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Abbiamo tutti le stesse lampade Rislampa/Har costruite con filo di ferro e carta ecologica, non sbiancata. Le mie sono coriandoli.

Tutte quelle sedute in bagno.

Il servizio di posate Alle. Acciaio inossidabile. A prova di lavastoviglie.

L'orologio Vild da anticamera, di acciaio zincato, oh, non avevo potuto farne a meno.

La consolle a ripiani Klipsk, oh, sм.

Le cappelliere Hemlig. Sм.

Tutta roba che luccicava disseminata nella strada sotto il mio grattacielo.

La mia parure coordinata Mommala. Disegnata da Tomas Harila e disponibile in quanto segue:

Violetto.

Fucsia.

Cobalto.

Ebano.

Antracite.

Bianco latte o vinaccia.

Una vita intera per comprare questa roba.

I miei tavoli Kalix dallo smalto fine per le occasioni.

I miei tavoli da nido.

Compri mobili. Dici a te stesso, questo и il divano della mia vita. Compri il divano, poi per un paio d'anni sei soddisfatto al pensiero che, dovesse andare tutto storto, almeno hai risolto il problema divano. Poi il giusto servizio di piatti. Poi il letto perfetto. Le tende. Il tappeto.

Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te.

Finchй sono arrivato a casa dall'aeroporto.

Il portiere sbuca dalle ombre per dire che c'и stato un incidente. La polizia и stata qui e ha fatto un sacco di domande.

La polizia pensa che possa essere stato il gas. Forse si и spenta la fiammella pilota oppure un fornello и rimasto aperto e il gas и arrivato al soffitto, e il gas ha riempito l'appartamento da cima a fondo, stanza dopo stanza. Quando tutte le stanze sono state piene, и partito il compressore in fondo al frigorifero.

Deflagrazione.

Le vetrate nei telai di alluminio sono esplose e via in fiamme i divani e le lampade e i piatti e le lenzuola, via gli annuari del liceo e i diplomi e il telefono. Tutto sparato dal quindicesimo piano in una sorta di esplosione solare.

Oh, non il mio frigorifero. Avevo collezionato ripiani su ripiani di senapi, alcune macinate nel mortaio, alcune in stile pub inglese. C'erano condimenti per insalata senza grassi in quattordici sapori diversi e sette tipi di capperi.

Lo so, lo so, una casa piena di condimenti e nessun cibo vero.

Il portiere si и soffiato il naso e qualcosa и finito nel suo fazzoletto con lo schiocco sano di una presa sicura nel guantone del ricevitore.

Si poteva salire al quindicesimo piano, ha detto il portiere, ma nessuno poteva entrare nell'appartamento. Ordini della polizia. La polizia aveva chiesto se avevo un'ex fidanzata che me l'aveva giurata tanto da farmi una cosa del genere o se mi ero procurato qualche nemico che avesse accesso alla dinamite.

«Non valeva la pena salire» ha detto il portiere. «И rimasto solo il guscio di cemento.»

La polizia non aveva escluso il dolo. Nessuno aveva sentito odore di gas. Il portiere solleva un sopracciglio. Questo passava il suo tempo a filare le cameriere e le infermiere che lavoravano negli appartamenti grandi dell'ultimo piano e aspettava seduto nelle poltrone dell'atrio le loro discese in ascensore dopo il lavoro. Tre anni che vivevo lм e tutte le sere trovavo il portiere seduto a leggere i suoi Ellery Queen mentre io rigiravo armi e bagagli per aprire la porta d'ingresso.

Il portiere solleva un sopracciglio e dice che certa gente se ne parte per un lungo viaggio e lascia in casa una candela, un cero lungo lungo, acceso, in mezzo a una pozza di benzina. И gente con difficoltа economiche a fare cose del genere. Gente che cerca un modo per sgusciare da sotto.

Gli ho chiesto di lasciarmi usare il telefono dell'atrio.

«Un sacco di giovani cerca di far colpo sul mondo comprandosi questo e quello» ha commentato il portiere.

Io ho chiamato Tyler.

Il telefono ha squillato nella casa che Tyler aveva in affitto in Paper Street.

Oh, Tyler, ti prego, rispondi.

E il telefono squillava.

Il portiere mi si и affacciato sulla spalla e ha detto: «Un sacco di giovani non sanno che cosa vogliono veramente».

Oh, Tyler, ti prego, salvami.

E il telefono squillava.

«I giovani credono di volere il mondo intero.»

Liberami dai mobili svedesi.

Liberami dall'artistico-funzionale.

Il telefono squillava e Tyler ha risposto.

«Se non sai quello che vuoi» ha detto il portiere, «finisci con un mucchio di roba che non vuoi.»

Possa non essere mai completo.

Possa non essere mai soddisfatto.

Possa non essere mai perfetto.

Liberami, Tyler, dall'essere perfetto e completo.

Ci siamo dati appuntamento in un bar.

Il portiere ha voluto un numero dove la polizia potesse rintracciarmi. Pioveva ancora. La mia Audi era ancora al suo posto, ma con una lampada a stelo alogena Dakapo sparsa sul parabrezza.

Io e Tyler ci siamo trovati e abbiamo bevuto tanta birra e Tyler ha detto che, sм, potevo andare a stare da lui, ma dovevo fargli un favore.

L'indomani sarebbe arrivata la mia valigia con il minimo indispensabile, sei camicie, sei paia di mutande.

Lм, ubriaco in un bar dove nessuno ci stava a guardare e a nessuno importava niente di noi, ho chiesto a Tyler che cosa voleva che facessi.

«Voglio che mi tiri un cazzotto piщ forte che puoi.»

6

Ho cominciato da due schermate la mia demo per quelli della Microsoft e sento sapore di sangue in bocca e devo cominciare a deglutire. Il mio capo non conosce il materiale, ma non mi lascia condurre la demo con un occhio nero e metа faccia gonfia per i punti dentro la guancia. I punti si sono allentati e li sento con la lingua. Pensate a una lenza aggrovigliata sulla spiaggia. Io li immagino come i punti neri che si danno a un cane ferito e continuo a inghiottire sangue. Il mio capo sta facendo la presentazione leggendo il testo che gli ho scritto io, mentre io mi occupo della proiezione, quindi sono in fondo alla stanza al buio.

Le labbra mi diventano appiccicose di sangue e io mi sforzo di ripulirmele con la lingua e quando le luci si accenderanno mi rivolgerт ai rappresentanti della Microsoft, mi rivolgerт a Ellen e Walter e Norbert e Linda, grazie di essere venuti, con la bocca luccicante di sangue e il sangue che mi spunta dalle fessure tra i denti.

Si riesce a mandar giщ una bicchierata di sangue prima di vomitare.

Domani и giornata di fight club e io il fight club non me lo perdo.

Prima della presentazione Walter della Microsoft stende a sorriso la sua mandibola a badile che sembra una pubblicitа, abbronzata del colore di una patata arrosto. Walter con il suo anello con sigillo mi stringe la mano, me la prende nella sua liscia e morbida e dice: «Non vorrei vedere com'и conciato l'altro».

La prima regola del fight club и che non si parla del fight club.

Dico a Walter che sono caduto.

Mi sono ridotto cosм da solo.

Prima della presentazione, quando ero seduto davanti al mio capo a spiegargli come si combina la sequenza delle dia rispetto al testo e in che momento avevo intenzione di inserire il filmato, il mio capo mi domanda: «In che razza di casino ti cacci tutti i fine settimana?».

И solo che non ho voglia di morire senza qualche cicatrice addosso, rispondo. Non serve piщ a niente avere un bel corpo intonso. Vedi quelle belle macchine con la loro bella carrozzeria virginale, fresche fresche di concessionario classe 1955 e a me viene sempre da pensare, Dio che spreco.

La seconda regola del fight club и che non si parla del fight club.

Magari a pranzo il cameriere viene al tuo tavolo e il cameriere ha due occhi neri come un panda gigantesco per il combattimento di sabato scorso, quando lo hai visto con la testa schiacciata tra il pavimento di cemento e il ginocchio di un ragazzone da cento chili che gli ha picchiato cazzotti nel naso a ripetizione in un rintoccare di pacche piatte e pesanti che hai sentito benissimo in mezzo a tutte le urla finchй il cameriere и riuscito a prendere abbastanza fiato da spruzzare sangue dicendo basta.

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