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— Anton, supponiamo pure che in città si aggiri davvero questo Selvaggio, un assassino solitario. È un non iniziato. Periodicamente viene sopraffatto da un'esplosione di poteri… scopre qualcuno delle Tenebre e lo distrugge. Sono in grado di scoprirlo, i Guardiani del Giorno? Ahimè, sì, credetemi. A questo punto sorge la domanda: perché non l'hanno scoperto e identificato? In fondo ammazza gli agenti delle Tenebre!

— Solo figure di scarsa importanza — tentai io.

— Giusto. Sacrificare le pedine è una tradizione… — Il Capo si interruppe incrociando il mio sguardo. — Una tradizione della Guardia del Giorno.

— Di entrambe le Guardie — specificai vendicativo.

— Di entrambe le Guardie — ripeté il Capo in tono stanco. — Me l'hai ricordato… Proviamo a pensare a che cosa può portare questa combinazione. Una generica accusa di trascuratezza contro di noi? Sciocchezze. Dobbiamo controllare il comportamento degli agenti delle Tenebre e il rispetto del Patto da parte di tutte le Forze della Luce, e non cercare misteriosi maniaci… Qui c'è di mezzo la Guardia del Giorno…

— Vuoi dire che la vittima della macchinazione è un individuo in particolare?

— Bravo, Anton. Ti ricordi cosa ha detto Julja? Tra di noi sono pochi coloro che possono compiere azioni di questo tipo. È dimostrato. Poniamo che i Guardiani del Giorno vogliano accusare qualcuno di avere infranto il Patto. Cioè vogliano accusare un agente, perfettamente al corrente del Patto, di farsi da solo giudice e giustiziere.

— Ma è facile smentirli. Basta trovare il Selvaggio…

— E se le Forze delle Tenebre lo trovano prima? Non credo che daranno molta pubblicità alla cosa…

— Gli alibi?

— E se gli omicidi fossero avvenuti in momenti in cui i nostri sono privi di alibi?

— Finirebbero in Tribunale, con tanto di interrogatorio completo — dissi cupo. Naturalmente non c'è niente di bello nel rovesciamento della coscienza…

— Un mago potente, perché questi omicidi li ha commessi un mago potente, può nascondersi anche dal Tribunale. Non ingannarlo, ma nascondersi. Senza contare, Anton, che se si tratta di un tribunale di cui fanno parte le Forze delle Tenebre, nascondersi sarà necessario. Altrimenti i nostri nemici entreranno in possesso di troppe informazioni. Ma se un mago si sottrae all'istruttoria, automaticamente si riconosce colpevole. Con tutte le conseguenze del caso, sia per lui sia per la Guardia.

— Un brutto quadro, Boris Ignat'evič — ammisi. — Molto brutto. Quasi come quello che mi ha descritto quest'inverno, in sogno. Un ragazzino-Altro di forza straordinaria, una voragine infernale che riempie di polvere tutta la città…

— Capisco. Ma non ti sto mentendo, Anton.

— Che cosa dovrei fare io? — gli chiesi direttamente. — Non è il mio profilo. Aiutare gli analisti? Faremo comunque tutto quello che può essere di qualche utilità.

— Anton, voglio che tu scopra chi dei nostri è il loro obiettivo. Chi ha un alibi per i casi di cui siamo a conoscenza e chi non lo ha.

Il Capo ficcò una mano in tasca e ne estrasse un DVD: — Tieni… è un dossier completo sugli ultimi tre anni. Su tutti e quattro, me compreso.

Inghiottii a vuoto, prendendo il dischetto.

— Ho tolto la password. Ma capisci da solo che nessuno lo deve vedere. Non sei autorizzato a copiare le informazioni. I calcoli e gli schemi cifrati…

— Mi servirebbe un aiutante — chiesi, non troppo sicuro. Gettai un'occhiata a Ol'ga. Del resto non sarebbe stata un grande aiutante: la sua conoscenza del computer si limitava alle battaglie di Heretic, Hexen eccetera.

— I dati che riguardano me controllali personalmente — disse il Capo dopo un attimo di riflessione. — Per gli altri puoi farti aiutare da Tolja. Va bene?

— E allora io cosa devo fare? — chiese Ol'ga.

— Tu farai la stessa cosa, ma attraverso domande personali. Interrogatori, se vogliamo essere proprio onesti. E comincerai da me. Poi passerai agli altri tre.

— Va bene, Boris.

— Mettiti al lavoro, Anton. — Il Capo mi fece un cenno di incoraggiamento. — Comincia subito. Per tutte le altre cose, lascia fare alle tue ragazze. Se la caveranno.

— Possiamo intervenire sui dati? — chiesi. — Per esempio, se qualcuno non ha un alibi, trovarglielo?

Il Capo scosse la testa: — No. Non hai capito. Non voglio organizzare dei falsi. Voglio essere sicuro che nessuno dei nostri sia implicato in questi omicidi.

— Possibile?

— Sì. Perché a questo mondo non c'è nulla di impossibile. Anton, il bello del nostro lavoro sta proprio nel fatto che posso darti un ordine di questo tipo. E tu lo eseguirai. Senza guardare in faccia nessuno.

C'era qualcosa che mi turbava, ma annuii e mi avviai verso la porta, stringendo il prezioso dischetto. Soltanto all'ultimo momento la domanda si chiarì nella mia testa e, girandomi, chiesi: — Boris Ignafevic…

Il Capo e Ol'ga si separarono istantaneamente.

— Boris Ignafevic, qui ci sono i dati di quattro persone?

— Sì.

— I suoi, quelli di Il'ja, quelli di Semën…

— E i tuoi, Anton.

— Perché? — chiesi scioccamente.

— Durante la contrapposizione sul tetto sei passato nel secondo strato del Crepuscolo per tre minuti. Anton… si tratta del terzo livello di forza.

— Non è possibile — fu l'unica cosa che riuscii a dire.

— È quello che è successo.

— Boris Ignafevic, ma lei ha sempre detto che sono un mago di livello medio!

— Supponiamo che mi sia molto più utile un ottimo programmatore che un bravo operativo.

In un altro momento mi sarei sentito orgoglioso. Anche un po' offeso, ma tutto sommato orgoglioso. Avevo sempre pensato che il quarto livello di magia fosse il massimo a cui potevo aspirare e che non l'avrei comunque raggiunto tanto presto. Adesso però tutto era inghiottito da una sensazione di terrore, una sgradevole, tenace, disgustosa sensazione di terrore. Cinque anni di lavoro da impiegato, in una postazione tranquilla all'interno del quartier generale, mi avevano disabituato ad avere paura di tutto: delle autorità, dei banditi, delle malattie…

— È stata un'interferenza di secondo livello…

— In questo caso il confine è troppo sottile, Anton. È possibile che tu sia capace anche di cose più grandi.

— Ma di maghi di terzo livello tra noi ce ne sono almeno una decina. Perché io sono tra i sospettati?

— Perché tu personalmente hai ferito Zavulon. Hai schiacciato la coda al capo dei Guardiani del Giorno della città di Mosca. E lui è assolutamente capace di organizzare una trappola speciale per Anton Gorodeckij. O meglio, di adattargli una vecchia trappola che tenevano di riserva.

Inghiottii e uscii senza chiedere altro.

Anche il nostro laboratorio è al terzo piano, ma in un'ala diversa. Percorsi in fretta il corridoio, salutando i conoscenti con un cenno, senza fermarmi.

Il Capo aveva detto la verità?

Poteva essere un colpo destinato a me?

Probabilmente aveva detto la verità. Avevo posto una domanda diretta e avevo ricevuto una risposta diretta. Naturalmente con il passare del tempo anche i maghi della Luce sviluppano una certa dose di cinismo e imparano a usare vari equilibrismi verbali. Ma le conseguenze di una menzogna diretta sarebbero state troppo pesanti anche per Boris Ignat'evič.

L'antiporta con il sistema di controllo elettronico. Sapevo che tutti i maghi considerano la tecnica con una certa ironia, e Semën una volta mi aveva dimostrato quanto era facile ingannare l'analizzatore vocale e lo scanner della retina. Però ero riuscito ugualmente a ottenere l'acquisto di quei costosi giocattolini. Forse non sarebbero riusciti a difenderci da un Altro. Ma io sono assolutamente convinto che prima o poi i ragazzi dei servizi o quelli della mafia si decideranno a farci una visita.

— Uno, due, tre, quattro, cinque… — borbottai nel microfono, fissando l'obiettivo della telecamera. Per qualche secondo l'elettronica mi valutò, poi sopra la porta si accese la lucina verde di via libera.

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