Литмир - Электронная Библиотека
A
A

Al quarto giorno, mentre Vikary era fuori per una delle sue pericolose passeggiate all’alba, Gwen e Arkin Ruark bisticciarono durante una guardia e lei lo colpi con il calcio del suo fucile laser, duramente sulla faccia già ferita, nel punto in cui il gonfiore aveva appena cominciato a reagire agli impacchi ghiacciati ed alle pomate. Ruark scese dalla scaletta della torre, borbottando che lei era di nuovo diventata matta ed aveva cercato di ucciderlo. Dirk, svegliato da un sonno profondo, si alzò in piedi nella stanza comune ed il Kimdissi si immobilizzò quando lo vide. Nessuno di loro disse niente, ma dopo di ciò Ruark perse rapidamente peso e Dirk fu sicuro che Arkin sapesse mentre prima si era limitato a sospettare.

Al mattino del sesto giorno, Ruark e Dirk stavano facendo la guardia assieme, silenziosamente, quando l’ometto, in un impeto di rabbia, gettò il laser dall’altra parte della stanza. «Che cosa lurida!», esclamò. «Braith Ferrogiada, tutti uguali, sono degli animali Kavalari ecco cosa sono, sì. E tu, il grand’uomo di Avalon, eh? Ah! Tu non sei meglio di loro, per niente meglio, guardati. Avrei dovuto farti duellare, uccidere od essere ucciso, come volevi tu. Questo ti avrebbe fatto felice, sì? Indubbiamente, indubbiamente. Amavi la dolce Gwen e ti sono stato amico e che gratitudine ho trovato, quale, quale?». Le sue grasse guance stavano diventando smunte ed incavate; i suoi occhi pallidi si muovevano senza posa.

Dirk lo ignorò e Ruark piombò improvvisamente nel silenzio. Ma in seguito, quella stessa mattina, dopo aver raccolto il suo laser e dopo assersi seduto alcune ore ad osservare il muro, il Kimdissi si rivolse di nuovo a Dirk. «Anch’io sono stato il suo amante, sai», disse lui. «Lei non te lo ha detto, lo so, lo so, ma è la verità, assolutamente la verità. Su Avalon, parecchio prima che lei incontrasse Jaantony e prendesse quella maledetta giada-e-argento, la notte in cui tu le mandasti quella pietra mormorante. Lei era talmente ubriaca, sai. Abbiamo parlato e parlato, e lei era sbronza e dopo mi ha portato a letto ed il giorno dopo non se ne ricordava nemmeno, lo sai, non se ne ricordava nemmeno. Ma questo non è importante, però è la verità, anch’io sono stato il suo amante». Lui tremò. «Non l’ho mai detto a lei, t’Larien, e non ho cercato di far ritornare quei momenti. Io non sono scemo come sei tu e so benissimo cosa sono e so che fu solo una cosa di quel momento. Però è esistito, quel momento, e le ho insegnato un mucchio di cose, sono stato suo amico e so fare molto, molto bene il mio lavoro. Proprio così». Si fermò per prendere il fiato, poi si allontanò silenziosamente dalla torre, anche se c’era ancora un’ora da fare prima che Gwen venisse a sostituirlo.

Quando lei alla fine venne, la prima cosa che fece fu di chiedere a Dirk che cosa avesse detto ad Arkin. «Niente», rispose lui onestamente. Poi le chiese perché e lei gli disse che Ruark l’aveva svegliata, piangendo e dicendole un mucchio di volte che qualsiasi cosa fosse capitata, lei doveva fare in modo che il loro lavoro fosse pubblicato e che comparisse anche il suo nome, qualsiasi cosa fosse capitata, anche il suo nome aveva il diritto di comparire. Dirk annuì e diede il binocolo ed il posto alla finestra a Gwen e cominciarono a parlare di altre cose.

Al settimo giorno, la guardia di notte toccò a Dirk e Jaan Vikary. La città Kavalar rifletteva la sua fioca luce notturna, i viali di pietraluce parevano lastre di cristallo nero là sotto, con fuochi rossi che bruciavano debolmente, debolmente. Verso mezzanotte apparve una luce sulle montagne. Dirk la osservò mentre si avvicinava alla città. «Non lo so», disse, passando il binocolo. «È buio, difficile da distinguere. Comunque mi pare di vedere vagamente la forma di una cupola». Abbassò le lenti. «Lorimaar?».

Vikary era in piedi vicino a lui. L’aerauto si faceva più vicina. Scivolava silenziosamente sulla città ed il profilo era distinto. «È una macchina», disse Jaan.

La videro voltare verso il Comune e ritornare indietro, diretta verso il fronte del dirupo, all’entrata del garage sotterraneo. Vikary la osservò. «Non ci avrei creduto», disse. Andarono a svegliare gli altri.

L’uomo emerse dall’oscurità della sotterranea e si trovò di fronte a due laser. Gwen gli puntava contro la pistola, in maniera quasi casuale. Dirk, armato con uno dei fucili da caccia, lo puntava verso le porte degli ascensori ed era immobile col mirino che gli premeva sulla guancia, pronto a sparare. Solo Jaan Vikary non aveva un’arma; teneva il fucile mollemente tra le mani e la pistola era nel fodero.

Le porte dell’ascensore si chiusero dietro di lui e l’uomo rimase immobile, comprensibilmente spaventato. Non era Lorimaar. Non era nessuno che Dirk conoscesse. Abbassò il fucile.

Gli occhi dell’uomo passarono su ognuno di loro a turno ed alla fine si posarono su Vikary. «Alto-Ferrogiada», disse a voce bassa. «Perché te la prendi con me?». Era un uomo di media altezza, con la faccia da cavallo e la barba, con lunghi capelli biondi ed una struttura magrolina. Era vestito con un tessuto camaleontino che al momento era di un pallido grigio-rosso, illuminato e vibrante come i mattoni di pietraluce del pavimento.

Vikary allungò una mano ed allontanò gentilmente la canna della pistola di Gwen. L’atto parve risvegliarla. Lei aggrottò la fronte e rinfoderò la pistola. «Aspettavamo Lorimaar alto-Brarth», disse lei.

«È la verità», affermò Vikary. «Non era inteso nessun insulto, Scianagate. Onore alla tua granlega, onore al tuo teyn».

L’uomo dalla faccia di cavallo annuì e apparve risollevato. «E ai tuoi, Alto-Ferrogiada», disse. «Non è stato acquisito nessun insulto». Si grattò il naso nervosamente.

«Tu voli con una proprietà di Braith, non è vero?».

Lui annuì. «Vero ed è nostra per diritto di recupero. Il mio teyn ed io l’abbiamo trovata per caso nella foresta mentre inseguivamo in volo un ferrocorno. La creatura si era fermata a bere e lì c’era una macchina, abbandonata vicino ad un lago».

«Abbandonata? Sei certo di questo?».

L’uomo rise. «Conosco troppo bene Lorimaar Alto-Braith ed il grosso Saanel e non vorrei certo provocare gran dolore a qualcuno dei due. No, abbiamo anche trovato i loro corpi. Ci deve essere stato un nemico che li ha attesi all’accampamento, crediamo che fosse nascosto all’interno della macchina. Poi quando sono tornati dalla caccia…». Fece un gesto. «Non prenderanno altre teste, di falsuomini o di altre cose».

«Morti?», la bocca di Gwen era tirata.

«Assolutamente morti, ormai da parecchi giorni», rispose il Kavalar. «I mangiacarogna erano scesi su di loro, si capisce, però ne era rimasto a sufficienza per capire chi erano. Abbiamo trovato anche un’altra macchina lì vicino. Per la verità era dentro il lago, distrutta e inutilizzabile. C’erano anche delle tracce nella sabbia che indicavano che ci dovevano essere state delle altre macchine che erano venute e poi si erano allontanate. Il veicolo di Lorimaar funzionava ancora, anche se era pieno di cani Braith morti. Noi lo abbiamo ripulito e ce lo siamo preso. Il mio teyn mi segue sulla nostra macchina».

Vikary annui.

«Queste sono cose davvero insolite», diceva l’uomo. Li fissò tutti e tre furbescamente, senza nascondere il proprio interesse. Il suo sguardo si soffermò per un momento disagevolmente lungo, su Dirk e poi sul braccialetto di ferro puro di Gwen, ma non fece nessun commento. «Pare che siano rimasti pochi Braith in questi ultimi tempi, meno del normale. E adesso ne troviamo due morti».

«Se cerchi con cura ne troverai anche degli altri», disse Gwen.

«Stanno mettendo su una nuova granlega», aggiunse Dirk, «all’inferno».

Quando l’uomo se ne ritornò ai suoi affari, loro ripresero lentamente la strada per ritornare alla torre di guardia. Nessuno di loro parlò. Ombre lunghe si proiettavano partendo dai loro piedi e li inseguivano nelle cupe strade scarlatte. Gwen camminava e pareva esausta. Vikary era quasi nevrastenico; portava il fucile con attenzione sempre pronto ad afferrarlo per sparare se si fosse improvvisamente materializzato sul loro cammino Bretan Braith. Scrutava attentamente le strade ed i posti bui che incrociavano la loro strada.

85
{"b":"120143","o":1}