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«I Ferrogiada», disse Dirk. «Jaan e Garse. Hanno detto qualcosa?».

«Jaantony, no. Non ha detto nemmeno una parola, no, si è limitato a stare in piedi nel suo angolo del quadrato della morte. Tutti gli altri continuavano a correre in giro, urlando e strillando e comportandosi da Kavalari. Nel quadrato non c’era nessuno oltre a Jaan, no, ma lui continuava a starsene là e si guardava in giro, come se si aspettasse che il duello cominciasse da un momento all’altro. Garsey, per la verità, si è arrabbiato parecchio. Prima, quando lei non è venuto, ha scherzato col fatto che forse era malato, poi è diventato freddissimo ed è stato zitto per un po’, come Jaan, ma dopo doveva essere un po’ meno arrabbiato, penso, così ha cominciato a chiacchierare con Bretan Braith, con l’arbitro e con l’altro duellante, Chell. E i Braith erano tutti qui, forse per fare da testimoni. Non avrei mai creduto che avessimo tanta compagnia a Larteyn, no. Be’, dal punto di vista teorico lo sapevo, ma è ben diverso vederli tutti riuniti in un unico posto. Sono venuti anche un paio di Scianagate, però il poeta Rossacciaio non è venuto. Per cui mancavano tre persone: voi due e lui. Inoltre erano tutti vestiti in gran pompa, forse per loro era come un incontro del consiglio cittadino». Ridacchiò.

«Lei sa che cosa succederà adesso?», disse Dirk.

«Non si preoccupi», disse Ruark. «Voi due pensate a nascondervi e a prendere la nave, si. Loro non possono inseguirvi, dovrebbero setacciare l’intero pianeta! I Braith, penso io, non vi cercheranno neanche. Vero, loro hanno detto che lei era un falsuomo. Bretan Braith era quello che insisteva di più ed il suo socio parlava delle vecchie tradizioni ed anche gli altri Braith e l’arbitro hanno detto di sì, che se lei non veniva al duello lei non era un vero uomo per niente. Per cui forse le daranno la caccia, ma non con qualche scopo particolare, solo perché lei adesso è un altro animale da ammazzare e gli altri la penseranno allo stesso modo».

«Falsuomo», disse Dirk mestamente. Strano, gli pareva di aver perduto qualcosa.

«Per Bretan Braith e quegli altri, sì. Garse, direi, cercherà di trovarla in ogni modo, ma lui non le darà la caccia come si dà ad un animale. Ha giurato che la farà duellare, duellare con Bretan Braith e poi con lui, o magari prima con lui».

«Che mi dice di Vikary?», disse Dirk.

«Gliel’ho detto, non ha spiaccicato parola, niente».

Gwen si alzò dal letto. «Tu hai parlato solo di Dirk», disse a Ruark. «Che dicono di me?».

«Di te?». I pallidi occhi di Ruark sbatterono. «I Braith dicono che sei anche tu un falsuomo, ma Garse non lo ha permesso. Ha parlato con molta durezza di duello contro chiunque osasse toccarti. Roseph alto-Braith parlava a vanvera. Voleva che tu fossi un falsuomo, come anche Dirk, ma Garsey era arrabbiatissimo e da quel che ho capito i duellanti Kavalari possono anche sfidare gli arbitri che prendono delle decisioni sbagliate, anche se rimangono sempre legati alla decisione da lui presa, proprio così. Per cui, dolce Gwen, tu sei sempre betheyn e sempre protetta e loro, se ti trovano, dovranno limitarsi a riportarti indietro. In seguito sarai punita, ma la punizione la decideranno i Ferrogiada. Per la verità, non hanno parlato di te più di tanto, per lo più si è parlato di Dirk. Tu sei solo una donna, eh?».

Gwen non disse niente.

«La richiameremo di nuovo tra pochi giorni», disse Dirk.

«Dirk, dovremmo stabilire il momento adesso, no? Io non mi trovo sempre in questo buco polveroso». Ruark fece un’altra risatina a questa battuta.

«Fra tre giorni, allora, di nuovo al tramonto. Dobbiamo pensare qualcosa per riuscire a prendere la nave. Immagino che Jaan e Garse controlleranno lo spazioporto quando sarà l’ora».

Ruark annuì. «Ci penserò su».

«Puoi fornirci delle armi?», chiese improvvisamente Gwen.

«Armi?». Il Kimdissi fece un verso strozzato. «Davvero, Gwen, i Kavalari ti stanno entrando nel sangue. Io vengo da Kimdiss. Cosa vuoi che ne sappia di laser e roba del genere, queste cose violente? Posso tentare, comunque, per te, per Dirk, che è mio amico. Ne parleremo quando ci risentiremo; adesso devo andare».

La faccia si dissolse e Dirk cancellò lo schermo prima di voltarsi verso Gwen. «Tu vuoi combatterli? Ti pare prudente?».

«Non lo so», disse lei. Andò fino alla porta lentamente, si voltò e ritornò indietro. Poi si fermò; l’appartamento era così piccolo che era impossibile camminare su e giù con una certa veemenza.

«Voce!», disse improvvisamente Dirk colpito dall’ispirazione. «C’è un negozio di pistole a Sfida? Un posto dove si possono acquistare laser o altre armi?».

«Sono spiacente di informarla che le norme di di-Emerel proibiscono il porto di armi personali», rispose la Voce.

«Armi da tiro a segno?», suggerì Dirk. «Oppure per andare a caccia?».

«Sono spiacente di informarla che le norme di di-Emerel proibiscono tutti gli sports sanguinosi ed i giochi basati sulla sublimazione della violenza. Se lei è membro di una cultura dove sono stimati simili propositi, la prego di comprendere che non ho inteso portare alcun insulto al suo pianeta di origine. Tali forme di ricreazione si possono trovare su Worlorn in altri luoghi».

«Dimenticatene», disse Gwen. «Comunque era una cattiva idea».

Dirk le mise le mani sulle spalle. «In ogni caso a noi non serviranno le armi», disse con un sorriso, «anche se ammetto che portarne una mi farebbe stare un po’ meglio. Però dubito che saprei usarla se ce ne fosse bisogno».

«Io sì», disse lei. I suoi occhi — i suoi grandi occhi verdi — avevano una durezza che Dirk non aveva visto mai. Per un solo strano secondo gli fece venire in mente Garse Janacek con il suo gelido sdegno azzurro.

«Come mai?», disse lui.

Lei agitò impaziente la mano e si strìnse nelle spalle, sicché le mani di Dirk scivolarono via dalle sue spalle. Poi Gwen si voltò dall’altra parte. «Nella foresta, Arkin ed io usiamo delle pistole a proiettili. Per sparare degli aghi spia quando dobbiamo seguire le tracce di un animale, per studiare i suoi schemi di migrazione. Anche frecce soporifere. Poi ci sono degli aghi sensori che hanno le dimensioni di un’unghia ed inviano notizie su qualsiasi cosa si possa voler sapere su una forma di vita… come caccia, che cosa mangia, le abitudini nuziali, le onde cerebrali durante i vari stadi del suo ciclo vitale. Tutte informazioni come queste, da cui si può elaborare l’intero ecosistema leggendo i dati relativi alle varie specie. Ma per prima cosa è necessario conficcare le spie, cosa che si fa immobilizzando il soggetto con dardi. Ne ho sparati a migliaia. Sono brava. Vorrei solo averci pensato prima in modo da portarne un po’».

«È un’altra cosa», disse Dirk. «Ben diverso è usare un’arma per quello scopo, oppure per sparare ad un uomo con un laser. Io non ho fatto mai nessuna delle due cose, ma penso che non ci sia nessun paragone».

Gwen si appoggiò contro la porta e lo fissò aspramente da parecchi metri di distanza. «Tu credi che io non saprei uccidere un uomo?».

«No».

Gwen sorrise. «Dirk, io non sono la ragazzina che tu avevi conosciuto su Avalon. Da allora ad adesso ho trascorso parecchi anni su Alto Kavalaan. Non sono stati anni facili. Ci sono state altre donne che mi hanno sputato in faccia. Ho sentito un migliaio di conferenze di Garse Janacek sugli obblighi derivanti dalla giada-e-argendo. Sono stata chiamata falsuomo e betheyn-vacca dagli altri Kavalari uomini. La cosa è capitata così spesso che a volte ho osato rispondere». Scosse il capo. Sotto la larga fascia tesa attorno alla fronte, i suoi occhi erano dure pietre verdi. Giada, pensò Dirk oziosamente, giada come nel braccialetto che lei indossava ancora.

«Devi essere furiosa», disse lui. «È facile arrabbiarsi. Ma io ti ho conosciuta bene, amore, e tu sei una persona sosprattutto gentile».

«Lo ero. Cerco di esserlo. Ma per lo più si trattava di tanto tempo fa, Dirk, tanto, tanto tempo fa, e sono state costruite tante cose, e Jaan Vikary è stata l’unica cosa bella in tutto questo. L’ho detto ad Arkin; lui sa che cosa provo, cosa ho provato. Ci sono state delle volte in cui mi sono trovata vicinissima… maledettamente vicina. Soprattutto con Garse, perché lui è parte di me, in un modo stranissimo ed è soprattutto parte di Jaan e fa male quando si tratta di qualcuno a cui si vuol bene, qualcuno che sarebbe quasi possibile amare, se non fosse per…».

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