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Gianelli aveva borbottato per quei pochi chili in più, e Jameson aveva ordinato che gli uomini portassero la radio a turno. Alec parlava con Lisa, Kobol o qualche altro membro del Consiglio quando si imbattevano in un villaggio o in un avamposto armato dotati di generaton elettrici. Lisa aveva fatto lanciare diversi rifornimenti che erano stati catapultati dalla Luna alla stazione spaziale e da qui sulla Terra. Avevano attraversato l'atmosfera come grosse meteore, ma o avevano mancato di parecchio la posizione in cui Alec li aspettava o erano stati catturati dai barbari che avevano fatto man bassa di viveri, munizioni, abiti e medicinali prima che gli uomini di Alec riuscissero a prenderli.

Così avevano vissuto di quel che offriva loro la terra. Furetto si era rivelato preziosissimo perché riusciva a trovare cibo dove gli uomini venuti dalla Luna non riuscivano a scovare niente. Inoltre aveva insegnato loro a cacciare, a sistemare trappole, a vedere il paesaggio e gli animali che lo abitavano. L'ecologia divenne uno studio di importanza vitale per Alec e i suoi. E nessuno più considerò Furetto una spia un po' tonta.

Per sopravvivere, all'occorrenza non esitarono a razziare i villaggi. Se possibile Alec cercava di farlo senza violenza; ma capitava di rado che la gente cedesse senza resistere viveri, medicinali, indumenti e munizioni che avevano faticosamente fabbricato per sé, tanto più che Alec non aveva niente da offrire in cambio.

Durante queste incursioni persero tre uomini. In una, l'apparentemente invulnerabile Jameson si prese una freccia in una gamba che gli procurò una ferita che poi si infettò. La gamba gli doleva ancora.

Due volte avvistarono altre bande di razziatori, e se la diedero a gambe, perché erano più numerose e conoscevano meglio il territorio. Come le tribù primitive, ogni banda delimitava un tratto di territorio per sé e scacciava gli intrusi.

Alec si rese conto che vigevano le norme del feudalesimo. I più forti proteggevano i villaggi e in cambio i paesani li rifornivano di cibo. Be', pensò, è un passo avanti rispetto alla barbarie.

I contatti sporadici col satellite erano almeno serviti a informarli sul livello della radioattività delle città. Molte zone urbane non erano state bombardate, e i livelli del fallout erano diminuiti nei venticinque anni trascorsi dall'esplosione solare, sebbene la costa orientale da Boston a Norfolk fosse ancora una distesa di macerie radioattive fino a cinquanta chilometri nell'entroterra.

Avevano raggiunto il fiume Ohio procedendo quasi sempre a piedi.

La calura estiva era come un peso che li opprimeva, anche se si erano abituati al sole abbronzandosi. Ogni tanto riuscivano a impadronirsi di qualche camion o auto… che poi abbandonavano con l'esaurirsi del carburante. A volte trovavano qualche cavallo, ma questi animali erano generalmente protetti dagli abitanti dei villaggi ancora più delle scorte di viveri. Ad Alec poi, sembrava strano dovere viaggiare su un "veicolo" dotato di un proprio carattere, di una propria volontà. Non bastava guidarlo: bisognava combattere una vera e propria battaglia per imporsi alla bestia, per farle fare quello che si voleva.

Cincinnati si trovava a ovest rispetto a loro, ed era ancora pericolosamente radioattiva a causa dei missili sovietici che avevano distrutto l'importante base aeronautica nella vicina Dayton. Le città lungo il fiume Ohio erano in massima parte abbandonate, perché gli abitanti non avrebbero potuto procurarsi di che vivere restandovi. Inoltre le malattie che avevano decimato i superstiti avevano mietuto il maggior numero di vittime nelle città.

Comunque, deserte o no, le città erano preziosi depositi di cibi in scatola, munizioni, carte geografiche, bussole, veicoli e stazioni di servizio in cui trovare benzina ancora in ottime condizioni. Ma anche dopo venticinque anni, i superstiti e i loro figli evitavano le città con timore superstizioso. Non tutti, però. I sensori del satellite non erano in grado di avvertire Alec della presenza di quei pochi mentecatti che infestavano come spettri le case morte e abbandonate. E nemmeno dei topi e delle malattie che trasmettevano.

Quando arrivò a Pittsburgh, la banda di Alec conteneva ventitré uomini. Quelli che si erano aggiunti al nucleo originale di dodici erano adolescenti ancora imberbi, che avevano abbandonato i loro villaggi per spirito di avventura, per sentirsi più sicuri, per brama di donne o di bottino o semplicemente perché avevano lasciato i genitori per quei motivi antichi, ma sempre validi, che trasformano un ragazzo in un potenziale guerriero.

Erano rimasti solo in nove, quando lasciarono Pittsburgh. La città era infestata dai topi e da torme di cani feroci, oltre che da esseri affamati con lo sguardo allucinato, urlanti e coperti di stracci che si potevano a malapena definire umani. Combattevano come pazzi, avventandosi a centinaia contro il gruppo di Alec, incuranti del fuoco micidiale che li falciava, ammucchiando i loro morti nelle strade sudice. E altri ne arrivavano, arrampicandosi sui cadaveri per assalire i vivi.

Ci vollero due giorni per uscire dalla città, pur senza averne attraversato il centro. Dovettero combattere giorno e notte ininterrottamente, finché vennero meno le forze e le munizioni. L'unico modo di riuscire a cavarsela fu di incendiare le case ai lati dalle strade con il prezioso carburante che avevano trovato nel serbatoio di un autotreno. Così eressero una muraglia di fuoco fra sé e i barbari assalitori, ritirandosi lentamente verso la campagna ondulata dietro una cortina di fiamme e di fumo.

Lasciarono Pittsburgh a piedi, pressoché disarmati, zoppicando, coperti di sangue e anneriti dal fumo, completamente esausti.

Dei quindici uomini che erano arrivati con Alec a Oak Ridge ne rimasero solo sei. Gli altri tre membri della sua sparuta banda erano Furetto e due giovani contadini.

Ripresero la marcia verso nord, rubando, ingannando, facendosi dare con le buone o con le cattive il necessario per sopravvivere, o cedendo quel poco che avevano in cambio di armi e munizioni. Furetto provvedeva a che non morissero di fame con la sua abilità di cacciatore, ma nessuno aveva un grammo di grasso addosso.

Lungo il tragitto si unirono a loro nuove reclute. In un villaggio, una donna disse ad Alec che la banda di razziatori della zona li spiava da giorni con l'intenzione di distruggerli. Alec si ritirò subito dal villaggio lasciando dietro di sé tracce evidenti perché i banditi potessero seguirlo. E i banditi caddero nell'imboscata che Alec e i suoi avevano teso nella foresta. I quattordici uomini di Alec, servendosi di un miscuglio di armi che andavano dal mitra all'arco, uccisero diciotto banditi e ne presero le armi, mettendo in fuga gli altri. Poi Alec tornò al villaggio dove prese quello che gli serviva.

Adesso Alec disponeva di un pesante fucile automatico che portava in spalla o fra le braccia, come un bambino. Il peso dell'arma gli dava conforto e sicurezza. Lo lustrava, lo lubrificava, badava che fosse sempre in condizioni perfette. Di notte se lo teneva vicino, come se fosse una donna.

Era autunno, e si trovava nella regione dei laghi, la zona in cui era nato Douglas e nella quale era tornato per crearvi il suo impero.

Alec stava sdraiato sulle foglie umide col fucile vicino, e osservava col binocolo il villaggio nel fondovalle. Era convinto che quel villaggio fornisse grano a Douglas.

— Ci andremo domani — disse a Jameson. — Prenderemo il villaggio e lo terremo il tempo necessario per rifornirci, procurarci nuovi cavalli e informarci sull'ubicazione del quartier generale di Douglas.

— Può darsi che abbiamo un camion — disse speranzoso Jameson, a cui non piaceva cavalcare più di quanto piacesse ad Alec.

— Forse — commentò Alec, sorridendo dentro di sé.

— Questa notte — sibilò Furetto. — Andiamo quando è buio, eh?

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