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— Pensa seriamente queste cose sull’argomento? — domandò Anna.

Lui rise. — Molto probabilmente, no. Ma penso seriamente che manchi una cultura materiale, e forse le piacerebbe ascoltarmi parlare del linguaggio. Quella è un’area in cui sono competente.

— Ero venuto a dirle una cosa e mi sono distratto. Le donne hwarhath stanno diventando impazienti. Vogliono parlare di nuovo con lei; ma il generale non vuole mollarmi. Così, le donne porteranno un loro traduttore, che è una donna. Io parteciperò a un paio di discussioni per fare il doppio controllo del lavoro; poi me ne andrò, il che è un peccato. Ho il sospetto che le donne saranno molto più interessanti dei diplomatici. Ma il generale ha parlato. Ed ecco cos’ero venuto a dirle. Non so bene perché abbia finito con l’analizzare i suoi alieni. — Posò il bicchiere. Lei vide di nuovo scintillare il braccialetto d’oro e di giada. — No. È una menzogna. Ho cominciato a parlare degli alieni perché lei era turbata per la registrazione, e la sua reazione mi ha messo a disagio. La scienza è l’unica consolazione sicura. Credo di averglielo già detto una volta. E ho scoperto che ci sono soltanto due attività che distraggono veramente dall’ordinario dolore della vita: il sesso e giocare con le idee. — Si alzò. — Vuole che tolga la registrazione?

— No. La lasci.

Nicholas le mostrò come usare il proiettore, poi le augurò la buonanotte. Dopo che se ne fu andato, Anna proiettò la registrazione. La parete svanì di nuovo e lei si ritrovò a guardare la collina con la zona diplomatica. Aveva resistito?

I suoi animali trasmettevano messaggi luminosi. Bevve il resto del caffè col brandy. Nick si sbagliava, pensò, influenzato dal genere d’intelligenza che avevano gli umani.

Immaginò i membri adulti della sua specie aliena che galleggiavano tra le correnti dell’oceano e trascinavano viticci lunghi anche cento metri. I loro corpi simili a campane contenevano una dozzina di cervelli, visibili (debolmente) attraverso la pelle trasparente. Doveva esserci un motivo per tutti quei neuroni e tutte quelle informazioni. Immaginò intelletti enormi, freddi, solitari, dediti alla contemplazione, una specie per la quale il non attaccamento era naturale. Per loro, l’Ottuplo Sentiero non era necessario. Le Quattro Nobili Verità erano irrilevanti. Non erano turbati dalla lussuria o dall’avidità. Non avevano bisogno che la Scimmia arrivasse con i canestri delle Scritture. Avevano già raggiunto una sorta d’illuminazione.

A quel punto, si rese conto che il brandy stava facendo il suo effetto.

Andò in bagno e si fece una doccia. Poi andò a letto. Il soffitto era coperto di nebulose rosa, i cui filamenti facevano pensare… piuttosto strano… a un neurone. Al di là e attraverso quelle, splendeva una moltitudine di stelle.

11

Il giorno seguente, parlò ai colleghi della conversazione avuta.

— È un peccato che stia per perdere i contatti con lui — commentò il capitano McIntosh.

— Perché? — domandò Anna.

— Vorrei avere la possibilità di conoscerlo meglio — rispose Mac. — Direttamente o indirettamente.

— Niente complotti, capitano — disse Charlie Khamvongsa.

— Faccio parte dell’esercito regolare. Noi non complottiamo. Pensiamo in maniera strategica.

Charlie rise. — D’accordo. Ma lasciamo in pace Nicholas Sanders.

Hai Atala Vaihar l’accompagnò di nuovo per i freschi e luminosi corridoi della stazione. — Nick le ha detto che ho trovato l’altro libro?

— Sì.

— Il fiume è reale? Esiste sulla Terra?

— Il Mississippi? Sì.

— Mi piacerebbe vederlo.

Anna decise di non dirgli che era molto cambiato: le foreste tagliate, le acque stagnanti in gran parte prosciugate, il fiume stesso ridotto (in molti punti) a un canale dritto e stretto, a malapena profondo per il traffico fluviale. Gli animali… aquile e aironi, pesci, molluschi, orsi, puma, daini, procioni e opossum… quasi tutti spariti.

Trecento anni di civiltà. Cent’anni della Grande Siccità del Midwest. Era doloroso leggere Mark Twain, ora.

— Il mio paese è lontano dalla costa — disse Vaihar. — E sono cresciuto accanto a un fiume, anche se non grande. Ero solito esplorare le rive e andare sulle isole. — Fece una pausa. — Non capisco che legame ci sia tra Huck e Jim.

— Sono passati molti anni da quando ho letto quel libro.

— Se fossero membri della mia specie, saprei esattamente cosa succede e direi che è sbagliato. Hanno età diverse. I bambini devono sempre essere protetti. Ma… — Lui aggrottò la fronte e si fermò in mezzo al corridoio. — Non sembrano avere età diverse. Al ragazzo non sono state prestate cure sufficienti e all’uomo non è stata concessa abbastanza autonomia. Così, il ragazzo è un adulto e l’uomo ha un che di bambino. Molto strano! Voi umani mescolate tutto.

Proseguì e Anna gli tenne dietro.

Quando raggiunsero l’ingresso degli alloggi umani, lui parlò di nuovo. — C’è un momento in cui i ragazzi cominciano a innamorarsi l’uno dell’altro nel modo giusto. Sognano di fuggire. — La guardò per un istante. — Di solito, scopriamo l’amore nello stesso momento in cui ci rendiamo conto di quanto dobbiamo alle nostre famiglie e al Weaving. L’infanzia è quasi finita. Abbiamo davanti a noi l’età adulta. Non è un periodo facile. Vogliamo… — Fece una pausa. — …fuggire, evitare ogni responsabilità. Vogliamo avere soltanto il nostro amore.

"Ecco cos’è questo libro. Un sogno di fuga. Ma niente è veramente giusto. Niente è esattamente come dovrebbe essere. Credo di capire e poi non capisco. È molto inquietante."

La lasciò. Lei entrò nelle sue stanze.

Quella sera, guardò di nuovo la registrazione. I suoi alieni erano tornati al messaggio azzurro e verde. Sono io. Non intendo fare alcun male. Luccicava debolmente attraverso una pioggia nebbiosa. Anna riusciva a vedere le luci gialle della stazione di ricerca all’estremità della baia. I hwarhath dovevano essere stati laggiù quando quella registrazione era stata fatta, a cercare nei computer e a interrogare i suoi amici. Immaginò il Popolo, preciso ed educato, che si muoveva in corridoi familiari, come tanti danzatori o contabili.

Qualche giorno dopo, Vaihar riapparve ai negoziati, e quel pomeriggio Nicholas si presentò all’ingresso degli alloggi umani. Indossava abiti civili: quelli marroni dal taglio strano.

— Tsai Ama Ul vuole parlare con lei.

— Va bene.

Si recarono nella solita stanza. Due donne li aspettavano. Anna ne riconobbe una: la donna di Tsai Ama, che questa volta indossava un vestito bianco e argenteo. La seconda era alta come Anna e snella. Il suo vestito era azzurro-verde e semplice, non di broccato, anche se i pannelli avevano una lucentezza serica. La peluria era nera come quella di Tsai Ama Ul.

— Non fissi Ul — la avvertì sommessamente Nicholas. — Ma l’altra donna è una sua pari. La guardi direttamente. Si accerti di stare davanti a me. Io sono la persona più giovane, qui, e non sono legato a nessuno tranne che a lei.

Anna era abbastanza vicina, ora, per vedere che la donna snella aveva gli occhi azzurro-verdi. Una fila di borchie d’argento adornavano le estremità delle sue orecchie molto larghe.

— Si fermi — ordinò Nick.

Lei obbedì.

Lui disse: — Ha già incontrato la donna di Tsai Ama. L’altra è Ama Tsai Indil. Le due stirpi sono associate. Le spiegherò un’altra volta che cosa significa. Questa è Perez Anna.

— Sono lieta di conoscerla — fece la donna snella. Aveva una voce profonda e rauca e il suo inglese era eccellente.

Tsai Ama Ul parlò nella sua lingua. Anna comprese soltanto una parola: Nicky.

— Dobbiamo sederci — spiegò Nicholas. — E io devo fare attenzione alle mie maniere e non causare problemi.

Ama Tsai Indil disse: — Quella è una libera traduzione. Mia… cosa dovrei dire? cugina? …è più gentile.

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