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— È una leggenda di cui non ho mai sentito parlare — ha detto, dopo che ho finito di metterlo al corrente. — Molto probabilmente appartiene a una delle culture studiate. Per quello che ne so, le mie zie non hanno parlato con Tsai Ama Ul. E avrebbero dovuto. Tsai Ama Ul pensa alla procreazione il che significa che pensa a delle alleanze. È una storia interessante. Si dipana in molte forme diverse. — Ha guardato oltre me, alla giungla, e i suoi occhi si sono spalancati. Mi sono voltato sulla sedia.

C’era qualcosa di nuovo nella radura: un corpo rotondo bilanciato su sei altissime zampe. Sovrastava il centipede che si era fermato. Due ulteriori arti si sono dispiegati, si sono allungati fino al suolo e hanno cominciato a colpire il centipede prima sulla testa, poi sulle mandibole a tenaglie.

— Sta procurandosi il cibo. Ricordo che uno dei rapporti diceva che molti animali con tante zampe producono una sostanza come miele. — Mi ha guardato per essere sicuro di aver usato l’esatta parola inglese. — L’animale rigurgita poi la sostanza se ci si avvicina nel modo giusto.

Dopo una pausa riprese a parlare: — La nostra situazione si è complicata. Lugala Tsu non è più un problema. Per essere un frontista bisogna saper trattare con i frontisti. Ma le donne! Hah! — Ha taciuto, evidentemente riflettendo ma incapace di dire altro. Ci sono uomini hwarhath che si lamentano delle loro parenti femmine, alcuni a voce alta e in continuazione. Il generale pensa che questa sia la peggiore delle cattive maniere, per non parlare del carattere debole che rivela in chi lo fa. — Ho come l’impressione — ha ripreso, cauto — che potrebbero aver avuto qualche discussione con Lugala Minti e che abbiano negoziato con Tsai Ama Ul in patria. Non avevano alcun bisogno di fare tanta strada.

— Non puoi dire al Weaving che cosa deve fare.

— Questo lo so, Nicky. Adesso puoi andare. Voglio starmene da solo a guardare la mia giungla e a pensare.

Dalla porta, mi sono voltato. Le lunge zampe avevano finito quello che avevano intrapreso. La creatura le aveva ripiegate e si era allontanata. Il centipede era sul terreno, immobile. Sembrava dormisse.

— Va’ — ha ripetuto Ettin Gwarha.

23

Quella sera lui aveva un party. Sono rimasto nel mio ufficio a ripassarmi le registrazioni degli umani: le loro conversazioni private nelle stanze che credevano sicure. Non avevamo immagini, solo voci, voci che parlavano di tutto. E perlopiù di importanza strategica. L’intelligence hwarhath le aveva già sentite. Si trattava del doppio controllo.

A volte penso che gli umani parlino per la stessa ragione per cui le scimmie si spulcino. Non si tratta di comunicazione, ma di contatto. E quel contatto dice: "Sono qui. E sono amico. Non sei solo".

Forse è per questo che il Popolo sembra che chiacchieri meno degli umani. Il Popolo può spulciarsi. Non ha bisogno di parlare del tempo e di come va la squadra locale o, come in questo caso, di quanto si senta la mancanza della Terra… del gioco del cricket, di un giardino in Svezia, del cibo in India, di un teatro a New York.

Penso di poter sopportare la nostalgia, ma sembra maledettamente vicino al rimpianto.

Ho smesso e sono andato nei miei alloggi, mi sono fatto una doccia, preparato un sandwich e mi sono messo a leggere.

Alla fine dell’ottavo ikun mi ha chiamato Ettin Gwarha. — Nicky, vieni subito.

Voce di comando. Mi sono vestito e sono andato.

La puzza mi ha colpito prima che la porta si aprisse: l’aroma dolce amaro di halin misto a quello acido di corpi hwarhath che cercavano di liberarsi dalle tossine. Deve esserci stata un sacco di gente a un certo punto della serata. I tavoli erano ingombri di coppe di halin e boccali.

Tre erano rimasti. Hai Atala Vaihar mi ha guardato, sobrio e preoccupato. Shen Walha gli sedeva accanto, di fronte al generale. Lui aveva le spalle curve e la testa ciondoloni. Stringeva ancora una coppa di halin.

— Qui, Nicky. — Ha indicato il divano accanto a lui.

Mi sono seduto, guardandolo appena di sbieco mentre lo facevo, incontrando il suo sguardo. Aveva le pupille ristrette ma ancora visibili.

— Stavamo parlando di umanità. — Il generale ha parlato con cautela, attento ad articolare ogni sillaba correttamente. — Ho pensato che potesse interessarti. Wally…

Shen Walha ha sollevato la testa. I suoi occhi gialli erano vuoti. Sbronzo. Ho abbassato lo sguardo sul pavimento.

— Il primo difensore ha sollevato la questione. — Era più ubriaco di Gwarha ma parlava meglio. — Come combattere con gente che non comprende le regole della guerra? Come ottenere la pace se non possiamo interagire? Ho detto che non c’è modo. Ho detto che dobbiamo uccidere gli umani come animali.

— E ti ho fatto venire — ha detto Gwarha. La sua voce profonda era molto morbida.

— Forse questa non è una conversazione da ora così tarda, dopo un party — ho detto.

Wally ha vuotato la coppa d’un fiato e l’ha deposta sul tavolo davanti a lui. Si è sporto in avanti, appoggiando i gomiti sulle sue ampie cosce pelose. — Hai ragione, Nicky, non lo è. Ma sono sobrio e non dirò cosa penso, ma se non lo dico non servirò il primo difensore o il Popolo. Lo dico direttamente a Ettin Gwarha e a te. Gli umani non sono persone vere, e se pensiamo che lo siano, deluderemo noi stessi e ci cacceremo in una trappola pericolosa.

— Che cos’è Nicky se non una persona? — ha domandato Gwarha.

Ho guardato Vaihar. Era seduto in posizione eretta e immobile, lo sguardo basso: la posizione di un ufficiale junior presente a uno scontro tra ufficiali senior. Fa’ il meno possibile per attirare l’attenzione e nulla che ti possa esporre a critiche.

— Conosci la risposta, Primo Difensore. È un animale, sebbene molto furbo, in grado di mimare il comportamento di una persona. Se avessi conosciuto soltanto lui, avrei potuto pensare che fosse una persona. Ma pensate al resto della sua specie! — Wally si è riempito la coppa da un grosso boccale nero: un ottimo pezzo di vasellame che proveniva dalla stazione di Asuth. Perché diavolo Gwarha lo aveva tirato fuori? Perché ci si divertissero degli ubriachi?

— Mescolano tutto assieme. Siamo tutti d’accordo su questo. Ma siamo anche d’accordo su ciò che rende noi delle persone. Giudizio e capacità di… — Per la prima volta, ha esitato, come se non riuscisse a pensare a una parola. — …distinguere. Questo ci rende diversi dagli animali e dai Red Folk. Quelle creature non distinguono un uomo da una donna o un bambino da un adulto. Si uccidono a vicenda e fanno sesso tra di loro come se non ci fossero differenze. Come può un uomo uccidere una donna? O fare sesso con una donna?

— Gli uomini fanno entrambe le cose — ha detto Gwarha.

— Per la procreazione! E questa è un’altra cosa che gli umani non riescono a chiarire. Non sembrano capire la differenza tra fare sesso e avere bambini. Nove miliardi! Ma sono pazzi?

Ha fatto una pausa e ha bevuto, poi ha deposto la coppa. — Non sembrano capire nemmeno la differenza tra gente vera e quella che lo è soltanto in apparenza. Ho visto i rapporti. Lottano per mantenere vivo qualcosa che in realtà non è una persona: un bambino nato male, qualcosa che è stato danneggiato irreparabilmente da malattie o ferite. Perché… hah! …la vita degli umani è sacra, dicono! Ma poi lasciano che altri umani muoiano di fame o di malattie che possono essere curate, e non soltanto uomini, cosa che sarebbe già di per sé grave. Ma permettere che una donna sana muoia di fame o che un bambino muoia per una malattia da niente… — Si è fermato come se sopraffatto dall’orrore e penso che lo fosse davvero. Wally è un tipo molto tradizionale. L’idea di uccidere donne e bambini o di permettere che donne e bambini muoiano per trascuratezza era probabilmente sufficiente a fargli rizzare il pelo, sebbene non sembrasse che la cosa stesse avvenendo. Era forse più arruffato del solito? Mi ha guardato. — È vero, no?

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