perfettamente genuina.

— Siamo armati adeguatamente, ed equipaggiati per resistere a qualsiasi tipo di attacco che potrebbe venire offerto da questi nativi — disse il colonnello. — Tuttavia, sia da parte della prima Missione Esplorativa, sia dal nostro gruppo di ricerca composto di specialisti diretti dal capitano Lyubov, c’è stata una concordanza di giudizi che ci ha fatto supporre che gli abitanti di New Tahiti fossero una specie primitiva, innocua, pacifica. Ora questa informazione era ovviamente sbagliata…

Or interruppe il colonnello: — Ovviamente! Voi ritenete che la specie umana sia primitiva, innocua e pacifica, colonnello? No. Ma voi sapevate che i nativi di questo pianeta sono umani? Altrettanto umani quanto voi stesso o me, o Lepennon, dato che proveniamo tutti dallo stesso ceppo originale Hainita?

— Questa è la teoria scientifica, ho sentito dire.

— Colonnello, è la realtà storica!

— Non sono tenuto ad accettarla come una realtà — disse il vecchio colonnello, accalorandosi — e non mi piace che le opinioni mi vengano imposte dagli altri. Il fatto è che questi creechie sono alti un metro, sono coperti di pelo verde, non dormono mai e non sono quindi degli esseri umani, secondo il mio modo di giudicare!

— Capitano Davidson — disse il Cetiano — voi ritenete che i nativi siano umani, oppure no?

— Non saprei.

— Eppure voi avete avuto un rapporto sessuale, con una nativa… la moglie di questo Selver. Sareste disposto ad avere un rapporto sessuale con la femmina di un animale? E il resto di voi?

Fissò il colonnello arrossato in viso, i maggiori intenti a lanciare occhiatacce, i capitani lividi, gli specialisti servili. Sul suo volto si compose il disprezzo: — Voi non avete riflettuto fino in fondo su queste cose — disse.

Nel suo modo di pensare, la frase costituiva un insulto brutale.

Il comandante della Shackleton riuscì infine a recuperare qualche parola dall’abisso del silenzio e dell’imbarazzo.

— Dunque, signori, la tragedia di Campo Smith pare chiaramente legata all’intero rapporto tra colonia e nativi, e non si tratta affatto di un episodio insignificante o isolato. Questo è ciò che dovevamo determinare. Stando così le cose, possiamo dare un certo contributo, mirante all’alleggerimento dei vostri problemi locali. Lo scopo principale del nostro viaggio non era quello di far scendere qualche centinaio di ragazze, anche se so benissimo che le attendevano con ansia, ma di giungere a Prestno, che ha delle difficoltà, per dare al locale governo un ansible. Vale a dire un trasmettitore istantaneo di comunicazioni.

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