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— Chiamano schiavi la mia gente — disse Yahan, rivolto a Rocannon, in un momento in cui gli altri erano usciti dalla capanna. — Ma preferisco essere un uomo che serve altri uomini, piuttosto che una bestia che dà la caccia alle bestie, come questi tre. — Rocannon sollevò una mano, e Yahan tacque, mentre entrava uno dei compagni di Piai, guardingo e taciturno.

— Andiamo — disse Rocannon, nel dialetto degli Olgyior. Nel corso di quegli ultimi due giorni l'aveva imparato un po' meglio.

Si pentiva di essere rimasto nella capanna ad aspettare il ritorno dei due cacciatori, e anche Yahan era preoccupato. Il giovane si rivolse a Piai, che era entrato in quel momento:

— Adesso dobbiamo andare. Questo bel tempo dovrebbe reggere finche non avremo fatto il giro della baia. Se non ci avessi offerto rifugio, non saremmo mai riusciti a sopravvivere a queste due notti di geli. E io non avrei mai sentito suonare così bene la canzone del pelliun. Che tutte le tue cacce possano essere fortunate!

Ma Piai rimase fermo dov'era, senza parlare. Infine si raschiò la gola, sputò nel fuoco, strabuzzò gli occhi e brontolò: — Come, volete fare a piedi il giro della baia? Non volevate attraversare il mare con una barca? Andiamo.

— Benissimo — fece Yahan, lanciando un'occhiata a Rocannon, di soppiatto. Non avevano scelta.

— Allora, muoviamoci — brontolò Piai, e tutti lasciarono la capanna, subito, senza prendere provviste per il viaggio. Piai camminava davanti a tutti, e i suoi due compagni stavano alla retroguardia. Il vento era tiepido, il sole era luminoso, e anche se nei punti all'ombra rimaneva ancora la neve, il resto del terreno era umido e scintillante per il disgelo.

Seguirono per un lungo tratto la costa, in direzione ovest: il sole era prossimo al tramonto quando raggiunsero una piccola baia dove tra scogli e canne, in mezzo all'acqua, era ormeggiata una barca a remi. Il colore del tramonto arrossava l'acqua e il cielo a occidente; al di sopra del bagliore rosso splendeva la piccola luna Heliki, e ad oriente, nel cielo che andava oscurandosi, brillava Grandestella, la compagna di Fomalhaut, simile a un'opale.

Sotto il cielo luminoso, al di sopra della linea brillante dell'acqua, le lunghe colline della costa si stendevano indistinte e scure.

— Ecco la barca — disse Piai, fermandosi e voltandosi verso Rocannon e Yahan. La sua faccia era rossa al sole del tramonto. Gli altri due cacciatori si fecero avanti e si posero in silenzio al loro fianco.

— Al ritorno dovrete remare al buio — disse Yahan.

— Grandestella splende; sarà la nostra lampada. E adesso, ragazzo, parliamo del prezzo che pagherete per farvi traghettare da noi.

— Ah — fece Yahan.

— Piai lo sa… non abbiamo niente. Questo mantello è un suo dono — disse Rocannon, che, vedendo come giravano le cose, non si preoccupava di essere tradito dall'accento.

— Noi siamo poveri cacciatori. Non possiamo fare doni — disse Karrnik, che aveva un tono di voce più basso, e un'aria meno esaltata, più decisa di Piai e dell'altro.

— Non abbiamo niente — ripeté Rocannon. — Non possiamo pagare il trasporto. Lasciateci qui.

Intervenne Yahan, che disse le stesse cose, più speditamente, ma Karmik lo interruppe dicendo a Rocannon: — Tu, straniero, hai un sacchetto intorno al collo. Che cosa contiene?

— La mia anima — rispose Rocannon, senza battere ciglio.

Tutti lo fissarono ad occhi sgranati, perfino Yahan. Ma era in una pessima posizione per fingere, e la pausa durò poco. Karmik portò la mano al coltello da caccia dall'ampia lama, e si fece più vicino. Piai e l'altro cacciatore lo imitarono. — Tu eri nel forte di Zgama — disse. — Nel villaggio di Timash mi hanno raccontato una strana storia. Di un uomo che non è stato bruciato dal fuoco, che ha bruciato Zgama con un bastone bianco, e che è uscito dal forte portando al collo un grande gioiello appeso a una catena d'oro.

«Hanno detto che è stato per merito di magie e sortilegi. Io credo che siano degli sciocchi. Forse non ti si può colpire, ma lui… — Veloce come il fulmine, afferrò Yahan per i lunghi capelli e lo costrinse a torcere la testa, portando il coltello alla sua gola. — Ragazzo, dirai tu a questo straniero con cui viaggi di pagare per il vostro alloggio… vero?

Tutti rimasero immobili. Il rosseggiare del tramonto sull'acqua si spense, Grandestella si accese a est, un vento freddo soffiò su di loro, lungo la spiaggia.

— Non vogliamo fare del male al ragazzo — brontolò Piai, con la faccia fiera alterata e minacciosa. — Faremo come ho detto, vi porteremo dall'altra parte dello Stretto… ma dovrete pagarci. Non ci hai detto che possedevi dell'oro con cui avresti potuto pagarci. Mi hai detto che avevi perso tutto il tuo oro. Hai dormito sotto il mio tetto. Dacci quell'oggetto, e noi vi traghetteremo.

— Ve lo darò, ma quando saremo laggiù — disse Rocannon, indicando la riva opposta.

— No — disse Karmik.

Yahan, immobilizzato nelle sue mani, non aveva mosso un muscolo; Rocannon riusciva a distinguere le pulsazioni dell'arteria sulla gola, dove era puntata la lama.

— Laggiù — ripeté con espressione minacciosa, e sollevò leggermente il bastone, casomai la sua vista potesse spaventarli. — Traghettateci sull'altra riva; io vi darò l'oggetto. Questa è la mia promessa. Ma se gli farete del male, morirete qui, adesso. Questo ve lo garantisco!

— Karmik, è un pedan — mormorò Piai. — Fai come dice. Sono stati sotto il mio tetto con me, per due notti. Lascia andare il ragazzo. Ha promesso ciò che desideri.

Per qualche istante, aggrottando le ciglia, Karmik continuò a fissare alternativamente lui e Rocannon. Quando Karmik lasciò Yahan. gli rise in faccia e scagliò in alto il bastone, facendolo cadere nell'acqua.

Con i coltelli sguainati, i tre cacciatori spinsero Yahan e Rocannon fino alla barca; dovettero guadare un tratto di mare e salire a bordo passando sopra alcune rocce scivolose su cui si infrangevano le onde rossastre. Piai e il terzo uomo remavano, Karmik sedeva dietro i passeggeri, con il coltello in mano.

— Intendi davvero dargli il gioiello? — bisbigliò Yahan parlando in Lingua Comune, dialetto che gli Olgyior della penisola non conoscevano.

Rocannon assentì.

Il bisbiglio di Yahan era rauco e tremante. — Salta fuori dalla barca e porta via la collana con te, a nuoto, Signore. Quando saremo in vista della costa. Mi lasceranno libero, quando vedranno che la collana sarà svanita…

— No, ti taglieranno la gola. Shh!

— Stanno lanciando incantesimi, Karmik — disse il terzo uomo. — Vogliono affondare la barca.

— Rema, marcio figlio di pesce. E voi due, state zitti, oppure taglierò la gola al ragazzo.

Rocannon continuò a sedere pazientemente, guardando l'acqua che diventava grigia e nebbiosa a mano a mano che le rive, davanti e dietro di loro, si confondevano nella notte. I cacciatori, con quei loro coltelli, non potevano fargli del male, ma potevano uccidere Yahan prima che egli riuscisse a difenderlo. Avrebbero potuto salvarsi a nuoto senza fatica, ma Yahan non era capace di nuotare. Non c'era scelta. Se non altro, ricevevano il servizio per cui avrebbero dovuto pagare: venivano traghettati.

Lentamente, le colline della costa meridionale, che fino a quel momento erano indistinte, si alzarono e acquistarono sostanza. Deboli ombre grige si allontanarono verso ovest e nel cielo bigio si accesero alcune stelle: il lontano chiarore solare di Grandestella dominava perfino quello della luna Heliki, che in quel momento era in fase calante. Si poteva già udire lo sciabordio delle onde contro la riva. — Smettete di remare — Karmik ordinò; rivolgendosi a Rocannon, disse: — Consegnami l'oggetto, adesso.

— Quando saremo più vicini alla riva — disse Rocannon, impassibile.

— Da qui, Signore, posso farcela — mormorò Yahan, debolmente. — Da qui alla riva ci sono dei canneti…

La barca avanzò per pochi colpi di remo, poi si fermò di nuovo.

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