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Shadow si chiese chi mai centocinquant’anni prima fosse emigrato nel Wisconsin settentrionale: un taglialegna, forse, o un cartografo, attraversando l’Atlantico con Hinzelmann vivo nel cuore.

Il bambino insanguinato scomparve e ricomparve il vecchio con il ciuffo di capelli bianchi e il sorriso da folletto, le maniche del maglione ancora bagnate da quando aveva infilato Shadow nella vasca che gli aveva salvato la vita.

«Hinzelmann?» chiamò una voce dalla porta.

Il vecchio si voltò imitato da Shadow.

«Ero venuto a dirti» disse Chad Mulligan con la voce tirata «che la bagnarola è andata giù. L’ho vista andar giù mentre ero in macchina e ho pensato di venire a dirtelo, nel caso non te ne fossi accorto.»

Impugnava la pistola puntata verso il pavimento.

«Ehi, Chad» disse Shadow.

«Ehi, amico» rispose l’altro. «Mi hanno comunicato ufficialmente che eri morto in prigione per un attacco di cuore.»

«Non dirmi. Sembra che non faccia altro che morire dappertutto.»

«È arrivato qui, Chad, e mi ha minacciato» disse Hinzelmann.

«No» ribatté Mulligan. «Sono in casa da dieci minuti. Ho sentito tutto. Di mio padre. Del lago.»

Entrò nella stanza senza alzare la canna della pistola. «Cazzo, Hinzelmann. È impossibile arrivare in questa città senza vedere il lago. È proprio in mezzo. Che cosa diavolo dovrei fare, adesso?»

«Lo devi arrestare» rispose subito il vecchio, un vecchio spaventato nella sua stanzetta piena di polvere. «Ha detto che mi avrebbe ucciso. Chad, sono così contento che tu sia qui.»

«No» rispose il poliziotto, «non lo sei.»

Hinzelmann sospirò. Si chinò come in un gesto di rassegnazione, invece estrasse l’attizzatoio dal fuoco. La punta era arroventata, arancione brillante.

«Mettilo giù, Hinzelmann. Mettilo giù lentamente e tieni le mani in alto dove le posso vedere, poi voltati con la faccia al muro.»

C’era un’espressione di assoluta paura sulla faccia del vecchio. Shadow avrebbe provato pena per lui se non avesse avuto vivo il ricordo delle lacrime ghiacciate sulle guance di Alison McGovern. Hinzelmann non si mosse, non appoggiò l’attizzatoio e non si voltò verso il muro. Shadow stava quasi lanciandosi per strapparglielo dalle mani quando il vecchio lo tirò contro Mulligan.

Fece un lancio dal basso in alto, tanto per fare, si sarebbe detto, e si precipitò verso la porta.

Mulligan deviò l’attizzatoio con il braccio sinistro.

Il rumore dello sparo risuonò assordante.

Un colpo in testa, pulito.

Mulligan disse: «Meglio che ti rivesti». Aveva parlato con una voce spenta.

Shadow annuì. Andò nell’altra stanza, aprì lo sportello dell’asciugatrice e si infilò i vestiti. I jeans erano ancora umidi ma li indossò lo stesso. Quando ritornò nel salotto tutto vestito — eccetto per il piumino rimasto sul fondo gelato del lago, e per gli stivali che non riusciva a trovare da nessuna parte — Mulligan stava tirando fuori dal camino alcuni pezzi di legno.

Disse: «È un brutto giorno quando un poliziotto deve provocare un incendio doloso per occultare un omicidio». Poi guardò Shadow. «Hai bisogno di un paio di stivali.»

«Non so dove li ha messi.»

«Diavolo» esclamò Mulligan. Poi aggiunse: «Mi dispiace, Hinzelmann». Prese il vecchio per il colletto e alla cintura e lo buttò nel camino. I capelli bianchi presero fuoco subito e la stanza cominciò a riempirsi dell’odore di carne bruciata.

«Non è stato un omicidio. L’hai fatto per autodifesa» disse Shadow.

«Lo so io cos’è stato» rispose seccamente Mulligan. Stava trafficando con i ceppi fumanti che aveva sparso in giro per la stanza. Ne spinse uno vicino al divano, prese una vecchia copia del "Lakeside News" e ne accartocciò le pagine. Il giornale prese fuoco immediatamente.

«Esci fuori» disse il poliziotto.

Aprì le finestre mentre uscivano dalla casa e chiuse la porta.

Shadow lo seguì a piedi nudi fino alla macchina. Mulligan gli aprì la portiera accanto al posto di guida e Shadow salì pulendosi i piedi sul tappetino. Poi si infilò i calzini ormai praticamente asciutti.

«Possiamo andare a prendere un paio di stivali da Hennings Farm and Home» disse Chad Mulligan.

«Quanto hai sentito?»

«Abbastanza. Troppo.»

Arrivarono da Hennings Farm and Home in silenzio e al parcheggio il capo della polizia disse: «Che numero porti?».

Shadow glielo disse.

Mulligan entrò nel negozio e ne uscì poco dopo con un paio di calzettoni pesanti di lana e un paio di stivali di cuoio adatti ai lavori nei campi. «C’erano solo questi della tua misura. Oppure stivali di gomma, ma ho pensato che avresti preferito questi.»

Shadow si infilò calzettoni e stivali. Gli andavano perfettamente.

«Grazie» disse.

«Hai una macchina?»

«È parcheggiata sulla carrozzabile del lago. Vicino al ponte.»

Mulligan mise in moto e uscì dal parcheggio.

«Che ne è stato di Audrey?»

«Il giorno dopo che ti hanno portato via mi ha detto che le piacevo come amico, ma che tra noi le cose non avrebbero mai funzionato, essendo parenti eccetera eccetera e se ne è tornata a Eagle Point. Mi ha spezzato il cuore, praticamente.»

«E naturale» disse Shadow. «Niente di personale contro di te. Hinzelmann non aveva più bisogno di lei e l’ha fatta andare via.»

Passando davanti alla casa del vecchio videro uscire dal camino un denso pennacchio di fumo bianco.

«Era venuta qui soltanto perché ce l’aveva fatta venire lui. Per dargli una mano a mandarmi via. Stavo attirando troppa attenzione, un’attenzione che non desiderava.»

«Credevo di piacerle.»

Si fermarono accanto alla macchina a noleggio di Shadow. «Adesso che cosa farai?» gli chiese.

«Non so» rispose Mulligan. La sua faccia solitamente tormentata cominciava ad avere un’aria meno catatonica. Sembrava più angosciato del solito. «Credo di avere un paio di possibilità. O mi…» — distese indice e pollice come a simulare una pistola immaginaria che si puntò in bocca — «ficco un proiettile nel cervello. Oppure aspetto un paio di giorni, fino a quando il ghiaccio non sarà sciolto completamente, mi lego un blocco di cemento alla gamba e salto giù dal ponte. Oppure prendo dei sonniferi. Magari potrei andare in macchina nella foresta e prenderli lì. Non voglio che sia uno dei miei ragazzi a ripulire. Meglio lasciare l’incomodo alla contea, giusto?» Sospirò e scosse la testa.

«Non l’hai ucciso tu, Chad. Hinzelmann è morto tanto tempo fa, molto lontano da qui.»

«Grazie per averlo detto, Mike. Però l’ho ucciso. Ho sparato a un uomo a sangue freddo e ho cercato di far passare l’omicidio per un incidente. E se mi chiedessi perché l’ho fatto, perché l’ho fatto veramente, non sarei neanche in grado di dirtelo.»

Shadow allungò una mano e toccò l’altro sul braccio. «Hinzelmann era il padrone della città. Non credo che tu avessi molta voce in capitolo in quello che è successo nella casa. Credo che sia stato lui ad attirarti lì. Voleva che sentissi le nostre parole. Ti ha teso una trappola. Era l’unico modo che aveva per andarsene, credo.»

L’espressione infelice di Mulligan non cambiò. Shadow si rese conto che l’altro lo ascoltava a malapena. Aveva ucciso Hinzelmann e costruito una pira, e adesso, obbedendo all’ultimo dei desideri del vecchio, si sarebbe tolto la vita.

Shadow chiuse gli occhi cercando di ricordare quel luogo mentale dov’era andato quando Wednesday gli aveva chiesto di far nevicare: quel luogo che riusciva a forzare i pensieri di un altro. Sorrise anche se non ne aveva voglia e disse: «Chad. Lascia perdere». Vedeva una nube, nella mente dell’altro, nera e opprimente, la vedeva e concentrandosi immaginò di dissiparla come fa il sole con la foschia del mattino. «Chad» ripeté con forza, cercando di perforare quella nuvola, «adesso Lakeside cambierà. Non sarà più l’unica città tranquilla di una regione tormentata e depressa. Assomiglierà molto di più alle altre. Ci saranno più problemi. Disoccupati. Fuori di testa. Più aggressioni. Crimini di ogni genere. Avranno bisogno di un capo della polizia con esperienza. Lakeside ha bisogno di te.» Poi aggiunse: «Marguerite ha bisogno di te».

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