Литмир - Электронная Библиотека
A
A

«Anch’io», disse Dirk. «Disattivati».

«Se cambiasse idea, o avesse bisogno di qualche servizio», disse la Voce, «non ha che da premere il bottone contrassegnato da una stella posto su qualsiasi schermo ed io sarò di nuovo ai suoi comandi». Poi rimase zitta.

Dirk aspettò un momento. «Voce?», disse. Non ci fu risposta. Annui soddisfatto ed andò ad ispezionare lo schermo. Gwen, dietro di lui, dormiva già, con le mani sotto il capo, tutta rannicchiata su di un fianco.

Aveva una gran voglia di chiamare Ruark, per vedere che cosa era successo al duello, per sapere chi era vivo e chi era morto. Ma non gli pareva ancora una cosa sicura da farsi. Poteva darsi che uno dei Kavalari — o anche più di uno — stesse tenendo compagnia a Ruark nella sua stanza o nel laboratorio ed una telefonata avrebbe facilitato il loro intercettamento. Doveva aspettare. Prima del decollo, il Kimdissi aveva dato loro un numero di telefono di un appartamento disabitato due piani sopra di lui e aveva detto a Dirk di provare a telefonare subito dopo il tramonto. Se la via era libera, aveva promesso che sarebbe stato là a rispondere. Se no, non ci sarebbe stata risposta alcuna. Ad ogni modo, Ruark non sapeva dove sarebbero andati i fuggiaschi, in modo che i Kavalari non potessero obbligarlo ad informarli.

Dirk era stanchissimo. Malgrado il sonnellino che aveva fatto durante il viaggio, la stanchezza gli pesava enormemente addosso, venata dalle tenebrose tinte della colpa. Ora aveva di nuovo Gwen vicino a sé, ma non si sentiva felice. Forse questo sarebbe venuto dopo, quando sarebbero scomparsi tutti gli altri pensieri e loro due avessero imparato di nuovo a conoscersi come su Avalon, sette lunghi anni prima. Comunque una cosa simile sarebbe successa solo nel momento in cui fossero riusciti ad andare ben lontano da Worlorn, lontani da Jaan Vikary, Garse Janacek e tutti gli altri Kavalari, lontani dalle città morte e dalle foreste agonizzanti. Sarebbero ritornati dall’altra parte del Velo Tentatore, pensava Dirk, poi si sedette e fissò senza vedere lo schermo nero. Avrebbero abbandonato lo stesso Margine. Sarebbero andati su Tara, o Braque, o qualche altro pianeta ancora sano, magari di nuovo su Avalon, magari anche più lontano, su Gulliver, o Vagabondo, o Vecchio Poseidone. C’erano centinaia di mondi che lui non aveva mai veduto, migliaia, anche di più… Mondi di uomini, di nonuomini e di alieni, tanti tipi di lontani lidi romantici, dove nessuno aveva mai sentito parlare di Alto Kavalaan, o di Worlorn. Lui e Gwen avrebbero potuto vedere assieme questi mondi, ormai.

Troppo stanco per dormire, nervoso e senza possibilità di rilassarsi, Dirk cominciò a giocherellare con lo schermo, provando le varie funzioni oziosamente. Lo accese e premette il pulsante su cui era stato disegnato un punto interrogativo, come aveva fatto il giorno prima nell’appartamento di Ruark a Larteyn ed apparve la stessa lista di servizi, in caratteri tre volte più grandi del normale. Lesse attentamente le scritte, per capire tutto ciò che era possibile capire. Magari sarebbe riuscito ad imparare delle cose che gli sarebbero potute risultare utili, rendersi conto di qualcosa che li avrebbe potuti aiutare.

La lista comprendeva un numero di telefono per le notizie del pianeta. Dirk formò la combinazione, sperando che il duello all’alba a Larteyn fosse stato osservato, magari come notizie di cronaca nera. Ma lo schermo diventò grigio e si accesero e si spensero delle lettere bianche: «Servizio interrotto». Cancellò lo schermo.

Dirk aggrottò la fronte e provò un’altra combinazione, per avere informazioni dallo spazioporto e per controllare i dati che gli aveva dato Ruark riguardo alle navi. Questa volta fu più fortunato. Erano previste tre navi nei successivi due mesi standard. La prima, come aveva detto il Kimdissi, sarebbe arrivata poco più tardi di due settimane da quel momento, un traghetto del Margine che si chiamava Teric neDahlir. Ma ciò che Ruark non aveva detto era che la nave faceva la linea esterna, veniva da Kimdiss e andava verso Eshellin, poi al Mondo dell’Oceano Nerovino e finalmente a di-Emerel, il suo mondo di origine. Una settimana più tardi c’era una nave di approvvigionamenti che proveniva da Alto Kavalaan. Che andava verso l’interno c’era soltanto il Tremito dei Nemici Dimenticati, nel suo viaggio di ritorno.

Aspettare tanto a lungo era fuori discussione; perciò lui e Gwen non potevano far altro che prendere il Teric neDahlir per poi cambiare nave su qualche altro mondo. Prendere quella nave comportava la maggior parte dei rischi, decise Dirk. I Kavalari non avevano, in pratica, nessuna possibilità di ritrovarli a Sfida, dato che dovevano cercarli per tutto il pianeta, ma Jaan Vikary avrebbe certamente immaginato che la loro intenzione era quella di abbandonare il pianeta il più presto possibile. Il che significava che probabilmente li avrebbe aspettati allo spazioporto, quando sarebbe stato il momento. Dirk non sapeva proprio che cosa avrebbe potuto inventare. Poteva solo sperare che non ci sarebbe stato bisogno di inventare niente.

Dirk cancellò lo schermo e provò con degli altri numeri, osservando quali erano le funzioni che erano state annullate, o che erano state ridotte a semplici schemi: servizio medico d’emergenza, ad esempio. Alcune invece funzionavano ancora come ai tempi del festival. Spesso c’erano delle cadute di linea tra città e città, il che lo convinse che avevano fatto la scelta giusta venendo a Sfida. Gli Emereli erano stati decisi nel provare che la loro città-torre era immortale e avevano lasciato tutto funzionante a sfidare il freddo e la tenebra ed il ghiaccio che avanzava. Questo posto doveva essere un bel posto per abitarci. Le altre città, al confronto, erano davvero malmesse. Quattro delle quattordici erano sempre al buio e disattivate e una di quelle aveva patito a tal punto l’erosione del vento e delle piogge che stava ormai crollando in rovine polverose.

Per un po’ Dirk continuò a premere bottoni, ma alla fine il giochino cominciò a stancarlo e si sentì annoiato ed irrequieto. Gwen dormiva sodo. Era ancora mattino, impossibile chiamare Ruark. Spense lo schermo, si lavò approssimativamente nel cubicolo dei servizi e poi si mise a letto anche lui, dopo aver spento i pannelli luminosi. Ci volle un po’ perché si addormentasse. Rimase sdraiato nel buio tiepido fissando il soffitto ed ascoltando il leggero respiro di Gwen, ma la sua mente era lontana e piena di preoccupazioni.

Presto tutto ritornerà come prima; diceva a se stesso, tutto sarà come su Avalon. Eppure non riusciva a crederci. Non riusciva a sentirsi come il vecchio Dirk t’Larien, il Dirk di Gwen, quella persona che lui aveva promesso di diventare ancora. Invece si sentiva come se niente fosse cambiato; continuava a tirare avanti, stancamente, senza speranze, come quando era su Braque e sugli altri mondi prima di quello. La sua Jenny era di nuovo con lui e lui avrebbe dovuto essere pieno di gioia, invece provava solo un’amara sensazione di stanchezza. Come se ancora una volta lui avesse fallito con Gwen.

Dirk mise da parte i suoi pensieri e chiuse gli occhi.

Quando si svegliò, era pomeriggio inoltrato. Gwen era già alzata e si dava da fare. Dirk fece una doccia ed indossò morbidi abiti di colore delicato fatti di materiale sintetico, provenienti da Avalon. Poi tutti e due uscirono nel corridoio per esplorare il cinquecentoventiduesimo livello di Sfida. Camminarono tenendosi per mano.

Il loro appartamento era uno dei mille posti in un settore residenziale dell’edificio. Attorno c’erano altri appartamenti, identici al loro tranne per il numero scritto sulle porte nere. I pavimenti, le pareti ed i soffitti dei corridoi in cui camminavano erano rivestiti di ricchi tappeti color cobalto e le luci agli incroci — pallidi globi, riposanti, piacevoli a vedersi — si adattavano perfettamente.

42
{"b":"120143","o":1}