«E un’altra cosa… molto importante… Non stiamo parlando solo dei libri che si trovano al Grembo del Silong, ma di tutti i libri, ovunque, e di tutte le persone che leggono i libri. L’intero sistema. La Narrazione. Non dovranno più criminalizzarla.»
«Sutty, non accetteranno.»
«Alla fine, dovranno farlo. Dobbiamo tentare.» Sutty guardò Odiedin, seduto accanto al lungo tavolo con il busto eretto e l’espressione attenta. «Ho ragione, maz?»
«Forse non tutto in una volta, yoz Sutty» disse Odiedin. «Una cosa alla volta. Così si potrà continuare a trattare.»
«Qualche moneta d’oro, per qualche pugno della farina di fagioli?»
Odiedin non capì subito. «Qualcosa del genere» disse infine, dubbioso.
«Farina di fagioli?» fece perplesso Tong Ov, guardando i due.
«È una storia che dovremo raccontarti» disse Sutty.
Ma i primi Dirigenti stavano entrando nella sala riunioni. Due uomini e due donne, tutti in blu e marrone chiaro. Non ci furono, naturalmente, formalità di saluto, appellativi servili; ma furono necessarie le presentazioni. Sutty guardò ogni faccia, mentre venivano pronunciati i nomi. Facce burocratiche. Facce governative. Sicure di sé, calme, solide. Chiuse. Variazioni ripetibili all’infinito della faccia del Controllore. Ma non era la faccia del Controllore, era quella di Yara che lei aveva in mente quando la trattativa ebbe inizio.
La vita di Yara, ecco cosa sorreggeva Sutty nella trattativa. La vita di Yara. La vita di Pao. Quella era la posta in gioco intangibile, incalcolabile. Il denaro bruciato che diventava cenere, l’oro gettato via. Passi nell’aria.
FINE