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— Georges, sei stato tu a spingerli a darmi la carta di credito.

— Non credo. Sì, ho cercato di reggerti il gioco… Ma tutte le mosse le hai iniziate tu.

— Non la mossa per quell’orribile questionario! Da quello mi hai tirata fuori tu.

— Oh. Quell’asino non aveva motivo di sottoporti a un quiz. Il suo boss gli aveva già ordinato di darti la carta.

— Mi hai salvata. Stavano per saltarmi i nervi. Georges, caro Georges! lo so che mi hai detto che non devo sentirmi a disagio per quello che sono, e ci provo, credimi! Ma trovarmi davanti un modulo che pretende di sapere tutto sui miei genitori e sui miei nonni… È scoraggiante!

— Non posso aspettarmi che ti passi da un giorno all’altro. Ci lavoreremo su. Di certo non ti sono saltati i nervi quando si è trattato di chiedere credito.

— Be’, una volta ho sentito qualcuno dire… — (Boss) — che è molto più facile avere in prestito un milione che dieci. Per cui, quando me lo hanno chiesto, non ho preteso esattamente un milione di dollari canadesi. Solo novecentosessantaquattromila dollari, più o meno.

— Non cavillerò. Io sono rimasto senza fiato quando abbiamo superato i novecentomila. Ragazza sufficiente, lo sai qual è lo stipendio di un professore?

— Ha importanza? Da quello che so della tua professione, un modello di successo di creatura sintetica può rendere milioni. Persino milioni di grammi d’oro, non di dollari. Tu non hai creato nessun modello di successo? O è una domanda scortese?

— Cambiamo argomento. Stanotte dove si dorme?

— Potremmo essere a San Diego in quaranta minuti o a Las Vegas in trentacinque. Tutti e due i posti hanno i loro vantaggi e svantaggi per chi voglia raggiungere l’Impero. Georges, adesso che ho soldi a sufficienza, mi presenterò a rapporto, a dispetto di tutti i fanatici che vanno in giro a uccidere pezzi grossi. Però prometto su quello che ho di più caro che farò un salto a Winnipeg appena avrò qualche giorno di ferie.

— Può darsi che io non possa rientrare a Winnipeg.

— Allora verrò a trovarti a Montréal. Senti, amore, ci scambieremo tutti gli indirizzi che abbiamo. Non voglio perderti. Tu mi assicuri che sono umana e mi dici che sono sufficiente. Fai bene al mio morale. Adesso scegli, perché per me è lo stesso. San Diego e parlare ispaninglese, o Vegas e guardare belle donne nude.

17

Scegliemmo tutti e due i posti e finimmo a Vicksburg.

Il confine tra Texas e Chicago era chiuso su entrambi i lati in ogni punto, così decisi di tentare per prima la carta del fiume. Ovviamente Vicksburg è ancora Texas, ma per i miei scopi quello che contava era la sua posizione di maggior porto fluviale all’esterno dell’Impero; soprattutto la sua posizione di porto di partenza per i contrabbandieri in tutte e due le direzioni.

Come l’antica Gallia, Vicksburg è divisa in tre parti. C’è la città bassa, il porto, a livello dell’acqua e talora allagata, e c’è la città alta che Sorge su un ripido di un centinaio di metri d’altitudine e che a sua volta si divide in città vecchia e città nuova. La città vecchia è circondata dai campi di battaglia di una guerra dimenticata da secoli (ma non da Vicksburg!). I campi di battaglia sono sacri; sopra non ci si può costruire nulla. Così la città nuova sorge all’esterno di questi terreni sacri, e sopravvive perché è collegata alla città vecchia, e a se stessa, da un sistema di tunnel e sotterranee. La città alta è collegata alla bassa da scale mobili e funivie che arrivano fino alle mura esterne.

Per me, la città alta era solo un buco per dormire. Scendemmo al Vicksburg Hilton (gemello del Bellingham Hilton fino al Breakfast Bar nel seminterrato), ma i miei affari mi portavano al fiume. Furono momenti felici e tristi: Georges sapeva che non gli avrei permesso di seguirmi oltre, e avevamo smesso di discuterne. Anzi, non gli permisi nemmeno di seguirmi alla città bassa; e lo avvertii che forse non sarei più tornata da un giorno all’altro, che magari non mi sarei nemmeno fermata a registrare un messaggio per il nostro terminale. Appena fosse giunto il momento di partire, sarei partita.

Vicksburg bassa è un posto maligno e gagliardo, pieno di vita strisciante come un letamaio. Di giorno i poliziotti lo pattugliano in coppia; di notte scompaiono. È una città di vagabondi, prostitute, contrabbandieri, spacciatori, spacciatori all’ingrosso, spie, travestiti, killer, mercenari, reclutatori, ricettatori, maestri del crimine, barboni, medici clandestini, ricattatori, scassinatori, rapinatori, imbroglioni di alto e di basso rango, falsari, femminielli. Scegliete quello che preferite, a Vicksburg bassa si vende di tutto. È un posto meraviglioso, e non scordatevi di farvi fare l’esame del sangue dopo esserci stati.

È l’unico posto che io conosca dove una creatura sintetica, perfettamente identificabile per la struttura fisica (quattro braccia, niente gambe, occhi sulla nuca, quello che volete), possa entrare (o strisciare) in un bar, ordinare una birra e berla senza che qualcuno presti la minima attenzione a lei o ai suoi lati strani. In quanto a me, il fatto di essere artificiale non significava nulla; non in una comunità dove il novantacinque per cento degli abitanti non osava salire su una scala mobile per la città alta.

Ero tentata di fermarmi lì. C’era qualcosa di molto caldo e amichevole in quei reietti, nessuno dei quali avrebbe mai puntato un indice accusatore. Non fosse stato per Boss da una parte e per Georges e il ricordo di luoghi che avevano un odore migliore dall’altra, avrei potuto restare a Vicksburg (bassa) e trovarmi un’occupazione consona ai miei talenti.

«Ma ho promesse da mantenere, e miglia da percorrere prima di dormire.» Robert Frost, il maestro, sapeva bene perché una persona continua ad andare avanti quando preferirebbe fermarsi. Vestita da soldato disoccupato in cerca dell’ingaggio più favorevole, frequentai la città del fiume a caccia di un contrabbandiere pronto a prendere un carico umano. Dall’Impero non arrivavano notizie e non c’erano barche che scendessero il fiume, per cui ben pochi contrabbandieri erano disposti a rischiare di risalirlo.

Così sedetti nei bar della città del fiume, a bere birra e a far circolare la notizia che ero pronta a pagare una bella somma per un biglietto di andata.

Considerai la possibilità di un’inserzione. Seguivo da un po’ i piccoli annunci, che erano notevolmente più franchi di quelli letti in California; sembrava che lì tutto fosse tollerato, purché si limitasse alla città bassa.

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