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Andò direttamente da Peter e lo scosse.

— Peter, ehi, Peter — sussurrò. — Avanti, svegliati. Aslan è qui e dice che dobbiamo seguirlo senza perder tempo.

— Va bene, Lu, farò quello che vuoi — rispose Peter, inaspettatamente. Senza dubbio era tutto molto incoraggiante, ma non servì granché, visto che Peter si girò dall’altra parte e continuò a dormire.

Lucy provò con Susan. La sorella si svegliò davvero, ma solo per dire, nel tono annoiato tipico degli adulti: — Lucy, stai sognando. Perché non torni a dormire?

Allora si avvicinò a Edmund. Non fu facile svegliarlo, ma alla fine, dopo esserci riuscita, il ragazzo sgranò gli occhi e si mise a sedere.

— Cosa? — disse con la voce ancora impastata di sonno. — Ma di che stai parlando?

Ancora una volta, Lucy spiegò la faccenda. Era la parte più noiosa della sua missione, perché ogni volta che parlava sembrava meno convincente.

— Aslan! — esclamò Edmund, mettendosi a sedere. — Evviva, dov’è?

Lucy si voltò, fissando il punto dove il leone aspettava, gli occhi pazienti su di lei.

— Eccolo. — Lucy lo indicò con il dito.

— Dove, scusa? — chiese ancora Edmund.

— Là, là, non lo vedi? Proprio da questa parte, a fianco agli alberi.

Edmund guardò, riguardò e poi disse: — Non c’è niente, laggiù. Devi esserti sbagliata, la luce della luna gioca brutti scherzi. Succede… Pensa che per un attimo anch’io ho creduto di vedere qualcosa. Ma è solo un effetto ottico, come si dice.

— Lo vedo, ci guarda — proseguì Lucy.

— Allora perché io non lo vedo?

— Mi ha detto che a voi non è possibile.

— E perché?

— Non lo so. Lui ha detto così.

— Oh, che noia! Vorrei tanto che la smettessi di vedere cose dappertutto. Comunque credo che sia meglio svegliare gli altri — concluse Edmund.

11

Il leone ruggisce

Quando finalmente furono svegli, Lucy raccontò la storia per la quarta volta. Il gelido silenzio che seguì fu la cosa più scoraggiante.

— Io non vedo proprio niente — disse Peter, dopo essersi sforzato. — E tu, Susan?

— No, neanch’io — rispose annoiata Susan. — E sapete perché? Perché non c’è niente da vedere. Lucy ha fatto un sogno, ecco tutto. Avanti, sdraiati e mettiti a dormire.

— Nonostante tutto, spero ardentemente che vogliate seguirmi — annunciò Lucy con voce tremante. — Perché… perché io devo andare con Aslan, con o senza di voi.

— Non dire stupidaggini, Lucy — fece Susan. — È chiaro che non puoi allontanarti da sola. Peter, non lasciarla andare. Che razza di comportamento.

— Se deve proprio, io la seguirò — disse Edmund. — Un tempo ha avuto ragione.

— Lo so bene — intervenne Peter. — E potrebbe aver ragione anche adesso. In effetti ridiscendere la gola non è stata una buona idea. Certo, a quest’ora… e poi non capisco perché Aslan non si faccia vedere da tutti. Prima non era così, se ricordate. Non è da lui, ecco tutto. P.C.A., tu cosa ne pensi?

— Oh, io non penso nulla — rispose quello. — Se andate, naturalmente vi seguirò. Se vi dividerete, io seguirò il Re supremo. Sono al suo servizio e sono fedele a Sua Maestà il principe Caspian. Però, se volete sapere come la penso, sono solo un povero nano secondo il quale non ci sono tutte queste possibilità di trovare una strada in piena notte, visto che non siamo stati capaci di trovarla di giorno. E non ho mai saputo nulla di leoni parlanti che non parlano e leoni che dicono di stare dalla nostra parte e non alzano un dito per aiutarci. Lo stesso dicasi per i leoni onnipotenti che nessuno riesce a vedere. Tirando le somme, a quel che vedo mi sembra tutta una sciocchezza.

— Adesso batte la zampa sul terreno per farci capire che è ora di andare. Dobbiamo sbrigarci. Se non volete seguirmi, pazienza, io comunque devo farlo — intervenne Lucy.

— Andiamo con lei — brontolò Edmund. — Glielo dobbiamo, e poi non ci lascerà in pace finché non faremo come vuole. — Il ragazzo aveva tutte le intenzioni di appoggiare Lucy, ma in quel momento gli dava fastidio non poter continuare a dormire e faceva di tutto per farlo pesare.

— E allora in marcia — esclamò Peter, infilandosi l’elmo e impugnando lo scudo. In un altro momento si sarebbe rivolto a Lucy con qualche parola carina e di conforto, perché era la sorellina preferita e poteva immaginare come si sentisse in quel momento; inoltre, qualunque cosa fosse accaduta certamente non era colpa sua. Ma per una volta, Peter non poté fare a meno di essere irritato da come si mettevano le cose.

Susan era la più ostile. — Se mi fossi comportata come Lucy — tuonò — e avessi minacciato di restare qui in ogni caso, mi sa tanto che avreste avuto il coraggio di abbandonarmi.

— Obbedite al Re supremo, Maestà — disse Briscola. — È tempo di andare. Se non posso continuare a dormire, preferisco mettermi in marcia piuttosto che chiacchierare.

Finalmente si misero in cammino. Lucy guidava la compagnia, mordendosi le labbra e facendo uno sforzo immane per non dire a Susan quello che pensava di lei. Per dimenticare guardò Aslan negli occhi: il grande leone camminava a piccoli passi, a una trentina di metri di distanza dai ragazzi. Gli altri seguivano Lucy, dal momento che Aslan non solo restava invisibile alla maggior parte del gruppo ma era anche estremamente silenzioso; le enormi zampe da felino non facevano alcun rumore.

Li guidò a sinistra degli alberi danzanti (nessuno poteva dire se danzassero ancora o no, dal momento che Lucy non staccava gli occhi da Aslan e gli altri non li staccavano da Lucy), e verso il limitare della gola.

"Per mille saette!" pensò Briscola. "Spero che questa follia non si concluda con una bella scalata notturna e con la rottura dell’osso del collo!"

Per un lungo tratto Aslan li fece camminare in cima al precipizio, poi sì trovarono in mezzo agli alberi che crescevano sull’orlo del baratro. Qui Aslan si girò e scomparve fra la vegetazione. Per un attimo Lucy trattenne il respiro, temendo che fosse precipitato nella gola, ma era troppo impegnata a stargli dietro per pensare a cose simili. Accelerò il passo e si trovò a sua volta in mezzo agli alberi. Guardando in giù vide un viottolo stretto e ripido che finiva in profondità, insinuandosi fra le rocce; Aslan aveva già cominciato a percorrerlo. In quel momento il leone si voltò e la guardò radioso; Lucy batté le mani dalla gioia e lo seguì. Intanto, dietro di lei gli altri gridavano: — Ehi, Lucy, attenta, per l’amor del cielo! Sei proprio sull’orlo del precipizio. Torna indietro…

Peter intervenne: — No, no, ragazzi, Lucy ha ragione. C’è una strada, qui. — Finalmente, quasi a metà sentiero, Edmund riuscì a raggiungerla.

— Guardate — esclamò il ragazzo, colto da una grande eccitazione. — Cos’è la nuvola che avanza verso di noi?

— È il suo alone — spiegò Lucy.

— Credo che tu abbia ragione, Lucy — disse Edmund. — Ma lui dov’è?

— Dentro l’alone, naturalmente. Come, non lo vedi?

— Per un momento mi è sembrato di vederlo. È una luce talmente strana e insolita…

— Avanti, re Edmund, avanti. — Era Briscola, la cui voce proveniva dalle retrovie. Poi fu la volta di Peter, che si trovava ancora più indietro ed era quasi arrivato in cima al precipizio.

— Susan, vieni qui e dammi la mano. Su, non fare così, anche un bambino saprebbe scendere da qui. E smettila di brontolare.

In pochi secondi arrivarono in fondo alla gola e sentirono il dolce rumore dell’acqua che scorre. Con passo leggero e felpato, saltando di pietra in pietra, Aslan arrivò in mezzo al fiume. Qui si fermò, si chinò ad abbeverarsi e si voltò verso di loro. Stavolta a Edmund fu concesso di vederlo.

— Oh, Aslan — gridò il ragazzo, cercando di raggiungerlo. Ma il leone guizzò via e risalì la scarpata che partiva dall’altra riva del fiume.

— Peter, Peter — gridava Edmund. — Hai visto?

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