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Una scarica di disturbi inghiottì il resto del discorso, e quando la scarica terminò, si udirono soltanto brevi frasi interrotte. Passarono dieci minuti tra disturbi, silenzi, frasi incomplete, poi si inserì una seconda voce, che trasmetteva da un punto più vicino a Rocannon, e che parlava nella lingua sconosciuta già ascoltata in precedenza. Continuò a parlare per diversi minuti, e Rocannon ascoltò immobile, con la mano sul Manuale, un minuto dopo l'altro. Altrettanto immobile era il Fian seduto nell'ombra, dall'altra parte della stanza. Due coppie di numeri vennero pronunciate, poi vennero ripetute; la seconda volta, Rocannon udì anche la parola «grandi», in Cetiano. Rocannon spalancò il bloc-notes e scrisse i numeri; poi, finalmente, senza cessare l'ascolto, aprì il Manuale e cercò le carte geografiche di Fomalhaut II.

I numeri da lui uditi erano 28° 28, 121° 40. Se si fosse trattato di coordinate di latitudine e longitudine… Studiò per qualche momento le cartine, e individuò con la punta della matita alcuni punti. I primi due corrispondevano a posizioni nel mare aperto, ma poi, provando 121 Ovest con 28 Nord, trovò una zona situata a poca distanza da una catena di montagne, circa nel centro del Continente Sudoccidentale. Rimase per lungo tempo a fissare la carta geografica. La radio taceva.

— Signore delle Stelle? — domandò il Fian.

— Credo che mi abbiano rivelato dove sono. È possibile. E laggiù hanno un ansible. — Alzò gli occhi in direzione di Kyo, fissando lo sguardo nel vuoto, poi ritornò a guardare la carta. — Se sono laggiù… se potessi arrivare laggiù per rompergli le uova nel paniere, se riuscissi a trasmettere anche un solo messaggio con il loro ansible alla Lega, se…

Il Continente Suboccidentale era stato cartografato dall'aria, e sulla carta erano tracciati soltanto i fiumi principali e le catene montuose: le terre inesplorate si stendevano per centinaia e centinaia di chilometri. E la sua meta era soltanto un'ipotesi.

— Non posso star qui ad aspettare con le mani in mano — disse. Alzò di nuovo gli occhi e incontrò lo sguardo chiaro, perplesso del Fian.

Cominciò a passeggiare avanti e indietro. La radio sibilava e fischiava.

Aveva un solo elemento a suo favore: il nemico ignorava la sua esistenza. Il nemico pensava di avere l'intero pianeta. Ma era l'unico elemento a suo favore.

— Mi piacerebbe usare contro di loro le loro stesse armi — disse. — Penso che andrò a cercarli. Nella terra del sud… La mia gente è stata uccisa da questi stranieri, esattamente come la tua, Kyo. Sia tu che io siamo soli, e parliamo una lingua che non è la nostra. Sarei felice di averti con me.

Non sapeva che cosa lo spingesse a suggerirgli di accompagnarlo.

Sulla faccia del Fian comparve l'ombra di un sorriso. Sollevò le mani, tenendole parallele tra loro, senza che si toccassero. La luce delle candele infilate nei candelabri delle pareti guizzò e cambiò colore. — È stato predetto che l'Errante avrebbe scelto i suoi compagni — disse, — Per qualche tempo.

— L'Errante? — domandò Rocannon, ma questa volta il Fian non rispose.

CAPITOLO TERZO

La Signora del Castello attraversava lentamente la grande sala, e la sua veste frusciava sulle pietre. Con l'età, la sua pelle era diventata ancora più scura, fino a raggiungere il nero di un'icona. I suoi capelli chiari erano bianchi. Ma conservava ancora la bellezza caratteristica dei suoi antenati. Rocannon si inchinò davanti a lei, salutandola all'uso della sua gente: — Salve. Signora di Hallan. figlia di Durhal, Haldre la Bella!

— Salve, Rokanan, mio ospite — disse lei, fissandolo tranquillamente dall'alto. Come molte donne Angyar e come tutti gli uomini della sua razza, Haldre era più alta di lui. — Dimmi perché vai a sud.

Continuò a passeggiare avanti e indietro nella sala, e Rocannon camminò accanto a lei. Attorno a loro c'erano l'aria scura e la pietra, le scure tappezzerie che pendevano dalle alte pareti, la fredda luce del mattino che penetrava dalle finestre a mansarda ricavate nel soffitto e che illuminava le travi sovrastanti.

— Vado a cercare il mio nemico, Signora.

— E quando lo avrai trovato?

— Spero di entrare nel suo… castello, e di usare il suo… trasmettitore di messaggi, per dire alla Lega che si trova su questo mondo. Si nasconde qui, e la Lega ha scarse possibilità di trovarlo: i pianeti sono numerosi come i granelli di sabbia. Eppure bisogna trovare quegli uomini. Qui hanno commesso azioni malvage, e altre pensano di compierne su altri pianeti, più malvage ancora.

Haldre annuì con un cenno del capo; uno solo. — È vero che vuoi viaggiare leggero, con pochi uomini?

— Sì, Signora. Il viaggio è lungo, e occorre attraversare il mare. L'astuzia, non la forza, è la mia sola speranza contro la potenza del nemico.

— Ti occorrerà ben più dell'astuzia, Signore delle Stelle — disse l'anziana donna. — Bene, ti farò accompagnare da quattro fedeli plebei, se pensi che ti siano sufficienti, e ti darò due bestie da carico e sei da sella, qualche pezzo d'argento, nel caso che i barbari di terre lontane vogliano essere pagati per darti ospitalità, e mio figlio Mogien.

— Mogien verrà con me? Sono grandi doni, Signora, ma questo è il più grande!

Lei lo studiò per qualche istante con il suo sguardo chiaro, triste, inesorabile. — Sono lieta del tuo gradimento, Signore delle Stelle — disse poi, riprendendo a misurare a lenti passi la sala. Rocannon si mantenne al suo fianco. — Mogien desidera venire, per amicizia verso di te e per amore dell'avventura; e tu, un grande Signore votato a una missione pericolosa, desideri la sua compagnia. Penso quindi che la sua giusta strada consista nel seguirti; di questo non ho dubbi. Ma ti dico ora, questa mattina, nella Sala Lunga, affinché tu ricordandolo non tema il mio biasimo al tuo ritorno: non credo che farà ritorno con te.

— Ma, Signora, è l'erede di Hallan.

Haldre continuò a passeggiare in silenzio per qualche tempo, si voltò quando giunse in fondo alla sala, dove pendeva un arazzo ingiallito con il passare del tempo e raffigurante una battaglia tra uomini dai capelli biondi e giganti alati, e infine riprese a parlare.

— Hallan troverà altri eredi — disse. La sua voce era tranquilla, ma fredda e amara. — Voi Signori delle Stelle siete nuovamente tra noi, e ci portate nuove usanze e nuove guerre. Reohan è ridotto in polvere; quanto resisterà Hallan? Il mondo stesso è diventato un granello di sabbia sulle rive della notte. Oggi tutte le cose stanno cambiando. Io sono certa di un fatto: che sulla mia famiglia pesa un'ombra oscura. Mia madre, che tu hai conosciuto, si perse nella foresta, seguendo la propria follia; mio padre venne ucciso in battaglia, mio marito dal tradimento; quando mi nacque un figlio, il mio spirito pianse, pur tra la gioia, prevedendo che avrebbe avuto vita breve. Una simile sorte non è motivo di afflizione per lui; è un Angya, porta due spade. Ma la parte d'oscurità a me spettante consiste nel reggere da sola un dominio in via di estinzione, di continuare a vivere, sopravvivendo a tutti…

Rimase in silenzio per qualche istante, poi riprese:

— Ti occorrerà certamente un tesoro più grande di quanto ti possa dare io, per aprirti la strada o per salvarti la vita. Prendi questa. La do a te, Rokanan, non a Mogien. Essa non comporta alcuna oscurità, per te. Era tua un tempo, nella città all'altro capo della notte. Per noi è stata soltanto un peso e un'ombra. Riprendila, Signore delle Stelle, Usala come riscatto, o come dono.

Sfilò dal collo l'oro e la grande pietra azzurra della collana che era costata a sua madre la vita, e la porse a Rocannon. Egli l'accettò, ascoltando quasi con terrore il gelido tintinnio delle maglie, e sollevò lo sguardo in direzione di Haldre. Lei lo fissò, alta, con gli occhi azzurri che sembravano scuri nella penombra della sala.

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