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Ma non vide traccia di Jaan Vikary e dei cacciatori che lo inseguivano.

A metà mattinata i muscoli di Dirk dolevano dalla fatica ed il suo braccio aveva ripreso a pulsare. La speranza aveva cominciato a svanire. La foresta continuava all’infinito, chilometri e chilometri, un vasto tappeto giallo su cui lui cercava per ritrovare un mito, un mondo silenzioso avvolto in un sudario di luce crepuscolare. Si voltò di nuovo verso Kryne Lamiya, convinto di essere ritornato troppo indietro. Cominciò a girovagare, ripercorrendo la strada secondo una rotta sinuosa, invece di seguire la linea diretta. E cercava, cercava sempre. Era stanchissimo. Verso mezzogiorno, decise di volare in cerchio sopra l’area più probabile, muovendosi a spirale, in modo da cercare di scandagliare quanto più terreno possibile.

Ed udì gridare la banscea.

Questa volta riuscì anche a vederla. Volava bassa presso il livello degli alberi, lontano da lui. Pareva impossibilmente lenta ed immobile. Il nero corpo triangolare pareva quasi fermo; teneva le ali molto rigide e la creatura pareva galleggiare sul vento di Cupalba. Quando voleva voltare cercava una corrente ascendente e si faceva trasportare in un ampio cerchio, prima di ridiscendere. Dirk, che non aveva nient’altro da fare, cominciò a seguirla.

La bestia gridò ancora. Il suono persisteva.

E poi Dirk sentì una risposta.

Toccò la cialda metallica nel palmo della mano e cominciò a scendere rapidamente, con le orecchie tese, improvvisamente attento. Il rumore era stato debole, ma inconfondibile: una muta di cani Braith, che abbaiavano selvaggiamente per la rabbia e per la paura. Perse di vista la banscea — ormai non importava più — ed inseguì il rumore che spariva in fretta. Era venuto da nord, gli era sembrato. Volò verso nord.

Da qualche parte, vicino, un cane ululò.

Dirk si mise istantaneamente all’erta. Forse volava troppo basso ed i cani avrebbero potuto abbaiare verso di lui, lasciando perdere la banscea. Ad ogni modo era una situazione pericolosa. Il suo abito faceva quel che poteva per mantenere i colori del cielo di Worlorn, ma gli aeroscooter argentei potevano riflettere la luce verso il basso, rendendolo visibile se qualcuno decideva di alzare gli occhi. E con una banscea nelle vicinanze, non sarebbe stato improbabile.

Ma se voleva aiutare Jaan Vikary e la sua Jenny, non gli restavano molte altre possibilità. Afferrò strettamente la sua arma e continuò a scendere. Sotto di lui, c’era un fiume dalle acque verdi e azzurre, che scorreva velocemente e tagliava la foresta come un coltello. Voltò da quella parte, mentre scandagliava il terreno con gli occhi, avanti e indietro. Sentì il rumore delle rapide, andò da quella parte e le trovò. Apparivano veloci e pericolose viste dall’alto. Rocce nude si alzavano dall’acqua come denti cariati, bruni e informi, l’acqua ribolliva bianca e feroce attorno a loro, i soffocatori le premevano da tutte le parti. Al di sotto il fiume si allargava e diventava più calmo. Guardò per un momento da quella parte, poi di nuovo le rapide. Attraversò l’acqua, girò e riattraversò.

Un cane abbaiò forte. Altri si unirono alla canizza.

La sua attenzione venne rivolta alla parte inferiore del corso d’acqua. C’erano dei puntini neri in acqua, che guadavano il fiume dove la corrente pareva sopportabile. Volò in quella direzione.

I puntini si fecero più grandi e si trasformarono in forme umane. Un ometto quadrato vestito di giallo-bruno, che combatteva contro la corrente per poter attraversare. Un altro uomo gli era vicino, sulla riva, con sei cani giganteschi.

L’uomo nell’acqua tornò indietro. Aveva un fucile in mano, vide Dirk. Era un uomo molto grasso e basso. La faccia era pallida, il torace ampio, braccia e gambe pesanti… Saanel Larteyn, il grasso teyn di Lorimaar. E sulla riva c’era Lorimaar, che teneva la muta. Nessuno dei due guardava in alto. Dirk rallentò per non avvicinarsi troppo.

Saanel si arrampicò fuori dall’acqua. Si trovava sempre dal lato sbagliato del fiume, dove c’era anche Lorimaar, la sponda opposta a quella su cui si trovava Kryne Lamiya. Stava cercando di attraversare, però. Ma non qui. Adesso i due cacciatori avevano incominciato a spostarsi, andando ancora più verso la parte inferiore del fiume. Si muovevano goffamente tra i giunchi, le rocce ed i soffocatori che si affollavano sulla riva del fiume.

Dirk non li seguì. Lui aveva lo scooter e sapeva dove stavano andando; li avrebbe sempre potuti ritrovare in seguito, se fosse stato necessario. Ma dov’erano gli altri? Roseph e il suo teyn? Garse Janacek? Si voltò e risalì il fiume, provando un po’ più di fiducia di prima. Se il gruppo di cacciatori si era diviso, gli sarebbe stato più facile affrontarli. Volò basso sopra il fiume, veloce, le acque ruggivano un paio di metri al di sotto dei suoi piedi, mentre con gli occhi scrutava le rive per cercare di vedere un altro gruppo che cercava di attraversare.

A circa due chilometri a nord-est delle rapide — qui il canale era stretto e veloce — trovò Janacek in piedi al di sopra dell’acqua, con un’espressione incerta sul viso.

Pareva che fosse solo. Dirk lo chiamò. Janacek alzò gli occhi e sobbalzò, poi lo salutò con una mano.

Dirk scese accanto a lui. Fu un brutto atterraggio. La roccia su cui era Janacek era coperta di un verde muschio scivoloso e la parte inferiore dello scooter di Dirk scivolò e quasi cadde nel fiume. Janacek lo afferrò per il braccio. Dirk spense il controllo gravitazionale. «Grazie», mormorò. «Non sembra facile nuotare qua dentro».

«Era esattamente ciò che stavo pensando standomene qui», rispose Janacek. Appariva stravolto. La faccia ed i vestiti erano sporchi e la barba rossa era umida di sudore. Un lungo ricciolo di capelli gli attraversava la fronte, grasso e molle. «Stavo cercando di decidere se dovessi rischiare la sorte attraversando la corrente, o sprecare altro tempo continuando a risalire il fiume, nella vaga speranza di trovare un posto in cui si potesse attraversare». Un debole sorriso gli si dipinse sul volto. «Ma tu hai risolto il problema con il giocattolo di Gwen. Dove…?».

«Pyr», disse Dirk. Stava per raccontare a Janacek della sua fuga verso l’aerauto abbattuta.

«Ma sei vivo», disse rapidamente il Ferrogiada. «Posso anche fare a meno dei dettagli, t’Larien. Sono successe un mucchio di cose dall’alba di ieri. Hai visto i Braith?».

«Lorimaar e il suo teyn stavano andando in direzione della corrente», disse Dirk.

«Questo lo so», scattò Janacek. «Avevano attraversato?».

«No, non ancora».

«Bene. Jaan è molto vicino, ormai, forse solo mezz’ora più avanti di noi. Non lo devono raggiungere prima». Scrutò con gli occhi la riva opposta del fiume e sospirò. «Hai l’altro paio di scooter, o devo prendere i tuoi?».

Dirk mise giù il fucile sulla roccia e cominciò ad aprire lo zaino. «Ho preso l’altro», disse. «Dov’è Roseph? Che cosa succede?».

«Jaan ha fatto una fuga magnifica», disse Janacek. «Nessuno si sarebbe aspettato che riuscisse a coprire una distanza simile in così breve tempo. I Braith non se lo sarebbero aspettato di sicuro. Inoltre non si è limitato a scappare. Ha anche messo delle trappole». Si tirava indietro i capelli dalla fronte con il dorso della mano. «La notte scorsa si è accampato. Era piuttosto lontano da noi. Abbiamo trovato la cenere del suo fuoco. Roseph è finito in una buca nascosta ed ha infilato il piede su di un palo». Janacek sorrise. «È ritornato indietro, aiutato dal suo teyn. E tu dici che Pyr ed Arris sono morti?».

Dirk annui. Aveva tirato fuori gli stivali ed il secondo scooter dallo zaino.

Janacek li prese senza commentare. «I cacciatori diminuiscono. Credo che abbiamo vinto, t’Larien. Jaan Vikary sarà stanco. Ha corso senza dormire per un giorno e due. notti. Però sappiamo che non è ferito, che è armato e che è un Ferrogiada. Lorimaar e quel lumacone che si è preso come teyn, non lo acchiapperanno facilmente».

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